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Autore: Shin92    25/02/2014    6 recensioni
[The Big Four][The Big Four]"Nel gioco del trono o vinci o muori."
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Film
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Aandaksos sud
Foresta di Growell
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La principessa dai lunghi capelli rossi e riccioluti si rivolse al giovane uomo che le faceva da guida in quel luogo assurdamente tetro e affascinante, il sole sembrava più cupo che mai. Come se un finto cielo stesse sopra di loro oscurando qualunque cosa al di fuori, una grande cupola o un velo.
-Flynn, quanto manca ancora? Sono distrutta! Ho perso la cognizione del tempo e non so più per quanto potrò resistere prima di stramazzare a terra agonizzante! -

-Lamentarsi non ci farà giungere prima a destinazione. Mangia del pane e...- Ma si interruppe improvvisamente. Aveva appena calpestato, del tutto casualmente, una radice dalla forma articolata ma dallo strano colore bluastro e sembrò quasi, tramite il boato che ne seguì, che la terra intorno avesse cominciato a cedere rivelando un burrone ai piedi del ragazzo.
Purtroppo ciò che parve una sensazione si rivelò realtà. Lo squarcio si aprì sotto di lui e lo trascinò nel vuoto sottostante.
-OH NO! OH NO!!!-
-Cosa?!? Che c'è?!?- Merida si accorse troppo tardi della grande voragine nel terreno e non poté far altro che realizzare di starci cadendo all’interno.
Ma nessuno dei due fece in tempo a rendersi conto di cosa stesse accadendo, le loro urla si mescolarono e si persero in eco lontane e dei due non vi fu più traccia sulla superficie. Scomparvero come inghiottiti dalla terra. Merida si era sentita bruscamente afferrare per l'abito bianco e malconcio e in un istante capitombolava in un tunnel pericolosamente ripido. Ma ciò che la costrinse a tenere gli occhi aperti fu il colore delle pareti luminescenti, azzurre, verdi e blu cobalto.
Ricordava di aver urlato, forte, per molto tempo.
Guardava le pareti intorno a se scivolare rapide e cambiare sfumatura man mano che sprofondavano, sospesi nell’aria in caduta libera, i capelli le avvolgevano il viso impedendole di vedere chiaramente l’espressione di Flynn, terrorizzata e stupita al tempo stesso. Non ricordava esattamente quanto tempo fosse trascorso da quando erano caduti in quello strano tunnel ma abbastanza per rendersi conto dell’anomalia e guardarsi sconvolti.
-STIAMO ANCORA CADENDO?!? –
Il grido di Flynn echeggiò rimbombando sulle pareti multicolore e Merida riuscì a spostarsi i capelli dalla faccia e muovere le braccia e le gambe come se stesse nuotando per raggiungerlo, lo afferrò per il colletto del gilet per potergli rispondere, o meglio, gridare in faccia tutta la sua rabbia.
- Ѐ TUTTA COLPA TUA SE SIAMO FINITI IN QUESTA SITUAZIONE, SIAMO MORTI! - Continuava a scuoterlo violentemente mentre lui cercava di scrollarsela di dosso. La principessa era ormai incontrollabile, la paura di ciò che di lì a poco sarebbe accaduto la spaventò al punto da farla andar fuori di testa. Sarebbero stati infilzati? Si sarebbero semplicemente schiantati al suolo? Non riusciva a scorgere continuità oltre quella caduta e presagiva soltanto il tocco freddo della morte che li avrebbe abbracciati nel giro di pochi secondi. Diede sfogo a tutta la sua rabbia per tutto ciò che non era riuscita a fare, per la miserabilità della sua esistenza, costretta a spezzarsi così bruscamente e inutilmente.
- TI PARE CHE SE L’AVESSI SAPUTO SAREMMO QUI?!?-
-NON AVREI MAI DOVUTO SEGUIRTI! –
-M-MI STAI S-STROZZANDO MIA SIGNORA! –
-NON CHIAMARMI SIGNORA! IO SONO MERIDA!-
Una crisi di nervi colpì Merida in un momento assolutamente inadatto e l’unica cosa che riuscì a fare fu prendersela con lui che tentò di spiegare per sommi capi quello che sarebbe successo.
-COSA CI SARA’ IN FONDO?!? – Urlò a Flynn mentre cercava di non ingoiare i suoi stessi capelli.
L’unico modo per riuscire a comunicare era urlarsi contro, la velocità con cui precipitavano quasi non gli lasciava la possibilità di respirare, figuriamoci di sentirsi, le orecchie fischiavano attraversate dal forte vento provocato dalla gravità.
-LA TEORIA PIU’ ACCREDITATA Ѐ CHE POTREBBE SEMPLICEMENTE FINIRE! –
-OH SANTI DEI! CI SONO ALTRE TEORIE? -
-QUESTE ROCCE POTREBBERO ESSERE ANCORA ATTRAVERSATE DALL’ACQUA CHE LE HA EROSE TEMPO FA, QUESTO POTREBBE PROVOCARE UN GRADUALE RALLENTAMENTO DELLA NOSTRA CADUTA CON UNO SCIVOLO D’ACQUA! E QUESTA MI PIACE! -
-MA L’ACQUA NON AVREBBE FORMATO DELLE STALAGMITI CHE PUNTANO VERSO DI NOI?!? VERREMO INFILZATI!!!–
Ma la discussione non ebbe modo di continuare, visto che entrambi si guardarono per qualche secondo dopo l’affermazione di Merida, per poi spostare lo sguardo verso il fondo del baratro e infine tornando a puntare gli occhi l’uno in quelli dell’altra, un istante dopo urlavano terrorizzati all’idea di ciò che sarebbe accaduto.
Dopo alcuni interminabili istanti ci fu un cambiamento nell’atmosfera. La temperatura si stava abbassando e le pareti rocciose si stavano tingendo di un blu molto scuro, gocce d’acqua risalivano dal fondo sfiorando loro le guance, Merida lasciò andare il giovane cercando di avvicinarsi il più possibile alla superficie di pietra ma invano, la caduta sembrava perdere velocità gradualmente.
-C-cosa succede? –
- Stiamo rallentando! –
Per quanto incredibile la velocità si era drasticamente ridotta e adesso tutto sembrava più calmo. L’acqua risaliva dal fondo sotto forma di rugiada e veniva assorbita dai loro corpi, dai tessuti degli abiti.
Merida si aggrappò al braccio di Flynn guardando verso il basso, oltre i suoi piedi riuscì a scorgere qualcosa in movimento, qualcosa di molto familiare, che avrebbe amato e ringraziato per il resto della sua vita. Si, perché il barlume della speranza di sopravvivere si fece strada in lei come una scia luminosa.
Guardò Flynn, che nel frattempo si teneva una mano sugli occhi, i capelli castani e lisci si muovevano dolcemente intorno al suo viso spaventato, la bocca piegata in una smorfia che sussurrava frasi sconnesse.
“Scivolo d’acqua, scivolo d’acqua! “ Ripeteva in continuazione come se potesse comparire da un momento all’altro.
Merida riuscì a riacquistare man mano il controllo dei suoi movimenti grazie al rallentamento, riuscì a spostare la mano di Flynn dal viso e lo guardò entusiasta.
- NON MORIREMO!–
Lui ricambiò con un’espressione stralunata pensando che poteva solamente essere impazzita in quel lasso di tempo in cui aveva guardato negli occhi la fine, chi mai avrebbe potuto sopravvivere ad un simile volo nei meandri della terra? Ma Merida continuò a guardarlo sfoggiando il più dello dei sorrisi.
Con uno scatto fulmineo gli afferrò la nuca o lo costrinse a guardare giù.
E fu chiaro. Potevano farcela.
-QUELLA… Ѐ ACQUA!!! –
E nel mentre si voltava verso Merida, ridendo di gusto per la gran fortuna che li aveva investiti, si abbracciarono contenti, come fosse appena avvenuto un miracolo.
L’acqua li raggiunse e li pervase, fredda e dura come fosse improvvisamente passata allo stato solido, ma un secondo dopo eccoli che nuotavano vivi e vegeti attraverso di essa, mai un tuffo così potente fu tanto apprezzato da entrambi come in quel momento.
Merida nuotò con grande energia ma non aveva più aria nei polmoni a causa della caduta precedente che l’aveva svuotata del poco fiato rimasto. Si sentì quasi soffocare, la mancanza d’ossigeno si fece insopportabile e perse ogni forza, provò a muoversi ma diventava più debole ad ogni secondo trascorso. Tutto era ovattato e privo di suoni, tutto ciò che la circondava era soltanto il blu profondo delle acque scure e una luce flebile al di sopra di lei.
Aveva creduto di averla scampata ad uno schianto terribile ma fu ormai ovvio che sarebbe annegata miseramente.
In quella specie di dimensione parallela in cui si rifugiò la sua mente, negando la paura della fine, pregò gli Dei che Flynn si salvasse, pregò che ritrovasse la sua amata e che la vita gli donasse molta più gioia di quanta fino a quel momento gli aveva riservato.
No, non poteva finire così. Si stava veramente arrendendo?
Morire sarebbe stato molto più semplice, ma che onore ci sarebbe stato nel mollare solo perché più facile?
No, quella non era Merida.
Merida avrebbe scelto di combattere. Merida avrebbe scelto di vivere.
In un lampo di luce che attraversò la sua mente le sembrò che il corpo si ricaricasse di una nuova energia. Si spinse verso la superficie, le mani tese verso la flebile luce.
Non tardò a sentirsi afferrare dalle forti braccia di Flynn che non aveva esitato a tornare indietro e rigettarsi in acqua per poterla trarre in salvo.
Le avvolse la vita con un braccio e si spinse verso la superficie trascinandola con se. Le tenne la testa fuori dall’acqua, poggiata sulla sua spalla, eppure non sembrava che stesse respirando. La spinse verso la piccola spiaggetta sotterranea che costeggiava la conca, sopra di loro solamente pareti rocciose luminescenti blu e azzurre, che sfumavano fra loro in una specie di danza.
Poggiò Merida sulla sabbia bluastra. Le scostò i capelli fradici dal volto e il panico lo assalì. Non voleva che morisse, cosa poteva fare per impedirlo?
Le poggiò le mani al centro del petto, incrociandole l’una sull’altra e spinse forte ad intervalli regolari e scanditi dal suo conteggio. Si accorse solo dopo qualche secondo della morsa in cui il corsetto dell’abito cerimoniale le costringeva la gabbia toracica, impedendole di respirare.
Sfilò il coltello dalla cinghia legata alla gamba destra e con un colpo deciso lacerò il bustino da cima a fondo strappandolo e gettandolo via.
Fu a quel punto che riprese a respirare sputando acqua e tossendo violentemente scossa dai singulti e dallo sforzo di riprendere aria.
Flynn le poggiò una mano sulla spalla e la osservò preoccupato.
-Stai bene? –
Merida ansimò annuendo debolmente tenendosi la gola.
Respirava ancora a fatica e si tirò su solo grazie all’aiuto di Flynn.
-S-sei un maniaco. Non vedevi l’ora di strapparmi il corsetto eh?-
Sussurrò ancora tossendo mentre si aggrappava a lui che la reggeva tenendole un fianco. Le scappò un sorriso di scherno mentre Flynn ricambiava storcendo il naso.
-Sono un gentiluomo, anche se non lo sembro affatto.-
Merida si strinse nella sottana bianca rabbrividendo e una sola domanda le pervase la mente e non riuscì a trattenersi dal farla, nonostante fosse consapevole che lui non conoscesse la risposta.
-Dove siamo finiti? –
Fu ciò che riecheggiò nella caverna, probabilmente, che le fece accapponare la pelle più di qualsiasi veste fradicia, più del gocciolare incessante dei capelli bagnati.
Una specie di voce indistinta che non riconobbe e di cui non comprese il significato delle parole enunciate. Sembrava, dall’eco esasperato, che fosse dettata da un pensiero che prendeva forma al di fuori di una mente e si faceva ascoltare, e non espressa attraverso corde vocali, penetrò dentro di lei come se le avessero ritorto contro il suo arco – che teneva prudentemente stretto a se, dietro la schiena – e le avessero scoccato una freccia andata a conficcarsi proprio nel cranio. Anche Flynn riuscì ad udirla e questo lo turbò al punto che lo vide portarsi le mani alle tempie, come fossero doloranti. Il momento che ne seguì, quando ebbero entrambi alzato gli occhi e fissato lo sguardo dinanzi a se, fu un turbine di sensazioni contrastanti, stupore e diffidenza, paura e sollievo.
Una figura alta, più di loro due, se ne stava in piedi dinanzi a loro con calma regale, un essere all’apparenza asessuato, androgino, li osservava senza distogliere lo sguardo o muovere le palpebre. Prima di poterlo ben inquadrare Merida fissò nella sua mente la frase appena ascoltata e fu sicura fosse stato quell’essere a mettersi in contatto con loro, parlando alle loro menti.
“Io ho quello che stai cercando.”




Andaksos Nord
Legame delle sorelle
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Il re nel nord si strinse nella pelliccia come se potesse sentire il freddo assiderante sulla sua pelle insensibile, e quasi si sentì in imbarazzo per averlo fatto.
Un gesto naturale, dovuto più al desiderio di sentirsi umano che alla reale condizione di gelo che avrebbe dovuto provare.
La notte che li aveva inghiottiti ormai da molte ore non accennava a schiarire, e questo lo gettò in uno stato di forte ansia e apprensione tale da farlo sentire profondamente preoccupato. La vita di moltissimi uomini dipendeva dalle sue scelte, come la vita di sua sorella, dopotutto.
La giovane donna gli giunse alle spalle, il calore della chioma tinteggiata come unicamente il sole al tramonto – Nettamente in contrasto con il gelo della sua maledizione, il tormento che l’attanagliava – Un’ unica ciocca di capelli bianca come la luna pareva, a chiunque la guardasse, un cielo crepuscolare attraversato da una costellazione luminosa.
Poggiò lievemente una mano diafana sulla morbida pelliccia d’orso del fratello maggiore e capofamiglia, nonché guida delle truppe e della carovana che viaggiava ormai da giorni. Stremati e infreddoliti, ma vogliosi di lottare.
-Fratello, a quanto pare la notte eterna non sembra voler cessare di oscurare le lande. –
Quella frase si lasciò intendere alle orecchie del giovane Lord come una velata accusa di incapacità di guidare il gruppo al di fuori di una situazione scomoda e spiacevole.
-So perfettamente in che condizioni ci troviamo sorella Anna. Abbiamo attraversato le montagne spaccate da un pezzo e non riesco a capire perché sia ancora così buio. –
Si scostò bruscamente stringendo le redini del suo destriero e lanciando uno sguardo ai lupi albini che fiutavano l’aria attenti e impegnati.
-Le leggende della barriera avevano un fondo di verità. Ricordi? Nostro padre ci aveva parlato di strani esseri che vivevano tra le lande gelide oltre il nostro palazzo … -
Jack, che scrutava imperterrito oltre la coltre di nebbia che ormai appannava completamente la vista di chiunque. La marcia diveniva sempre più ostile ad ogni minimo passo. Smisero di guardare il cielo quando perfino le stelle scomparvero dal firmamento, oscurando la loro guida. Abbandonati e soli in una terra sterile e del tutto sconosciuta. Avevano vissuto da esiliati a Nord della barriera di ghiaccio per anni, ma mai nessuno di loro aveva attraversato quelle terre appartenenti a nessuno. Solamente i tre fratelli Frost avevano affrontato quel terribile viaggio, anni addietro, quando maledetti, soli e sperduti, fuggirono per aver salva la vita rifugiandosi in un castello inospitale e per nulla accogliente per chiunque altro al di fuori di loro.
-Fa silenzio sorella. Non vorrai spaventare le truppe con le tue sciocche storie? –
Un fremito rancoroso scosse il corpo esile della giovane lady che cavalcava al fianco del Signore del Nord. Quest’ultimo sembrò scorgere lo sgomento nei suoi occhi ma scelse di ignorarlo per il bene di tutti i marcianti.
-Jack, abbiamo oltrepassato le montagne spaccate da un pezzo ormai, e la nebbia non accenna a diminuire, perfino la notte la fa da padrona! –
Jack si voltò verso Anna incontrando due grandi occhi azzurri, cosi simili ai suoi che quasi gli sembrò di guardarsi allo specchio.
-Non esistono più, Anna. Non esistono più certe cose da quando i draghi sono scomparsi dalla terra di mezzo! – L’ammonì con lo sguardo e sua sorella dovette abbassare il capo riflettendo a ciò che le era appena stato affermato. Certo, la magia era ormai storia antica, apparteneva a miti e racconti ed era presente nella terra di mezzo soltanto quando i draghi, fieri e potenti, marciavano sulla terra in cerca di oro e terre da ardere.
Eppure sentiva che qualcosa nel manto denso e grigiastro li stava scrutando. Qualcosa che non aveva niente di normale oppure ordinario.
Continuavano a camminare spingendosi sempre più a Sud fin quando un canto tenebroso ed inquietante, qualcosa di simile ad una sirena, si librò nell’aria frastornandoli.
Tutti si piegarono inermi sotto il fragore stonato che li costringeva a tapparsi le orecchie per evitare di spaccarsi i timpani. Le carovane si fermarono e Bun Easter dovette spintonare alcuni suoi uomini, i corvi della notte, per poter raggiungere il vertice della fila e parlare ad Anna. Cercò di resistere all’orribile sensazione che provava a sopportare quel rumore e proseguì fra tutti gli uomini che si contorcevano e urlavano.
Quest’ultima si era aggrappata al crine perlaceo di Catlyn, la sua purosangue candida come una distesa di neve appena caduta, che si agitò nitrendo spaventata e sbuffando nuvolette di vapore caldo dalle narici. Si premettero le mani sulle orecchie ma fu del tutto inutile, non riuscivano in alcun modo ad ovattare quell’assordante suono che si stava trasformando in qualcosa di simile ad un urlo straziante. Terminò dopo qualche minuto. Li lasciò in un silenzio inquietante.
Jack ed Anna si guardarono ad occhi spalancati con le labbra serrate e tremanti.
Conoscevano quella sirena solo grazie ad i racconti terrificanti di Claus Frost, mai avevano potuto udirla prima di allora però. Lady Toothiana si fece avanti guidando il suo cavallo affiancata dalla sua giovane ancella.
Quando la jarieley si avvicinò all’albino sussurrò qualcosa che fece rizzare i capelli ad Anna. Si guardò intorno furtivamente e poi lo disse con un filo di voce, roca e spezzata.
-Le creature innominabili! –
Jack si rese conto di aver commesso un grave errore a sottovalutare l’ipotesi di sua sorella Anna e se ne pentì. Si voltò respirando a fatica l’aria gelida intorno a se e nel giro di qualche secondo la nebbia cominciò ad addensarsi al punto che l’unica cosa che riuscì a scandagliare nella coltre fu solamente la sagoma indistinta di qualcuno che sembrava Lady Toothiana.
In un attimo furono isolati dalle truppe. Anna e Jack riuscivano a vedersi e a scorgere la jarieley e la sua ancella poco distanti, alle spalle della giovane Frost fece capolino l’ufficiale Easter capitano dei corvi della notte. Non riuscivano a comunicare né a toccarsi, tuttavia loro cinque riuscivano a vedersi. La situazione si fece ansiosamente claustrofobica.
Sicuramente le truppe si stavano muovendo tutt’intorno, parlavano, gridavano i nomi dei compagni. Doveva essere così.
Ma allora perché non sentivano alcuna voce?
Jack provò a chiamare Anna ma gli sembrò di non avere più corde vocali.
“Cosa succede?” Non riuscì a pensare ad altro che a questo. Adesso non solo non riusciva più a parlare, ma addirittura i movimenti cominciarono a rallentarsi all’inverosimile. Provò a correre ma ottenne come unico risultato una tremenda sensazione di pesantezza alle ossa. Perché sembrava che la gravità intorno a lui avesse alterato il suo moto naturale?
Non riusciva a tenere lo sguardo fermo, parve che gli unici organi del suo corpo a non aver subito l’influenza di quel curioso fenomeno fossero le pupille, perché guizzavano da un punto all’altro senza fermarsi, alla disperata ricerca di qualcuno, qualcosa.

Osservò Anna, sembrava completamente paralizzata. Si stringeva nelle spalle spaventata e persa. Guardava fisso davanti a se spostando gli occhi da destra a sinistra in modo convulso, sussurrava qualcosa che non riuscì ad afferrare. Era probabilmente vittima di qualche visione. Non riusciva a vedere Toothiana se non con la coda dell’occhio, teneva la mano dell’ancella e lo sguardo basso, gli occhi si muovevano allo stesso modo di sua sorella.
Bun Easter era alle spalle di Anna, perciò riusciva a scrutarlo senza fatica.
Guardava verso Jack, ma non Jack.
Tutti sembravano essersi pietrificati, vittime di chissà quale strano sortilegio.
“Ti impediranno di fuggire, urlare, pensare.”
Dei passi sicuri e calmi avanzarono verso il gruppo improvvisamente arrestato. Attraversavano il denso manto di nebbia grigia e carica come se non sortisse alcun effetto sul corpo che li muoveva.
Scandagliò la coltre e nell’oscurità opprimente avvertì un senso di nausea, dovuto alla paralisi e all’odore nauseabondo che accompagnò i passi sconosciuti.
Un miasma soffocante che si levò nell’aria e che poteva paragonare solamente alla morte. Qualcosa di simile alla putrefazione, l’odore che presagiva l’arrivo di quelle creature ostili, secondo le leggende.
“Porteranno con se l’odore di morte.”
Cercò disperatamente di muovere un muscolo, di protendersi verso la sua amata sorella, di proteggerla da qualunque creatura volesse far loro del male.
L’ombra fece capolino e si rese maggiormente identificabile, un senso di profondo terrore pervase il gruppo che la stava osservando, e aspettando.
La figura femminile e colorata di un perlaceo grigiastro, come fosse un cadavere imbalsamato, si avvicinava sempre di più, il corpo completamente ricoperto di tatuaggi lividi e indecifrabili.
“I tatuaggi sono i dolori che sono stati loro inflitti. Una sofferenza eterna.”
Perfino i suoi occhi erano decorati dallo strano motivo.
“Se gli occhi delle creature saranno tatuati non conosceranno pace e saranno devastanti.”
Completamente nuda e gelida si avvicinava, con le sembianze di una giovane donna, ma in realtà non sembrava stesse muovendo le gambe, semplicemente era sempre meno distante dai loro corpi.
Jack pregò gli dei che li salvassero.
Ricordò improvvisamente le parole di suo padre, quelle che di solito concludevano il racconto, in un guizzo di lucidità rimembrò l’avvertimento che soleva ripetere ogni volta che raccontava l’incredibile storia delle creature innominabili.
“… E ricordate, non dovranno mai toccarvi o vi imprigioneranno nel vostro incubo.”
Fu tutto assolutamente chiaro e cristallino.
I movimenti limitati, le pupille che si muovevano convulsamente e le visioni terribili che attanagliavano tutti loro erano frutto di un sogno.
Stavano dormendo.
E fu allora che la creatura protese la mano gelida, sporgendosi con tutto il corpo per tentare di raggiungere Anna, per prima.
Jack era riuscito a preservare di se una parte cosciente, quella dei ricordi, Claus Frost anche da morto stava salvando la vita dei propri figli.
Non avrebbe trascinato la sua preziosa sorella verso l’incubo eterno, non avrebbe fatto di lei un’altra creatura tatuata.
Doveva destarsi.
Sforzò la mano destra, distesa lungo il fianco e alla portata del pugnale legato alla fascia sulla gamba.
Non si era mai affaticato tanto in vita sua.
Il cervello continuava a ripetergli di muoversi, spostare le dita verso il pugnale fu come trascinare un carro di buoi con le sue esili spalle.
Ma non poteva fermarsi.
Riuscì a stringere le dita intorno al manico del pugnale e fu il suo più grande traguardo.
La donna grigia si spinse sempre più in direzione di Anna, avrebbe potuto toccarla da un momento all’altro ma a quel punto Jack prese una decisione. Rivoltò il pugnale verso se stesso, con mani tremanti, tuttavia determinato a lacerarsi la carne.
Il dolore avrebbe scosso il cervello e l’avrebbe svegliato dallo stato di paralisi.
E così colpì. Fu come se una scarica elettrica lo attraversasse completamente, un lancinante e atroce bruciore, seguito dal dolore acuto e straziante al muscolo del fianco destro lo svegliò dal profondo stato di narcolessia che l’aveva improvvisamente colto.
Aprì gli occhi e intorno a se la nebbia era sparita, ma capì che solamente per lui l’incubo era terminato. Lanciò il pugnale verso l’ufficiale Bun Easter colpendolo sulla fronte con il manico, lui si risvegliò tenendosi la testa fra le mani e si portò subito verso Lady Toothiana e la sua ancella per svegliarle, sembrava aver capito anche lui ciò che li aveva incatenati.
Si trascinò verso Anna, sofferente e con una mano premuta sul fianco, inerme e spaventata, ancora addormentata e immobile, in piedi e tremante con le braccia strette intorno al corpo, protese una mano verso di lei e l’afferrò scuotendola violentemente e urlando, avendo ripreso il pieno possesso delle sue facoltà.
-Anna !!! Svegliati sorella mia! –
Dopo averla scrollata per bene e aver assestato alcuni colpetti sulla guancia diafana la destò del tutto.
Sembrò riconoscerlo, e inspirò profondamente come se fosse rimasta in apnea per molto tempo.
-Jack…? – Lo abbracciò dolcemente, spaventata e scossa, in un momento gli sembrò che fosse tornata bambina, che si aggrappasse a lui come faceva una volta a differenza di quanto ultimamente aveva imparato a fare a meno.
La strinse a se accarezzandole i capelli e sussurrandole dolcemente.
-Va tutto bene, è tutto finito. – Ancora sanguinante cedette sotto il suo stesso peso e Jack svenne fra le braccia di sua sorella. Si piegarono accasciandosi insieme sul manto di neve candida macchiata di rosso vivo. Anna lo resse fra le braccia e chiese aiuto. Gli occhi colmi di lacrime.
-Jack! Ti prego svegliati! –
Gli accarezzava le guance gelide in preda al panico mentre Lady Toothiana ancora stordita si lasciava cadere al suo fianco e premeva forte le mani sulla ferita.
Il caos generale che si creò in un istante distrasse tutti dall’alba che stava per sorgere, la notte eterna era finalmente finita. Prima di chiudere gli occhi e perdere i sensi Jack guardò il viso di Anna, felice di aver scelto la sua salvezza, anche a costo della sua vita.




Norvalar, Oriente
Il giardino di ossa
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Erano trascorse due settimane da quando Hiccup Haddock III era sopravvissuto alle fiamme, illeso e accompagnato da tre creature straordinariamente vive e credute estinte fino a quel momento.
Si erano messi in viaggio subito dopo la grande scoperta. Le navi vichinghe a loro disposizione non sarebbero state in grado di attraversare l’oceano che li separava dal continente di Andaksos, i tempi ricchi e fertili della gente di Berk erano ormai un ricordo, ma anche lo scopo del nuovo capo tribù.
Riportare la propria gente alla perduta gloria era tutto ciò che bramava.
Si erano lasciati alle spalle l’arcipelago ed erano riusciti ad attraccare alle coste vicine del continente orientale, avrebbero dovuto attraversarlo e raggiungere le sponde del mare nero, avrebbero dovuto procurarsi navi potenti e spaziose per poter attraversare le acque oscure e una volta raggiunto Andaksos sarebbe stata dichiarata guerra agli usurpatori del trono.
Avevano camminato per giorni attraverso il deserto, stremati e affaticati dalla temperatura che andava via via alzandosi, il freddo secco delle loro isole era ormai superato.
La calura insopportabile e il sole cocente li affaticava, di comune accordo con la fame che li stava divorando e dalle malattie che li avevano colpiti a causa di un sistema immunitario decisamente impreparato ad affrontare le insidie del deserto.
Le scorte di cibo erano ormai povere e insufficienti a sfamare le circa duecento persone che avevano scelto di seguirlo e ciò lo angosciò al punto che cominciò a diffidare di se stesso.
All’alba del decimo giorno di traversata in mezzo al nulla si avvicinò a Skaracchio e chiese consiglio.
-Cosa sai di questo posto? – Si portò le mani ai fianchi abbassando lo sguardo mortificato.
-Solamente che viene chiamato il giardino di ossa, Hic. . . chiunque lo attraversi non ha speranza di sopravvivere. –
Hiccup alzò lo sguardo verso l’orizzonte, asciugandosi la fronte imperlata di sudore con il dorso della mano, respirava affannosamente, gli occhi contornati da profonde occhiaie violacee e le labbra aride e screpolate, l’aspetto che da ormai alcuni giorni tutti avevano assunto.
-I bambini stanno male, hanno fame, dovremmo fare qualcosa. –
-Dividi le mie razioni di cibo e acqua fra i bambini. Usciremo da questa situazione.-
Skaracchio sembrava molto preoccupato ma non riuscì a contraddire le sue decisioni, si allontanò verso l’accampamento di tende montate a fatica dagli adulti e diede disposizioni.
Rapunzel si occupava di tutto ciò che riguardasse la cura e la ripresa degli ammalati, trascorreva molte ore a pulirli e a cercare di nutrirli e dissetarli, evitando così la morte di molti di loro.
Hiccup scelse di affidare ai gemelli Tuffnut e Ruffnut il compito di perlustrare la zona intorno.
Li chiamò a se e concesse loro di cavalcare gli stalloni dal manto nero e lucido come la notte, veloci e forti.
-Siete veloci, non vi siete ancora deboli come gli altri e io ho bisogno di voi. Tuff, dirigiti a Nord e rivolgiti a chiunque possa aiutarci, prometti qualunque cosa se necessario. Ruff, tu cavalca verso Sud, raccogliti i capelli nell’elmo, indossa abiti maschili e non permettere a nessuno di scoprirti una donna, ti stuprerebbero e ti ucciderebbero, qualunque città, villaggio, accampamento troviate siate convincenti e dite loro che abbiamo donne in gravidanza e bambini, anziani e malati che hanno bisogno d’aiuto. –
Afferrato il messaggio partirono alla volta del deserto, si divisero e non ritornarono fino al tramonto, tutti erano profondamente preoccupati, ma si fidavano di hiccup, avevano scelto loro di farlo e non potevano voltarsi indietro. Ormai a scelta fatta si era gi al punto di non ritorno. I draghi crescevano a vista d’occhio, tenuti al sicuro in gabbie di legno e sfamati almeno tre volte al giorno con carne cruda che arrostivano grazie al debole fuocherello che riuscivano a creare. Hiccup lasciava ogni tanto che fosse Rapunzel ad occuparsi di loro.
“Shekh!” Sentiva chiamare dalla tenda del cavaliere, e contenta di essere presa in considerazione si precipitava a dar loro da mangiare.
Furono scelti anche i nomi.
Il drago nero come la notte, velocissimo e aggressivo, fu chiamato Sdentato, perché sembrava non possedere denti, ma Hiccup scoprì a sue spese che in realtà erano solamente retrattili, quando un pomeriggio si sentì staccare un lembo di pelle dall’indice. Quello rosso e argento era una femmina e il non bruciato scelse per lei il nome di Kegan - Ardente, in onore della regina Kegan Haddock che fu la prima donna ad aver cavalcato un drago, secondo le leggende della terra di mezzo.
Il terzo drago color oro, anch’esso femmina, fu chiamato Aithne – Piccola fiamma, in onore di Aithne Haddock, sorella di Kegan e anch’essa cavalcatrice di draghi.
Amavano Hiccup come fosse il loro genitore, si comportavano come gatti affettuosi in sua presenza e Rapunzel si beava a guardarli insieme, un rapporto puro e semplice che soltanto il cuore di un drago è capace di instaurare.

Quando Tuffnut fece capolino al tramonto non portò buone notizie. Le lande che aveva attraversato non consistevano che in distese immense di sabbia bollente e null’altro. Ma la speranza si riaccese quando giunse la sua gemella con gli occhi spalancati e il fiatone.
Annunciò di aver trovato una grande città libera, “Meras”, ricca e protetta. Aveva detto loro di appartenere alla tribù del non bruciato e loro avevano accettato di incontrarlo spinti dalla curiosità.
Rapunzel fu sconcertata dal fatto che ormai in tutto l’oriente si fosse sparsa la notizia di ciò che in mezzo al campo di grano aveva visto lune addietro e che mai avrebbe cancellato dalla sua memoria.
Si misero subito in marcia, la salvezza di tutti loro sarebbe avvenuta a breve e non c’era un minuto da perdere.
Dopo un altro giorno di cammino, rallentati dai carichi e dai malati, giunsero a destinazione guidati da Ruffnut che spiegò ad Hiccup da che parte dirigere le carovane.
Grandi mura di cinta assolutamente impenetrabili all’apparenza si estendevano per chilometri. Le immense porte di legno massiccio si aprirono rivelando tredici persone che si sistemarono dinanzi a loro, ben protetti da guardie armate fino ai denti alle loro spalle.
Skaracchio piegò leggermente le labbra all’ingiù bisbigliando ad Hiccup.
-Ma non volevano accoglierci? –
-Tu come accoglieresti un’orda di selvaggi vichinghi? –
Il fabbro annuì mentre il ragazzo muoveva qualche passo verso i, probabilmente governatori, della città libera.
Astrid incrociò le braccia al petto e puntò lo sguardo su una donna in particolare, l’unica presente fra i governatori e che si fece avanti pronta al dialogo, e non le tolse gli occhi di dosso. Non era certo un atteggiamento gentile, ma quando Astrid lo era? Rapunzel si scostò la pesante treccia dalla spalla, cercando di non svenire dal caldo e la cacciò dietro la schiena ascoltando Hiccup che si schiariva la voce per farsi sentire.
-Per me e la mia gente è un immenso piacere poter essere qui, mia signora. –
-Non sono una signora, sono soltanto Valka, una dei tredici governatori di Meras, è grazie a noi se ad oggi è così prospera perché ne manteniamo l’ordine e amministriamo la giustizia, cavaliere del drago.-
Piegò le labbra in quello che Hic percepì come un ghigno e se fosse stato un gatto le avrebbe soffiato.
-Mi conosci mia … amica? – Si sforzò di mantenersi calmo e tranquillo.
- Tutta Norvalar parla di te ”Non-Bruciato”, e dei tuoi draghi, molti non credono sia possibile. A proposito di questi, vorremmo vederli, se non ti dispiace. –
Lo scirocco mosse le due lunghe trecce castane della donna dagli occhi verdi come i boschi di Berk e le pieghe del suo prezioso abito di seta arancione.
I draghi erano il loro unico obbiettivo, trascorse qualche secondo ed entrambi si guardarono negli occhi sfidandosi senza parlare, lei continuava a sogghignare e Hiccup si stava innervosendo.
-Non dico bugie.- Rispose in tono freddo e distaccato.
-Oh, nessuno di noi afferma il contrario. Ma tu sei qui e potresti tranquillamente fornirci una prova concreta. – Attese una risposta dalla parte opposta che arrivò pronta e accusatoria. Hiccup avanzò ormai alterato e ignorò completamente l’avvertimento di Skaracchio.
-Sii cauto! -
-Da dove vengo io, gli ospiti sono accolti con profondo rispetto, non certo insultati alle porte della città! Se non ci lasciate entrare la mia gente morirà! Ho partorienti che hanno bisogno di cure adeguate e bambini affamati! – Il cavaliere del drago serrò i pugni e indurì lo sguardo su di lei.

-Allora tornatene da dove sei venuto! Se ci fossimo fidati e avessimo accolto orde di selvaggi vichinghi ad occhi chiusi Meras non sarebbe la città florida e ricca che è adesso. –
Allargò le braccia in modo plateale mentre indicava le mura e gli diede le spalle intenzionata a terminare la conversazione e a lasciarli soli, anche gli altri dodici componenti del consiglio dei governatori fecero per andarsene.
Valka fece svolazzare una mano in modo così superficiale, come se stesse scacciando una mosca, tanto che ad Hiccup saltarono i nervi. Astrid provò a fermarlo ma ormai lui avanzava stringendo gli occhi e più determinato che mai a convincere quelle persone a lasciarli entrare e concedere loro ospitalità.
-TREDICI!- I governatori si voltarono guardandolo malissimo. Le truppe che li difendevano levarono le lance e alzarono gli scudi contro di loro pronti a difendersi uccidendo tutti loro.
Il cavaliere si irrigidì al punto che Rapunzel poté vedere i nervi tesi sotto la pelle. Ebbe timore di ciò che sarebbe successo e bisbigliò alla vecchia Chyo che sarebbe stato meglio andar via, ma lei alzò una mano e la fermò. Avevano tutti bisogno di sapere fino a che punto si sarebbe spinto Hiccup per la loro incolumità. La tribù si zittì e tenne il fiato sospeso, speranzosa e spaventata.
-QUANDO I MIEI DRAGHI SARANNO CRESCIUTI NOI CI VENDICHEREMO DI CHI MI HA FATTO DEL MALE! BRUCEREMO I SUOI ESERCITI E DISTRUGGEREMO INTERE CITTA’! CACCIATECI VIA … E ANNIENTEREMO VOI PER PRIMI.-
L’ostilità con cui si rivolse ai governatori fece trattenere il respiro a Rapunzel e perfino ad Astrid che preferì non avvicinarsi e non toccarlo.
Skaracchio lanciò uno sguardo contrario e preoccupato alla vecchia Chyo e lei annuì sommessamente.
Rapunzel avanzò sistemandosi al fianco di Hiccup come ad appoggiare la sua affermazione e lo stesso fece Astrid.
Un uomo dei tredici governatori, alto e dalla pelle molto scura, parlò accusando Hiccup.
-Ci stai minacciando? –
-Hai fegato ragazzo! – Lo interruppe Valka alzando un braccio. Sorrise, stavolta in modo diverso ma che non calmò comunque il giovane vichingo.
-Lasciateli entrare. –
Fu l’ultimo ordine di Valka e la tribù fu profondamente grata al proprio condottiero.

Trascorsero un paio di giorni, la permanenza fece bene a tutti. Si lavarono e si sfamarono rifocillandosi del viaggio stremante. Furono accolti in un immenso giardino dove tutti si sistemarono alla meglio. L’atmosfera era decisamente più calma e una sera, seduti in giardino intorno al fuoco, una giovane donna dai capelli corvini e gli occhi verdi contornati di nero, appartenente alla tribù, si avvicinò ad Hiccup – Che sedeva accanto al fuoco studiando attentamente la mappa del continente per stabilire la prossima mossa – e si inginocchiò chinando il capo attendendo che le desse modo di parlare.
-Cavaliere del drago, ti prego di esaudire il mio desiderio, ti chiedo di cedermi in moglie ad un uomo buono. Jorah mi ama e vorrebbe trascorrere il resto della vita al mio fianco, io vorrei avere lui come marito. Questo era il desiderio di mia madre e vorrei esaudirlo o potrebbe rivoltare la Dea del focolare contro di me se non lo faccio. –
Hiccup la osservò sorridendo e le poggiò una mano sulla spalla perché lei lo guardasse negli occhi.
-Ti prometto che sarai accontentata Heather. Sceglierò per te questo matrimonio e quell’uomo degno, come avrebbe fatto tuo padre. –
Rapunzel seduta al riparo della tenda assistette alla scena e si voltò verso la vecchia Chyo, distesa su una stuoia di pagliericcio e mezza addormentata - dopo il magro pasto consumato per la cena – e le chiese spiegazioni a riguardo.
-Il capo tribù fa le veci di un padre in caso che la sposa ne sia rimasta orfana. Sceglie per lei un uomo e gli cede la sua mano. Tutte le giovani donne di Berk della vostra età devono maritarsi, matrimonio significa sicurezza, stabilità, famiglia e protezione. Parlerò con Hiccup perché sistemi anche voi due. –
Lo sguardo di Astrid si oscurò improvvisamente.
-Nessun uomo prenderà Shekh in moglie, non ne sono all’altezza questi zotici. –
La vecchia Chyo levò uno sguardo di ammonimento verso Astrid che affilava un’ascia, una ragazza furba e scaltra e troppo forte e libera per cedere a certi dogmi.
-Sarebbe per il vostro bene, e siete le uniche due donne sole fra la nostra gente, non è una cosa vista di buon occhio. –
-Non credo sia la priorità, vecchia Chyo, o forse mi sbaglio?!?-
Astrid sembrò alterarsi e Rapunzel, in cuor suo capì perfettamente il motivo di tutto quello sgomento.
La vecchia Chyo si tirò a sedere e si appoggiò al bastone che non lasciava mai, come se fosse quasi il simbolo della sua autorevole saggezza.
-La vita potrebbe essere più breve di ciò che pensi nella situazione in cui siamo, una ragazza che muore nubile nonostante abbia raggiunto l’età per sposarsi è un affronto alla Dea della fertilità. Mettere al mondo uomini forti e coraggiosi e allevarli come guerrieri è il compito di noi donne vichinghe e tu non ti tirerai indietro. –
La principessa osservò Astrid storcere il naso e voltarsi dall’altra parte. Personalmente non desiderava sposarsi e sapeva perfettamente che nessun uomo della tribù la considerava una moglie, piuttosto una leggenda, qualcosa da adorare e preservare ma mai e poi mai da profanare. Questo la tranquillizzava e la teneva in un certo senso al sicuro. Ma Astrid era bellissima. La più bella che avesse mai visto fra le donne del popolo e un partito desiderabile per qualsiasi uomo di Berk, anche se l’ultima parola poteva essere soltanto di Hiccup.
-Ho già udito molte voci differenti, molti uomini pronti a chiedere la tua mano bambina mia. –
Con atteggiamento materno la vecchia Chyo si rivolse a lei sistemandole la treccia laterale. Astrid sbuffò alzandosi e dirigendosi verso il capo tribù.
Raggiunse la tenda di quest’ultimo, i draghi dormivano nelle loro gabbie di legno, tranquilli e sazi.
Nascondendosi dietro il pesante drappo all’entrata quasi non si incantò a guardarlo per quanto era affascinante. La stanchezza e la fame avevano reso tutti molto meno presentabili rispetto a quel momento, in cui puliti e in forma avevano ripreso la loro bellezza originaria.
Lo osservò a torso nudo, passarsi una mano nei capelli mentre era concentrato e assorto nella lettura della sua mappa non accorgendosi dell’emozione che suscitava in lei.
Entrò spedita e piantò l’ascia conficcandola nel tavolo di legno, proprio accanto al braccio di Hiccup che sussultò improvvisamente guardandola torvo.
-Che c’è?!? – Le chiese stupito.
-La vecchia Chyo vuole darmi in moglie a qualche vomitoso vecchio vichingo dalla barba intrecciata! GRADDACK!!! –
Sembrava arrabbiata come non l’aveva mai vista prima di allora ma non diede molto peso all’affermazione. In fondo spettava a lui la decisione ultima e non avrebbe incastrato Astrid in una vita che non voleva.
-Non dici niente? – Gli lanciò uno scappellotto sul ciuffo di capelli castani che gli ricopriva la fronte.
- Non sposerai nessun “vomitoso vecchio vichingo dalla barba intrecciata…” Adesso vai a dormire. – Abbassò lo sguardo sulla mappa ancora una volta.
-Non trattarmi con sufficienza! La vecchia Chyo non scherza! –
-Che problema hai Astrid? –
La giovane vichinga si strinse nelle spalle imbronciata e frustrata. Non disse una parola e Hiccup capì perfettamente il suo stato d’animo.
-Fammi capire, non vuoi sposarti quindi qual è il tuo progetto? Restare completamente sola? –
-Non sono sola, ho te e Shekh. Mi basta.-
- Una giovane donna vichinga nubile che trascorre la vita con il capo tribù, tre draghi e una donna di stirpe reale che è una leggenda nella terra di mezzo. Che quadro interessante. –
Astrid si voltò guardandolo negli occhi malinconica.
-Perché non possiamo stare insieme? –
-Lo sai. – Hiccup iniziò a spazientirsi. Non aveva ancora avuto il tempo di metabolizzare la maledizione che la Kuja aveva scagliato su di lui ma sapeva benissimo che presto o tardi Astrid avrebbe provato a sfidare la sorte e doveva limitare i danni.
-Chi ti assicura che i tuoi figli nascano come dei pipistrelli orribili e che … -
-Va bene adesso basta! – E a quel punto la ragazza si zittì di colpo.
Si avvicinò a lei e guardandola negli occhi malinconico le sfiorò la treccia dorata.
Era bellissima, era desiderabile e l’amava. Ma dirglielo significava mettere in pericolo la sua vita e non avrebbe mai permesso che un semplice atto di lussuria potesse comportare conseguenze terribili.
-I draghi sono i miei figli, e gli unici che potrò mai avere. Nessuna compagna sarà al mio fianco. Nessuno condannerei mai ad un destino tanto crudele quanto starmi accanto. -
Astrid sfiorò il suo petto e si sentì morire dentro. Amare senza poter essere riamati era la sofferenza più atroce mai provata in vita sua.
Ma l’universo le era testimone. Aveva scelto il suo destino. Condividere la solitudine di Hiccup e restare per sempre al suo fianco, accontentandosi dei brevi e rari momenti di tenerezza che lui le riservava senza mai sbilanciarsi. Per quanto dolorosa e sofferta era la sua decisione. A discapito di tutto. Ma non gliel’avrebbe detto ancora. Non ancora.
Un boato interruppe il momento. Delle urla si sollevarono dal palazzo del consiglio e quando corsero fuori per capire cosa fosse accaduto Rapunzel indicò ad Hiccup le torrette più alte.
-Qualcosa deve essere esploso lassù! –
-Vai nella mia tenda, potrebbe essere pericoloso! –
Eseguendo l’ordine si diresse subito verso di essa.
La vecchia Chyo tentò di calmare gli animi ma nel giro di qualche secondo la Shekh si precipitò di nuovo nel grande cortile e urlò il nome di Hiccup a squarcia gola.
Quando lui si voltò verso di lei confuso il suo sguardo parlò per lei e capì prima ancora di ascoltare le parole.
-I draghi...sono spariti.-





Andaksos Nord
Il palazzo di ghiaccio

L'altezzosità con cui espresse il proprio pensiero fece aleggiare nella stanza una certa diffidenza nei confronti dei presenti.
- Arrivate qui con i vostri miserabili uomini e sperate sul serio di ottenere il dominio del mio palazzo? Questa è casa mia da ormai tutta la vita. Noi siamo i guardiani della barriera. Sono rimasta sola a difenderla e lo farò a costo della vita. –
-Mia signora, incantevole Elsa, non abbiamo alcuna intenzione di farti del male. Proponiamo un semplice accordo, una trattativa. – L’uomo sembrò quasi fluttuare alle spalle della maggiore dei Frost e fece scivolare una mano sul collo di lei, sfiorandolo come fosse un’arpa.
-Un ricatto! – Esclamò lei spazientita discostandosi dal tocco dell’uomo.
-Perché vuoi considerarlo tale? Tuo fratello non è forse diretto a Sud? Il suo scopo non è tornare a regnare su Andaksos? –
L’uomo alto ed estremamente magro provò a dissuadere la regina delle nevi che continuava ad avere i nervi saldi e restava indifferente e gelida.
Il gesto spazientito di lei non lo arrestò dal continuare a toccarla. Sfiorò ancora una volta il collo di lei, stavolta più determinato e più voglioso.
-Mio caro Ser Dracula, il punto della situazione dovrei averlo afferrato bene. Mi chiedi di cederti il palazzo per elevare la tua posizione e mi concedi in cambio i servigi di quella specie di demone al tuo servizio che chiami Pitch Black? Spiegami cosa dovrei farmene!-
-Pitch è un mio servo da ormai molti anni. Mi deve molto. Il suo più grande potere è l’inganno, lui è in grado di soggiogare le persone, potrebbe … manipolare qualsiasi sentimento a suo piacimento se gli venisse chiesto di farlo, non so se mi spiego. – Ammiccò leggermente verso la ragazza mentre sogghignava di gusto.
- Oh, adesso è tutto chiaro. Non solo arrivi qui accompagnato da questi miserabili vermi che chiami soldati, mi accusi velatamente provare sentimenti incestuosi verso mio fratello, in casa mia, e mi propone di barattare la nostra dimora con un’ombra che potrebbe sottomettere mio fratello al mio volere … - Composta e arrogante squadrò il pilastro alle spalle di Ser Dracula, l’ombra divorava quell’angolo della stanza e sapeva che Pitch era proprio lì.
-Quello è il vero potere mia signora. –
-Cosa ne pensa lui? – Chiese indicando con un cenno del capo l’angolo buio.
-Lui è un’entità primordiale che non pensa e non prova niente. Le ombre, come lui, sono rarissime creature, prigioniere di promesse. Promettetegli la vostra anima e lui sarà al vostro servizio per sempre. –
-Sta dicendo che mi basterà concedergli la mia anima al momento della mia dipartita per avere tutto ciò che voglio? –
-Assolutamente sì. –
Un ghigno comparve sulle labbra di Elsa che non riuscì al trattenersi dal valutare la proposta.
-Scambiare la dannazione eterna in cambio dell’amore di mio fratello … - Sussurrò fra se e se mentre il lord la osservava attento e concentrato, in trepidante attesa.
-Accetto.-







Note d’autrice:
Eccomi, sono tornata dopo un bel po’ di tempo con il seguito, spero che il capitolo sia di vostro gradimento.
Ho impostato questo titolo così “Importante” perché volevo sottolineare le scelte che ognuno dei mie personaggi si è ritrovato ad affrontare, giuste, sbagliate, affrettate, pensate, sofferte ed egoiste ma comunque inevitabilmente scelte, che richiedono una certa quantità di coraggio.
Non credo ci sia il bisogno di elencarvele, perderebbero fascino! X°
Passo ad i ringraziamenti. Prime in assoluto, le “mie” speciali ragazze del fandom, sostenitrici dei Big four e grandissime autrici che stimo moltissimo dopo averle conosciute, un pochino, come persone e come scrittrici.
Sto parlando di
Ucha, Phoe, Spirit e Autumn che continuano a scrivere alimentando la mia passione verso questo Crossover. Vi ringrazio di tutto!
Grazie a voi che leggete e restate nel silenzio, mi piacerebbe conoscervi e leggere i vostri pareri, a coloro che recensiscono e mi fanno sapere sempre cosa provano ad ogni lettura come
Sissysmile, Peroniana, Kuma_Cla e Gaia The gamer!
Se ho mancato qualcuno chiedo immensamente perdono, sappiate che se non ho ancora gettato la spugna con questa long fic è solamente grazie a voi! Alla prossima! Ah, I disegni li ho fatti io proprio per questa fic, ditemi se li vedete bene o se creano problemi di grafica, non so se l'impostazione è corretta visto che magari io la vedo diversamente. Fatemi sapere nel caso, così li tolgo, e ditemi anche se vi piacciono! <3

Shin.

  
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