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Autore: Artifact    26/02/2014    1 recensioni
Una voce all’altoparlante annunciava un viaggio, non era il mio ma presto sarebbe arrivato anche il mio, di turno.
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Cinque anni fa

“Non so che cosa fare..” dissi, con la testa piena di confusione.
“Devi fare una decisione, solo una decisione.” Rispose, nella voce si sentiva una leggera nota di malinconia.
“Solo una decisione.. Ma ti rendi conto di quello che hai detto? Devo decidere se rimanere qui o accettare questa offerta che non mi ricapiterà mai più!”
“Appunto, devi decidere.” Disse pacato.
“Oh no caro, non fare così come se nulla fosse. E’ l’occasione che aspettavo da tutta la vita lo sai, ma ora ho te se accetto ti perderò, non voglio perderti ma non voglio nemmeno farmi scappare questa opportunità.. Cazzo, reagisci! Dimmi qualcosa!”
“Che vuoi che dica?! Eh?! Devo dirti di restare per me? Devo essere così egoista da usare il sesso per incatenarti qui solo perché non voglio che parti e che lasci tutto? Che lasci me? Mi credi così stronzo ed egoista?!? E il fatto che non sai che fare mi fa morire dentro!”
Lacrime calde bagnavano il suo viso, che era sempre allegro, e il mio. Il tavolo ci divideva.
“Ti amo.” Sussurrai.
“Non dirlo.”
“Perché?”
“Sa di addio.”



Un mese dopo

La macchina sfrecciava leggera in quella strada vuota, lo guardavo ma lui non faceva lo stesso, fissava serio davanti a sè aumentando a volte la presa sul volante. La radio era l'unica cosa che spezzava il silenzio e come a volerci far male il mezzo si riempì di note che esprimevano i nostri sentimenti.
Dolcemente ci fermammo, eravamo arrivati. Ero arrivata.
Lui non disse niente, mi prese solo per mano come se fosse un giorno qualunque, come se non fossimo davanti all'aeroporto per salutarci un ultima volta. Mi veniva da piangere.
All'interno ero tutto un via e vai di gente: c'erano quelli che si abbracciavano felice; altri che si stavano salutando con un sorriso amaro; chi invece correva per non perdere il proprio aereo e altri che camminavano tranquilli con serenità al contrario di me, loro sapevano quando sarebbero tornati a casa. Io no.
Una voce all’altoparlante annunciava un viaggio, non era il mio ma presto sarebbe arrivato anche il mio, di turno.
Lui ancora non osava guardarmi, proprio lui che quando finivano di rotolarci tra le coperte mi coccolava senza distogliere mai lo sguardo dal mio, che mi accarezzava sia con la sua mano affusolata che con il suo dolce sguardo. Ora quello sguardo era intento a fissare i tabelloni delle partenze con le sopracciglia corrucciate.
Mi sarebbe mancato cosi tanto..
"Non voglio partire." Dissi in un sussurro, che sentì comunque.
"Non dire sciocchezze." Mi rispose, ma ancora non distoglieva lo sguardo da quei maledetti tabelloni.

Guardami, legami al letto. Non voglio scegliere! avrei voluto urlare.
"Non importa, resterò qui. Non voglio partire." Ripetei con più decisione.
"Tu prenderai quell'aereo, ne abbiamo già parlato. Tu partirai. Fine della storia."
“Già, fine della storia..” Quello che sentii nel petto era un dolore sordo. Finalmente mi guardò e nel suo sguardo c'erano un mix di sentimenti: amarezza, sicurezza, dolcezza
"Mi mancherai tanto." Una lacrima scivolò silenziosa e veloce sulla mia guancia, vedendola sorrise, ma il suo sorriso era spento e non arrivava al suo sguardo che era privo di quella vivacità che tanto amavo.
Il tempo stava scadendo e la consapevolezza di ciò mi faceva stringere il cuore. Volevo che si fermasse anche solo per un attimo, non ero ancora pronta.
La voce dell'altoparlante non esaudì le mie preghiere e annunciò il mio volo.
"Forza andiamo."
Mano nella mano mi accompagnò fino alle porte scorrevoli, al di là lui non poteva andare. Un altra lacrima raggiunse il mio mento per poi cadere a terra.
"Basta lacrime, non vorrai mica che cambi il tuo soprannome da Broncio a Piagnona vero?" Sdrammatizzò.
"Sei un idiota." Gli dissi dandogli uno spintone. Sorrise nuovamente.
"Non ci stiamo dicendo addio, forse come amanti sì, ma non come amici. Quando tonerai io sarò qui proprio davanti a queste porte ad aspettarti, te lo prometto e ora muovi il tuo culetto e vola via."
Lo baciai, una due tre più volte, e con dolore oltrepassai le porte senza girarmi più indietro.





Oggi

Il mio cuore batte frenetico, rimbomba nelle mie orecchie e non riesco a sentire altro suono che quello.
Intorno a me la gente cammina veloce, sorpassa le porte scorrevoli per tornare a casa. Io non riesco a fare quei passi.
L'ultima volta che avevo oltrepassato quelle porta erano stati anni fa, solo che quel giorno le vedo da un'altra prospettiva, da un'altra parte.
Non ho rimpianti, nemmeno uno, ero fiera di aver preso quell'aereo ed essere partita, solo che ora qualcosa mi bloccava, non mi fa avanzare e oltrepassare le porte che ho davanti a me.
E se non ha mantenuto la promessa? E se non è venuto?
Questo pensiero mi tormenta e avevo paura della risposta. Non riesco ad avanzare, non voglio , non voglio vederlo con un braccio attorno alla vita di un’altra. Ho troppa paura, ma un signore per sbaglio mi urtò facendomi fare un passo avanti.
Le porte si aprono e le maledissi, ma non ho il tempo per finire la mia imprecazione che ancora una volta, come cinque anni fa, i miei occhi si riempiono di lacrime.
E’ lì, davanti a me, in tutto il suo splendore. E’ lui, senza nessuna tipa attaccata al braccio, lo avrei riconosciuto tra mille anche se era cresciuto.

"Bentornata a casa Broncio."
  
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