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Autore: Nonsoscrivere97    28/02/2014    1 recensioni
Questa è una storia incredibile. E' una storia imperdibile. E' LA storia. La storia di Emma.
Emma è una ragazza (se fosse stato un ragazzo avrebbe avuto dei genitori veramente odiosi) e vive una vita normale. Finché non si incontra con...
Arrivederci gente!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Capitolo I

Mercoledì mattina. Alle sei e mezzo suona la sveglia, come sempre.
E io come sempre la spengo e poi mi riaddormento.
E così dolce il sonno, non me la sento di affrontare un'altra giornata di ordinaria quotidianità. Due ore di matematica e due di inglese... mal di testa assicurato.
Alle sette meno cinque mi alzo, in ritardo. Il bus passa alle sette e quindici.
Infilo i jeans, lasciati sul pavimento ieri sera, con le sneakers e prendo dall'armadio una felpa pulita. Il viso che mi riflette lo specchio è un disastro. Le occhiaie più blu della storia, il naso rosso, gli occhi stanchi, i capelli annodati come se avessi fatto le capriole nel sonno.
"Bleah" dico a me stessa. Sette e cinque. Cerco di mettermi in ordine ma ci rinuncio. Mi lavo la faccia e mi lego i capelli. Devo scendere in meno di un nanosencondo se non voglio arrivare il ritardo per l'autobus.

La scuola è un edificio di mattoni di color mattone. A quanto pare passare una mano di vernice fu considerato uno sforzo eccessivo. La scritta dice "Istituto Superiore Luca Giordano" ed è un liceo scientifico. Mi domando ancora perchè a tredici anni il mio cervello andò a farsi una vacanza. Io odio la matematica. Sul serio, con tutto il cuore.
"Hey!" 
Mi giro di scatto e vedo Alessandra che mi chiama. Bionda, occhi azzurri, gambe lunghe come un grattacielo: ecco Alessandra. Si, dall'aspetto si direbbe una ragazza meravigliosa. Peccato sia una stronza. La saluto con un cenno della mano e mi dirigo verso l'entrata. Non ho affatto voglia di intrattenere nessun tipo di discussione con lei. 
Cammino a passo svelto ma Alessandra, con le sue gambe chilometriche, fa presto a raggiungermi. "Hey, ciao! Dove scappi?" mi dice.
"Io? Non sto scappando... sto andando in classe, devo rivedere una cosa." le dico sorridendo. Forse il mio tono sembra un po' falso, ma lei non da segno di intuirlo.
"Allora, vieni all'Accademia sabato?" mi domanda.
L'Accademia è un locale, molto in, dove una volta all'anno ci si riunisce e si fa una super festa con tutta la scuola. Naturalmente i prezzi per entrare sono assurdi.
"Non so, devo vedere" le rispondo. Non ci voglio andare, e poi non ho i soldi. "Tu immagino di si, vero?" 
"Beh, io certo. Ci vado ogni anno dal primo liceo." mi dice "Comunque se vuoi ti vendo il biglietto..." conclude. "Bene, ti farò sapere..." dico allontanandomi.
Cavolo, ora sono in ritardo. Devo pure copiare i compiti di inglese. Odio Alessandra. E non solo perché è più bella di me, cosa di cui si da il caso io non mi curi affatto, ma anche perché è molto falsa. Qualunque cosa tu le dica, nel giro di 3,57 secondi la saprà tutta la scuola. 
L'interrogazione di inglese va bene, il che è sorprendente. Non vado mai bene in questa materia. Quando torno a casa sono di buon umore. Alle quattro andrò a casa di Giulia, con lei e Federica faremo il progetto di scienze per venerdì. Non sono mai andata a casa di Giulia, non la frequento molto. Chissà se ha la nutella, o qualcos'altro da mangiare. Qui non c'è nulla, nemmeno un qualunque tipo di frutto, che per la disperazione e la fame mangerei.
Spero che mamma torni con la spesa stasera o ceneremo con aria condità con origano (che è l'unica cosa rimasta nella dispensa, due bustine di origano).
La casa di Giulia è... enorme. Ha 12 stanze. Sembra una reggia.
"Bene, mettiamoci al lavoro... ma prima uno spuntino!" annuncia dopo cinque minuti che ci siamo sedute. Evvai, morivo di fame. E adoro i muffin. Ne mangio tre. Sono tentata di prendere il quarto ma... non è che poi sembro una morta di fame? Ehm.
Sbatte la porta di ingresso. "E tua madre?" domando a Giulia.
"No, credo che sia Gabriele. Mio fratello. Mia mamma torna stasera..." risponde tra un boccone di muffin e un sorso di coca cola. Chissà come fa a finire un intero muffin i due morsi. 
"Ciao" dice passando Grabriele. Va dritto in camera sua.
"Beh, credo sia ora di studiare... che ne dite bellezze?" 
"Si, credo sia meglio. Devo andare tra un'ora" dice Federica.
"Oookay. Uffa" aggiungo io.
Ci sediamo davandi al super tecnologico coputer di Giulia, super sottile e super leggero... come dice la pubblicità. Mi vien voglia di soffiarci sopra per vedere se prende il volo.
"Ho dimenticato il cellulare in cucina... aspettatemi un secondo" dico uscendo. Credo di ricordare dov'è la cucina. Ci sono appena stata... 
"Serve aiuto?" domanda questo dio sceso in terra.
"Si, dov'è la cucina?" cerco di far mantenere alla mia voce un tono normale, ma risulta comunque stridulo. Non è colpa mia però. Qui di fronte a me si trova un ragazzo con una sola asciugamano indosso, con i capelli umidi e il corpo ricoperto da goccioline d'acqua. 
E questo ragazzo, presumo sia Gabriele, è da mozzare il fiato. 
"Alla tua destra" mi risponde.
"Grazie" mi volto per andare a prendere il cellulare, cercando di camminare per bene, con fare seducente, muovendo il bacino, cercando soprattutto di non cadere.
Lui mi segue lì, prende una mela da una cesta e la addenta. "Sei un'amica di Giuly?"
"S-si" rispondo. "Tu sei il fratello?" domando. La vera domanda che ho in mente è perchè cavolo non ti metti una maglietta? Stai cercando di fare colpo, caro? Beh, ti informo che proprio ci sei riuscito alla grande. 
"Esatto. Gabriele, piacere" mi allunga la mano.
"Emma" dico stringendola.
"Vado a vestirmi prima di prendere freddo, ciao" dice uscendo.
Sorrido per salutarlo. Che sorriso stupido! 

Torno a casa. Non l'ho più visto uscire dalla camera, nemmeno prima di andare via. 
Chissà quanti anni ha, dove va a scuola... domani dovrò fare un'indagine approfondita. 
Mamma ha fatto la spesa. Stasera niente aria con origano. 
"Mami, ciau. Che hai fatto di bello oggi?" le dico entrando.
  
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