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Autore: Meissa Antares    25/02/2014    2 recensioni
Ballava con le braccia tese verso l’alto - le mani sopra la testa - eseguendo movimenti piuttosto audaci e sensuali, lasciandosi sopraffare dal ritmo incessante della musica spacca timpani di quel ‘rave secret party’ totalmente riorganizzato, a dispetto dell’ultima volta in cui era stato istituito. Non le importava assolutamente nulla di essere il centro dell’attenzione per tutti coloro che erano riusciti a parteciparvi, trovando miracolosamente i soldi per acquistare uno di quei costosissimi biglietti che erano terminati nel giro di qualche giorno.
Sapeva di avere il suo sguardo addosso.
Continuò a danzare seguendo fedelmente la canzone che fuoriusciva dalle casse posizionate lì vicino. Si passò lentamente la lingua sul labbro superiore - quasi come se stesse andando al rallentatore -, dopodichè fece un impercettibile sorriso malizioso, socchiudendo i grandi occhi azzurri circondati da un alone di matita nera, ormai irrimediabilmente colata. Aveva un aspetto meravigliosamente ribelle, accentuato anche dal fatto che i suoi lunghi capelli corvini fossero a dir poco spettinati. [...]
Quella ragazza era una splendida tentazione per tutti quanti.
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Peter Hale, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Racconto28 - Nigrae Lunam.
Capitolo 1.
Nigrae Lunam.

Gaia Lilith

« We'd be good together, don't you think? »
« No »
« Why? »
« Because I'll break your heart »
« Maybe I'll break yours »
« Nobody breaks my heart. And, anyway, why would I want that? »
( Luke Pasqualino and Kaya Scodelario - Skins 3x05)



Ballava con le braccia tese verso l’alto - le mani sopra la testa - eseguendo movimenti piuttosto audaci e sensuali, lasciandosi sopraffare dal ritmo incessante della musica spacca timpani di quel ‘rave secret party’ totalmente riorganizzato, a dispetto dell’ultima volta in cui era stato istituito. Non le importava assolutamente nulla di essere il centro dell’attenzione per tutti coloro che erano riusciti a parteciparvi, trovando miracolosamente i soldi per acquistare uno di quei costosissimi biglietti che erano terminati nel giro di qualche giorno.

Sapeva di avere il suo sguardo addosso.

Continuò a danzare seguendo fedelmente la canzone che fuoriusciva dalle casse posizionate lì vicino. Si passò lentamente la lingua sul labbro superiore - quasi come se stesse andando al rallentatore -, dopodichè fece un impercettibile sorriso malizioso, socchiudendo i grandi occhi azzurri circondati da un alone di matita nera, ormai irrimediabilmente colata. Aveva un aspetto meravigliosamente ribelle, accentuato anche dal fatto che i suoi lunghi capelli corvini fossero a dir poco spettinati.
Qualche ragazzo, completamente affascinato da quella bellezza così selvaggia, cercò invano di avvicinarsi a lei ma tutti quanti - nessuno escluso - vennero palesemente ignorati e, i più tenaci, brutalmente scaricati.

Probabilmente mai, in tutta la sua gloriosa storia, Beacon Hills aveva goduto di una simile notte di follie e divertimenti.

Scott McCall era tranquillamente appoggiato ad uno degli spessi muri di pietra che - da quando era diventato un lupo mannaro e, soprattutto, un alfa - non gli erano mai parsi così fragili. A braccia incrociate - i muscoli tesi e pronti a scattare in caso di necessità - e con l’aria assorta, scrutava nei dintorni con i suoi occhi rossi luminescenti. Tanto erano tutti troppo strafatti per rilevare quella stranezza.

Aveva notato Allison più o meno da quando era entrato in quel grosso magazzino in disuso, reso un tantino più accogliente per ospitare quella festa: stava ballando sul posto con fare piuttosto imbarazzato, ridendo per le buffe movenze di Isaac, decisamente più sgraziato di lei. Di fianco a loro c’era Lydia, abbarbicata ad Aiden che le stava sussurrando qualcosa all’orecchio, scostandole di tanto in tanto i lunghi capelli rossi, arricciati per l’occasione. Il gemello del ragazzo, Ethan, come al solito, era in compagnia di Danny, entrambi impegnati a baciarsi in un angolino buio da più di mezz’ora, cosa che sorprese non poco il licantropo: come riuscivano a non riprendere neanche un minimo di fiato per così tanto tempo? L’amore riesce a far fare anche questo, Scott. E tu lo sapevi bene.

I suoi occhi saettarono di nuovo nel punto in cui, fino a pochi istanti prima, avrebbe dovuto esserci la sua ex ragazza ma, invece, incontrarono quelli verde acqua di Derek, accompagnato da una stranamente sorridente Cora. Il giovane Hale riuscì a trasmettergli tutta la sua preoccupazione e la sua ansia. Lo sapevano tutti benissimo che quel genere di eventi non andavano mai a finire per il meglio.

« Di che ti preoccupi, Scott! » gli urlò la voce del suo migliore amico nell’orecchio. « Non succede più nulla a Beacon Hills, da mesi! » era notevolmente ubriaco, lo capiva dal modo in cui biascicava stentatamente le parole. « Cerca di divertirti più che puoi! »

Stiles lanciò un grido di pura gioia, alzando al cielo il suo Jack Daniel’s - ancora non era riuscito a comprendere dove diavolo trovasse quel dannato liquore, ogni volta - e ricevendo altrettanti cori di giubilo in risposta. Continuò a saltellare sul posto, rovesciando un po’ del contenuto della bottiglia addosso a qualche loro compagno di scuola che passava lì vicino, senza, però, ottenere alcuna protesta o lamentela.

« Per quanto mi dispiaccia ammetterlo, Stilinski non ha tutti i torti... » sospirò con fare pensieroso una voce piuttosto roca, avvicinandosi alla sua postazione. « ...Forse » sputò fuori disgustato, osservando i movimenti del ragazzo con un sopracciglio inarcato.
« Senza offesa, Peter: non sei un po’ troppo ehm... maturo per restare qui? » chiese Scott, accennando un breve e timido sorriso e tentando in tutti i modi di risultare il più gentile possibile.

A giudicare dall’occhiata velenosa e di puro odio che il suddetto gli lanciò, il suo sforzo non ottenne affatto l’effetto desiderato.

« Anzichè preoccuparti per me, tu non dovresti essere in mezzo a quella marmaglia di ubriaconi? Magari a divertirti con i tuoi amici? »
« No, non... non mi va » abbassò lo sguardo, ferito per essere rimasto completamente da solo, con l’unica compagnia di quell’uomo che gli aveva trasmesso un fardello ed una responsabilità troppo grande da portare sulle sue spalle di liceale.

Peter roteò teatralmente gli occhi azzurri al cielo, non riuscendo a reprimere uno sbuffo seccato. « Ti ricordavo meno petulante, Scott. Non è da te questo piangersi addosso » lo ammonì con severità.
« Tu mi stai facendo la paternale?! » sgranò le iridi di un caldo color marrone, quasi tendente al nero. « Insomma, diciamo che non sei proprio... l’esempio più adatto da seguire »
« Oh, ma andiamo! » lo prese vigorosamente per le spalle, facendolo voltare nella direzione in cui la massa di ragazzi californiani  si dimenava in ogni anfratto disponibile. « Vedi anche tu quello che vedo io, Scott? Sono tutti lì. A divertirsi. Persino Derek! »

Effettivamente, e più probabilmente contro la sua volontà, il nipote dell’uomo era stato trascinato a ballare insieme agli altri dalla sorella minore. Il suo intero branco lo stava deliberatamente ignorando.

« In realtà sei tu che ti stai isolando da loro, ragazzo » proseguì Peter con noncuranza, quasi come se gli avesse letto nel pensiero.

Scott si fermò a riflettere su ciò che gli stava accadendo: si stava volutamente allontanando da loro? Perchè provava quel senso di apatia nei confronti dei suoi amici, di quello che era - a tutti gli effetti - il suo branco?

Lo sguardo cristallino dell’uomo incrociò una figura minuta, con il viso da elfo, i capelli corvini arruffati che ricadevano lungo il corpo e un sorriso furbo maledettamente tentatore a riempirle la bocca sottile. Rimase incatenato dalla bellezza della ragazza e dalla luminosità dei suoi occhi splendenti. Peter fu costretto a deglutire sonoramente per cercare di togliere quell’orrenda sensazione che gli aveva riempito la gola e attanagliato lo stomaco: quasi come se non riuscisse più a respirare. Poteva esistere una creatura più bella?

« Ehi, Peter... » Scott gli passò una mano davanti al volto, con fare piuttosto perplesso. « ...Va tutto bene? »

Si riscosse leggermente, proprio non riuscendo a separare quel contatto involontario. Forse, sarebbe stato meglio dire che non aveva alcuna intenzione di farlo.

« Che cosa? Ah sì, bene... »

Il neo alfa inarcò un sopracciglio, ostentando un’aria confusa: non era da Peter comportarsi in quel modo così distratto. Quando finalmente capì il motivo della sua deconcentrazione, gli scappò una risata a dir poco divertita. Che anche lui possedesse effettivamente un cuore?

La ragazza dovette essersi finalmente accorta delle costanti occhiate da parte dell’uomo perchè aveva preso a fissarlo di rimando, senza smettere di ballare, e con un vago senso di curiosità dipinto sul bel volto angelico. Molto probabilmente, per scatenare in lui un qualche tipo di emozione - come se già, in quel momento, Peter non ne stesse provando abbastanza -, afferrò con forza sorprendente un braccio di Stiles e lo trascinò vicino a sè, al completo centro dell’attenzione. Cominciò a muoversi davanti al ragazzo che, al contrario, rimase praticamente paralizzato sul posto, con l’aria imbambolata di uno che ha preso una botta in testa. Avere una sbronza colossale non doveva essere di grande aiuto, in quel preciso istante.
Un basso brontolio gutturale fuoriuscì in modo spontaneo dalla gola di Hale, che ignorò spudoratamente - e con particolare maestria - l’accesso di ilarità di Scott, impossibile da placare.

« Scotty, guardami! » Stiles, dotato di un sorriso gigantesco, allargò le braccia, come a volergli far notare la bellissima ragazza che si stava praticamente strusciando sul suo corpo muscoloso, definito grazie agli allenamenti di lacrosse.

McCall restituì il suo sguardo gioioso, mostrandogli i pollici di entrambe le mani rivolti verso l’alto in un cenno affermativo, salvo poi rendersi conto che il ringhio alla sua sinistra si era accentuato, così come uno schiocco improvviso gli fece capire che avevano fatto la loro comparsa anche zanne ed artigli.

La ragazza voltò il capo nella loro direzione con uno scatto fulmineo, cosa alquanto impossibile per un comune essere umano, e - questo suo gesto - fece capire ad entrambi che stava ascoltando ogni loro minimo movimento con particolare attenzione. Sorrise, mentre - subdola fino in fondo - si avvicinava maggiormente al povero Stilinski che, sempre più inebetito e trasognato, rimaneva stranamente fermo e rigido come un palo.

« Gaia... » sussurrò Stiles, specchiandosi in quegli enormi occhi turchesi, accorgendosi soltanto in quel momento che li separavano pochi centimetri.
« Il tuo cuore batte all’impazzata » replicò lei di rimando, mostrandosi - al contrario - rilassata e tranquilla da quel contatto ravvicinato.
« Molto probabilmente è perchè ho bevuto troppo... » si passò una mano tra i capelli leggermente scarmigliati.

Aveva deciso di farseli ricrescere quell’estate appena trascorsa, ritenendo che fosse ormai giunto il momento di abbandonare la vecchia capigliatura rasata per optare su qualcosa di nuovo. E forse, la sua, non era stata una decisione tanto sciocca: era sicuro che Gaia lo guardasse con occhi diversi, rispetto a quando era appena arrivata a Beacon Hills.

« Sì, effettivamente si sente anche quello » accennò ad un sorriso, piegando lievemente all’insù gli angoli delle labbra rosee.

Il ragazzo ripiegò una mano davanti alla bocca ed alitò, esprimendo poi il suo totale disgusto con un’espressione schifata ed un mugolio pieno di dissenso.
« Oddio, è così... » fissò il suo sguardo nel vuoto, cercando invano di trovare una parola abbastanza ripugnante per descrivere quel terribile momento, di cui si sarebbe sicuramente vergognato per l’eternità.
« Imbarazzante? » provò a suggerire lei, quasi come incoraggiandolo a proseguire il discorso.
« Santo cielo... Altroché! » allargò le braccia, facendole poi ricadere pesantemente lungo i fianchi. « Credo... credo proprio che non avrei dovuto bere così tanto »
« Che cosa ti sei scolato, Stilinski? » assunse una severa aria minacciosa, inarcando furbescamente un sopracciglio.

Quella ragazza era una splendida tentazione per tutti quanti.

« Una... una bottiglia  di Jack Daniel’s » riflettè per qualche istante di troppo. « O forse due, non mi ricordo con precisione »
« E riesci a reggerle? »
« Ora che mi ci fai pensare... no » si portò automaticamente una mano sullo stomaco, dolorante. « Meglio che vada, penso che sto per sentirmi male... »

Scappò in una direzione non ben definita, spingendo e scostando i corpi di coloro che gli intralciavano la strada verso un posto più appartato. Fortunatamente apparve Scott, che lo aiutò nell’impresa di uscire da quel luogo soffocante e torrido.
Gaia rimase bloccata al suo posto, fissando con insistenza il punto in cui erano spariti i due amici. Era così concentrata a capire se Stiles stesse bene, che non si accorse minimamente della presenza di qualcuno accanto a lei.

« Io dico che è da maleducati abbandonare in questo modo una ragazza così affascinante... » Peter le lanciò un sorriso sornione, osservandola di sottecchi e beandosi del suo incredibile profumo.
« Non stava molto bene » fu la sua secca risposta, voltandogli le spalle per poter continuare a ballare in solitudine.

L’afferrò velocemente per un braccio, tirandola a sè forse con troppa violenza, a giudicare dallo sguardo risentito che ottenne di rimando.
« Lasciami subito » sibilò velenosa, continuando a fulminarlo con le sue iridi azzurre. « Si può sapere che diamine vuoi, Peter? »
« Perchè prima ballavi con Stilinski? »

Inarcò elegantemente un sopracciglio, prendendosi del tempo per rispondere alla domanda. « É forse vietato? »
« No, ma... »
« Allora non vedo dove stia il problema » disse piccata, fronteggiandolo senza alcun timore.
« Non puoi farlo e basta, Gaia. Tutto quel volteggiargli attorno... usandolo per i tuoi scopi come se fosse una bambola di pezza... »
« Non ti permettere. Io non ho usato Stiles » ringhiò, mentre le braccia iniziarono a tremarle.

Sentiva un crescente moto di rabbia farsi largo in lei e questo significava soltanto una cosa: se non si fosse controllata, si sarebbe trasformata lì, davanti a tutti.

« Ah no? A me sembrava il contrario, invece » l’uomo incrociò le braccia al petto, sapendo di avere perfettamente ragione. « Che cosa credevi di fare, strusciandoti addosso a Stilinski? »
« Divertirmi » sputò fuori, cercando di sopprimere la sua parte animalesca che tentava - in tutti i modi - di saltare fuori, soprattutto grazie alle provocazioni di quel bastardo. « Di solito è questo che si fa con gli amici. Se non sbaglio, hai dato lo stesso consiglio a Scott »
« Era una situazione completamente diversa. Lui si era isolato, tu l’hai fatto apposta »
« Chi ti da il diritto di parlarmi in questo modo? » si avvicinò lentamente a lui, studiandolo come un predatore fa con la sua preda. « Non sei mio padre, Peter. Non sei nessuno » soffiò con voce calda al suo orecchio, sentendolo rabbrividire impercettibilmente.

Se ne andò ancheggiando appena, facendosi largo tra la massa di corpi sudati e ripercorrendo inconsciamente gli stessi passi di Stiles. Sgusciò fuori dalla serranda semi-abbassata del magazzino, respirando a pieni polmoni quell’aria estiva un po’ umida, ma decisamente più fresca rispetto a quella presente all’interno della festa.

Si passò una mano tra i capelli indomabili, ravvivandoli un po’ e donandosi inconsapevolmente un’aria ancora più selvaggia. Frugò all’interno delle tasche della sua giacca di pelle e prese il pacchetto di sigarette, comprato il giorno prima: con dita esperte, arraffò l’ultima e se l’accese, aspirando una boccata di fumo. Immediatamente, una magnifica sensazione di sollievo e di rilassamento si impadronirono del suo corpo, ancora tremante da dopo la discussione avuta con Hale.

Quando si comportava in quel modo immaturo era veramente odioso. E lui lo sapeva eccome.

Dei passi pesanti ma contenuti per cercare di fare il meno rumore possibile - una cosa che all’orecchio umano non sarebbe mai stata possibile percepire -, si fermarono esattamente di fronte a lei, costringendola quindi ad alzare lo sguardo.
Peter la fissava senza esitazione alcuna, mostrandole per l’ennesima volta quella faccia tosta che esibiva in ogni occasione, rendendo impossibile - ad un occhio non esperto - riconoscere se stesse mentendo o dicendo la verità.

Sembrava quasi come se stesse intraprendendo una difficile lotta con se stesso.

« Vuoi dirmi qualche altra cattiveria? Perchè, se non sbaglio, sei stato tu a raccattarmi e a portarmi in questo buco di cittadina che sembra attrarre il soprannaturale più di ogni altra cosa » cominciò a parlare, soffiandogli il fumo in faccia con fare dispettoso. « Quindi, non capisco il motivo di questo tuo comportamento »

Lui sbuffò, infastidito. « Potresti anche essere più gentile, magari volevo semplicemente scusarmi... »
Gaia scoppiò in una risata cristallina, portandosi una mano davanti alla bocca e beccandosi un’occhiata truce. « Scusa, è soltanto una cosa poco credibile. Ma, d’altronde, dovresti rendertene conto anche tu: che io sappia, non hai mai chiesto il perdono a nessuno »

Aveva un aspetto completamente innocente ed era quello a trarre in inganno la maggior parte delle persone: in realtà possedeva una bella lingua biforcuta.

« Touchè » replicò divertito, sorridendo appena ed abbassando lo sguardo.
« Ci potrebbero essere milioni di spiegazioni per il tuo comportamento, una più improbabile dell’altra. A meno che... »
E, in quel preciso istante, Peter seppe con assoluta certezza che lei aveva capito tutto.
« ...Non sarai mica geloso di Stiles, vero? »

Come poteva dirle che sì, era geloso marcio di quel feeling pazzesco che si era venuto a creare tra lei e Stilinski? Sembravano fatti apposta per stare assieme, così diversi eppure perfetti per completarsi a vicenda.
Emise uno sbuffo dal naso, sperando di risultare il più scettico possibile mentre, in realtà, era soltanto riuscito a dare conferma ai sospetti della ragazza.
 
« Mi sento quasi lusingata di farti quest’effetto »

Un giorno o l’altro le avrebbe staccato la testa a morsi.

Si imbattè nei suoi grandi occhi turchesi: erano talmente blu e così splendenti da poter essere paragonati a due zaffiri, illuminati dai caldi raggi del sole. Lei, semplicemente, gli sorrise. Un sorriso che significava: ‘non mi conosci per niente e mai lo farai’.

Quel suo tipico sorriso. Quel sorriso che sapeva di Gaia ed era riconducibile soltanto a lei.

Peter si avventò sulle sue labbra rosee prima ancora di rendersi conto di ciò che stava realmente facendo. Percepì il corpicino snello della ragazza avvinghiato addosso a lui e le sue esili braccia strette dietro al suo collo. Presi com’erano dalla foga del momento, la schiena di lei sbattè contro ad uno dei muri di mattoni rossicci del magazzino, probabilmente creando una qualche crepa, dovuta dalla loro forza licantropesca, decisamente incontrollabile in una situazione come quella.  Cominciò a baciarle il collo sottile, lasciando una scia infuocata e bollente sulla sua pelle candida che assaggiò, mordicchiandola appena e facendole emettere un gemito di piacere.

Gaia, sentendosi troppo vulnerabile ed esposta, decise di ribaltare la situazione a suo vantaggio: afferrò l’uomo per le spalle e lo scaraventò contro la parete, permettendo che le sue mani grandi e bollenti vagassero lungo i suoi fianchi e la sua schiena. Gli mordicchiò appena il labbro inferiore, sentendolo rabbrividire appena sotto a quel tocco delicato, dopodichè le loro bocche ripresero a rincorrersi in una danza sensuale fatta di lingue che si intrecciano e di sospiri che indicavano la voglia matta che avevano l’uno dell’altra.

Uno Stiles non più tanto sbronzo ma con un senso di nausea incredibile, si appoggiò lentamente all’angolo del vicolo, facendo dei pesanti sospiri per cercare di non vomitare tutto il contenuto del suo stomaco un’altra volta. Aveva perso Scott nell’esatto istante in cui Allison era riuscita a scovarli e, per puro spirito della loro amicizia, aveva deciso a malincuore di concedere al ragazzo di divertirsi un po’. Sventolando velocemente una mano per farsi un po’ d’aria, si accorse degli strani rumori che provenivano a pochi passi dalla sua postazione. Con estrema cautela, costeggiando il muro, si diresse verso il punto da cui sembrava giungessero, sentendo il cuore martellargli nelle orecchie e prevedendo già il peggio. Inspirò l’aria a pieni polmoni, già pronto a far fuoriuscire dalla sua gola un lacerante grido d’aiuto, quando si accorse che tutti quei fruscii erano provocati da due persone intente a baciarsi in un modo decisamente poco casto.
Due persone che, come si rese conto Stiles pochi secondi dopo - cosa che gli spezzò il cuore -, altri non erano che Peter e Gaia.  





Angolo dell'autrice:

Salve a tutti! :) Questa è la prima storia che pubblico nel fandom di Teen Wolf, quindi ho la scusa pronta!

Allora, non ho alcunissima voglia di tediarvi con una prolissa storia sulla mia vita, poichè in fondo - e giustamente - non ve ne fregherà una beneamata mazza. Sappiate solo che ho scoperto questo meraviglioso telefilm l'estate scorsa e in tre/quattro giorni sono riuscita a finirmi tre intere stagioni. Lo adoro. Mi ha preso fin da subito e amo semplicemente questa seconda 3B, dove hanno deciso di dare più spazio al mio Stiles.
 

Ma passiamo oltre e veniamo al capitolo!

Piccola premessuccia: avevo inziato a scriverlo prima che ricominciasse la 3B, quindi i fatti che accadono non sono minimamente legati ad essa. Diciamo che si ricollegano al momento in cui si conclude la 3A.
Come avrete senz'altro capito, Gaia Lilith è un personaggio di mia pura invenzione. :) Per interpretarla, ho subito pensato a Kaya Scodelario (che io trovo semplicemente perfetta).

Anyway, questo capitolo è una sorta di prologo, in seguito cercherò di spiegare come mai Gaia è arrivata a Beacon Hills e perchè Peter l'ha portata in città. Sì, nella mia fantasia, Gaia è un licantropo (anche lei). E' una ragazza particolare, con un passato decisamente misterioso. Piomba improvvisamente nelle vite dei nostri beneamini, facendosi spazio nel cuore di Peter (incredibile, eh?) e, sì, anche in quello di Stiles.

Per il "rave secret party" avevo preso spunto da quello che avevano fatto nella seconda stagione, salvo poi scoprire che anche nella 3B hanno fatto un rave nel loft di Derek. :p

Okay, se avete delle domande/dubbi/richieste di chiarimenti, sarò ben lieta di chiarirli. :)

Chiedo venia se queste note non sono scritte in un italiano comprensibile, ma è piuttosto tardi e la tv mi distrae molto. xD

Non ho idea - purtroppo - di quando potrò riaggiornare (spero al più presto), causa impegni e qualche strano blocco dello scrittore. Cercherò di mettercela tutta, comunque.

Un bacione, a presto!

Giorgia.
♥  






   
 
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