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Autore: Greenflares    24/02/2014    3 recensioni
AU - Stiles da una festa in piscina a casa sua e anche Derek Hale, il capitano della squadra di lacrosse della BHH, viene invitato.
Qui non ci sono lupi solo una valanga di fluff.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Jackson Whittemore, Sceriffo Stilinski, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: There's Something in the Water

AutoreGreenflares  
http://www.fanfiction.net/u/3159999/Greenflares

Traduzione: Andy2412 

Parole: 8124  

Disclaimer:  niente di quanto riportato qua sotto mi appartiene ecc. , stessa cosa per l'autrice della storia. 


Autorizzazione per tradurreI'm perfectly happy with you translating it and posting it, just so long as I'm credited as the original author, like you said.
If/when you post it, I'd love a link to it just so I can check it out!


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Stiles emise un grugnito di frustrazione portandosi due dita alla radice del naso. 
“ Cristo, Scott, se ci hai di nuovo proposto entrambi per la recita scolastica, ti dico subito, amico, che non posso sopportare quel tipo di trauma.

“No, no, non si tratta di quello stavolta.” Gli assicurò Scott, e Stiles trasse un sospiro di sollievo.  “E’, uh, qualcos’ altro.” 

L’amico socchiuse gli occhi guardandolo sospettoso. “Ci hai iscritti a un club o qualcosa del genere? Ti prego dimmi che non è l’ Anime Club.” 

“No.” 

“Ci hai messi nei casini per qualcosa?” domandò Stiles piegando la testa di lato, pensieroso. Stava rimanendo a corto di idee, da solo Scott non era in grado di farli finire nei guai più di tanto. “Perché ho già detenzione per il resto della settimana, non me ne serve ancora. Ho l’agenda piena, baby.” 

“Ti ho tipo, uh, proposto per una cosa.” Rivelò finalmente l’amico e Stiles si lamentò miseramente, le sue peggiori paure erano state confermate.

“Odio propormi.” si lagnò.

Scott lo fissò. “Wow, sei così altruista.” 

Stiles lo fulminò con lo sguardo. “Hai intenzione di dirmi per cosa mi hai proposto o devo aspettare di ricevere un e-mail di conferma dal club di teatro come l’ultima volta?”

“Okay, allora, ero nello spogliatoio mentre aspettavo di poter parlare con il coach, sai per aver saltato l’allenamento della scorsa settimana? Alcuni dei ragazzi erano lì e ho sentito quello che dicevano ...” 

“Sentito,” ripeté Stiles, “o origliato? Perché c’è differenza, Scott, anche se tu fatichi a riconoscerla.” 

“E va bene, come ti pare, diciamo che mi sono nascosto e ho ascoltato la loro conversazione, è un crimine per caso?" Brontolò l’amico sconfitto. “ Comunque, stavano parlando di quanto fa caldo ultimamente e Jackson era tipo ‘ Vorrei che uno di noi avesse la piscina.’ e Danny ha detto, ‘ Potremmo semplicemente andare a quella pubblica.’ e Jackson ha risposto, tipo, ‘Certo, se vogliamo prenderci qualche infezione.’.” 

“Ottime imitazioni,” mormorò Stiles, sollevando entrambi i pollici. “Complimenti. Hai davvero catturato la personalità di merda di Jackson.” 

L’amico annuì in segno di apprezzamento. “ Grazie. Ma comunque, sono saltato fuori e ho detto, ‘Hey, ragazzi, vi ho sentiti per sbaglio e non ci crederete, ma il nostro Stiles Stilinski ha una piscina nel suo giardino!” 

Stiles lo fissò. “Scott,” sussurrò, “ti prego, dimmi che non lo hai fatto.” 

“Allora li ho invitati tutti a casa tua questo sabato pomeriggio per una festa in piscina.” Terminò la frase con una scrollata di spalle del tipo che-cosa-vuoi-farci. 
“E’ successo e basta.” 

“La mia vita mi sta passando davanti agli occhi,” si lagnò Stiles, “no, in realtà, il mio bellissimo cortile mi sta passando davanti agli occhi. Sarà rovinato entro sabato sera, Scott, lo so. Bicchieri di carta rossi e pezzi di vetro ovunque, li riesco a vedere.” Chinò la testa e disse in tono triste “ Riposa in pace, vecchio amico. Ci hai servito bene.” 

“Aw, andiamo,” cercò di convincerlo Scott “non è così terribile. Avresti preferito che ti iscrivessi alla produzione scolastica di Un Treno Chiamato Desiderio?”

Stiles lo guardò storto e disse in tono petulante “Veramente, sì. Non ho problemi con un po’ di Blanche.” 

L’amico sospirò. “Mi dispiace,” disse, “Non mi sono fermato a pensare. Ho solo - visto un’ opportunità e l’ho colta al volo. Sai da quanto tempo cerco di avvicinarmi ad Allison, lei è amica di Lydia, che è la ragazza di Jackson e sai che le porterà se viene.” Prese un respiro incerto e guardò Stiles con gli occhi lucidi. “Questa potrebbe essere la mia unica possibilità.” 

“Ma perché io?” si lamentò. “Perché la mia piscina? La mia bellissima, immacolata piscina?” 

“Se ne avessi una avrei offerto la mia.” rispose Scott con una scrollata di spalle. “Sei l’unico che conosco che ne ha una, amico.” 

Stiles prese un respiro profondo. “Okay,” si arrese, cercando di farsene una ragione. “Direi - direi che è già deciso. Okay.” 

“Hey, non è così terribile.” lo consolò Scott, dandogli una pacca sulla spalla in modo impacciato. “Pensa al lato positivo. Probabilmente ci sarà Derek.” 

Stiles all’improvviso rischiò di soffocare a causa della sua stessa saliva. “Stai - è uno scherzo?”

“Pensaci,” cominciò l’altro, con un sorriso smagliante, sentendo già che questo era il modo per sfuggire alla lista nera di Stiles. “E’ il capitano della squadra di lacrosse ed è amico di tutti. Verrà di sicuro.”

“Derek Hale sarà nel mio giardino,” sussurrò Stiles con lo sguardo perso nel vuoto, mentre immaginava il paradiso che lo aspettava sabato. “Nella mia piscina”. Sgranò gli occhi. “In costume da bagno.”
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Stavano raggiungendo la classe di inglese alla quinta ora, quando qualcuno li chiamò.

“Hey, McPhone!”

Scott si voltò di scatto verso la voce, obbediente come un cucciolo che non vede l’ora di far felice il suo padrone. “Jackson!” esclamò con la voce tremante per l’eccitazione. “Hey! Hey - uh - amico!” 

Jackson e Danny li raggiunsero, mentre il primo sogghignava leggermente. “Non chiamarmi amico,” disse. “Non siamo a quel punto ancora. Non siamo nemmeno bros. Almeno non fino alla fine della festa. E se farà schifo, indovina? Tornerai a essere ’McPhone’ per il resto dell’anno.”

“Veramente, il mio cognome è McCall.” rispose Scott, sorridendo come un bambino ingenuo, Stiles avrebbe voluto lamentarsi e nascondere la testa nella sabbia per evitare di dover guardare.

Jackson lo fissò a lungo prima di sospirare e dire. “Solo - come ti pare. Assicurati che ci sia dell’alcool, okay?” 

Il panico si annidò nel petto di Stiles, che si schiarì la voce attirando su di se gli occhi di ghiaccio del ragazzo. “Um,” cominciò, raggelato dallo sguardo dell’altro “sono Stiles Stilinski.” 

Jackson lo fissò più intensamente. “E?”

“E,” continuò Stiles “è la mia piscina.” 

Danny annuì riconoscente ma il suo migliore amico rimase impassibile. “Ce lo stai dicendo adesso, perché …?” 
Stiles si accigliò. Dio, Jackson era davvero uno stronzo. “Beh, mio padre è lo sceriffo.” 

Jackson si accigliò a sua volta, con le sopracciglia che arrivarono a nascondergli gli occhi facendolo sembrare un cavernicolo. “Dove vuoi arrivare?” 

“Amico, lo sceriffo non permetterà che dei minori consumino alcolici nel suo giardino,” spiegò Danny, guardandolo incerto, come se anche lui stesse cominciando a domandarsi se Jackson non fosse davvero un Neanderthal. “E’ illegale.”

“Solo un po’,” protestò Jackson e Stiles dovette reprimere l’impulso di voltarsi e andarsene per pura frustrazione. C’era un limite alla stupidità che poteva sopportare prima che il suo corpo svenisse per protesta.

“Niente alcool,” disse con voce ferma. Quando Jackson sembrò sul punto di controbattere, sibilò ”Mio padre è lo sceriffo, ricordatelo! Sai cosa vuol dire? Sceriffo! Manette! Prigione!” 

Prima che l’altro potesse rispondere, Stiles afferrò Scott per la manica e lo trascinò a lezione, determinato a non voltarsi a guardare quel grande idiota cavernicolo.

“Ci vediamo, ragazzi!” Urlò Scott nella loro direzione, salutandoli eccitato anche mentre se ne stavano andando. 
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“Non so nemmeno come si da una festa.” Si lamentò Stiles, tenendo la testa tra le mani. “L’ultima volta che ho dato una festa avevo dodici anni c’era una pignatta e le sedie con la musica, ho la sensazione che non sia quello che i tuoi amici si aspettano.” 

“Tutto quello che ci serve sono snack e musica,” disse Scott, suonando terribilmente ottimista ed eccitato riguardo all’intera faccenda. “Sai, tipo, Doritos con la salsa? Possiamo semplicemente spostare il tuo stereo fuori, o anche sulla finestra della tua stanza. Hai abbastanza musica sul tuo iPod, no?” 

“Perché non sei disperato come me?” chiese Stiles. Si fermò fingendo di rifletterci su prima di trattenere il fiato in modo drammatico. L’amico portò gli occhi al cielo. “Oh, aspetta, so già la risposta. Non è il tuo dannato giardino che verrà distrutto domani, è il mio.” 

“Ti ho già chiesto scusa,” brontolò Scott, “quindi non so cos’altro vuoi da me.” 

“Dovrò cambiare l’acqua dopo questa cosa, spero tu realizzi,” disse acido, “che non posso essere sicuro che questa gente non scambi la piscina per il bagno.” 

Scott fece una smorfia. “Grazie per l’immagine mentale.” 

Stiles scoprì i denti in un sorriso. “Non c’è di ché.” 
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Il giorno seguente andarono all’allenamento di lacrosse, anche se nessuno dei due aveva mai messo piede in campo durante una vera partita, prima d’ora. Erano entrati in squadra nella speranza di guadagnare notorietà per tutti i migliori motivi e, magari, farsi qualche amico nel processo, ma adesso sembrava che il risultato fosse solo un mucchio di dolore fisico.

“I miei polmoni stanno per esplodere,” rantolò Scott, stringendosi il petto e rovistando nello zaino alla ricerca dell’inalatore. “Giuro - che odio - i suicidi.” 

“Ti rendono grande e forte McPhone” si intromise Jackson, ghignando rilassato e andandosene in giro con la stessa energia che aveva prima di cominciare l’intensa serie di allenamenti. “Hey, Derek,” chiamò e la testa di Stiles scattò automaticamente sentendo il suo nome. “Questi sono i tizi che daranno la festa sabato.”

Stiles lo guardò incantato, mentre Derek si voltava a guardarli. Il sudore luccicava sulla sua pelle raccogliendosi in goccioline sulla fronte, ma riusciva comunque a sembrare ridicolmente attraente. Dopo flessioni, giri di corsa e altri esercizi da suicidio Stiles riusciva solo a sembrare rosso, sudato, e comicamente debole. Lo stesso non si poteva dire per Derek Hale.

“Chi?” chiese e Stiles poté praticamente vedere i cieli aprirsi, gli angeli scendere per suonare adorabili piccole trombe e lanciare coriandoli su di loro. 

“McPhone e Slinky.” disse Jackson, agitando una mano in modo assente verso il punto in cui Stiles stava fissando Derek rapito e Scott stava respirando nel suo inalatore. Non facevano proprio la miglior impressione.

Derek sollevò un sopracciglio, come se fosse confuso e divertito allo stesso tempo, emettendo un suono rauco, che Stiles sperò rientrasse nella stessa categoria delle risate. I suoi occhi vagarono oltre Scott per poi fermarsi su di lui, era la prima volta in cui lo avesse mai notato, Stiles ne era sicuro. Davvero. Ed erano in classe insieme da quando avevano cinque anni.

“E’ - uh- è Stiles Stilinski,” balbetto, guardando Derek dritto negli occhi. “Non - uh- Slinky.”

“A che ora è la festa?” chiese il ragazzo con disinvoltura e totalmente a suo agio, come se quella decisamente non fosse la cosa più importante che gli fosse successa durante tutto l’anno. Stiles deglutì rumorosamente cercando di ricordarsi come si fa a parlare.

“Pensavamo verso l’una domani pomeriggio.” Rispose Jackson al suo posto, attirando di nuovo l’attenzione di Derek su di se e lontano da Stiles, che cercò di riprendere fiato e ricomporsi.

“Sabato all’una.” Derek ci pensò su per un momento. “Penso di essere libero.” 

Stiles si sarebbe messo a cantare dalla gioia, ma dato che stava dando di testa perché Derek Hale gli aveva rivolto la parola ed era stanco morto per colpa degli allenamenti, riuscì solo a tirar fuori un debole “Ci vediamo là, allora!” 
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“Amico,” sospirò Stiles, chiudendo gli occhi e abbandonando la testa contro il proprio sedile “si è accorto di noi. Lui - Scott, amico - ci ha parlato.” 

“Chi, Jackson?”

“Derek,” rispose Stiles, voltando la testa per guardare il suo migliore amico. “Seriamente, come hai fatto a non accorgertene?” 

“Ero un tantino occupato a cercare di non morire, veramente.” Disse Scott, sottolineando la cosa agitandogli davanti il suo inalatore, prima di lasciarlo cadere nello zaino.

“Beh, mentre eri occupato, sai, con l’attacco d’asma o quello che era, Derek ci ha parlato.” gli spiegò Stiles. “Ha detto che domani forse viene.” 

Scott sbuffò divertito, “Guarda chi è entusiasta, adesso.” 

L’amico richiuse gli occhi, sospirando. “E’ stata un’ottima giornata. Ci ha parlato.”
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Stiles aveva valutato le proprie opzioni  e probabilmente avrebbe avuto più speranze di convincere suo padre a lasciargli dare la festa, se glielo avesse detto sabato mattina prima che uscisse per andare al lavoro. Non voleva dargli troppo tempo per pensarci - lo sceriffo aveva l’abitudine di trovare pecche nei piani di Stiles, che perfino il figlio non avrebbe notato - e non voleva rischiare con una chiamata dell’ultimo minuto per informarlo della festa solo qualche minuto prima che cominciasse. Non poteva escludere che suo padre sarebbe tornato prima dal lavoro solo per impartire la sua punizione.

Quindi fu così che Stiles si ritrovò in piedi alle sette di sabato mattina, a preparare pancetta e succo di frutta per suo padre. 

“Ti sei svegliato presto.” osservò lo sceriffo entrando nella stanza mentre si abbottonava la camicia, guardando Stiles con aria sospettosa. Prese il bicchiere di aranciata che il figlio aveva preparato per lui, annusandone il contenuto con cautela. “Um … perché ti sei alzato presto?” 

Stiles scrollò le spalle, tornando a concentrarsi sulla padella, mettendo la pancetta nel piatto. Era più semplice mentire al padre quando non lo guardava negli occhi. “Avevo voglia di fare qualcosa di carino per te, tutto qui.” 

“Okay,” disse lo sceriffo “e per quale altro motivo?” 

“Non riuscivo a dormire?” provò il ragazzo, voltandosi per porgergli il piatto.

Suo padre lo fissò. “Stiles.” 

“Okay, okay, va bene.” cedette, “Volevo chiederti una cosa prima che andassi al lavoro.” 

“E non potevi chiedermelo ieri? Sai, a un orario più ragionevole?”  Lo sceriffo accettò la propria colazione con un breve cenno del capo. “Grazie, ragazzo.” 

Stiles sospirò deluso, sedendosi al tavolo della cucina. “Non avresti dovuto accorgerti che volevo qualcosa.” borbottò. “Questa colazione avrebbe dovuto metterti di buon umore.” 

“Un umore che fosse più adatto ad acconsentire alle cose, intendi.” Mormorò suo padre, gli occhi che vagavano tra Stiles e la colazione. “Ma non c’è modo di tornare indietro adesso. E’ meglio se semplicemente sputi il rospo. Apprezzo l’onestà, però. Almeno sei stato sincero.” 

“Dovresti tenere in considerazione la mia natura onesta, allora.” Gli disse Stiles. “Tieni a mente quanto sono onesto e servizievole e quanto fantastici siano la mia pancetta e succo d’arancia.” 

“Ci proverò.” Concesse l’altro con un sorriso che cominciava ad affiorargli sulle labbra. “Andiamo Stiles, dimmi qual è questo grande dilemma.” 

“Va bene.” Sbuffò Stiles, mettendosi un po’ più comodo sulla sedia e guardandolo negli occhi. “Ho invitato un po’ di gente oggi per una festa in piscina.” Non menzionò il fatto che non era stata una sua idea, che non aveva invitato nessuno e che fosse altamente probabile che sarebbe stato più di un po’ di gente. “Volevo solo dirtelo,” continuò, affrettandosi prima che suo padre lo interrompesse e vietasse l’intera cosa. “e volevo assicurarmi che ti andasse bene.” 

Lo sceriffo masticò a lungo la propria colazione, rendendo l’attesa un’agonia. “Chi hai invitato?” domandò alla fine con sguardo severo. Stiles si sentì sotto interrogatorio.

“Scott,” rispose velocemente, “il resto della squadra di lacrosse e qualche altro che viene a lezione con me.” 

“La squadra di lacrosse,” Ripeté suo padre con voce piatta, apatica per l’incredulità. “Intendi quelli che chiami sempre scimmioni e Neanderthals? Quella squadra di lacrosse?” 

Stiles scrollò le spalle. “Ho sviluppato un interesse per l’evoluzione, che posso dire?” 

Suo padre si accigliò leggermente mentre prendeva un lungo sorso dal suo succo. “Chi hai chiamato della classe?” 

Stiles andò in panico per un secondo prima di riuscire a dire “Lydia Martin, Allison Argent - sai, giusto un paio di persone.” 

Lo sceriffo prese un respiro profondo per poi espirare lentamente e il figlio cercò di sorridere.

“Ci sarà da bere?” domandò, Stiles a quel punto riuscì quasi a rilassarsi un pochino. Suo padre sembrava star per cedere.

Scosse la testa vigorosamente. “Certo che no,” disse con sicurezza. “Ho detto subito a tutti che non ci sarebbe stato nessun alcolico. Li ho minacciati con manette e un bel giro in prigione.”

Lo sceriffo annuì, impressionato. “Bravo il mio ragazzo.”

Stiles lo osservò, aspettando un qualunque tipo di segno.

“Allora?” domandò quando l’attesa divenne insopportabile. “Che ne dici?” 

Suo padre finì di bere il suo succo prima di dire “Se qualcuno affoga, come punizione affogo te. Ci siamo capiti?” 

Stiles quasi squittì dall’entusiasmo. “Ti prometto che tutti saranno assolutamente responsabili, mi assicurerò che tutto sia in ordine e sarò il perfetto padrone di casa. Nessuno affogherà. Distribuirò salvagente gratis alla porta o roba simile. Prenderò precauzioni per assicurarmi che nessuno ci resti secco.” 

“Bene.” Borbottò suo padre, accennando un sorriso e Stiles trasse un sospiro di sollievo.

“Bene,” esalò “adesso che è fatta, penso che tornerò a letto per dormire un altro paio d’ore - perché, siamo onesti, io non sono un tipo mattiniero.”

Lo sceriffo rise, scompigliandogli i capelli. Stiles fischiettò allegro mentre saliva le scale per tornare nella sua stanza.
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“Okay, i Doritos sono fuori e le salse sono state piazzate strategicamente,” urlò Scott dal tavolo degli snack che avevano sistemato contro al muro, in giardino. “ho perfino piegato qualche tovagliolo a forma di cigno!” Ne prese in mano uno con orgoglio.

Stiles fece un sorriso incerto. “Sono davvero belli, Scott, ma pensi che potresti aiutarmi per un secondo a farmi passare questo attacco di panico?” 

Scott abbandonò il cigno sul tavolo, raggiungendolo immediatamente. “Wow, okay, sta davvero succedendo?” domandò, con le mani aperte e gli occhi sgranati, come se gli stessero chiedendo di prendere qualcosa al volo. “Cosa devo fare in queste situazioni? Aspetta, lo cerco su Google.” Stava già prendendo il proprio telefono, quando Stiles scosse la testa e gli afferrò il polso.

“No.” Sussurrò, stringendo le dita in una presa mortale. “Solo - dimmi solo che andrà tutto bene. Dimmi che non finirò in punizione per il resto della mia vita.” 

Scott fissò il proprio polso, che adesso era diventato proprietà di Stiles, per poi guardarlo negli occhi. “Um.” 

“Scott!”

“Andrà tutto bene.” Disse, e ok, sembrava nel panico tanto quanto lui. “Sarà fantastico. Tutti si divertiranno, e saliremo, tipo, dieci gradini nella scala sociale.” Annuì felice a quel pensiero. “Riuscirò a parlare con Allison, amico. Lo farò davvero.” 

“Buon - buon per te,” riuscì a dire Stiles. “Io probabilmente sverrò se vedrò Derek, non sto scherzando.” 

“Sei riuscito a rimanere cosciente l’ultima volta che l’hai visto,” puntualizzò Scott cercando di aiutarlo “quindi pensa positivo.” 

“Grazie, Scott.” disse Stiles, con una punta di sarcasmo.

Con la mano libera, l’amico gli diede una pacca sulla spalla. “Nessun problema, amico. Grazie, sai. Per questo. Di nuovo.” 

“Nessun problema,” Rispose, anche se in realtà di problemi ce n’erano stati parecchi e continuavano ad essercene.

Stava per suggerire di gonfiare qualche gioco da piscina, che era sicuro suo padre avesse messo da qualche parte in garage, ma proprio in quel momento suonò il campanello. Entrambi si voltarono verso la casa.

“L’hai -” 

“L’ho sentito.” 

Stiles mollò il polso di Scott - che tirò un sospiro di sollievo, massaggiando i dolorosi segni rossi che erano apparsi dove prima c’erano le sue dita - e corse dentro casa, rischiando di inciampare nei cavi dello stereo. Aveva il fiatone quando aprì la porta principale, trovandosi davanti un gruppo di persone che era dannatamente sicuro di non aver mai visto prima in vita sua.

“Um,” Disse, gli occhi che saettavano tra le facce sconosciute. “posso - aiutarvi?”

“Siamo qui per la festa,” rispose un ragazzo con delle orecchie enormi e un pacco da sei birre sottobraccio. “Sei tu McPhone?” 

Stiles prese un profondo respiro e faticò per parlare. Digrignò i denti, costringendosi a sorridere. “Certo,” disse “sono io.”  Si fece da parte tenendo aperta la porta. “Entrate pure. Ma - uh - niente alcool.” 

“Certo,” rispose il ragazzo, ma portò lo stesso con se la birra.

“Sei uno forte, McPhone.” disse una delle ragazze. “Sei nella squadra di dibattito, vero?” 

“Uh, no?” 

Lei gli sorrise, annuendo. “Forte.” 
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“Hai almeno visto Jackson finora?” Chiese Stiles, urlando per farsi sentire in tutto  quel rumore.

Scott fece spallucce. “Forse, non lo so. C’è troppa gente per riuscire a distinguerlo.” 

C’era più gente nel giardino di Stiles di quanta potesse contarne e non riconosceva quasi nessuno tra la folla. Dopo un po’ aveva smesso di aprire la porta ad ogni gruppetto e aveva semplicemente spalancato il cancello del giardino, così che la gente potesse entrare direttamente quando arrivava. Stava già cominciando a pensare di aver commesso un enorme errore, perché le persone non sembravano più smettere di entrare.

Si massaggiò le tempie, rimpiangendo di non essere stato abbastanza previdente da vietare a Jackson di invitare chiunque non conoscesse personalmente.

“Probabilmente è solo un ritardo studiato.” Disse Scott  fingendosi un esperto. “Tutta la gente popolare lo fa.” 

Stiles lo fulminò con lo sguardo.

Ci furono uno strillo e un urlo trionfante seguiti da un gigantesco ‘splash’, Stiles diede una rapida occhiata, vedendo due persone che lottavano nell’acqua, una di loro era perfettamente vestita e per niente sorpresa. 

“Hey!” Gridò Stiles, ma nessuno gli prestò attenzione. “Devi - devi portare rispetto per i jeans altrui, amico! Nessuno vuole trovarsi con i jeans fradici!” Nessuno lo sentì. “I jeans bagnati sono dannatamente pesanti, okay?” 

La musica cambiò e Stiles voltò di scatto la testa verso lo stereo, raggiungendolo a passo di carica prima che Scott potesse fermarlo. 

Due ragazzi stavano scorrendo le canzoni sul suo iPod, discutendo su cosa scegliere. Stiles allontanò le loro mani e reimpostò immediatamente la playlist originale.

“Amico,” ringhiò piano “quella è stata davvero una pessima mossa, oh mio dio. Non puoi andartene in giro a cambiare la musica, okay? Non quando ho passato venti minuti a scegliere le canzoni.” 

Uno di loro lo guardò accigliato, sembrando terribilmente confuso. “Ma … c’erano solo canzoni di Justin Timberlake.” 

“Infatti,” Disse un altro tra le risate, come se la situazione fosse divertente o qualcosa del genere. “Justin Timberlake non è in una boy band?” 

L’occhio di Stiles ebbe un tic nervoso. “In che anno credi che siamo, coglione?” domandò a bassa voce. Avevano colpito un nervo scoperto - uno che solo Scott e suo padre conoscevano. “Notizia flash Forrest Gump - non siamo più negli anni ‘90 e per tua informazione Justin Timberlake è uno degli artisti più di successo del momento. Voglio dire, andiamo, chi è che non sa tutte le parole di ‘Sexy Back’? Per non parlare di 'Love Stoned'.  Quell’intermezzo è perfetto.” Prese un respiro profondo, troppo preso. “Justin Timberlake è un dono. E sapete cosa? Non ho nemmeno citato la sua carriera recitativa. Ha lavorato con Fincher, che diamine!” Inspirò ed espirò lentamente un altro paio di volte. 

I due colpevoli lo guardarono perplessi, sbattendo più volte e palpebre come se non avessero capito una sola parola di quello che aveva detto. Stiles scosse la testa con fare nervoso, emettendo un verso di frustrazione. 

“Solo - solo lasciate stare l’iPod, okay?” 
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“Hey - hey, McPhone,” urlò qualcuno, afferrando Stiles per il braccio e trascinandolo tra la folla, totalmente contro la sua volontà, ma non importa. “Tamara ha pestato un bottiglia rotta. C’è sangue dappertutto, amico. E’ come se - fosse una di quelle robe da telefilm sui medici.”
La folla si diradò un po’ e Stiles si ritrovò a guardare una ragazza chiaramente ubriaca, non più grande di lui. Era in costume da bagno - uno particolarmente piccolo - ed era seduta su un sacco dell’immondizia sul prato, piangendo e urlando mentre si teneva il piede insanguinato. 

“Whoa,” Mormorò, scrollandosi dalla presa sul suo braccio e osservando le crescente quantità di sangue che fuoriusciva dal piede di Tamara. “E’ - uh- un grosso taglio. Proprio - wow. Grosso.” 

“Già,” disse una delle amiche della ragazza, che sembrava ubriaca tanto quanto lei. “E’ come se … continua a uscire. Riesci a vedere dentro.”

“Uh, probabilmente dovrei - cazzo - prendere un kit di primo soccorso?” provò a pensare. Non aveva mai avuto a che fare con roba simile prima - quello era di solito il momento in cui suo padre prendeva in mano la situazione, o Scott, che aveva fatto un corso di primo soccorso quando pensava di unirsi al club dei soccorritori, perché Allison aveva fatto del lavoro di volontariato per loro. “Vado a prenderlo.” Si voltò dirigendosi verso la casa, ma poi tornò indietro e aggiunse “Ci vorranno,solo due minuti, okay?” 

Tamara singhiozzò forte.

La festa era diventata molto più grande. Erano quasi le quattro e il cortile stava raggiungendo il limite. Non c’era un ciuffo d’erba libero in tutto il giardino e la piscina era solo una massa di corpi che si contorcevano - Stiles avrebbe decisamente cambiato l’acqua dopo.

Non aveva ancora visto Jackson, Danny, o Derek, ma aveva intravisto la testa di Lydia tra la folla ed era sicuro di aver visto Scott parlare con qualcuno che somigliava in modo sospetto ad Allison. Era come se ogni volta che Stiles volesse fermarsi per fare una pausa, parlare col suo amico e godersi la sua dannata festa, ci fosse improvvisamente qualcosa da fare. Quando qualcuno non stava cercando di cambiare la musica, c’era qualcun altro che vomitava nel suo corridoio e quello, beh, non gli andava bene per niente. 

“Scusatemi,” urlò, facendosi largo a forza tra la gente “Fate largo! Sta passando l’ospite! Fate spazio per McPhone!” 

Raggiunse la casa e inciampò mentre entrava dal retro, calpestando vestiti abbandonati, ammucchiati lì da quelli che si erano tuffati nella piscina in mutande - di nuovo, quell’acqua sarebbe stata sicuramente cambiata - per poi raggiungere in fretta il bagno. La prima cosa che notò, fu che la sua vasca da bagno era stata riempita con ghiaccio e alcool, proprio come nella scena di un film. La seconda cosa fu qualcuno che vomitava nel suo water.

“Wow,” disse, restandosene lì in piedi a osservare il danno con ammirazione. “Sto vivendo in un film. Sono proprio dentro a un film in questo momento.” 
Combatté l’istinto di darsi un pizzicotto e, invece, cercò il kit di pronto soccorso nel mobiletto a specchio. Lanciò un’occhiata al tizio che si sentiva male sul suo pavimento e recuperò abbastanza energie da sperare che non avesse sporcato anche le mattonelle. 

Ritornò in giardino, di nuovo sotto al cocente sole estivo. Camminò svelto ma guardando dove metteva i piedi, per paura di pestare dei vetri rotti come Tamara. Non fu poi una gran sorpresa, quindi,  quando andò a sbattere con la testa contro il petto nudo di qualcuno. 

“Whoa,” Esclamò, indietreggiando e allargando le braccia per recuperare l’equilibrio. “scusa!” 

Il muro contro il quale era andato a sbattere, ridacchiò e lo prese per la spalla, aiutandolo. “Tutto bene?” chiese, e Stiles si congelò sul posto mentre il suo cervello si spegneva. In qualche modo riuscì a sollevare lo sguardo per incontrare il volto del ragazzo. 

“Derek,” gracchiò, “ce l’hai fatta!” 

Derek Hale era a torso nudo nel suo cortile. Il corpo di Stiles era appena entrato a contatto con il suo petto. La mano del ragazzo era ancora sulla sua spalla. Derek era lì. Derek lo stava guardando.

“Certo,” rispose, togliendo la mano. “Sembra che la festa stia andando alla grande.” Si guardò in tornò con le sopracciglia sollevate, osservando la massa di teenagers ubriachi e urlanti. “Quanta di questa gente conosci veramente?” 

Stiles deglutì. “La maggior parte.” mentì, perché Derek probabilmente conosceva tutti dato che era popolare e fantastico. Ma il ragazzo sembrò ancora più sorpreso, divertimento e incredulità evidenti sul suo viso. “Okay, va bene, conosco tipo, quattro persone. Non credo nemmeno che alcuni di loro vengano a scuola con noi.” 

Derek sorrise, rivelando denti perfettamente dritti che probabilmente erano naturalmente così, senza bisogno di apparecchi. “Suppongo questo sia quello che succede quando lasci che Jackson si occupi della lista degli invitati.”

Stiles fece una risata isterica, sorpreso oltre ogni immaginazione che Derek stesse davvero parlando con lui - facendo battute e tutto il resto. 

Derek parlò come se si fosse appena ricordato di qualcosa. “Hey, scusa, ho interrotto qualcosa o …?" 

Stiles lo fissò. “Che? No. No - non stai interrompendo assolutamente nulla. Posso - posso parlare! Quando vuoi! Per tutto il tempo che vuoi!” 

“Ma - il kit di soccorso?”  I suoi occhi saettarono sull’oggetto che Stiles teneva in mano.

“Oh, merda,”  esclamò Stiles, “Mi sono dimenticato di Tamara.” 

Derek si accigliò confuso, con le sopracciglia che si piegavano in maniera così carismatica. “Chi?”

Stiles aprì la bocca per rispondere ma la richiuse immediatamente, realizzando che in realtà non conosceva Tamara, a parte il fatto che era una ragazza ubriaca e ferita nel suo cortile. “Si è tagliata un piede,” Disse invece. “Stavo andando a prendere questo. Tipo, cinque minuti fa.” Si morse il labbro preoccupato. “Oddio probabilmente sarà morta dissanguata adesso - mio padre mi ucciderà sul serio quando scoprirà che ho lasciato che una ragazza morisse nel mio giardino. Mi aveva detto che mi avrebbe affogato se qualcuno fosse annegato, quindi probabilmente mi pugnalerà a morte per questo. Con pezzi di speranze e sogni infranti!” Stiles rabbrividì, inspirando aria che sapeva di cloro e sudore, lottando per non lasciarla andare sotto forma di singhiozzo.

“Stiles,” disse Derek, la sua voce tranquilla e vicina, “stai bene?” 

Sbatté le palpebre e guardò il ragazzo - l’incredibilmente attraente, popolare e svestito ragazzo. 

“Sei veramente la prima persona che mi chiama col mio vero nome da tutto il pomeriggio,” rispose, venendo investito da una travolgente ondata di depressione.

La mano di Derek ricomparve sulla spalla di Stiles, offrendogli una pacca confortante. Stiles desiderò distrattamente di non indossare una t-shirt in quel momento, ma hey, non poteva lamentarsi.

“Troviamo Tamara e occupiamoci di lei, okay?” Propose Derek e Stiles tirò un sospiro di sollievo.

“Si.” Rispose. “Sembra - sembra una buona idea!” 

Come sospettava, Derek sapeva davvero quel che stava facendo. Diede un’occhiata al piede di Tamara per poi chinarsi accanto a lei, rovistando nel kit di pronto soccorso e ripulendo la ferita, o qualunque cosa si dovesse fare con una ferita del genere.
Stiles cercò di osservare e imparare - seriamente, ci provò - ma era difficile concentrarsi, quando la schiena nuda di Derek era ben visibile e i suoi muscoli si muovevano in modo ipnotico sotto la pelle abbronzata. Il sole e il sudore lo facevano brillare e Stiles era piuttosto sicuro di essere uno dei peggiori pervertiti per starsi godendo così tanto quel momento. 

“Sei come - un fottuto dottore, amico.” Gli disse Stiles una volta che il piede di Tamara fu sistemato e lei fatta sedere su una sedia per riposare. Stavano portando via il kit e Stiles era ormai perso nella sua ammirazione per Derek. “Prima eri tutto wham-wham-wham-sistemato là fuori.”     

Le labbra di Derek si piegarono in un mezzo sorriso. “E’ soccorso base,” Spiegò. “l’ho imparato agli scout quando avevo tredici anni.” 

“Beh, è più di quanto sappia fare io.” Ammise Stiles. “Cosa di cui probabilmente dovrei vergognarmi.” sospirò. “Non giudicarmi per la mia conoscenza limitata delle tecniche di primo soccorso.” 

“Non ti giudico.” lo rassicurò Derek.

Stiles sorrise, tenendo la testa bassa così che l’altro non vedesse quanto fosse stupidamente, ridicolmente felice.

“Bella casa, comunque,” Disse Derek mentre entravano, calpestando altri vestiti abbandonati. “anche la piscina non è male.” 

“Grazie.” mormorò Stiles, “Sono contendo che tutti si stiano divertendo.” Disse aspramente.

Il vomitatore misterioso aveva già lasciato il bagno quando entrarono e quasi tutto l’alcool era sparito dalla vasca da bagno. Stiles mise a posto il kit nel mobiletto mentre Derek finse di non osservare il bagno con curiosità.

“Questo avrebbe dovuto essere un evento privo di alcool, sai.” Cominciò Stiles, seguendo lo sguardo di Derek verso la vasca da bagno. “L’ho promesso a mio padre e tutto il resto. Ero tipo ‘Ti do la mia parola d’onore, padre’ e lui ‘mi fido di te, figlio’, ma adesso ho rovinato tutto, quindi probabilmente non mi darà mai più la sua fiducia. Beh, almeno non in questo secolo.” Fece spallucce. “Ma, hey, che puoi farci tu?” 

“Potrei sbattere tutti fuori.” Si offrì Derek e Stiles rise prima di accorgersi che l’altro era serio.

“Aspetta - aspetta - un secondo,” Balbettò, realizzando finalmente che Derek non stava ridendo con lui. “Io non - era una domanda retorica!”  

“Lo so.” Rispose con espressione completamente neutra. “Ma l’offerta è ancora valida. Posso levarteli di torno.” 

Stiles lo guardò, dritto in quei suoi occhi ridicolmente attraenti. “Perché?” domandò.

Derek scrollò le spalle e si passò una mano tra i capelli e wow, okay, bicipiti. 

“Potrei semplicemente chiamare mio padre,” Pensò a voce alta. “si libererebbe di loro facilmente, ma poi sarei condannato a morte e pugnalato con un vetro rotto.” Fece una smorfia. “Vincere o perdere.” Finse di soppesare le sue opzioni tra le mani come se fossero i piatti di una bilancia.

Derek lo fissò e Stiles si morse l’interno del labbro, cercando di pensare a un modo per sfuggire a quella che sarebbe stata una morte molto dolorosa e sanguinolenta. 

“Forza.” Disse il ragazzo con la sua solita voce calma e autoritaria, spingendo Stiles verso il giardino. “Stacchiamo la spina a questa festa.” 

Stiles sbuffò divertito, seguendo quel ragazzo terribilmente sexy. “Quello suonava come - potresti essere il personaggio di un film, con quel tipo di dialogo.” Pensò per un momento. “Questa intera giornata potrebbe essere stata tratta da un film, seriamente.” I suoi occhi caddero un’altra volta sulla schiena nuda di Derek. “Il che significa che dovrebbe esserci un lieto fine per me dopo tutto questo dolore e sofferenze.” Dovrei riuscire a baciare la ragazza. O nel mio caso, Derek Hale.

Il giardino era ancora affollato come Stiles lo aveva lasciato e qualcuno aveva decisamente cambiato la musica - Stiles non aveva messo Kanye nella sua playlist di JT, se lo sarebbe ricordato. Ci fu il suono vicino di una bottiglia che andava in frantumi, seguito da ululati e risate ubriache e seriamente? Erano solo le 5 del pomeriggio, santo cielo, era circondato da alcolizzati.

Derek raggiunse e toccò sulla spalla la persona più vicina e il ragazzo, che sembrava incredibilmente ubriaco, lo guardò confuso per un lungo istante prima che lo riconoscesse. 

“Hey,” Biascicò, muovendo entusiasta la testa a ritmo di musica, “sei lo sportivo!” Indicò Derek con il suo drink rovesciandolo addosso a entrambi.

“Già,” Rispose l’altro a metà tra l’indifferente e il frustrato. “Hey, Jackson Whittemore sta dando una festa a casa sua, c’è da bere gratis, un DJ e tutto il resto. Dovresti prendere i tuoi amici e andarci.” 

Gli occhi del ragazzo minacciarono di uscire dalle orbite. “Whoa, amico,” Esclamò, “grazie per avermelo detto!” poi aggiunse in un sussurro “Sei grande!” 

Stiles osservò il ragazzo incespicare verso i suoi amici e dare loro la notizia.

“Reazione istantanea.” Spiegò Derek, guardando il gruppo che continuava a fare passaparola tra la folla. “Scommetto che tra dieci minuti l’unica gente rimasta sarà quella svenuta o sorda.” 

Stiles osservò incredulo la folla, che adesso era avvolta da un mormorio di riaccesa eccitazione. Li guardò sparire a gruppetti oltre il suo cancello sul retro, diretti a una festa inesistente.

Si voltò verso Derek, che stava sorridendo compiaciuto. “Sei … un genio,” Disse. “un vero genio.” Un bellissimo, bellissimo genio. 

Derek scrollò le spalle. “Tutti hanno le loro specialità,” Rispose, e fece quel suo accecante e bianchissimo sorriso, a cui Stiles - con grande sorpresa - cominciava ad abituarsi. 

“Vieni,” disse, dirigendosi di nuovo verso la casa, senza distogliere lo sguardo da Derek, “quello zombie ti ha versato addosso il suo drink. Ti trovo un asciugamano.” 
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“Hey, adesso riesco davvero a vedere il tuo giardino,” Disse Derek, allungandosi sul suo sgabello in cucina per poter guardare attraverso la finestra. Ridacchiò, “Jackson andrà fuori di testa quando realizzerà cos’è successo.” Si asciugò la pancia con il telo che Stiles gli aveva prestato, mentre l’altro si costringeva a mantenere lo sguardo al di sopra delle spalle.” 

“Non ho visto Jackson nemmeno una volta oggi,” Brontolò Stiles, digrignando i denti al pensiero del ragazzo. “ed è lui la ragione per cui c’è stata questa festa. Beh. Lui e Scott.” Fece una pausa. “Adesso che ci penso, nemmeno lui ho idea di dove sia.” 

“Jackson c’era,” Gli assicurò Derek, “è stato lui a darmi un passaggio qui. Anche se poi è sparito e non mi sono preoccupato di cercarlo.” Fece spallucce. “Faceva troppo caldo per inseguirlo tra la folla.” 

C’erano un sacco di cose che Stiles avrebbe potuto dire, ma quel che gli uscì fu “Quindi non sai come tornare a casa?” 

“Non vivo molto lontano da qui,” rispose Derek sbrigativo, come se casa Hale non fosse al limite della foresta o cose simili. “Posso tornare a piedi.” 

Stiles gli rivolse uno sguardo tagliente. 

“Okay, va bene, chiamerò un taxi.” 

“Ti accompagno io, idiota,” borbottò il ragazzo, affrettandosi a fissare il pavimento prima di arrossire al pensiero di Derek sulla sua Jeep.

“Hey, uh, non avresti una maglia da prestarmi?” Domandò, in tono imbarazzato. “Non saprei dirti dove sia finita la mia.” 

Stiles fece un mezzo sorriso e dopo un’ultima occhiata al corpo mezzo nudo dell’altro, disse “Certo, ti - ti trovo qualcosa.” Stava per suggerirgli di seguirlo in camera sua, ma non voleva che vedesse i suoi poster da nerd o il casino che aveva lasciato in giro. Non voleva che le sue possibilità svanissero a causa di un poster dei Pokémon che 
non aveva il coraggio di togliere. 

“Grazie,” Disse Derek, mentre Stiles si avviava su per le scale. Corse al piano di sopra, tagliando l’angolo, per poi andare a sbattere di faccia contro la porta della sua stanza.

“Che cazzo?” sibilò, barcollando all’indietro, portandosi una mano al naso per controllare che non fosse rotto. Quando decise che non faceva troppo male e vide che la mano non era insanguinata spostò l’attenzione sulla porta. Era certo di non averla chiusa.

Stiles socchiuse gli occhi con sospetto. Aveva visto abbastanza film in vita sua per sapere cosa voleva dire la porta chiusa di una camera da letto a una festa di adolescenti.

“Questo è il modo in cui avvengono le gravidanze non pianificate,” Mormorò. “E’ così che si contraggono malattie sessualmente trasmissibili.” 

Considerò la sua botta rumorosa un avvertimento più che sufficiente e invece di chiedere il permesso, semplicemente entrò spalancando la porta, pronto a far vergognare talmente tanto i due adolescenti, da scegliere una vita di celibato.

“Oh mio dio, Scott?” Urlò. “Che diavolo, amico? Perché non state facendo sesso?” 

Scott e Allison erano seduti sul suo letto, con in mano i joystick della PS2. Vice City era in pausa sullo schermo della tv di fronte a loro. Era tutto molto noioso e totalmente innocente. 

“Questo non è quello che succede nei film.” Borbottò, sentendosi più che un po’ stupido.

“Amico,” Sbottò Scott, sgranando gli occhi furioso. “che diavolo?” 

Stiles sbatté rapidamente le palpebre mentre cercava di comprendere la situazione. “Hey, Allison,” disse con voce debole e tremante. “felice di vederti qui … in camera mia … a giocare a GTA.” Sorrise imbarazzato nella sua direzione. “Sono contento che tu sia venuta.” 

“Hey, Stiles,” Lo salutò, arrossendo. “Spero non ti dia fastidio che siamo qui. Non abbiamo - niente - abbiamo solo giocato a  dei giochi.” Sgranò gli occhi. “Video giochi.” 

“E’ tutto ok,” Rispose Stiles, addentrandosi nella stanza e frugando nel suo armadio, “prendo solo una maglia e vi lascio entrambi ai vostri omicidi di prostitute e furti d’auto.”  Afferrò la prima maglia che gli capitò e scappò, sbattendo accidentalmente la porta mentre usciva.

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“Sei ridicolo.” Gli disse Stiles e non era la prima volta.

“E’ la tua maglietta.” Gli ricordò Derek - come se potesse mai dimenticarsene.

“Già,” concordò, “ma su di te  è- è qualcos’ altro.”

Derek sbuffò guardandosi, riportando l’attenzione di Stiles sulla polo a strisce blu e arancioni che fasciava stretto il suo petto. “Non è così male, vero?” Guardò Stiles con gli occhi colmi di disperazione, come se pensasse seriamente di poter sembrare tutto tranne che sorprendentemente attraente.

“No, è solo- solo un po’ troppo stretta, tutto qui. Solo un po’.”  Stiles gli sorrise, sentendo la disperata necessità di ridergli in faccia per essere così fantastico.

“Non è colpa mia se sei terribilmente piccolo.” Gli disse, cercando di staccare la stoffa dalla pelle. “ Sei sicuro che non sia una taglia da bambino?” 

“Hey,” borbottò Stiles, cercando di trattenere un sorriso, “preferisco la parola ‘magro’, grazie. E - uh- no, è decisamente taglia Stiles.” L’aveva indossata solo la settimana prima e sicuramente non gli stava così bene come a Derek.

“Qui c’è dell’altro vetro,” mormorò Derek e si diressero verso un punto vicino alla piscina, dove la birra di qualcuno aveva fatto una brutta fine incontrando il cemento. 

Derek teneva un sacco di plastica che era già stracolmo di bottiglie vuote e spazzatura varia rimasta dalla festa. Loro due erano gli unici rimasti, a parte Scott e Allison in camera di Stiles ( sperando che stessero ancora giocando ai videogiochi e non facendo altro sul suo letto) e Derek si era offerto per aiutarlo a pulire. Stiles aveva cercato di opporsi, ma alla fine aveva ceduto quando l’altro aveva giurato di non aver nulla di meglio da fare.  D’altro canto chi era lui per dire  di no alla possibilità di passare altro tempo con Derek? 

“Vado a mettere questo col mucchio,” disse, indicando il sacco che teneva in mano e Stiles annuì. Lo seguì con lo sguardo, vedendo che lo sistemava accanto a due grossi scatoloni che avevano già riempito di spazzatura, per poi tornare a concentrarsi sul punto che stava ripulendo dalle schegge di vetro.  

Tutto sommato, pensò, la festa non era stata così terribile. Certo, aveva accorciato la sua vita di un decennio per quanto era stata stressante, ma lo aveva anche avvicinato notevolmente a Derek Hale e quello era un risultato di cui andare fieri.

“Attento,” Sussurrò, vedendo i piedi di Derek avvicinarsi pericolosamente ai vetri, “se ti tagli, dovrai occuparti del pronto soccorso da solo, dato che abbiamo entrambi realizzato che io sono una frana.” Ridacchiò un po’ e sollevò lo sguardo, sorridente, e-

Derek era davvero vicino. 

Era tremendamente vicino a Stiles.

Abbastanza vicino - da baciarlo.

“Derek,” Disse Stiles, la sua voce appena un sussurro. Non poteva guardare l’altro negli occhi senza che gli si incrociasse la vista ed era piuttosto sicuro che il suo alito sapesse di Doritos e salsa, il che doveva essere disgustoso, ma era così vicino. Così vicino che Stiles poteva vedere i pori della pelle, l’accenno di barba sulla mascella e il marrone scuro delle sue ciglia. C’erano pagliuzze dorate nei suoi occhi.

“Mi sono proprio divertito oggi,” Mormorò Derek e Stiles poté sentire il movimento sulle proprie labbra.

“Hm?” Era quasi sicuro che i suoi occhi si stessero chiudendo, e si, si stava avvicinando sempre di più.

“Ho detto,” cominciò, ma si stavano già baciando. 

La bocca di Derek era morbida e gentile mentre si baciavano. Portò una mano al collo di Stiles, che emise un suono di approvazione e infilò una mano tra di loro per posarla sul petto dell’altro, ottenendo un po’ di stabilità.

Il bacio si approfondì, Stiles era abbastanza sicuro di essere lui l’istigatore, ma non poteva esserne certo - non riusciva nemmeno a pensare. Era tutto un insieme sfocato di Derek, Derek, Derek, Derek, Derek, Derek.

Si separarono per riprendere fiato, ma Stiles era sicuro che avrebbe potuto resistere un altro po’ se voleva dire continuare a baciare Derek.

“So che continuo a ripeterlo.” Sussurrò Stiles. “Ma penso che la mia vita si sia davvero trasformata in un film.” 

Derek posò un bacio leggero sulla sua mascella e Stiles non riuscì a reprimere il brivido che gli corse lungo la schiena. Portò una mano dietro al collo dell’altro passando una mano tra i corti capelli neri. 

“Sei ridicolo.” Disse Derek, suonando disgustosamente innamorato perso. “Mi ricordo ancora quando hai fatto la prova per la squadra di lacrosse. Indossavi una maglietta di Bart Simpson e non la smettevi di parlare.” Rise contro l’orecchio di Stiles.

“Lo faccio spesso,” mormorò Stiles, stringendosi a Derek più che poteva senza calpestare i vetri rotti, dei quali stava cercando di non dimenticarsi. “Sono uno che parla molto.” 

“L’ho notato.” 

Stiles sorrise. “Non so se hai notato anche questo, ma mi piaci davvero tanto.” 

Derek fece un suono sorpreso. “Davvero?” Posò un bacio casto su un punto particolarmente sensibile sotto la mascella del ragazzo.

“So che è difficile da credere.” Continuò, sorpreso e a corto di fiato. “Cosa ci vede un ragazzo come me in uno come te, comunque?” 

Derek si mosse per unire di nuovo le loro labbra e Stiles avrebbe voluto rimanere così per sempre, a baciarlo, le loro mani che si perdevano sul corpo dell’altro. 

Ovviamente, quello fu il momento in cui suo padre tornò a casa. 

Il rumore della portiera diede loro giusto il tempo di separarsi, prima che il padre di Stiles raggiungesse il giardino, con gli occhi che minacciavano di schizzare via da un volto estremamente rosso. 

“Stiles, credevo che ci sarebbe stata una piccola festa.” Sibilò, e il figlio guardò preoccupato una vena pulsare sulla sua fronte. “Credevo avessi detto che avresti avuto tutto sotto controllo.” 

“Tutti commettono degli errori,” Pigolò Stiles. “nessuno è perfetto.” Non sapeva perché stava improvvisamente citando Hannah Montana, sapeva solo che era gli stava impedendo di svenire per il panico.

Lo sceriffo agitò un braccio in direzione delle pile di bottiglie di birra vuote che avevano raccolto in scatoloni e sacchi della spazzatura. “Cos’è successo al niente alcolici?” Già, aveva decisamente una vena pulsante sulla fronte. 

Stiles sollevò le mani con fare innocente. “Puoi farmi il test - sono sobrio quanto un neonato!” 

Suo padre assottigliò lo sguardo e aprì la bocca per parlare, senza però riuscirci. “Stiles - tu - non posso - questo non è - sei in punizione.” 

Stiles annuì, essendoselo già immaginato. 

“Per - per un mese.” 

Stava per protestare, ma la vena sulla fronte del padre pulsò in modo allarmante. 

“Okay, papà.” Mormorò, rosso di vergogna. “Mi dispiace.” 

Suo padre sembrava aver voglia di dire qualcos’altro, di urlargli addosso un altro po’, ma guardò Derek e disse invece ”Porta a casa il tuo amico, quando tornerai faremo una lunga chiacchierata riguardo le responsabilità.”

Stiles deglutì rumorosamente, non sembrando per niente  entusiasta all’idea. “Certo, sceriffo.” 

Il padre prese un profondo respiro e si diresse in casa, borbottando piano oscenità appena udibili. 
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Non appena riuscì a far sgattaiolare via Scott e Allison , Stiles portò Derek a casa con la jeep. Rimasero in silenzio per la maggior parte del tragitto, la radio a riempire il silenzio per loro. Non fu imbarazzante o sgradevole - anzi fu rilassante e quasi tranquillizzante. Si sentì sorprendentemente a suo agio. Era un piacevole cambiamento dopo aver passato un pomeriggio da pazzi. 

Non fu fino a quando parcheggiò davanti a casa di Derek che realizzò che avevano ancora moltissimo da dirsi. 

“Allora,” cominciò, voltandosi sul sedile per guardare il ragazzo ridicolmente attraente che stava baciando poco prima. “pare che sarò agli arresti domiciliari per un po’”.

“Mmm,” Concordò Derek, “per un mese.” 

“Potrei uscire cambiato.” Disse Stiles. “Potrei unirmi a una gang e farmi dei tatuaggi a forma di lacrima … Non si sa mai.” 

Derek represse un sorriso. “E’ una possibilità.” 

Stiles lo guardò negli occhi trovandovi solo amore e divertimento. Prese un respiro, si ricompose e chiese “Credi  che - forse - potresti aspettarmi?” 

Derek rise, i suoi denti perfetti brillarono come diamanti. “Ho visto casa tua, Stiles, sono piuttosto sicuro che un ragazzo atletico potrebbe strisciare su per la tua grondaia e entrare dalla finestra della tua stanza in meno di un minuto, senza essere scoperto.” 

Stiles ghignò, completamente inebetito. “Scusami - hai - hai appena detto ‘strisciare su per la grondaia’?” 

L’altro fece spallucce. “Non posso né negarlo né confermarlo.”

“Sei così ridicolo,” Mormorò Stiles. “Mi piace.” 

“Mi fa piacere. Ora sta zitto e godiamoci il nostro momento da film con un bacio della buona notte.”

Stiles sorrise e si lasciò baciare.









N.d.A. : Salve gente! Questa è davvero l'ultima delle traduzioni su Teen Wolf di Greenflares ç.ç ( sempre che l'autrice non ne scriva altre XD) 
Questa è un AU in cui tutti sono umani e Derek ha la stessa identica età di Stiles, di solito per me le AU sono un po' "Meh..." però questa l'ho trovata davvero carina e super fluff quindi non potevo non tradurla. 

piccola spieazione: quando derek dice strisciare su per la grondaia e stiles lo ripete stupefatto in teoria dovrebbe essere un doppio senso. nel testo originale viene usato il verbo shimmy che indica un particolare tipo di movimento sussultorio o qualcosa del genere. In parole povere il movimento corrisponderebbe vagamente a quello che farebbe Derek se fosse su un piano orizzontale e la grondaia fosse Stiles , tanto per intenderci XD 

Niente, spero che vi piaccia, che non mi siano sfuggiti troppi errori e che la storia vi sia piaciuta almeno la metà di quanto piace a me XD Se avrete voglia di lasciare una piccola recensione sarò felice come Stiles che vede Derek girare mezzo nudo per il suo cortile XDXD  Ps. ho corretto l'orribile scempio che c'era, altro che errori, era un macello. Chiedo scusa a tutti quelli che hanno letto la versione non revisionata ^^

Baci -A.

 
  
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