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Autore: conney    24/02/2014    0 recensioni
[http://it.m.wikipedia.org/wiki/Braccialetti_rossi]
[BraccialettiRossi]
Da un paio di settimane alla t.v é uscita questa nuova fiction che si chiama Braccialetti Rossi,
mi é piaciuta cosí tanto che ho deciso di farne un fan fiction personale ,ci sono sempre tutti
apparte Davide visto che é morto, ma ovviamente non se ne andrà completamente.
La protagonista si chiama Eleonora, il suo problema é psicologico
e fra noi adolescenti é molto comune, molte cose scritte in questa fan fiction sono successe veramente
a me, quindi prima di dire che tutto quello che ho scritto é impossibile, o che non accadrebbe mai
nella realtà, vorrei dire che a me é successo. Apparte questo, buona lettura e spero lasciate una
piccola recensione. Grazieee
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le pareti bianche e grige di quell'ospedale mi facevano sentire piú depressa di quanto non lo fossi già. La dottoressa Lisandri mi stava portando verso quella che sarebbe dovuta essere la mia camere per un anno e se non sarei guarita se ne sarebbe aggiunto un altro. disse lei indicandomi una stanza in fondo ad un piccolo corridoio. Non risposi cosí che lei andó verso la porta seguita da me. Quando aprí la porta in stanza non c'era nessuno, ma i due letti significava che avrei avuto una compagna di stanza, notai che un letto aveva una coperta che non era dell'ospedale cosí da significare che quello era occupato, cosí posai la mia roba su quell'altro. e con queste parole la Lisandri uscí dalla stanza chiudendo la potra dietro di se. mi levai il giacchetto per poi metterlo sull'attacca panni, rimasi con una maglia a mezze maniche. Guardai per un pó le mie braccia, cosí orribili con tutti quei segni con tutte quelle cicatrici. Erano loro il motivo per cui ero qui, schifata da quella vista presi la prima felpa che trovai e me la misi, come tutte quelle che avevo mi stavano più larghe, mi piaceva comprarle cosí, erano più comode. La mia attenzione fu attirata dal comodino accanto al letto della mia compagna. Un appuntito stava accanto a delle matite velocemente lo presi per paura di essere beccata. Quando sono arrivata qua mi hanno tolto tutto ció che avevo di appuntito,ma ovviamente non hanno tolto niente nella stanza dove sarei dovuta andare. Lo misi in tasca "ora che faccio" mi chiesi in mente. Optai per andare a fare un giro cosí per farmi un idea del posto visto che durante la mini visita con la Lisandri ero troppo occupata a guardare per terra piuttosto che ascoltarla. Uscita dalla stanza il solito odore degli ospedali mi invase le narici, inizia a girovagare per l'ospedale. Molti infermieri piangevano e uguale alcuni pazienti. Mi guardai un pó intorno per poi notare una specie di finestra che mostrava una stanza con dentro alcuni ragazzi, che piangevano intorno ad un letto. Mi avvicinai ad essa e guardai meglio, due ragazzi erano pelati e non avevano la gamba, una ragazza era magrissima, uno di loro aveva una gamba e un braccio ingessato l'ultimo invece se ne stava disteso nel letto a quanto pare dormendo. "E se fosse morto?" Questa idea mi barcolló nella testa, ma la ricacciati subito dopo visto che se fosse stato morto non sarebbe attaccato ancora a delle macchine che ovviamente non so a cosa servono. Cominciai di nuovo a guardai tutti i ragazzi quando incrociarsi lo sguardo con uno di loro. Potevo dire che era arrabbiato e infastidito. Subito cercai di andarmene quando vidi che si era staccato dal gruppo per venire da me. disse lui più arrabbiato di quanto pensassi. Prima di rispondere notai tre dei suoi amici venire vero di lui ancora con le lacrime agli occhi. "Bene Eleonora, ti sei già fatta stare antipatica anche qua, vai così!" La mia coscienza si concratuló con me. Ora mi rimaneva solo una cosa da fare per levare questo dispiacerebbe. Mi girai senza rispondergli per poi incamminarmi verso la mia stanza, non essendo molto lontana lui continuó a parlare con i suoi amici a voce alta ovviamente per farmi sentire. Diceva cose del tipo "quanto mi stanno sul culo le persone cosí" oppure "ma che problema a quella, ovviamente ci stava giudicando". Quando raggiunsi il bagno della camera trovai delle pinzette che usai per smontare la laletta del lapis.Le pinzette saranno state della ragazza con cui avrei dovuto condividere la stanza, quella li doveva avere grossi problemi se dalla psicologa ci stava cosí tanto. Quando riuscii a smontarla alzai le maniche della felpa e iniziai a incedere a taglia tutta la mia pelle, aprendo di nuovo vecchie e nuove cicatrici. Nella mia testa c'era solo un grande desiderio di morte, tutti i miei problemi stavano uscendo insieme al sangue in un flusso continuo, il sangue inizió a sgocciolare per terra, ma tanto non me ne sarebbe fregato avrei pulito dopo, ogni taglio che si creava nel mio braccio mi faceva sentire meglio, quando vidi che sul quel braccio potevano bastare iniziai a incidere quell'altro. Autelionismo, cosí chiamavano la mia "malattia" io la chiamavo "incomprensione" , si incomprensione visto che nessuno aveva mai provato a capirmi si basavano a chiedermi "perché lo fai" io rispondevo sempre uguale "mi fa stare bene, é la mia droga" e dopo la millesima volta che rispondevo cosí i miei genitori avevano deciso di portarmi qua. Il ricordo di loro che mi beccarono a tentare il suicidio mi tornó in mente, mia madre che piangeva e si buttava su mio padre per consolarla,mi fece aumentare il ritmo con cui mi tagliavo, venivo presa di mira fin da quando andavo all'asilo e purtroppo non smise più. Ad un certo punto feci cadere a terra la lamenta in quel piccolo bozzo di sangue che si era creato per terra. Presi uno di quei fottuti asciugamani bianchi che ovviamente subito dopo averlo appoggiato sulle mie braccia diventó rosso. I tagli profondi che avevo creato pizzicavano mente venivano torturati da quell'asciugamano. Una volta finito di disinfettagli e mettere sopra delle bende. Pulii il pavimento sempre con lo stesso asciugamano che ormai era completamente rosso. Quando finii di fare anche questo lo buttati dentro un sacchetto fortunatamente nero. Uscii da quel bagno e ad aspettarmi trovai la ragazza che prima stava piangendo insieme a quei ragazzi, stava sdraiata nel suo letto con i piedi all'aria e un diario tra le mani. Non si accorse di me subito ma quando chiusi di colpo la porta del bagno saltó giú dal letto spaventata. salí di nuovo sul letto mentre io mi andavo a sedere nel mio. mormorrai in un sussurro. La ragazza di cui non ricordavo il nome continuava a guardarmi e io ricambiai i suoi sguardi curiosi, la sua carnagione era chiara, molto piú chiara della mia, i suoi lunghi capelli morì erano legati in una treccia di lato, mentre il suo corpo magrissimo era coperto da vestiti tre volte piú grandi di lei. mi chiese lei interrompendo il silenzio che si era creato. mi giustificai, indicando la porta di esso. continuó con quello spece di interrogatorio risposi e buttati il sacco in uno di quegli armadietti che si vedono nelle scuole. A quanto pare volevano farlo sembrare più giovanile possibile sembrava essere comprensiva, ma cosa capiva quella? Altroché psicologia, qui serve l'esorcista! chiesii mio dio, non penso che l'esorcista faccia miracoli, questa pensa che sia anoressica come lei, da un lato puó sembrare un complimento visto che dice che sono magra, ma alla fine non é il mio problema! conclusi il discorso con un finto sorriso in faccia, e lei scoppió a ridere, e io la guardai storta, Dio aiutami. continuó a ridere finito il mio discorso lei smise di ridere. fece una pausa, e io mi calmai mi porse la mano e io la strinsi stacchi la mano e cominciai di nuovo a parlare chieis fece un espressione disgustata. lei.scoppió a ridere per la mia espressione. ritornó seria d'un tratto mi misi di nuovo a sedere sul mio letto mi guardó ancora piú seria lei annui < non era niente di personale, é solo che ero appena arrivata faccio un giro e vedo tutti che piangete i dottori, medici e tante altre persone, poi vi ho visto voi, ed ho pensato che quel bambino nel letto fosse morto, ma ho ritirato il pensiero quando ho visto le macchine ancora attaccate e poi...> non mi fece finire di parlare nemmeno lei finí di parlare che scoppió di nuovo a piangere, per confrontarla l'abbracciai. Non sapevo che dire non conoscendo Davide, mi dispiaceva molto non é mai bello quando ti muore un amico. Ma visto che io non ho nessun amico posso morire comunque. okay Cris mi sta per ora abbastanza simpatica *** *** *** mi chiede lei facendomi quasi strozzare con il riso che stavo mangiando chiesi e lei annui lei ci rimase di stucco cercai di non far cadere di nuovo il silenzio vagó lei nei suoi pensieri scherzai prendendola in giro, lei arrossí leggermente. cambió discorso guardando l'orologio attaccato al muro. risposi mentre mi alzavo dal tavolo avendo finto di mangiare si alzó anche lei indicati il suo piatto di riso da cui aveva mangiato solo qualche chicco. < Sono sincera, di solito non lo guardo neanche, ma per ora sono state solo due persone a farmi riuscire a toccare del cibo e una delle due sei te> si congratuló dandomi un mezzo abbraccio. e lei scoppió a ridere per la mia espressione buffa. indicó la stanza dove oggi non era successo niente di buono. la indicai e lei si nascosse dietro di me le chiesi girandomi< non si potrebbe uscire di sera, quindi lei non mi deve vede, mi accompagni fino alla porta della camera di Rocco> in risposta annui, < e dopo passa perché voglio sapere cosa ti ha detto quella strega> soffocai una risata per il suo modo di chiamarla, e annuii una seconda volta. Iniziai a camminare con lei dietro senza farla vedere ed era anche un pó difficile visto che lei é molto piú alta di me. Appena arrivo vicina alla porta le sgattaiola dentro mentre io vado verso la Lisandri. mi richiama in lontananza la Lisandri, e che l'inferno abbi inizio. cercai di essere piú normale possibile. mi chiese risposi sorridendo. "fatemi uscire da questa cabbia di matti" pensai feci per andarmene mi richiamó la Lisandri e io mi girai. si riferiva hai tagli voleva vedere quanti ne avevo, feci un finto sorriso, non sapeva cosa l'aspettava e la cosa da un lato mi piaceva, in risposta annuii, come facevo sempre. prese la borsa dal tavolo e mandó verso l'ascensore. Quando le porte di esso si chiusero me ne andai da Cris. Arrivata davanti alla porta bussai leggermente per poi attirare lo sguardo di tutti verso di me, Cris si alzó per venire verso di me, quel ragazzo che oggi mi fece quella brutta parte, mi guardava ancora male. mi risveglió Cris dal mio stato di incoscienza. farfugliai. mi afferó per il braccio, al suo tocco un piccolo gemito di dolore uscí dalle mie labbra, cosí che lei lo molló subito. mormorrró continuando a fissarlo. gli diedi un bacio sulla guancia e camminare più velocemente possibile via da lei, senza aspettare che mi rispondesse ___CRIS mi chiese Leo appena tornai in camera. lui sbuffo per il mio piccolo rimprovero. Non capivo che problema avesse Ele, se non aveva il mio con il cibo, perché restava in bagno per più di un ora, o perché doveva andare dal psicologa? Vale mi risveglió dai miei pensieri. spiegai < é poco strana eh> parló Toni con il suo accento napoletano, mi chiese Leo e io annuii in risposta. Sinceramente mi dispiaceva frugare nelle cose di Ele ma se era l'unico modo per scoprire qualcosa in più su di lei potevo fare un eccezione. ___Ele La sveglia sul comodino suonó, questo significava che avevo mezz'ora per prepararmi per andare dalla psicologa, la spensi prima che potesse svegliare anche Cris. Mi alzai dal letto, la luce al primo impatto mi diede un grande fastidio, ma piano piano mi abituai, dall'armadietto presi dei leghins neri, una canottiera rosa e una delle solite felpe larghe, e mi diressi in bagno.Per evitare ai dottori l'effetto sorpresa decisi di levarmi le bende che ormai anche quelle erano diventate rosse, quando le tolsi del tutto un brutto spettacolo si presentó hai miei occhi, le ferite profonde erano di un brutto colore viola e rosso mescolato insieme, il sangue ormai secco sporcava altre cicatrici, ormai ero abituata a quella vista, quindi non ci facevo piú tanto caso. Pronta uscii dal bagno ancora con le bene in mano, che poi miso dentro quell'armadietto che, ormai era diventato un segreto per me,presi la lamette che stava accanto al sacco e la misi in tasca, chiusi l'armadietto e feci per andare sul letto ma arrivo una stupida infermiera per portarmi via. *** *** *** La stanza della psicologia, era come tutte le stanze di questo ospedale, triste e cupa, le pareti bianche e grige davano un aria di malinconia, più di quanto non lo fossi già io. Me ne stavo su una divano seduta, dopo aver rifiutato di sdraiarmi, con la psicologia davanti a me seduta su una poltroncina, i suoi capelli rossi e ricci, davano un colore alla stanza, ma il suo camice e il modo di vestire da vecchia la facevano sembrare triste comunque. e quella fú la prima di un infinità di domande.. ___Cris Leo era appena entrato in camera con Vale e Toni dietro di se. mi chiede Vale. okay, il cuore mi batte fortissimo e non so perché alla fine non ci sarà niente di male dentro... vero? piano piano Leo aprí l'armadietto, e al suo interno oltre al sacchetto nero trovammo delle bende piene di sangue. Vale sembrava più sconvolto che di me. infatizzó Leo rispose Toni parlai in fine io. propose Leo, sapendo già la risposta di tutti lo prese in mano se lo posó sulle gambe, lentamente inviló la mano dentro e subito dopo la ritrasse, la sua mano era diventata rossa, rossa sangue dissi io in preda al panico. Infiló di nuovo la mano dentro il sacco ed estrasse un asciugamano completamente zuppo di sangue. Vale ruppe quel silenzio che si era creato. contunuó a parlare Vale. e con queste parole Leo mise di nuovo l'asciugamano nel sacchetto e risistemó tutto come se nessuno ci fosse stato, e poi uscí dalla stanza pulen dosi le mani con un pacchetto di fazzoletti che aveva in tasca. richiamó uni dei tanti infermieri. lo salutó venendo verso di noi. andó al punto Leo. spiegó Ulisse chiede Toni. mi decisi a parlare. fece una pausa e pensó un attimo e detto questo se ne andó. inizió riparlare di nuovo Leo. ___Ele mi ordinó la dottoressa Lisandri, quando la psicologa finí con le domande chiamó la Lisandri con altri due dottori insieme. Mi tolsi per prima le scarpe e i calzini e già da lì alcuni taglietti si facevano vedere ma niente di che, allora iniziai a calare i pantaloni e nelle loro facce da sorridenti inizió a crearsi un espressione d'orrore. Quando levai del tutto quei leghins guardai per qualche secondo le mie gambe, cosí piene di cicatrici e cosí orribili. Alzai lo sguardo per incontrare quello della dottoressa che con un sorriso di disgusto mi incitó a continuare. Lentamente sfilati la felpa e all'inizio poteva andare bene visto che sotto la felpa portavo una canotta, ma quando la levai del tutto fecero delle espressioni cosí strane che per poco pensai che vomitassero. Allora riguarda le mie braccia e le ferite ancora aperte facevano ribrezzo, sulle intere braccia era difficile trovare un pó di spazio che non fosse coperto da tagli, anche le spalle e il petto ne avevano ma molto meno visto che non era semplice tagliarmi li. Guardai di nuovo la Lisandri che mi fece il segno di alzare anche la conotta ma dal suo viso, vedevo che ne era già piena della schifezza che aveva davanti. Alzai la canotta fino all'inizio del reggiseno e sapevo che anche la mia pancia era orribile, li stava la mia più grande cicatrice che prendeva tutta la pancia, la feci quando quelli stronzi dei miei genitori mi dissero che sarei andata all'ospedale. A stare davanti a loro mi sentivo molto imbarazzata, lo so che non é una cosa normale che una ragazza tratti il proprio corpo come lo tratto io, ma quando incido la mia pelle tutti i miei problemi se ne vanno, si prendono una piccola vacanza e le cosa mi piace. Questa é la mia droga, questo e l'unica cosa che mi fa stare bene, e se devo avere un corpo così per essere momentaneamente felice sono disposta a farlo, il mio corpo non sarebbe bello comunque, quindi non me ne frega niente di rovinarlo ancora di più. Dopo qualche minuto che i dottori e la psicologa parlano tra di loro, decisero di prendermi in considerazione. inizió a parlare uno dei due dottori. < Tu verrai dalla psicologa quatto giorni a settimana e sempre alla stessa ora di oggi, ogni due mesi ti controlleremo se le ferite nuove stanno guardando e se non aumentano. Ora ti faranno delle foto che poi confronteremo con il tuo corpo fra due mesi> concluse una dottoressa. aggiunse un dottore. In risposta mi limitati ad annuire, cosí che iniziarono a scattarmi foto di tutto il corpo e alcune singoli parti di tagli più profondo. Una volta finito di farmi le mille foto mi fecero rivestire. Quando fui pronta dovetti aspettare che un infermiera mi portasse le pillole che avrei dovuto prendere. Quando la porta si aprí notai Cris e quei ragazzi fuori dalla stanza che aspettavano di entrare, non protetti guardare di più visto che l'infermiera che entró nella stanza chiuse la porta subito dopo. mi avvertí l'infermiera prima di darmele. Quando finalmente mi feceró uscire Cris e gli altri erano ancora fuori ad aspettare. Cris parló facendomi soffocare una risata, fece per entrare ma si rigiró. guardó i due ragazzi in basso, e solo ora mi accorsi che ne mancava uno. Perché dovevano trattarmi bene? O perché devo stare con loro, stavo per fare un infinità di domande a Cris ma entró dentrorichiu dendo subito dopo la porta dietro di lei. mi chiese uno di loro due, per mia abitudine annuii. continuó a parlare. Scossi la testa< Allora Ele, io Sono Leo e lui é Vale> concluse Leo sentii la voce di Vale, che a confronto con quella di Leo era dolce e tenera. Non risposi mi limitai a seguirli. Prendemmo un ascensore che ci portó in un enorme terrazza con un canestro da basket, Leo e Vale iniziarono a levarsi la maglia del pigiama per poi rimanere entrambi a mezze maniche. mi guardó male Leo mentii, ma almeno parlai. si giró per trovare un accordó con Vale, non lo fece finire di parlare. iniziò ad attaccarmi, non avevo voglia di litigare, quindi feci la cosa che sapevo fare meglio,cioé scappare ___Vale mi diressi con la carrozzina verso l'ascensore. sputó Leo. Non gli diedi molta retta e andai via. Quando arrivai in camera di Cris non c'era nessuno, cosí stavo per andarmene quando sentii dei singhiozzi provenire dalla porta del bagno,piano piano mi avvicinai alla porta e lentamente l'aprii. La mia vista fu subito sorpresa. Ele se ne stava seduta per terra con la felpa levata, le gambe incrociate e le braccia torturate sopra esse, una laletta stava davanti a lei. Quando si riprese dallo scock di vedermi cercó di coprirsi più possibile anche se ormai avevo già visto tutto. Con un pó di forza uscii dalla sedia a rotelle, e mi diressi verso di lei strisciando il sedere per terra, quando arrivai vicino la colsi in un abbraccio che lei accetttó senza dire nulla. In quel momento solo una parola mi passava per la mente. Autelionismo.
  
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