“Non si è neppure mai resa conto che,durante questo lasso di tempo ,non l’avevo mai abbandonata. Ho sempre avuto su di lei il mio occhio vigile ed attento,pronto a soccorrerla da qualsiasi cosa. In questi anni ho studiato gli umani solo per farmi vivo,solo per proteggerla direttamente. Ho lasciato il mio castello,i miei Goblyn, solo per starle di nuovo accanto, esclusivamente per assaporare il dolce profumo dei suoi capelli corvini. Mi ritrovo in questo mondo di luridi umani per chiederle di passare l’eternità al mio fianco.” Pensava ad alta voce Jareth,con lo sguardo fisso verso la finestra del suo squallido monolocale. Ora era una persona come le altre,un semplice studente che,per pagarsi gli studi e l’affitto, era costretto a diversi lavoretti. Un giorno dava ripetizioni di matematica,l’altro faceva il fattorino delle pizze ed un altro ancora era il commesso di un negozio di abbigliamento. Chi lo avrebbe mai pensato? Sua Altezza no di certo. L’amore lo stava pian piano trasformando,gli stava facendo conoscere il sacrificio e la forza della determinazione. Adesso niente gli era più dovuto,non sarebbe bastato uno schiocco di dita a mettere la gente a sua disposizione e la magia non lo avrebbe di certo aiutato a pagare le bollette
Stanco si sfilò la maglietta ed i jeans attillati per mettersi il pigiama ed andare finalmente a letto.
Raggomitolato sotto le coperte e con tra le braccia il cuscino sembrava così umano,stranamente vulnerabile.
* POV OF JARETH * --------- Flashback ------------------------------------------------------------------------------
Il rintocco di un orologio,tutto buio e poi un improvviso lampo di luce accecante. Mi risveglio così nella sala del trono. I miei abiti sono cambiati,non indosso più quelli dello scontro finale e,all’interno della mia testa, scorrono confuse le immagini ed i ricordi di poche ore prima. L’unica cosa che mi sembra chiara in quella foschia che è la mia mente è la proposta di rimanere fatta a Sarah. “ Non hai che da temermi, amarmi, fare ciò che io ti dico ed io diventerò il tuo schiavo.” Continuano a riecheggiare nella mia testa quelle parole,quella promessa. Forse in realtà,io sono già suo schiavo. Ha avuto timore dinnanzi a me,mi ha amato e mi ama ancora seppure non voglia ammetterlo ed io, senza di lei, sono rimasto colmo di vuoto,schiavo del suo amore. Senza di lei,senza i suoi sogni da bambina neppure esisterei. Sono un Sidhe e come tale il mio carattere,il mio aspetto estetico assieme alla mia esistenza, sono determinati dalla mente di quella fanciulla. Sono già suo schiavo,vivo compiendo le azioni che lei si aspetta da me,sono un essere privo di personalità propria. Ad unirci è un legame inscindibile,entrambi possediamo parte dell’altro.
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Era l’una e mezza di notte e Sarah continuava a girarsi nel letto. Era tardi e non riusciva ancora a prendere sonno,nella testa aveva in mente un’unica cosa : David.
Quel ragazzo spuntava dal nulla proprio nel momento esatto in cui lei stava iniziando a lasciar perdere la storia del Labirinto. La verità era che lei sperava e spera ancora che quello non sia un comune umano ma il mago che le aveva rubato il cuore quando era ancora una ragazzina e non gliel’aveva mai più restituito.
La sera si immergeva nei suoi pensieri chiedendosi che fine avesse fatto il Re di Goblyn,inspiegabilmente sentiva la sua presenza gravare su di lei ogni giorno.
Più ci pensava e più continuava a negarlo,ritenendosi pazza,credendo che quello fosse solo uno scherzo della vivida immaginazione della quattordicenne che covava dentro di sè un immenso senso di abbandono e solitudine e che cercava di respingere il fatto che adesso suo padre stesse con un’altra donna,che sua madre era andata via per non tornare mai più.
Aveva passato diversi anni in seduta da diversi psicologi senza mai riuscire a parlare,senza mai riuscire a spiegare che la fantasia era per lei l’unica via di salvezza dal mondo esterno. Da un mondo dove lei non contava niente e nel quale a nessuno importava dei suoi sentimenti,di cosa facesse. L’unica soluzione che le avevano dato al male che aveva dentro erano pillole,stupidi antidepressivi che non aveva mai preso.
La sua personalità era ed è troppo forte per sottomettersi all’utilizzo di sciocche pasticche per migliorare l’umore,non sarebbero servite ugualmente a nulla. Erano pochi gli amici in grado di farla sorridere,di farla sentire apprezzata e non sola. Uno di questi era David,seppure non parlassero spesso di loro lui riusciva sempre a farle scappare una risata spontanea, a farle dimenticare le cose brutte,la faceva sentire amata,le portava alla memoria ricordi felici ed il suo sorriso esprimeva positività.
“Forse Jareth ha donato a lui il mio cuore” con questo pensiero la ragazza sprofondò,lentamente, tra le braccia di Morfeo. La verità era che il suo cuore non aveva mai cambiato proprietario.