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Autore: BarbaraGherman    25/02/2014    0 recensioni
Lo stato d'amino a volte si sintonizza con la natura. Chi è stanco cerca riposo nel verde, nella campagna, e proprio in essa trova la speranza di un nuovo risveglio.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La nebbia opaca, fitta,
cela la muta campagna.
Il dolore della vita
di pianto il volto bagna.

Punge l'amara sconfitta
contro un cieco destino.
Sento il gelo dalle dita
salirmi dentro. Cammino.

Tutto sembra immobile
in tale mondo d'ovatta,
pare dormire docile
l'ampia distesa piatta.

Un sole assai pallido
rende l'aria luminosa.
Ho il viso ancor umido,
il tormento non ha posa.

Tra filari muti, spogli,
orni di gocce di brina
appaion primi germogli.
La primavera è vicina.

Febbraio è già sul finire,
verrà Marzo, vento, pioggia;
qui sarà tutto fiorire,
vestirà nuova foggia.

Sparirà questo mio mondo,
mio rifugio, amico manto:
la nebbia dove nascondo
me stesso, il dolore, il pianto.

Il sole fora la coltre,
i raggi son più chiari,
decisi avanzan oltre
i campi ed i filari.

Parmi nuovo il paesaggio,
i campi, la terra intorno,
ambasciatori del messaggio
d'arrivo d'un nuovo giorno.

Riposando la natura
è pronta, gaia, in subbuglio:
celò con gelosa cura
nuova vita nel germoglio.

Anch'io vorrei esser foglia,
oppure terra, oppur seme,
una parte qualsivoglia
del risveglio alla speme.

Poter scuoter questa morte,
quest'inverno che m'è dentro:
sperare in un'altra sorte
che non sia solo tromento.

Persa in questa natura
che di rifiorir ha fretta,
non avverto più paura
del domani che m'aspetta.

Nasce dentro il mio cuore
disperata una preghiera:
"Mio Dio dammi, per favore,
una nuova primavera.

Fa' che anch'io possa sperar
in un bel giorno di sole,
in qualcuna da riamar..."
e mi mancan le parole.

Di risposta par presagio
l'alto grido di un gabbiano,
che rallenta nel passaggio,
devia, poi vola lontano.
 
  
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