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Autore: StClaire    26/02/2014    1 recensioni
Bianca ha 19 anni, ama le feste illegali, gli amici, gli animali e uscire dalle regole ogni tanto, anzi spesso.
Vittorio ha una trentina d'anni è sposato ed è il commissario della zona che frequenta Bianca, un caso? Ama la tranquillità, le moto e odia chi non ubbidisce ai suoi ordini.
Un ordine dall'alto e un fermo tutt'altro che felice, i due si ritroveranno a collaborare. A stretto contatto.
Una "guerra" come la definisce il procuratore, una "vittima" come si definisce Bianca e un "Batman dei poveri" come si definisce Vittorio.
Dal testo:
- Sicuro di essere sposato? –
- Come scusa? –
- Sicuro di essere sposato? – chiese di nuovo le indossando una felpa.
- Come fai… -
- A saperlo? Semplice. Ho chiesto in giro. A quanto pare siamo in due ad indagare qui – esclamò sorridendo.
- Io non indago sulla tua vita privata –
- No, certo che no, ma ultimamente sei costantemente presente. Allora, dimmi. Che vuoi stavolta? –

Siete avvisati! Linguaggio forte, anzi scorbutico e tematiche delicate, come la droga, ma trattate con molto rispetto.
Genere: Erotico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Capitolo I
 
The accident
 
- Quell’auto sta correndo un po’ troppo, secondo me, si schianta – disse Emilio mentre eravamo fermi al semaforo.
Neanche il tempo di finire quelle parole, che l’Audi ci sorpassò andandosi a schiantare contro un palazzo, usando un palo come rampa di lancio.
- Ooooh cazzo!. Si sarà sicuramente fatto male! Scendiamo? – chiesi io alquanto scossa dall’accaduto abbassando il finestrino dell'auto.
- Ma sei pazza? Abbiamo bevuto, abbiamo tipo 10 gr di erba addosso e vuoi scendere? Che cazzo gli diciamo ai carabinieri poi? – sbottò lui.
- Vuoi che con un tipo probabilmente morto, in un Audi schiattata in un palazzo, vengano a rompere le palle a noi? – risposi acida.
- Potrebbero darci la colpa dell’incidente – fece serio lui.
Io alzai le spalle, in fondo aveva ragione, ripensandoci.
- Come non detto, andiamo –
Mettemmo in moto proprio mentre le prime persone iniziarono a scendere dal palazzo, svoltammo alla rotonda e prendemmo la direzione del "Lago” dove i nostri amici ci aspettavano.
Era tardi, notte, non avremmo dovuto avere problemi con “i guardi” in quelle zone a quell’ora, per questo eravamo tanto sicuri di noi e del percorso che avevamo sempre fatto, ma quell’incidente aveva richiamato troppa attenzione.
Infatti ad un incrocio vi era una pattuglia della polizia ferma ed una moto accanto.
C’erano tre uomini, due in divisa, poliziotti ovviamente, ed un altro accanto.
Era alto, dai capelli scuri e indossava magnificamente una giacca di pelle.
“Carino, anche io l’avrei fermato” pensai.
Invece ad essere fermati eravamo noi, il poliziotto ci fece segno di accostare e così Emilio iniziò a bestemmiare.
- Calmati – dissi io infastidita.
Lui sbuffò per risposta, mentre lo sbirro si avvicinò a noi.
- Buonasera ragazzi –
- Salve – rispondemmo noi.
- Che ci fate a quest’ora ancora per strada? –
- Torniamo a casa, eravamo da alcuni amici – mentì Emilio.
Lo sbirro annuì e poi si voltò verso il collega che continuava a discutere col tipo della moto, si avvicinò a loro e chiese qualcosa, e poi tutte e tre si voltarono verso me ed Emilio che aspettavamo in macchina.
- I pezzi li hai tu vero? – mi chiese Emilio.
- Yes, nel reggiseno, come sempre –
- Bene, non ti chiederanno nulla, sei donna, non possono perquisirti, ricordalo –
- Lo so – sorrisi.
Ad un certo punto i due sbirri si avvicinarono a noi e chiesero di scendere dalla macchina.
Noi acconsentimmo ed una volta scesi ci chiesero i documenti.
- Io non li ho – feci io.
- Davvero? –
- Si – sbuffai. Ma gli pareva che dovessi mentire?
- Non hai nessun documento che possa riconoscerti? –
- Se ho detto di non avere documenti… -
- Bhè, e se non hai documenti sai che c’è? – rispose lo sbirro – c’è che te ne vieni con noi in caserma –
- Non mi sembra il caso – fece Emilio.
- Vuoi unirti a lei… - lesse sulla sua carta d’identità -…Emilio? –
- Se devo, perché no? –
- Lascia perdere ragazzino – sbottò all’improvviso il tipo della moto – lascia fare il proprio lavoro alla gente – ci squadrò serio, per una manciata di secondi, nei quali potei capire che aveva gli occhi molto chiari.
- Io vado – disse distogliendo lo sguardo. Salì sulla sua moto e se n’andò.
- Torniamo a noi – fece il tipo con ancora i documenti di Emilio in mano – tu entra in macchina e tu – si rivolse ad Enrico – se vuoi, ci vediamo in Caserma –
 
 _


- Allora… Bianca. Raccontami un po' della tua serata – il motociclista figo mi sedeva davanti. Era il Commissario della zona, e da quanto avevo sentito dire dai miei amici che avevano avuto la “sfortuna” di incrociarlo, era lo sbirro più cattivo e violento dell’intera provincia.
Sbottai – Cosa vuole sapere? –
Lui mi guardò serio e infastidito allo stesso tempo – Della tua serata – scandì bene le parole.
Sorrisi di sbieco – E’ stata una lunga e movimentata serata, vuole che inizi da qualche evento preciso? –
Lui mi guardò fisso con i suoi occhi grigi. Erano esattamente grigi, chiarissimi. Autoritari quanto chiari.
- Da dove stavi tornando, quando la pattuglia ti ha fermata? – domandò.
Tentennai un attimo – Da casa di amici in campagna – risposi controvoglia. Speravo solo che non fosse a conoscenza della base dietro il ponte.
- Che strada avete fatto? –
Tentennai di nuovo, avevo paura di fornirgli troppe indicazioni – La casa si trova a L. alla destra del ponte. Passando il ponte, si arriva ad una rotonda. Alla rotonda si esce alla seconda e lì avanti ci siamo incontrati – sorrisi.
Lui mi guardò serio poi aggiunse – La rotonda è quella per G.? –
- Sì –
- Sai che c’è stato un incidente lì? –
Io annuì ed aggiunsi – Un Audi A1 bianca. Avevamo appena impegnato la rotonda –
- E non vi siete fermati? – chiese.
Io scossi la testa – Io volevo, ma era tardi, dovevamo tornare, non avevo soldi sul cell per avvisare i miei. E poi – aggiunsi – subito era scesa gente in strada -
- E non ti è passato per la testa che potevi chiamare aiuto? -
- Certo. Ma come potevo chiamare io potevano chiamare gli altri – sorrisi – non volevo rischiare di intasare la strada -
- Oh. Che pensiero ammirevole – sogghignò – Comunque, mi sembra che tu ti trovi a tuo agio con noi -
Ghignai a mia volta – Forse perché non ho nulla da temere – risposi.
- Ah. Quindi non ha a che fare col fatto che già sei stata qui altre volte – rise.
Io sbiancai – No. E' stato tempo fa. Tanto tempo fa -
Lui annuì e poi mi chiese – Come è andata al SeRT? -
Io alzai le spalle - E' andata – sbuffai – solite domande idiote dei soliti psicologi incapaci – sorrisi - “Perché ti fai questo?, “Perché ti rovini così?”, “Cosa ti spinge a farlo?” - sbuffai nuovamente – Le solite stronzate del SeRT. Appunto -
Lui sorrise lievemente ed annuì – Va bene... Bianca. Puoi andare – Si fermò a leggere la mia cartella – Non abiti in queste zone vedo -
- No -
- Mi sa che ci vedremo presto -
- Che gioia – sussurrai quel tanto da farmi sentire.
- Poi vedremo –
Mi alzai e lo lasciai a sorridere da solo. Anche se sentivo il suo sguardo addosso.

_


- Scendo io o scendi tu? - chiese Emilio.
- Ovviamente vado io. I pacchetti che danno a me non li danno mai a te – risi.
- Grazie al cazzo. Sei una fottuta donna -
- Lo so! - continuai a ridere.
Eravamo dietro le case popolari del comune, quasi tutte le basi del posto si trovavano in zone come questa. Oppure erano sui corsi, nelle piazzette dei quartieri, o addirittura nelle case della gente.
Noi andavamo sempre alle solite due: questa delle case popolari, perché era più vicina, i pezzi erano mediamente accettabili, ed ogni tanto si trovava anche merce “pregiata”.
La seconda, era quella dietro L., ma quello era un privato, era più lontano, e il prezzo a grammo era più alto.
Era a L. che avevamo incontrato la polizia.
Erano passate un paio di settimane dalla discussione in caserma con lo sbirro. Chiedendo in giro ero venuta a sapere che si chiamava Vittorio, aveva una trentina d'anni, e che prendeva molto a “cuore” il suo lavoro. Ma lo praticava in modo molto personale.
Emilio stesso mi aveva raccontato che un suo amico era finito in ospedale per via di Vittorio. L'aveva trovato con l’erba addosso ad un posto di blocco, se l'era caricato in macchina, l'aveva portato in un posto sperduto, e tra un cazzotto e l'altro, gli aveva fatto uscire il posto preciso e le modalità d’acquisto della base da cui stava tornando.
Una settimana dopo, c’era stata una retata e tutti erano stati arrestati.
A quanto ne aveva raccontato il tipo picchiato, era un pazzo.
Fortunatamente io da quella volta non l'avevo visto più, sperando che non dovessi più incontrarlo.
- Vado! – esclamai.
- Vai, torna vincitrice! – disse facendomi l’occhiolino.
Io risi e m’incamminai verso il palazzo dove di solito si mettevano i bravi ragazzi tanto dediti al lavoro sporco.
Girai l'angolo e vidi una strana scena, c'erano troppo persone in quel posto.
- Che vuoi? -
Una voce mi fece voltare improvvisamente. Dovevo imparare a non pensare che gli eventi non accadessero per non farli accadere.
- Due venti – dissi ironicamente.
- Due cosa? - mi chiese Vittorio ritto davanti a me, con una voce malefica.
Io sbottai – Niente. Non voglio assolutamente niente – lo guardai con astio. E lui rispondeva egregiamente al mio sguardo.
- Allora vattene se non vuoi ritornartene in Caserma con me – sbraitò.
Lo guardai male – Che palle – guardai il “palo” che vendeva, con la testa schiacciata nel muro circondato da sbirri che gli urlavano contro.
- Vattene! - tuonò lui.
- Me ne sto andando, cazzo! -
- Ragazzina! - chiamò mentre mi stavo avviando da Emilio – domani sei in zona? – disse avanzando di qualche passo.
- Per te no! – lui strinse gli occhi infastidito.
Corsi verso la macchina di Emilio entrando in tutta furia.
- Che è successo? – chiese allarmato.
- Niente, non è giornata. Metti in moto e andiamocene. Veloce. – mi guardai intorno dal finestrino. Come avevano fatto a non accorgersi quelli della zona di quello che stava succedendo là dietro?
Appena la macchina di Emilio si mosse, vidi Vittorio che ci guardava fermo sotto il porticato.
- Ma è lo birro dell'altra volta? - chiese Emilio guardandolo dallo specchietto.
- Già. Che cazzo – sbuffai. Avevo il cuore accelerato.
- Ottimo – sbuffò - stiamo a piedi ora. Torniamo al Lago? -
Io annuì, ero troppo arrabbiata e non sapevo perché.
E poi, cosa voleva quel tipo da me? Perché voleva sapere se fossi stata in zona domani?
- Ma che è successo là dietro? -
- Niente. Te lo racconto al Lago – risposi semplicemente.
Arrivati al Lago ci sedemmo alla solita panchina all'ombra di un grande cipresso.
Il Lago, nonera un vero lago. Era una fossa in un parco pubblico del comune, dove di solito si svolgevano tutte le feste, i concerti, i raduni politici ecc... Era enorme, peccato che fosse abbandonata a se stessa. Il lago era la cosa più chimica che io avessi mai visto.
- Allora, che è successo? - mi domandò nuovamente Emilio.
Sbuffai – Quando ho girato l'angolo ho visto il tipo idiota che ultimamente sta vendendo circondato da un branco di guardi in borghese. Neanche il tempo di voltarmi per tornare indietro che è spuntato quel Vittorio che mi ha chiesto che ci facessi lì – alzai le spalle – Questo è successo – conclusi sbuffando nuovamente.
- Certo, che poliziotto acuto! – rise – che ci può fare una persona con dei soldi in mano dietro ad una base! -
Io risi insieme a lui. Infatti aveva ragione, ma forse lo sbirro lo aveva detto tanto per dire.
Mi guardai intorno. Davanti a noi c’era una coppia di badanti, credo. Polacche, ucraine forse. Ai nostri lati, un gruppo di adolescenti in calore, e una coppia di anziani.
 - Il problema è che adesso non abbiamo niente – aggiunse all’improvviso Emilio.
Io annuì distrattamente. Ero troppo presa dal pensare a lui. Non era mai successo, per quanto ne sapevo, che lui fosse stato presente a qualche retata. Me lo avevano descritto come un tipo autoritario e violento sì, ma anche molto discreto.
Scossi la testa per scacciare la sua immagine e tornai ad ascoltare Emilio che parlava della ragazza dei suoi sogni.


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Primo e vero capitolo!
Lascio a voi commenti, sempre se vi aggrada di farlo, e intanto ringrazio chi ha recenstito, chi l'ha inserite tra le segute e le ricordate!
Credo che aggiornerò abbastanza spesso visto che mi sono data questa folle regola di aggiornare ogni volta che concludo un capitolo! Visto che ne ho già una decina, o meno, pronti, sono in pace con me stessa!

Un bacione, e fatemi sapere qualsiasi cosa, bella o brutta che sia!

StClaire
  
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