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Autore: delilahs    24/02/2014    3 recensioni
Reyna è proprio così, come nuova Roma. Caput mundi. Forte, solida e con un nobile retaggio. In lei, così come nel tessuto della città stessa, scorre il sangue di principi e di eroi. Come lei, però, anche Roma ha delle crepe. E non tutte le crepe possono essere riparate. Alcune vanno solo riempite, e poi si rivuotano.
Come il pretore ha fatto con le sue lacrime. In privato, perché forse in quella legione ci sono solo gerarchie, non relazioni. La ragazza ha appreso la differenza.

Reyna!Centric, Il figlio di Nettuno, angst
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Reyna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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The fault, dear Brutus, is not in ourselves, but in our stars.

 
Quando
la notte è a svanire
poco prima di primavera
e di rado
qualcuno passa 


Su Parigi s'addensa
un oscuro colore
di pianto


In un canto
di ponte
contemplo
l'illimitato silenzio
di una ragazza
tenue


Le nostre
malattie
si fondono

E come portati via
si rimane.                                 
-Nostalgia, Ungaretti.









Reyna è seduta su un muretto, gli occhi fissi sul piccolo Tevere che scorre impetuoso. Le stelle sono fioche in cielo, e stanno lasciando il posto al sole, che tinge l’orizzonte di rosa e di turchese. La luna osserva malinconica il suo declino, come una madre che guarda i propri figli al primo giorno di scuola.
Dal campo proviene il rumore di cinquecento ragazzi, meno tre, addormentati. E’ presto, sono appena le cinque. Le colline già risplendono di luce dorata e in lontananza il monte Tam si erge minaccioso. Il vento è leggero, e fa muovere appena l’erba piantata accanto al Pretoria, dove la ragazza si è rifugiata. Reyna osserva, con ancora una lacrima che le bagna il viso, la costruzione perfetta di nuova Roma. Il cardo maximus et decumanus maximus si distinguono, impassibili e rigidi, sorvegliati ad ogni entrata da cippi di marmo divino.
Osserva anche gli alloggi che ha imparato ad amare, quando da più giovane è arrivata al campo. Ripensa alla paura, allo smarrimento e al dolore per aver perso una sorella. Ricorda i ludi, e quella volta che la sua treccia nera era stata tagliata per un colpo di spada. Quella mattina, dopo aver combattuto tutta la notte, Reyna si era sentita finalmente romana. Una donna forte, invincibile e devota a Roma.
I raggi del sole la colpiscono, salendo lentamente dalle sue gambe, piegate vicino al suo petto, e poi il busto, coperto dalla solita maglietta viola e una toga da pretor maximus. Si avvicina di più all’angolo del palazzo, in modo che il sole le arrivi solo al collo. I rami dell’albero piantato a destra coprono a tratti il sole, che a quel punto illumina solo di strisco la ragazza, facendo brillare la borchia di oro laminato che tiene su la toga e le lettere dorate sulla maglietta.
L’abito di lusso le dona un’aurea di comando, e di superiorità. Questo, unito al suo sguardo gelido e calcolatore, che negli anni ha imparato a perfezionare, la fanno temere e rispettare all’interno del campo.
Reyna è proprio così, come nuova Roma. Caput mundi. Forte, solida e con un nobile retaggio. In lei, così come nel tessuto della città stessa, scorre il sangue di principi e di eroi. Come lei, però, anche Roma ha delle crepe. E non tutte le crepe possono essere riparate. Alcune vanno solo riempite, e poi si rivuotano.
Come il pretore ha fatto con le sue lacrime. In privato, perché forse in quella legione ci sono solo gerarchie, non relazioni. La ragazza ha appreso la differenza.
Riflette, Reyna. Pensa a Jason Grace, al ragazzo scomparso, e a Percy Jackson. Si chiede se c’è qualcosa di sbagliato in lei. Se la gente la rifiuta perché ha paura di lei. Ricorda, dei suoi primi giorni alla legione. Allora aveva paura di tutti. Ma tutti le volevano bene. Tutti adoravano la ragazzina della prima coorte con quei grandi occhi persuasivi e la smania di combattere. Poi, era stata eletta pretore, e nessuno l’aveva più trattata allo stesso modo. Avevano rispetto, non paura.
Il sole è ormai alto, e le strade si popolano. Legionari che si svegliano, madri che iniziano a preparare le colazioni, fornai che aprono le loro botteghe.  Dagli alloggi delle coorti si alza un gran polverone, e i soldati escono per fare colazione. Da lontano, il marmo della curia risplende di luce accecante. La ragazza si sistema la toga, e rientra nei suoi alloggi. Prima però, lancia un ultimo sguardo alla strada di fronte a lei. Una bambina da capelli neri sta correndo, avvolta in un cappottino rosso, verso la bottega di suo padre. Reyna la guarda, e pensa che in pochi giorni un esercito li attacherà. Distruggerà tutto, se lei non riesce a fermarlo.
Un nuovo giorno sta nascendo al Campo Giove, e Reyna sta cercando di non cadere in mille pezzi.
 
   
 
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