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Autore: Phoebe_dolphin    01/03/2014    0 recensioni
"Quando si affacciò, un soffio d’aria le accarezzò dolcemente il volto, dandole la sensazione della mano materna.
A quel semplice contatto con l’aria, percepì chiaramente una presenza malvagia avanzare a gran velocità.
I suoi capelli neri come la pece e ondulati, danzavano a un ritmo deciso dalla corrente; chiuse gli occhi e si lasciò cullare."
Genere: Avventura, Azione, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elrond, Legolas, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, Otherverse, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Non sai mai cosa aspettarti. Il mondo non è come ti aspetti che esso sia. 



Inudgiò nel guardare fuori dalla finestra, ormai avrebbe avuto ogni tipo di riguardi dato il suo stato di semi-prigionia.
 Le fu concesso di rado di uscire da quella camera, sì accogliente, eppur era come una cella vista col suo cuore.
Non capiva il motivo per cui ricevesse un trattamento crudele; nemmeno gli animali che sovente passavano da quelle parti, erano trattati come lei.
Quando si affacciò, un soffio d’aria le accarezzò dolcemente il volto, dandole la sensazione della mano materna.
A quel semplice contatto con l’aria, percepì chiaramente una presenza malvagia avanzare a gran velocità.
 I suoi capelli neri come la pece e ondulati, danzavano a un ritmo deciso dalla corrente; chiuse gli occhi e si lasciò cullare.
Rimirando quel panorama da poter mozzare il fiato a chiunque, rimembrò gli eventi infausti che la portarono lì, davanti a quella finestra e all’intero di quella stanza: la morte dei genitori durante la battaglia contro il nemico più potente della Terra – di – mezzo; la mano tesa e pronta di Sire Elrond, che le impedì di divenire una delle tante orfane di guerra; e la prigionia da quel momento in poi.
Ella riteneva che il Re fosse morbosamente protettivo nei suoi confronti.
Delicatamente si allontanò dalla finestra, sapeva che da un secondo all’altro sarebbe venuto qualcuno a comunicarle che era giunta l’ora della cena, trasposrtando con se il vassoio con il cibo destinato a lei.
Effettivamente come previsto dal solito cliché, in quell’attimo preciso bussarono alla porta.
La cosa imprevista fu che la aprì prima che gli fosse dato alcun permesso.
La persona che si presentò all’uscio era un uomo, dai capelli lunghi e scuri, e dagli occhi grigi.
Con il suo aspetto regale, salutò la ragazza facendo un lieve inchino.
Quel gesto portò la fanciulla a compierlo a sua volta, con una voce delicata e serena disse semplicemente:’Sire’.
Elrond ribatté:’Buonasera, Eläwen . Non girerò molto per arrivare al motivo per cui, io personalmente, sono qui.
Questa sera debbo parlarti, informarti, degli eventi che stanno accadendo su queste terre.
Giorni bui si parano dinanzi a noi. A breve arriveranno uomini valorosi di tutte le razze, e vorrei che tu possa soddisfare ogni sorta di domanda o incertezza che essi avranno. Un consiglio vi sarà a breve, e tu presenzierai. Queste sono le richieste che vi porgo.’

Dopo aver detto ciò, si sedette con la solita grazia che solo un elfo può avere e attese una qualsiasi risposta dalla giovane.
Lì, fermo in tutta la fierezza che poteva possedere un regnante, attese per non troppo tempo.
Eläwen a quella richiesta, le venne una sola cosa in mente, così replicò senza scomporsi:’ Venite qui, dopo avermi tenuta in una teca, a chiedermi se io posso presenziare al vostro consiglio. La risposta sarebbe già scontata.’ Prese una pausa spostando i suoi occhi color acquamarina sulla figura regale, soppesando attentamente le parole da usare – ‘Ma io scontata non sono. Ho udito più di quel che altri elfi abbiano udito; ho visto più in lontananza di altri miei simili; ho letto più di quel che alcuni non abbiano mai fatto. La mia risposta è affermativa.’


Quella sera stessa, le fu concesso di cenare come tutti gli esseri comuni, ovvero a una vera tavola e alscoltando ciò che il Re di Gran Burrone avesse da comunicarle. Per quell’occasione, il re imbandì una tavola all’esterno dell’edificio.
E per Eläwen fu la serata più bella della sua vita, e non per le informazioni che le vennero snocciolate , ma per la brezza serale che le accar
ezzava la pelle.
  
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