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Autore: fossyross    24/02/2014    0 recensioni
L'inverno era sempre piaciuto poco ad entrambe, non vedevano l'ora di scappare da quella città, triste e fredda nel suo pallore invernale, e rifugiarsi in quella terra, calda e vivace: l'Australia.
Questa è la storia di due cugine che decidono di approffittare delle vacanze natalizie per andare a vivere nella casa dei nonni. Mentre Rossella si godrà ogni raggio di sole sulla spiaggia di Adelaide, Elena lavoreràin un acquario del paese. In quel luogo meraviglioso verranno travolte da un turbine di emozioni, tra tramonti mozzafiato e incontri casuali, si renderano conto che le loro vite sono cambiate.
è possibile trovare l'amore dall'altra parte del mondo?
La storia è scritta da due ragazze, io e Elena.. Speriamo vi piaccia!
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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ROSS
Mi piaceva l’università, era un luogo dove potevo parlare con persone con un minimo di intelligenza. Quel giorno però, non era uno di quelli. Mi ritrovai alla fine della lezione continuando a guardare l’orologio, aspettando con ansia mezzogiorno. Finalmente il professore ci lasciò uscire augurandoci di trascorrere delle belle vacanza natalizie. All’uscita molte mie compagne di corso iniziarono a parlarmi di come avrebbero trascorso le loro vacanze in compagnia dei fidanzati super palestrati e perfetti. Cercai con lo sguardo Elena, la mia unica speranza di fuga. Di sfuggita notai la sua macchina, salutai freddamente le mie compagne e a grandi passi mi diressi verso di lei.
-Ciao, universitaria!- disse Elena.
-Ah! Falla finita e andiamocene! Non vedo l’ora di partire! A proposito, a che ora dobbiamo essere in Aeroporto?- dissi mentre aprii la portiera della macchina.
-Alle 8 circa abbiamo il volo, ma vorrei andare la presto, comunque abbiamo tutto il tempo per andare dalla nonna, finire i bagagli e..-
-E salutare Logan con un bacio lungo e sdolcinato per il quale io mi sentirò in imbarazzo- dissi in tono sarcastico e aggiungendo un sorriso visibilmente falso in direzione di Elena.
-Ah finiscila! Non mi sembrava fossi da meno qualche tempo fa con..-
-NO! Non toccare quell’argomento, ti prego-
La vettura sfrecciava nel traffico di Verona mentre ci dirigevamo verso il nostro modesto appartamento.
-Scusa, ma lo sai che odio quando fai del sarcasmo su di lui..- disse Elena non molto dispiaciuta.
-Va be’. Dai, odio litigare; con te in particolar modo, quindi cambiamo discorso. Porteremo anche Effie?-
-Sì, la nonna vuole che la portiamo là, dice che potrebbe sentirsi più libera sulla spiaggia; ovviamente ha aggiunto che non sarebbe male se trovasse un cagnolino, crede si senta sola. Sempre che un cane possa sentirsi solo senza un altro cane..- disse Elena in modo scettico
-Cosa ne sai tu dell’amore canino? Magari Effie ha bisogno di un meraviglioso esemplare della sua razza, esattamente come ne ho bisogno io!- aggiunsi. Ci guardammo contemporaneamente, e poi scoppiammo a ridere, perché avevo detto una frase davvero assurda.
Nel frattempo arrivammo al nostro appartamento, Elena accostò la macchina e spense il motore. Con lo zaino in spalla, raggiunsi l’entrata del palazzo; aprii il portone che dava sulle scale, percorsi qualche rampa e finalmente spalancai la porta  del nostro appartamento. All’interno c’era una sorpresa; subito non fu molto gradita. Mia madre era in casa nostra.
Mia madre era Italiana, aveva sposato mio padre prima della mia nascita; lui era australiano, era nato là, ma poi la sua famiglia si era trasferita in Italia per seguire mio nonno che aveva ricevuto un’offerta di lavoro. Mi piaceva avere i genitori che parlavano in modo perfetto due lingue, in questo modo mi era molto più facile poter viaggiare. La stessa sorte era toccata alla famiglia di Elena, suo padre era il fratello del mio, anche lei era nata in Italia, proprio come me. Da quando vivevamo insieme, non avevamo mai parlato delle nostre famiglie, i miei genitori si erano trasferiti con mio fratello a Milano: mio padre ricevette un’offerta molto vantaggiosa che non poté rifiutare. Io avevo diciassette anni allora e decisi di non abbandonare la mia vita a Verona. Fortunatamente Elena mi propose di andare a vivere con lei e la mia famiglia accettò anche se a malincuore. Elena aveva una storia tutta sua: se ne era andata di casa non appena ebbe compiuto diciotto anni; non seppi mai perché lo fece, e mai glielo chiesi; volevo rispettare il suo silenzio su quel delicato argomento, credevo fosse giusto. Comunque mi ritrovai mia madre in salotto e subito mi infastidii, le avevo già detto addio una volta, non volevo farlo di nuovo. La vedevo raramente, nelle occasioni speciali come il compleanno mio o di Elena, altrimenti ero io a presentarmi a casa loro; per cui non pensavo sarebbe venuta a salutarmi per una cosa così semplice come una vacanza.
-Mamma! Che ci fai qui?- esclamai sorpresa mentre l’abbracciavo velocemente.
-Ti volevo fare una sorpresa e ho pensato che ti potesse servire una mano; che so con i bagagli, con i biglietti, con l’organizzazione.. Hai preso la crema solare? Lo sai che ti scotti facilmente! Hai un ombrello? Sai in Australia…-
-Mamma! Sto bene! Non preoccuparti ok? Dai su! Stiamo andando in vacanza, non al patibolo!- dissi sorridendo ampiamente.
-Lo so, lo so, ma mi preoccupo per te. Sei sempre la mia bambina!- e mi strinse la guancia tra due l’indice e il pollice affettuosamente:-Ciao Elena! Come stai? La terrai d’occhio vero? Non lasciarla a casa da sola, per nessun motivo al mondo!! Chiaro?-
-Certo zia, sarà sempre sotto il mio attento controllo!- ridacchiò Elena.
-Elena, non sarebbe ora di andare? Dobbiamo passare a prendere Effie e salutare i nonni! E poi.. non vorrai far aspettare Logan no?- dissi io in modo sbrigativo.
-Certo, certo. Allora su! Prendi le tue valigie e caricale in macchina, io sbrigo le ultime faccende e ti seguo- rispose Elena.
-Allora ragazze vi lascio. Buon viaggio e fate le brave, comportatevi bene ma soprattutto niente ragazzi a casa, chiaro?!- impose mia madre.
-Certo!- rispondemmo in coro.
Mia madre se ne andò dopo aver abbracciato tutte e due per tre o quattro volte ciascuna; a volte mi chiedevo cosa avrebbe fatto se fossimo partite per la guerra. Finimmo di caricare la macchina e ci dirigemmo verso casa di nonno Seb e di nonna Maggie. La villetta dei nonni era leggermente fuori città, in Valpolicella; adoravo andare da loro, le colline che facevano da sfondo erano adornate da splendidi vigneti che rendevano l’atmosfera ancora più rustica. La casa dei nonni era ai piedi di una collina, non lontana dalla strada principale. La porta d’ingresso era sempre aperta, infatti entrammo senza bussare.
-Nonna, nonno? Siamo arrivate!- la prima che ci venne in contro fu Effie, la simpatica cagnolina dei nonni. Ci fece le feste, finché non si udirono dei passi nel corridoio, la cagnetta corse verso la signora che era appena entrata nel salotto. Indossava un maglione rosa antico abbastanza attillato, ma adatto per una signora; sul suo viso erano visibili i segni dell’età; i suoi occhi erano stanchi, ma non per questo erano spenti, anzi, il blu sembrava ancora più acceso del solito. Avevo sempre adorato Maggie, era una donna attiva e indipendente, non si lasciava scoraggiare da niente e nessuno. Era sempre sorridente e era capace di confortarti anche nei momenti peggiori.
-Oh! Le mie ragazze preferite, ogni giorno sempre più belle, eh? Vi prendo subito le vostre cose, anzi. Seb!! Prendi le cose delle ragazze!- urlò a squarciagola la nonna.
-Quali?!- fu l’urlo di risposta del nonno.
-Le chiavi della casa, i documenti e le cose di Effie!-non appena sentì il suo nome la cagnetta scodinzolò allegramente.
-Volete qualcosa da mangiare ragazze? Sembrate affamate!- disse la nonna che si stava già dirigendo verso la dispensa.
-No, no nonna grazie. Non abbiamo molto tempo, tra poco dobbiamo andare- fu Elena a parlare per prima. La nonna tornò al tavolo dove eravamo sedute con lo sguardo un po’ triste.
-Ecco qua ragazze!- una voce profonda e familiare parlò. Il nonno era vicino alla porta e con un tonfo appoggiò le borse che aveva in mano sul pavimento. Il nonno era stato il nostro insegnante, non avevamo fatto le elementari con gli altri ragazzi, ma io Elena e mio fratello avevamo studiato con lui; questo era il motivo per cui ogni tanto lo chiamavamo “maestro”.
-Grazie nonno!- dissi abbracciandolo.
-Non c’è di che tesori miei! Sono felice che finalmente qualcuno usi quella casa! Spero che Edward e Phil, il giardiniere e suo figlio, abbiano tenuto la casa in ordine! Quando arriverete, ricordatevi di andare a salutare Jennifer da parte mia! So che anche se è vostra cugina l’avete vista rare volte e non vi ricorderete di lei, ma mi farebbe molto piacere se voi legaste.. e poi, può presentarvi un po’ di ragazzi carini!- disse il nonno con un sorriso malizioso.
-Nonno!- esclamammo io e Elena allo stesso tempo.
-Si fa per dire ragazze! Sono nato prima di voi comunque, so quanti “perty”, o come li chiamate voi ragazzi d’oggi, farete!- disse il nonno ridendo.
-Si dice party, nonno! Insomma, ma che australiano sei se non sai nemmeno parlare l’inglese?- scherzò Elena -Comunque non devi preoccuparti, nessuna festa sarà fatta a casa nostra, o meglio vostra!-
-Mi fido cecamente di voi ragazze! E comunque il mio inglese è un po’ arrugginito perché è tutta colpa di questa splendida donna al mio fianco, che si ostina a farmi parlare italiano!- disse il nonno cingendo la nonna con un braccio.
-Beh, grazie di tutto allora! Noi ce ne andiamo, abbiamo ancora una persona da salutare- concluse Elena arrossendo un po’ pronunciando le ultime parole. Io roteai gli occhi: non mi piaceva molto Logan, era troppo permaloso per i miei gusti. L’importante era però che piacesse a Elena e non a me; quindi stavo zitta e sorridevo in modo meno falso che potevo quando c’era lui. Uscimmo dalla casetta dei nonni, con Effie che ci seguiva al guinzaglio. Trotterellò felice dentro la macchina quando le aprimmo la portiera. Logan abitava non molto distante dai nonni, a Parona: una zona tranquilla a pochi passi dalla città. Ero salita un paio di volte nell'appartamento di Logan, era luminoso ma un po' piccolo; adatto comunque per un ragazzo. Logan era una persona un po' indecifrabile: non lasciava che gli altri lo conoscessero veramente, dava solo un'idea di se stesso. Nonostante non nutrissi particolare simpatia nei suoi confronti, lo trovavo bello comunque: aveva degli splendidi occhi azzurri, contornati da delle lunghe e folte sopracciglia; l'incavo delle guance era profondamente scavato e gli zigomi erano alti, il che avrebbe potuto dargli un'aria da zombie, se non fosse per i favolosi capelli castani che gli contornavano il volto. Non aveva le spalle particolarmente ampie e non era nemmeno molto muscoloso, ma era proprio l'assenza di queste due qualità che lo facevano assomigliare a un angioletto. Il problema era quando apriva bocca. Era un ragazzo intelligente, certo, ma aveva un carattere davvero odioso. Ancora mi chiedevo come Elena potesse amare una persona del genere. Logan era antipatico, vile e infantile, ma la cosa che più mi infastidiva era la sua permalosità. Quando Elena mi parlava di lui, lo descriveva come dolce e premuroso; allora mi chiedevo: o prende in giro lei, o odia in particolar modo me.
In pochi minuti arrivammo alla casa di Logan.
-Dai Ross, sali anche tu! Salutalo almeno.- mi disse Elena quasi pregandomi.
-Ok ok, ma quando iniziate a sbaciucchiarvi me ne vado di corsa!- risposi scocciata.
Elena aveva le chiavi dell'appartamento di Logan, dopo tre anni che erano fidanzati, era comprensibile una fiducia tale. Prima che potessimo arrivare alla porta, Logan l'aveva spalancata ed era corso ad abbracciare Elena, d'impulso mi girai: mi imbarazzava vedere due persone mentre erano in "intimità", soprattutto se una delle due era Logan. Quando sentii le loro voci, mi girai, avendo evitato il pericolo di vedere baci appassionati.
-Ciao Rossella- disse lui piattamente. Sapeva che odiavo essere chiamata per nome; possedevo il nome della mia defunta nonna e era doloroso sentirlo pronunciare.
-Logan- dissi aspramente.
-Finalmente te ne vai? Almeno non dovremo vederci per un po’ di tempo, sarai contenta no?- aggiunse Logan in tono di sfida.
-Sì, me ne vado e almeno non dovrò vederti per tutto l’inverno, Dio che benedizione!- risposi, stufa delle sue battutine sarcastiche. Logan aveva la risposta pronta, ma Elena intervenne:
-Smettetela! Ora! Siete veramente immaturi! Avete diciotto e vent’anni, per l’amor del cielo! Ross vai in macchina, tra poco ti raggiungo.- urlò Elena. Scocciata feci un sorriso platealmente falso, mentre mi giravo vidi di sfuggita Logan ricambiare il mio “sorriso”.
Scesi tutte le scale di corsa, non volevo sentirli ancora; mi fiondai in macchina, dove Effie mi aspettava con il muso fuori dal finestrino. Perché Elena aveva reagito così? era stato il suo amoruccio a stigarmi, io mi stavo comportando in maniera civile. Non sopportavo l’idea che quello sciocco stesse con mia cugina: lei meritava qualcuno di migliore! Passarono i minuti, annoiata accesi la radio e iniziai ad accarezzare Effie. Dopo una mezz’oretta mi si intorpidì la mano e avevo i nervi a fior di pelle. Elena mi aveva fatto scappare di corsa dalla casa dei nonni perché eravamo in ritardo e ora passava più di trenta minuti con Logan. Provai a mandarle un messaggio, ma non ci fu alcuna risposta. Un paio di minuti e le feci uno squillo, ma ancora niente. Spazientita schiacciai con forza il clacson, sperando in una risposta.
  
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