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Autore: Lunetta 12    25/02/2014    7 recensioni
[STORIA AD OC... ATTENZIONE POSTI LIMITATI... LEGGETE PER SAPERNE DI PIU']
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Dopo la sconfitta del Kishin, Maka e Soul sono diventati due fra i personaggi più conosciuti di tutta Death City... tan tè che un secolo dopo la loro storia è diventata leggenda.
Ora è arrivata la fine per il genere umano, solo pochi verranno salvati, e condotti alla terra sacra, ma ovviamente i nemici non mancano, e le prove da superare sono molte... ce la farà il tuo OC a sopravvivere, o diverrà legna da ardere?
***
Lunetta
Genere: Avventura, Comico, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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The Uninstall universe




Salve gente
qui Lunetta, spero che la mia fic vi aggradi un po' ^^
intanto, ringrazio tutti quelli che hanno partecipato, grazie mille, qui saranno presenti solo alcuni dei vostri OC, nel prossimo finiranno le presentazioni e si scoprirà qualcosa di più. L'ultima parte, continuerà nel porssimo cap, e la ragazza mora dai poteri di fuoco... si scoprirà chi è, e che ruolo ricopre.
In quanto la prima storia ad OC, spero di aver reso abbastanza bene tutti i vsotri personaggi, se così non fosse, ditemi dove ho sbagliato, così rimedierò nel prosimo aggiornamento... spero anche non ci siano troppi errori grammaticale e altro ^^° e, se c'è qualche parola in inglese che ho sbagliato, ditemelo... mi farebbe solo un gran bene!
Tendo a specificare che la nostra città, quì si è espansa abbastanza, ed ora ricopre un'area più vasta... se qualcuno se l'è chiesto.
C'è ancora un posto libero... se qualcuno vuole partecipare, può... e ora, vi lascio alla fic ^^
buona lettura...
spero...

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Era una giornata come tante a Death City.
Il cielo era lattiginoso e da tempo non si poteva più godere del sole, che con la sua risata -certe volte anche inquietante- metteva allegria ai cittadini, sia la mattina presto, quando prendevano il caffè in un bar, sia quando rincasavano, dopo una lunga giornata di lavoro.
Ma quel luogo, con il passare del tempo era cambiato.
Si potevano ancora sentire le vecchie storie di qualche povero vecchio, su quanto fosse bella e prosperosa un secolo prima, ma la verità era che quel posto ormai contaminato dalla follia era diventato un covo di malviventi.
La scuola era stata chiusa da tempo, e Death City ora, era divisa in due parti. La parte sud, o zona vecchia: dove si potevano incontrare i locali più frequentati da streghe e creature, una volta oggetto di caccia dei maestri d'armi, e la parte nord, chiamata anche zona nuova: lì si potevano trovare case ben costruite, piccole industrie, asili e qualche scuola... insomma, una zona tranquilla dove poter vivere.


Ora era sera, ed una piccola figura si aggirava spaventata, per le numerose viuzze della città vecchia.
Era una ragazza minuta ma graziosa, dal seno generoso e i capelli di un marrone così scuro da sembrare corvini. Fra le mani teneva stretto un sacchetto di mele, appena comprato e probabilmente stava tornando a casa prima che facesse buio.
Ma il suo intento era stato rovinato da qualche teppista, che si era precipitato al suo seguito.
- Che bella bambolina che abbiamo... -
Rise di gusto un tizio alto, che emanava u forte odore di alcol.
Lei era troppo buona, ma soprattutto, troppo spaventata dall'altro sesso, per poter combattere. La sua timidezza e il suo carattere docile la rendevano un facile bersaglio per le gang di licantropi o futuri kishin, che altro non aspettavano la povera e facile preda... se poi questa preda era una piccola maga, la situazione giocava a loro favore.
- Fatemi spazio! -
Urlò al gruppo il probabile capo, che le si avvicinò pericolosamente.
- Allora, che tipo di maga sei? Sono curioso... -
La ragazza indietreggiò spaventata, per poi scontrarsi contro il gelido cemento che ricopriva ben mezzo muro di un alto edificio disabitato. Ecco, ora era nei guai, un vicolo cieco ci mancava!
Lungo il suo viso iniziarono a scorrere piccole lacrime, mentre cercava di dimenarsi dalla presa del suo aggressore, impegnato a stritolarle il sottile collo.
Riuscì comunque ad emettere un grido.
- Qui non c'è nessuno che ti possa sentire, sei sola piccola maga... -
Uno scricchiolio alle sue spalle fece intendere ai presenti che il ragazzo aveva un gran torto.
Si voltarono tutti, eccetto la maghetta, che ancora faceva fatica a respirare dato che il malvivente la stava ancora stritolando.
All'inizio del vicolo era apparso un ragazzo piuttosto alto, con i capelli biondi spettinati e due occhi tanto rossi da sembrare sangue. Si notava subito il lungo cappotto che portava, che gli copriva tutto il corpo. Il "nuovo arrivato" se ne stava impassibile, ad osservare la scena... non si poteva cerco capire a cosa stesse pensando, dato la sua mancanza di espressioni facciali.
Uno dei malfattori gli si avvicinò, seguito da un altro membro del gruppo... ovviamente avevano tutta l'intenzione di farlo fuori.
Ma aimè... i poveretti non sapevano una cosa... ovvero, mai sottovalutare il proprio avversario.
In meno di due minuti il biondo aveva già mandato all'altro mondo l'intera gang. La ragazza che nel frattempo era stata liberata  si guardò intorno sbalordita.
- Grazie mille, ti devo la vita! -
Il ragazzo non le rispose, girò i tacchi ed uscì dal vicolo come se nulla fosse. La maghetta si affrettò a corrergli dietro, cercando di non inciampare sui suoi stessi piedi.
- Aspetta! -
Lo prese per una manica, costringendolo a fermarsi.
- Devo per caso uccidere anche te? -
Le chiese puntandole i suoi occhi sanguigni addosso. La ragazza fu costretta ad abbassare i suoi, un po' per l'imbarazzo che qualcuno la stesse fissando, e un po' per la paura che aveva dei ragazzi.
- N-n-no... ma... ti volevo ringraziare... m-mi... mi chiamo Viola Orogen, e sono un'arma! -
Riuscì a dire, prendendo tuto il coraggio che aveva.
- E a me non me ne frega assolutamente niente... addio! -
Fece per andarsene, ma Viola fermò il tempo e gli apparve di fronte, per poi far riprendere lo scorrere delle ore, dei minuti e dei secondi.
- Cosa vuoi da me, mocciosa? -
- Tu mi hai salvato la vita, e io ti devo un favore... -
- Non me ne faccio niente, ed ora, o ti togli con le buone o ti tolgo io -
- A-Aspetta... fammi finire... sono anche una maga... del tempo, posso esserti utile, ed inoltre tu non sei un'arma e nemmeno una creatura che rientra nelle categorie Kishin, Licantropo, stregone, negromante. Ti prego... portami con te -
- Rayan... -
Disse semplicemente, per poi infilarsi le mani in tasca e continuare a camminare.
La castana lo seguì senza fiatare, verso una meta sconosciuta ad entrambi.


- Uffa... ti vuoi muovere!? -
- Aspet... aspet... aspetta... mi -
- Renji... sei lento, lento e ancora lento -
- E tu Anima sei troppo frettolosa e precipitosa -
Anima Urufu era una ragazza per metà umana e per metà gatto alta all'incirca un metro e settantacinque. Aveva dei bellissimi capelli neri, lunghi fino alla base della schiena, spesso acconciati in una treccia, vantava inoltre di due occhi smeraldini, e di un corpo snello e formoso... inoltre era un'arma, per la precisione una falce a doppia lama.
Era solita indossare top succinti, lasciando il ventre scoperto e shorts di jeans attillati. Si copriva con una giacca in pelle nera lunga fino alle caviglie, e calzava stivali di cuoio neri alti al ginocchio con tanto di tacco. Certe volte portava anche un cappello da cowgilr... ma solo quando le andava.
Il suo partner invece era Renji Kodokuna: un ragazzo tutto fuori che violento.
Il ragazzo godeva di un'ottima reputazione, ma era costantemente preso in giro dalla sua "adorabile" arma.
Aveva dei capelli grigi, quasi come la cenere e due occhi spaiati: il destro era viola e il sinistro rosso. Al posto del braccio destro aveva un braccio biomeccanico che si assicurava di tenere nascosto a chiunque, inoltre era alto un metro e settanta, e sulla guancia si poteva notare una cicatrice.
- Allora, che si fa... mi annoio! -
Protestò la falce, buttandosi le mani dietro alla testa.
- Mmm... potremmo prendere un thè, giocare a nascondino... raccogliere le buonissime mele della signora Rose... si, questa mi sembra un'ottima idea... andiamo Anima... al frutteto!!! -
Disse entusiasta, puntando un dito verso il cielo grigiastro.
- Ma anche no... -
L'euforia del maestro svanì in pochi secondi, mentre si fermava a guardare la ragazza... ovviamente dall'basso all'alto, dato la differenza di ben cinque centimetri.
- Dai, raccogliere mele fa schifo, io voglio combattere, io voglio l'azione io voglio... mangiare? -
Un brontolio si levò dallo stomaco della ragazza, che subito abbassò le orecchie da gatta.
- Renji-chan... -
Lui si girò a fissarla, la prese per le spalle e la scosse come un albero di mele.
- Io non sono uno da "chan" insomma, ho la faccia da uno che si fa chiamare con il "chan", no... io non sono così... TI ODIO MALEDETTISSIMO "CHAN"!!! -
La gatta si coprì la bocca con una mano, cercando di nascondere una risatina, che perso si trasformò in una risata fra le peggiori.
- Oddio... santissimo Dio... grazie mille! Adoro vederti così incazzatino, mi fa ridere davvero tantino, piccolino, carino, cucciolino... ma soprattutto bassino di un maestro d'armi! -
Il poveretto non potte che diventare rosso di rabbia, la detestava proprio quando faceva così... già... ma prima o poi glie l'avrebbe fatta pagare.
- Dai Tappo, lo sai che adoro scherzare, non te la prendere... certo che se ti vuoi trovare una ragazzo... o ti metti i tacchi o te ne cerchi una bassa. AHAHAHA!!! -
- Ah ah... davvero spiritosa Anima... dai perché non cantiamo: Anima mia, torna a casa tua... magari... -
- Ok maestrino bassino, stoppiamo questo "crazy moment" e andiamo alla ricerca di cose eccitanti -
- Ma Anima, la smetti con i doppi sensi... che schifo! -
- Scusa, scusa... andiamo alla ricerca di un po' di azione, e per azione intendo combattimenti, e per combattimenti non intendo quelli che si hanno sul letto intendo... -
- Sì, ho capito... andiamo che è meglio -
- Dove? -
- Che ne so... le avventure non cadono mica dal cielo! -
Dopo le "parole sante" di Renji, il povero maestro d'armi venne atterrato da una ragazza mora.
- O merda, Renji... sei un fottuto genio, hai fatto piovere ragazze! -
Il maestro d'armi era appena stato schiacciato da una ragazza che a suo parere pesava una quintalata... oppure era solo il fatto che aveva lo stomaco vuoto.
Un ragazzo si sporse da un palazzo alto sui dieci metri, per osservare l'accaduto.
-  WHITENEY!!! ARRIVO!!! -
Si sentì un rumore di vetri rotti, una possibile caduta dalle scale e sulla porta dell'edifico apparve un ragazzo dai capelli corvini e gli  occhi verdi, alto uno e ottantadue circa, si poteva notare inoltre che aveva una cicatrice sul viso che gli attraversa il naso ed un tatuaggio sulla spalla sinistra rappresentante un teschio in fiamme con un pugnale in gola. Indossava dei pantaloni al ginocchio e magliette smanicata per mettere in mostra il suo tatuaggio, di cui andava assai fiero.
- Ommioddio... anf...aspet... dev... fiato... -
Anima diede qualche colpetto sulla schiena del ragazzo, che ora tossicchiava per la corsa e la probabile caduta dalle scale.
- Witeney... idiota... lo avevo detto che saresti caduta -
Si preoccupò il moro, aiutando la ragazza ad alzarsi.
- S-senti... è colpa del vento... ma stanne sicuro che prima o poi ci riuscirò! -
Disse, per poi mettere il broncio.
- Ma... oddio, hai quasi ammazzato qualcuno... -
Si preoccupò lui, dando un occhiata al povero Renji.
- Tranquillo tipo figo che non conosco, il Tappo ha la pellaccia dura! -
Lo rassicurò la gatta, mettendosi una mano al cuore e facendo un sorriso beffardo. Il povero martire si alzò con fatica, senza che nessuno lo degnasse di uno sguardo e si ripulì i vestiti dalla polvere sollevata al momento dell'impatto.
Quella che doveva essere la sua arma stava tranquillamente chiacchierando con i due appena conosciuti, lasciandolo estraneo dalla conversazione... facendolo quasi sentire solo, talmente tanto, che per poco non si depresse. Fin che... la mora non si accorse anche della sua piccola presenza.
- Ah... mi dispiace per averti travolto come un meteorite... io sono Whiteney Black, piacere di conoscerti -
Lei gli sorrise gentilmente e gli porse una mano, che si affrettò a stringere.
- Io sono Renji Kodokuna -
Si presentò pure lui. La ragazza non era molto alta, anzi... era più bassa di lui, un metro e sessantasei circa. Aveva dei lunghi capelli corvini, con riflessi violacei che finivano in una cascata di boccoli, e come tocco di grazia possedeva due occhioni verdi, con ciglia lunghe e uno sguardo da cerbiatta, che misti con la pelle candida la facevano sembrare una bambola di porcellana. Indossava una camicetta bianca e stretta , che metteva in risalto le sue forme, sopra portava una specie di cardigan nero dalle maniche lunghe terminanti con una parte più larga. Le gambe erano coperte da una gonna nera, ricamata con qualche pizzo e merletto sull'orlo, a campana, accompagnata da degli stivaletti neri. Si poteva dire con certezza che oltre a sembrare una bambolina, era molto graziosa e per questo, andava trattata con cura.
- Io sono Anima Urufu, la fantastica arma del Tappo -
Si intromise la gatta.
- Che maleducato.. me lo stavo dimenticando... piacere di conoscervi, io sono Abel Cross -
Ma la mente della face stava già vagando altrove... probabilmente su un campo di battaglia o in un ristorante di lusso.


Download...
completato...
Nel cielo apparve un ologramma gigantesco, dalle sembianze umane, di una ragazza.
Indossava una strana divisa interamente bianca, ben aderita al corpo formoso. Gli occhi erano viola e freddi come il ghiaccio, non trasmettevano alcun tipo di emozione. I capelli invece erano carmini con alle estremità un campanello e ondeggiavano come serpenti attorno a lei.
Sbattè tre o quattro volte le lunghe ciglia e con voce solenne iniziò a parlare all'intero mondo.
- Abitanti del pianeta, conosciuto come Terra, mi presento a voi, sono l'unità 01 Onice e faccio parte del server centrale. Vi comunico che fra trecentosessanta giorni esatti, il mondo che conoscete verrà distrutto -
A quelle parole si scatenò il panico fra la popolazione, ma i quattro ragazzi cercarono di mantenere il sangue freddo, perché quella strana ragazza non aveva ancora finito il suo discorso, o così sembrava.
Riprese dunque a parlare.
- Ma non temete... gli umani che riusciranno a sopravvivere alle nostre prove, vivranno, e saranno salvati. Manderemo sulla terra i nostri messaggeri, faremo avverare le leggende locali, e daremo vitalità ai nemici caduti in battaglia. Chi sopravvivrà?  ... Questo dipende da voi... ricordate, avete solo trecentosessanta giorni, e alla mezzanotte del trecentosessantesimo... verrà scelto chi è degno di vivere -
L'ologramma si dissolse.
I quattro ragazzi si guardarono sconcertati, fin che Whiteney  non ruppe quel  momento glaciale.
- Allora ragazzi, e ora che si fa? -
- Si combatte, ovvio! -
Le rispose spavaldamente, Anima.
- Non essere impulsiva... è una cosa seria -
La rimproverò Renji.
- Ci sono! -
Tutti si girarono verso Abel, al quale si era accesa una lampadina proprio sopra la testa.
- Pss... ragazzi, la lampadina è facoltativa vero?! -
- Sorridi e annuisci... sorridi e annuisci -
- Allora Abel, dimmi un po'... che cosa ha macinato la tua testolina? -
Chiese la sua maestra d'armi.
- Conosco un tipo, che conosce una tipa che.... tenetevi forte, è una delle quattro streghe maggiori... o meglio, l'apprendista di una delle quattro streghe, e potrebbe darci una mano -
Whiteney diede uno sberlone al suo partner, che subito si dovette massaggiare il collo, dato lo stampo rosso che le aveva lasciato.
- Perché non me l'hai mai detto?!! -
Chiese la mora infuriata.
- Cioè, questo tipo.. non è molto affidabile, ve lo assicuro, ma dato che è la fine del mondo... neee... dettagli -
La ragazza lo prese per il colletto della maglia e lo strattonò.
- CAZZO! ABEL... PERCHE' NON MI DICI MAI UN TUBO!?! -
Intanto gli altri due stavano ancora sorridendo e annuendo come due ebeti.


- Bene, bene, bene... ed eccoci alla fine del mondo. Diamine, ho perso una scommessa, che sfiga! -
Una ragazza mora si sporse dalla finestra di un'alta torre, da dove si poteva ammirare l'intera città.
- Sono proprio curiosa di sapere chi chiederà il mio aiuto, ma prima... -
Si mise un caschetto da militare.
- CICLE-FIRE... LIVELLO DUE! -
Un'ondata di fuoco avvolse un frutteto di mele, riducendolo in fiamme.
- Crepate nelle fiamme dell'inferno, stupidi ortaggi... -
- Le mele sono frutti, ti stai confondendo di nuovo con i pomodori? -
Una voce alle sue spalle la fece sobbalzare.
- Si, è logico che sono frutti, volevo solo offenderle.. tutto qui.
Precisò la strega, tossicchiando.
- Ora i giochi avranno inizio -

To be...
Continued...

 

Lunetta

  
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