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Autore: SenseAndSensibility    24/06/2008    2 recensioni
"Solo voglia di sdraiarsi e guardare la luna. Si, ancora la luna, ancora una maledetta volta la luna."
Daniel e Will sono due ragazzi, quasi due uomini. Entrambi alla ricerca dell'amore, ognuno dal suo punto di vista.
Solo in questo mondo è possibile amare?
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note iniziali: Träumer in tedesco significa "sognatore". Capirete presto perchè.
Ho scritto questa storia in un momento un po' così, e forse potrà risultare poco chiara. Diciamo che è una dimensione ovattata, quella del racconto, e non so se dire profondamente diversa o profondamente uguale alla nostra.

.Träumer.


Daniel desiderava l'amore. Lo bramava, lo cercava, lo sognava. Nella sua stanza, di notte, al buio, lo pensava. Ad occhi aperti, come un bambino, fissava intensamente l'oscurità e immaginava. Sentiva di aver bisogno fisicamente dell'amore. Aveva vent'anni, ma se ne sentiva sulle spalle sessanta, i sessant'anni di un uomo abbandonato sul ciglio della strada della vita, dopo una folle corsa con il sole sul volto. E quel sole adesso lo accecava, lo accaldava, lo faceva sentire stanco di andare avanti, lui senza riparo, senza un'ombra d'amore. Lui gettato via verso l'azzurrità dell'infinito.
Daniel passava molte notti sveglio, insonne, seduto di fronte alla finestra. Una tazza di caffè fumante in mano, gli occhi fissi sulla luna, colmi di desideri mai neppure espressi. E la luna lo guardava di rimando, bianca e fiera, trascinandosi nel suo corso stellato durante le ore più malinconiche della giornata.
Povero Daniel, con il suo sguardo da sognatore e la sua tazza sempre meno bollente con il passare della notte. Povero Daniel, che la notte non dorme, che sceglie di distruggersi per una cosa che non conosce. Povero Daniel, che si chiude in casa e muore d'amore. Povero piccolo sognatore che ha paura di sognare.

Quella sera Daniel era rientrato a casa molto tardi. Il lavoro lo aveva sfinito, e mentre guidava per tornare al suo appartamento fino all'ultimo non aveva saputo se ce l'avrebbe fatta a raggiungere, vivo, la meta. Adesso aveva solo voglia di sdraiarsi, senza neppure mangiare, senza svestirsi. Solo voglia di sdraiarsi e guardare la luna. Si, ancora la luna, ancora una maledetta volta la luna.
Mentre gettava la sua borsa e le altre cose qua e là sul pavimento, Daniel si fissava, riflesso nel vetro della finestra, fedele compagna di ogni notte di buio, desideri e caffeina. La cascata di sole dei suoi capelli biondi sembrava scintillare nel vetro freddo, a contrasto con l'oscurità della città all'esterno. Tutto era nero, la luna non era ancora sorta al di là dei grattacieli. Nero, nero, nero. E il biondo scintillio di sole su di una finestra desolata.

"Voglio un amore nero corvino". Questo fu l'ultimo, sconnesso pensiero di Daniel prima di addormentarsi, abbandonato su quel letto forse mai disfatto.

Il suo primo pensiero quando si svegliò, invece, fu quello di trovarsi in un sogno. Un sogno di quelli veri, di quelli a occhi chiusi. Uno di quelli che non faceva da tanto, troppo tempo.
Seduto sulla scala antincendio sul retro del suo palazzo, si librava come una nuvola sulla città, che pareva deserta, abitata solo dalle stelle. Guardava all'interno della sua stanza, da fuori. Guardava una figura sottile, longilinea, dormire come un bambino nel suo letto, i lunghi capelli sparsi sul cuscino. Si sentiva strano, e allo stesso tempo banalmente a suo agio seduto su quel metallo freddo di vento. Sapeva, inspiegabilmente ma lo sapeva, che stava attendendo che quella figura si svegliasse. Che lo guardasse, che aprisse quella finestra per venirgli incontro. Non lo stava aspettando, no. Dormiva, ignara.
Ma lo voleva. Inconsapevolmente, nel sonno, nel sogno, ma lo voleva.

Ed ecco che Daniel si sente Romeo. Romeo in attesa della sua Giulietta, Romeo che prega che il giorno non arrivi mai.
Svegliati Giulietta.

Daniel sa che questo non è un sogno. Ha le vertigini, per l'altezza, per l'eccitazione. Nei sogni non si hanno le vertigini. Senso di disagio magari. Ma non nausea, non panico. E poi ha freddo. L'aria pungente e secca gli si insinua sotto i vestiti, tutt'altro che pesanti. Ma è tranquillo. Sa che non succederà niente di male, non finchè Giulietta non avrà aperto gli occhi.
Svegliati Giulietta.

Un'ombra passa lenta nella stanza. Daniel sa benissimo dove si muovono i suoi passi, che cosa evitano, che cosa toccano. Quella sua stanza tremendamente familiare, quel particolare non notato. Una tazza di caffè fumante sul davanzale.

La piccola e magra figura si avvicina alla finestra, e la luce bianca del cielo illumina il suo viso assonnato. I capelli corvini gli ricadono spettinati ai lati del viso delicato, gli occhi sono semichiusi, la pelle diafana. E' stanca, e si vede. Chissà, forse anche lei ha preso sonno per la prima volta dopo giorni. Gli porge una mano sottile, dalle dita lunghe e bianche, dalle unghie dipinte. La sua mano è calda, stringe forte la sua gelata dalla notte. Daniel sa cosa fare, ma vuole ancora godersi quel momento, quel contatto. Lui in piedi sulla scala, il braccio teso, lo sguardo intenso ma sognante. L'altra figura che si sporge dal davanzale, i capelli lunghi che gli cadono sugli occhi, lo sguardo fisso sulla luna. Ancora quella maledetta luna.
Daniel entra dentro la sua camera attraverso la finestra, scendendo sul tappeto con tutta la grazia possibile. Ancora non vuole lasciare quella mano, piccola tra le sue, ma dalla presa così sorprendentemente salda. Daniel non vuole lasciare quel piccolo appiglio d'amore che la vita gli offre, non è pronto a tornare nella realtà. Come Romeo, non è pronto per il sorgere del sole.

Si siedono sul letto, le due piccole figure sognatrici, guardandosi, sorridendo. Stanno entrando l'uno nella vita dell'altro, l'uno nel sogno dell'altro. Daniel sa benissimo che quello davanti a lui è un ragazzo. E sa che gli assomiglia troppo per essere vero, per non essere semplicemente la metà del suo cuore che da tempo cerca nella notte. Non gli importa più che il deserto mondo silenzioso che ha trovato al di là del sonno sia vero o una semplice illusione.
Sa solo che Giulietta, ora che si è svegliata, è troppo incompleta per essere lasciata da sola.

L'altro ragazzo si chiama Will. Anche Will ha passato tante notti, nel suo mondo di sogno al di là di quello reale, appoggiato al vetro freddo della finestra, in attesa di un amore scintillante di sole. Ha passato tante notti bevendo caffè e sognando. Pregando che i sessant'anni che si sentiva sulle spalle non lo trascinassero fuori dalla strada della vita, non prima che su quella strada si fermasse qualcun altro. Qualcuno con cui riprendere il cammino con rinnovato vigore.
Will e Daniel sono la stessa persona. La stessa persona che ha atteso il suo doppio per tanto tempo, che ha sognato un sogno per troppo tempo.
Will e Daniel si sono appena incontrati, e già non vogliono lasciarsi mai.

Passano la notte a parlare, a sfiorarsi con le dita timorosi di un contatto, passano la notte seduti su quel letto illuminato dalla pienezza della notte.
Non c'è nessun bacio, nessun contatto profondo. Ma c'è amore, tanto amore, in quelle mani che si sfiorano leggere, in quella conoscenza così superficiale e così vera.
Entrambi hanno smesso di cercare.

Come in una favola malvagia però, l'alba arriva. Arriva e reclama attenzione. Richiama Daniel alla realtà, e Will al suo sogno.
Mentre Daniel esce dalla finestra, sempre più simile a Romeo ogni minuto che passa, Will lo tira dolcemente a sè. Gli sfiora le labbra con le sue, reso audace dalla vicinanza di un nuovo, vuoto giorno.
"Ti aspetto in un sogno, Daniel".

Daniel si sveglia nel suo letto, vestito come quando la sera, sfinito, si era buttato sulle coperte. Si guarda intorno, malinconico, a metà.
Sul davanzale, due tazze di caffè.

*
Dopo quella prima volta, Daniel cerca Will ogni notte. Ogni notte sogna l'amore, lo vive con la sua dolce Giulietta. Ogni notte scende quella scala fredda, si siede su quelle coperte calde.
Ogni notte, Will e Daniel si completano. Ogni notte continuano insieme il viaggio sulla strada della vita.
*

Un'altra alba, un altro giorno. Daniel sa benissimo che cosa deve fare.
Will lo attende. Non importa più se c'è il sole. Will lo attende, e Daniel vive per lui.
Anche quel caffè ora è importante, come è importante quell'armadietto dei medicinali, da sempre inutilizzato nel suo bagno.
Sulla scrivania l'agenda di lavoro, aperta ad oggi. Daniel si siede e scrive. Pensa. Cancella e riscrive.
Nel frattempo, beve quel caffè, continua a bere, a piccoli sorsi.
Finito di scrivere, si stende sul letto, la testa gli gira, si sente pesante.
Ma Will lo attende, e niente importa più.
Daniel chiude gli occhi per l'ultima volta. Già vede, gli occhi appannati, gli scalini che dovrà scendere, la finestra attraverso cui dovrà passare. Già vede Will, che si sporge al davanzale e come la prima volta gli tende la mano. Vede il suo sorriso, vede il suo amore.
Daniel e Will si uniscono, Daniel torna per rimanere.

Nella realtà, un soffio di vento muove i fogli sulla scrivania di una stanza ormai vuota di vita.
L'agenda aperta ancora recita per chi verrà a cercare il corpo del sognatore:
"Ti ho sognato, e ti ho trovato in un sogno. E in un sogno ti raggiungo, con l'unico mezzo che ho saputo trovare.
Mi hai aspettato. Torno da te. Adesso, per sempre".
  
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