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Autore: dramy96123    25/02/2014    3 recensioni
Raccolta di storie legate da citazioni prese da Notre Dame de Paris
Dal capitolo I
L’ho trovato buffo, perché aveva messo quella penna dietro l’orecchio e si era scompigliato i capelli, e sembrava completamente assorto in quello che faceva.
Mi è venuto da sorridere perché l’ho trovato divertente.
Va bene, non è che sia proprio chiarissimo tutto quello che ho detto, lo ammetto.
Il fatto è che ho i pensieri confusi. Parlano tutti ad alta voce.
“Ma come?”
“Quando? Quando è successo? Rispondi!”
“Ma ne sei sicura?”
“E se è davvero quello?”
“Ma perché?”
Credo di non sopportarmi più.
#Febo è bello come il sole
#Bella
#Un mattino ballavi
#Un mattino ballavi PT2
#Mi distruggerai
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Questa storia è dedicata a TheDarkAngel, mia carissima amica che voleva tanto mettermi in difficoltà con una storia romantica, ed eccola qui

Questa storia è dedicata a TheDarkAngel, mia carissima amica che voleva tanto mettermi in difficoltà con una storia romantica, ed eccola qui!

Un ringraziamento speciale va inoltre a _Eterea_ , che come al solito ha una pazienza infinita con i miei film mentali e le mie insicurezze!

Buona lettura!

 

 

Come sei lontana, Luna.

 

 

 

 

 

Febo è bello come il sole, 

forse un principe

o un re

Sveglia in me l’amore che

in me non c’era e adesso c’è…”                            

- Notre Dame de Paris -

 

 

 

Io non so com’è cominciata. Davvero, non ne ho idea, niente, vuoto totale.

Un giorno lui era lì, e io ero qui, e l’ho guardato e… e non lo so, è stato buffo.

L’ho trovato buffo, perché aveva messo quella penna dietro l’orecchio e si era scompigliato i capelli, e sembrava completamente assorto in quello che faceva.

Mi è venuto da sorridere perché l’ho trovato divertente.

Va bene, non è che sia proprio chiarissimo tutto quello che ho detto, lo ammetto.

Il fatto è che ho i pensieri confusi.  Parlano tutti ad alta voce.

Ma come?”

“Quando? Quando è successo? Rispondi!”

Ma ne sei sicura?”

“E se è davvero quello?”
Ma perché?”

Credo di non sopportarmi più.

 

 

                                                                                                                                                  Ma come?”

I miei pensieri hanno un tono incuriosito.

E’ difficile da spiegare. E’ come se una sera tu alzassi  gli occhi al cielo, no? E invece delle solite nuvole ti accorgi  che è spuntata la luna, e sorridi, perché davvero non ti eri proprio accorto che era lì.

E allora cammini per cinque minuti con il naso all’insù e un sorriso ebete sulla faccia, non badando alla macchina che ti sta per mettere sotto se non all’ultimo minuto.

Ecco.

Io ho alzato lo sguardo dal libro,  quasi senza pensarci, quel giorno. Il professore mancava e i miei compagni di classe chiacchieravano tra loro, seduti sui banchi o in piedi, appoggiati alla porta o alla lavagna.

Il ragazzo accanto a me ascoltava la musica, del tutto estraneo a ciò che succedeva, e io cercavo di portarmi avanti con filosofia, seduta composta sulla sedia.

Io non so perché ho alzato lo sguardo. So solo che quando è successo mi sono ritrovata davanti lui.

Seduto scomposto, con la matita dietro l’orecchio, i capelli scompigliati – ci passava le dita spesso,  notai dopo, forse se li spettinava di proposito -  e quell’espressione assorta.

Non mi ero mai accorta di lui davvero.  Per questo ho sorriso.

 

 

                                                                                               

 

                                                                                                          “Quando? Quando è successo? Rispondi!”

I miei pensieri hanno un tono urgente.

Quando ho cominciato ad osservarlo, dici? Beh, credo da allora. Prima quasi non me ne accorgevo, il mio sguardo vagava da solo per la classe e incontrava lui. E allora notavo li suoi libri disposti in modo ordinato,  o il fatto che si era scordato di abbottonarsi il cappotto, o – ancora – il modo in cui si sedeva sulla sedia, o una qualunque altra cosa che lo riguardasse.

Mi piaceva quello che guardavo. Mi divertivo sempre di più, sai? E’ buffo notare i dettagli, i particolari di una persona. Alle volte stavo sulle nuvole per quel motivo. Persino il mio vicino estraniato dal mondo spesso mi tirava delle gomitate perché non stavo attenta alla lezione.

Ma a me non importava. Io osservavo lui, curiosa, interessata, divertita.

Non gli rivolsi parola, in quel periodo.

 

 

 

                                                                                                                                             Ma ne sei sicura?”

I miei pensieri hanno un tono ansioso.

Come sarebbe a dire, ne sono sicura? No che non ne sono sicura! E’ la situazione più scomoda del mondo, questa. Prima… prima era buffo. Prima lo guardavo con un sorriso appena accennato, distoglievo lo sguardo, tranquillamente, serenamente. Mi divertivo, ero curiosa, era come… come se non avessi mai visto una persona del genere prima d’ora. Era come se tutto ciò che faceva fosse nuovo per me anche se, ovviamente si comportava semplicemente da ragazzo normale.

E adesso non è più buffo. Non è neanche tanto divertente. Se lo guardo sento il calore sulle guance, e una sensazione strana al petto. Sento come se avessi bisogno di sospirare, ma non mi riesce.

Passo la metà della giornata a guardare fuori della finestra, a pensare a nulla. L’altra metà  invece la passo costringendomi a non guardare dalla sua parte. Assurdo.

Però… anche se non è più buffo, insomma… quando la mia forza di volontà si arrende e lo guardo   e arrossisco, sì, grazie per avermelo ricordato – non è che stia proprio male, ecco.

Forse in fondo ne sono sicura. Ma speravo tanto di no.

 

 

 

 

                                                                                                                                    “E se è davvero quello?”

I miei pensieri hanno un tono allarmato.

Oh, beh, andiamo, non saltiamo a conclusioni affrettate! Solo perché penso per la maggior parte della giornata a dei pretesti per parlargli, o solo perché arrossisco, o solo perché ho le farfalle nello stomaco e non faccio altro che pensarci non vuol dire che si tratta di quello.

Insomma, non può trattarsi di quello! 

Non può e basta, è fuori discussione. Mi rifiuto.

Ok, certo, ammetto che alcune delle sensazioni che provo potrebbero vagamente avvicinarsi ai sintomi, e allora? Per quanto mi riguarda potrei anche aver fatto indigestione.

Oh.

 

Beh… forse però è possibile.

Ecco. Possibile. Probabile, credo.

Una buona percentuale, forse.

Più sì che no.

… Quasi sicuramente.

 

E va bene! E’ palese, ok?  

Ma in che razza di guaio mi sono cacciata?

 

 

 

                                                                                                                                                       Ma perché?”

I miei pensieri hanno un tono rassegnato.

Gran bella domanda. 

Io non volevo! Giuro!

Non so perché non riesco a pronunciare mezza parola se per caso mi guarda, ok?

E già ringrazio il  cielo quelle volte che riesco a mantenere un colorito normale.

Il bello è che nessuno sospetta nulla. Incredibile.

Io mi vedo come se mi mancasse la trombetta dello stadio e una freccia intermittente sulla testa, e invece i giorni passano e tutti sono ancora fermamente convinti che “Ehi, guarda che a lei non interessa nessuno. A quella piacciono solo i libri.”

Già. Magari.

Ma è normale che le persone affette da quello si facciano tutti questi film mentali?

Insomma, è un ragazzo! Un semplice ragazzo! 

Io so solo che prima quello non c’era, e adesso sì, è qui, e si fa sentire.

Oh, al diavolo!

Ragioniamo.  Non c’è alcun motivo del perché io mi debba sentire in questo modo per lui.

E’ solo… Un mio compagno di classe che siede scomposto e che quando ride gli brillano gli occhi e abbassa la testa,  che sorride spesso e volentieri, tranne quando è assorto con la penna dietro l’orecchio a fare quel non so cosa che lo appassiona tanto, chino sul foglio a tracciare segni con la matita, che ha sempre l’indice sinistro e il medio macchiati di inchiostro blu e io continuo a non capire come faccia a sporcarsi in quel modo e ci passo il tempo a pensarci, e forse…

Forse è davvero un ragazzo normale, ma lo rendo io speciale.

 

No, aspetta, non devo mettermi a pensare queste cose, o finisce che mi  convinco ancora di più che sono vittima di quello e non va bene!

 

 

                                                                                                                                                        Ma perché?”

Chiedono ancora i miei pensieri con un tono dolce.

Non lo so, forse… credo che sia perché quel giorno, quando ho sorriso e l’ho trovato tanto buffo…beh, credo di aver pensato alla luna.

 

 

 

 

 

 

   
 
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