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Autore: sunflowers_in_summer    26/02/2014    2 recensioni
|Ma noi siamo nati per morire, questo lo dicevi sempre tu. E io sono tanto egoista da desiderare che tu mi raggiunga presto.|
{Cato/Clove, accenni di Cato/Glimmer}
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cato, Clove
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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BORN TO DIE


 
Forse questo colpo alla testa è meno forte di quelli che tu hai sempre dato al mio cuore. Forse il dolore è minore. Non posso saperlo questo, perché sto morendo.

Ho chiamato il tuo nome quasi involontariamente, come se la parte di me che non era impegnata a divincolarsi dalla stretta di Tresh sapesse già che per me era quasi finita. Quella parte di me voleva che fosse il tuo nome l’ultima parola a uscire dalle mie labbra.

Ho chiamato il tuo nome, Cato, quando mi ero ripromessa di non farlo mai più. E ci sono caduta, nell’ultima trappola che hai tessuto per me. L’ultima.

Trappole fitte come quelle che ci insegnavano a costruire in Accademia. Ricordi? È lì che ci siamo conosciuti, quando tu sei caduto in una mia trappola, una visibile e tangibile.

Invece tu sei sempre stato bravo a creare trappole invisibili, tessevi fili impalpabili con le mani della mente, unicamente per irretire il mio cuore. Ci riuscivi ogni volta.

Eppure io ti amavo. Era qualcosa che andava oltre ogni tua trappola, era qualcosa di mio, un sentimento che è sempre andato contro gravità. Ero una sciocca.

Ero una sciocca e tu te ne rendevi conto. Dicevi che la mia testa era dura come la roccia che ci circondava laggiù, nel distretto, e rubavi uno dei miei coltelli per far finta di aprirmi il cranio. Come ridevamo, allora.

Tu odiavi la mia risata, la mia risata quasi sadica. Dicevi che ti dava fastidio, ma io so la verità: tu non volevi che fossi felice in tua presenza. Colpa dei Giochi, dicevo a me stessa.

È sempre stata colpa dei Giochi. Era colpa loro se non siamo mai stati niente più che avversari. Alleati, raramente. Solo quando faceva comodo a te.

Avversari, ma mai nemici. Perché me lo sono sempre detta, che se non fosse stato per i Giochi, tu mi avresti potuto amare, avresti potuto farmi sentire come la sera della vigilia dei Giochi, quando i tuoi occhi di diamante hanno incontrato i miei di onice – non quelli di smeraldo di Glimmer – per la prima volta dopo la Mietitura.

Te la ricordi la Mietitura? Quel giorno glorioso in cui per un momento ho pensato che ti fossi offerto volontario solo per me. Poi ho ricordato che era già tutto programmato.

Mi hai amata, forse? Curioso come questo pensiero mi sfiori in punto di morte, ma in fondo l’ho sempre saputo, che hai un modo tutto tuo di amare.

E io sono sempre stata tua, in un modo o nell’altro. Anche quando ti stringevi alla tua preziosa bambolina del distretto 1 mentre io affilavo i miei coltelli, io ero tua. Tu, al contrario, non sei mai stato mio.

Eravamo noi gli sfortunati amanti di questi Giochi? Noi che non fingevamo amore come il Ragazzo Innamorato e la Ragazza in Fiamme, noi che lo ignoravamo e nascondevamo persino a noi stessi?

È quello che ho provato quando coi siamo addormentati come bambini su un divano di Capitol City. Ricordo di aver pensato che ci fosse un amore vero tra noi, al posto di quello mio e unidirezionale che c’era sempre stato.

Ma il risveglio mi riportò alla realtà, quella volta e tutto sbiadì come sta sbiadendo il cielo adesso, mentre sto morendo. Quasi mi dispiace, lasciarti così.

Ma noi siamo nati per morire, questo lo dicevi sempre tu. E io sono tanto egoista da desiderare che tu mi raggiunga presto.

Forse non lo farai mai, non verrai mai più da me; non voglio saperlo e magari non potrò saperlo comunque. Perché sto morendo.

Addio, Cato.
 
[Una voce, la tua, mi giunge lontanissima, come se fossimo in due mondi diversi e lontani. Lo siamo sempre stati.

“Resta con me, Clove, ti prego. Io ho bisogno di te.”

Ma è troppo tardi.]
 
 
Cos’è questo abominevole obbrobrio di cui sono stranamente quasi soddisfatta? Bella domanda.
Stamattina mi sono svegliata con questo ammasso in testa. Premetto che è da ieri sera che sento il bisogno di scrivere, ma il greco me l’ha vietato severamente. Grrr D:
Comunque, dando la colpa al fatto che di prima mattina sono particolarmente fantasiosa (e depressa), ho cercato di accantonare l’idea.
Ci sono riuscita? Se ci fossi riuscita, la mia mente non avrebbe partorito questo dopo un compito di inglese fatto in tutta fretta. Credo che sia stata l’aria di mare, combinata a un sole fortissimo. Sì, siamo a febbraio, ma qui sembra che tutti siano stati catapultati in un lungo maggio anticipato. Cerco di godermela.
Dopo avervi largamente informata sul clima della mia città, vi chiedo una cosa, qualcosa che penso alcuni abbiano già immaginato.
Recensire.
Lo fareste? Sarebbe una cosa bella per la mia autostima già nulla. Io vi voglio bene :’)
Dopo le lacrimose richieste, i saluti. Un po’ perché è la prima volta che pubblico in questo fandom, un po’ perché sì.
Non so che altro dire.
Ella.
 
P.S.: Il titolo, preso in prestito gentilmente da Lana del Ray, non ha niente a che fare con la canzone. Credo.
  
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