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Autore: covrage    24/02/2014    1 recensioni
""Prometto che non farò niente, davvero." Marie lo abbracciò d'istinto, e pianse sulla sua spalla, mentre Justin pianse sulla sua. Entrambi sussurrarono un "grazie" all'unisono, mentre quell'abbraccio era come se li fondesse in un'unica persona. "
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Litigi, lividi, pianti, pianti e ancora pianti.
Tutto ciò descrive gli ultimi anni della vita di Marie, i quattro anni più brutti della sua vita.
Fin quando una sera di dicembre non decise di porne fine. 
Era sera, si stava cenando, fino a che il padre non aprì una discussione, nella quale erano comprese, non solo parole, ma anche violenza e scene che la mora non avrebbe mai desiderato, neanche lontanamente, vedere. 
Marie non riusciva più a riconoscere suo padre, o almeno quell' "uomo" che era diventato. Un violento. Sua madre ormai si era ribellata da quella gabbia che la sopprimeva, quindi molto spesso commetteva degli errori irrimediabili che compromettevano la sua salute fisica, ma anche mentale, poiché suo marito non faceva altro che picchiare e minacciare di morte. Marie, invece.. Ecco, Marie è un argomento delicato, poiché lei non ce la faceva più. Veniva maltrattata ogni giorno, era ogni giorno più depressa e triste, ma anche arrabbiata con se stessa, per non aver concluso niente per aiutare la sua famiglia, e morta dentro, per colpa del padre che non avrebbe causato altro che dolore se fosse stato un solo minuto in più con quella famiglia. Quattro anni sprecati. 
Allora Marie stufa delle urla dei suoi genitori, uscì di casa correndo, tra quelle fredde strade di Stratford, inondata dalle urla dei genitori che, distratti per un secondo dalla discussione si concentrarono per la forse prima volta sulla loro bambina, non più così bambina poiché cresciuta troppo in fretta. Le urlarono di tornare indietro, le chiesero dove stesse andando, ma furono solo parole perse al vento. Marie correva, non sapeva dove volesse andare, e non sapeva perché non fosse scappata da quell'inferno prima, invece che dopo quattro anni. Non aveva idea. Al momento aveva solo bisogno di correre e sfogarsi piangendo. Finché non decide di salire sul tetto di un palazzo, il suo rifugio da sempre, da quando aveva tredici anni. Quando litigava con la migliore amica, andava sempre lì sopra, ad ascoltare musica lontano da tutti e tutto, era come stare in paradiso. 
Così fece anche quella sera. Salì su quel tetto tramite una scala, e vi si sedette su una sorta di muretto, rannicchiandovisi. Si sentiva sola, persa e inutile. Nessuno l'aiutava. La sua migliore amica era morta. Era sola ormai. Guardava le strade vuote, e i piccoli alberi spostati leggermente dal vento gelido di dicembre, non c'era praticamente nessuno in giro. 
Una lacrima le attraversò il suo viso, definito da molti, di porcellana, trascinando con se tutto il trucco applicato da lei la mattina. Dopodiché scoppiò in un pianto silenzioso. Ormai in quel momento non c'erano rumori, si potevano quasi udire i battiti del suo cuore. Finché quel pianto, da silenzioso qual era, si trasformò in un vero e proprio pianto disperato, in cerca di aiuto, di qualcuno che l'avrebbe consolata. Alla fine si decise a fare la mossa più sbagliata del mondo, si alzò in piedi sul muretto più alto, in procinto di buttarsi di sotto, di lasciarsi cadere nella pace eterna, ma era una codarda: non aveva il coraggio. Allora stette lì in piedi, aspettando che la sua mente si decidesse a fare la cosa più giusta secondo lei, o aspettando che magari qualcuno arrivasse e la spingesse.
Intanto Justin, una popstar, anch'egli non era così felice come avrebbe voluto, ma doveva esserlo, per i media, per i familiari, ma soprattutto per fans, poiché per molti lui era l'unica persona che riusciva indirettamente a tenerli in vita. Justin camminava, era fuggito anche lui come Marie da casa, ma non per violenze, ma perché aveva bisogno di aria, aveva bisogno di stare lontano da tutti. Almeno per un po'. 
Decise di camminare, di guardarsi intorno, ma non vide nient'altro che alberi e case. Finché sull'orlo di un palazzo non vide una persona, sembrava una ragazza. Deglutì e avanzò il passo fino a riuscir a vedere meglio cosa stesse succedendo: era una ragazza in lacrime, i cui singhiozzi gli davano i brividi, con le braccia aperte, in procinto di gettarsi. Allora Justin corse, corse più che poté, finché non salì su quel tetto ed andò dalla ragazza. 
"Hey" sibilò il biondo, la ragazza si girò di scatto spaventata e non sapendo cosa dire o fare si rigirò alla sua posizione iniziale.
"Va via, lasciami sola, ti prego" decise a parlare la mora, Justin scosse la testa e si avvicinò a lei cautamente, ebbe paura che la ragazza si fosse buttata. "Non ti lascerò mai sola, neanche per sogno, so cosa vuoi fare, e non te lo permetterò" Justin sospirò, ma la mora era sempre più convinta di ciò che stesse per fare, per ora non avrebbe cambiato per nulla al mondo idea. 
"Ti prego, io ne ho bisogno! Sono quattro anni che soffro, voglio porre fine a questa sofferenza, non ce la faccio più" Marie scese dal muretto e si sedette, Justin sollevato, la raggiunse e si sedette vicino a lei. "I miei genitori mi stanno rovinando la vita, ormai non riconosco più le persone che conoscevo prima" sospirò, e guardò Justin negli occhi, quel volto angelico illuminato da solo un lampione. "Mio padre picchia mia madre, ed io un giorno, stufa di tutti quei litigi, intervenni nella discussione, ma fui spinta in terra. È questo è tutti i giorni, vengo picchiata anch'io, non ce la faccio più a sopportarlo" Marie scoppiò in lacrime, e nello stomaco di Justin si formò un buco, il quale si sarebbe chiuso soltanto se Marie avesse sorriso. Lui non conosceva lei, e lei non conosceva lui. Erano dei perfetti estranei, ma in fondo qualcosa li legava in quel momento.
"Mi prometti che non farai mai niente di stupido?" le chiese Justin titubante, Marie scosse la testa. 
"Non posso permetterlo" Marie asciugò una lacrima. "Non posso tornare a casa, non voglio vederli" si rialzò in piedi, ma Justin le prese un braccio. Il biondo stava per piangere. Marie lo guardò.
"Perché ti importa così tanto di me?" 
"Perché ci sono passato, anch'io una volta volevo suicidarmi, ma non lo feci perché pensai ai miei cari, ed ai miei fans. Quando li incontro, loro mi dicono che io sono la loro forza, e se fossi morto, sarebbero morti internamente anche loro, ed io voglio la loro felicità. Come voglio anche la tua" il biondo asciugò una lacrima, Marie intanto lo guardava spaesata, non riusciva a credere che lui, una celebrità, avesse tentato il suicidio, e anche che i fans lo frenarono. Era stupendo il loro legame.
"Prometto che non farò niente, davvero." Marie lo abbracciò d'istinto, e pianse sulla sua spalla, mentre Justin pianse sulla sua. Entrambi sussurrarono un "grazie" all'unisono, mentre quell'abbraccio era come se li fondesse in un'unica persona.  


  
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