Il
mio più grande incubo? Andare a casa di persone che non
conosco.
Il poco cervello che ancora rimaneva ai miei genitori aveva deciso che,
per le
vacanze estive, sarei stata ospite della famiglia Blackbow.
Questo
quando accadrà? Proprio oggi, il 14 giugno.
*****
<
Ricordami ancora perché siamo qui > dissi con voce
annoiata.
<
Tesoro, sai benissimo che io e tuo padre non ti possiamo portare con
noi, dopotutto
è un viaggio di lavoro > disse mia mamma,
accarezzandomi la spalla.
Si,
viaggio di lavoro, come no. Beh, anch’io vorrei fare un
viaggio per discutere
di lavoro con i colleghi quando lavoro non ne ho. Il cervello
l’hanno venduto
al mercato?
<
Vi decidete a bussare, si o no? >
<
Oh cara, si certo > disse mio padre.
DIN, DON, DIN, DON, DIN, DON.
<
Bene, non c’è nessuno, me ne sto a casa da sola.
Andiamo. >
Ero
già pronta per andare quando una ragazzina con lunghi
capelli neri e occhi
castani aprii la porta. Aveva lo sguardo perso nel vuoto e la bocca
aperta.
In
seguito arrivò anche un ragazzo: occhi castani, capelli
neri, alto, fisico
perfetto e labbra invitanti.
<
Scusatemi, mia sorella ha dormito poco questa notte. Voi siete? >
<
Noi siamo i Black, tuo padre è in casa? >
<
No, mi dispiace, ma mi aveva detto che sareste venuti. Prego, accomod-
>
<
Oh, no no, non possiamo, dobbiamo subito andare. Bene Isa, qui
c’è il tuo bagaglio.
Ci sentiamo più tardi. > questa fu l’ultima
frase che si sentii perché poi
nessuno parlò più.
Che
carini i miei a lasciarmi con degli sconosciuti, carinissimi.
<
Beh, vuoi rimanere tutto il giorno qua fuori? Vieni, entra. >
disse il
ragazzo sorridendo.
“Oddio….e
che sorriso!” pensai.
<
Posso sapere il tuo nome? > mi disse, prendendo il bagaglio e
accompagnandomi al piano superiore.
<
Mi chiamo Isabella > risposi io, entrando in una stanza color
lilla.
La
stanza era molto bella e accogliente: c’erano due letti
singoli con sopra delle
coperte lilla con delle stelle bianche, una scrivania bianca, una
piccola tv a
schermo piatto appesa sopra la scrivania e una grande finestra con le
tende
color lilla.
Nella
parete di fronte alla finestra c’era un armadio con
un’anta bianca e l’altra
lilla (per cambiare) e
sopra delle
fotografie di una donna giovane che teneva in braccio un bambino
neonato.
<
Chi è? > chiesi innocentemente.
<
Questa è mia mamma, è morta quando ha dato alla
luce Merope >
Bene
Isa, continua così, i cavoli tuoi non te li fai mai.
<
M-mi dispiace…> mi dispiace? Sul serio?
<
Non preoccuparti. Comunque, io mi chiamo Nicolas, piacere di fare la
tua
conoscenza. Questa, come avrai intuito, è la stanza di mia
sorella dove tu
dormirai. >
Perché,
la sua stanza non aveva 2 letti? Se non li aveva, potevo benissimo
farmi
piccola piccola e dormire con lui nello stesso letto. Piccola bimba
innocente
che sono.
<
Ma…tua sorella? > chiesi. Non la vedevo da quando
aveva aperto la porta.
<
Sarà a leggere nel suo stanzino
“segreto” >
<
Ah, bene…>
<
Beh, io vado. Ricorda, fai come se fossi a casa tua. > disse
sorridendo, per
poi lasciarmi sola.
Sono
simpatici…diciamo, almeno non mi annoierò. Solo
una cosa: ma dov’è il bagno?
Sbuffando
uscii dalla stanza e mi ritrovai in un corridoio lungo kilometri.
Diciamo che
questa casa non è piccola. Aprii ogni singola porta,
ritrovandomi davanti solo
stanze con giocattoli, camerini, stanze con dentro solo sedie e tavoli,
bici e
monopattini, vestiti, scarpe, giochi da tavolo o peluche.
Arrivai
alle ultime due stanze. Aprii per prima la porta a destra e mi trovai
in una
stanza molto piccola. Era decorata con dei strani oggetti che pendevano
dal
soffitto, farfalle appese ai muri e delle sedie colorate poggiate a
terra. Sul
muro frontale, destro e sinistro c’erano delle grandi
librerie piene di libri.
Uno
che attirò particolarmente la mia attenzione fu uno con la
copertina nera e
rossa. Mi avvicinai a lui ma poi sentii un rumore provenire da dietro
una
sedia.
<
C-chi va la? Chi c’è? > dissi
indietreggiando e prendendo un libro per
proteggermi.
Sentii
di nuovo quel rumore e poi…..
<
BUUUUU! >
Io
gridai come una matta e caddi a terra. Avevo perso 9 anni di vita, ne
ero
sicura.
Mi
ritrovai davanti 2 ragazzine, tra cui Merope, ridermi in faccia.
Mi
avevano fatto prendere un colpo, brutte mocciose!
<
Dovevi vedere la tua faccia! Ahahaha > disse una ragazzina dai
capelli
biondi.
<
Avevi ragione Mer, ci sarà da ridere con questa qui >
Bene,
cominciamo proprio bene. Pft, simpatici un corno.