Il coniglio bianco.
Negativo. Di nuovo.
L’ennesimo test che non portava con sé alcuna buona notizia.
Desiderare così tanto qualcosa e non poterla avere.
Desiderare e veder sfumare ad ogni nuovo tentativo la speranza del desiderio.
Lisa se ne stava scalza, seduta sul pavimento blu del bagno, con la schiena
appoggiata al muro e la testa abbandonata in avanti. Le lacrime cadevano, ed
inesorabili andavano ad infrangersi, a bagnare la gonna. I capelli erano
raccolti con un nastro rosso, il rossetto ormai era quasi del tutto sparito
dalle labbra leggermente incrinate.
E accanto a lei stava un peluche. Un coniglio bianco.
Come quello di Alice.
Ogni qual volta decideva di riporre il suo sogno e la sua grande speranza in
quel nuovo test di gravidanza, accendeva la stereo nel
salone, e, come per combinazione, nell’appartamento vuoto andava via via espandendosi una canzone, un lento, che la maggior
parte delle volte Lisa si accontentava di ascoltare, senza cantare.
Poi si chiudeva in bagno, malgrado in casa fosse terribilmente sola, ascoltava
quel turbinio di note nel quale era avvolta, e con accanto il
suo coniglietto bianco, aspettava quegli inconsistenti due minuti, per un
responso che in ogni caso le avrebbe strappato delle lacrime.
Negativo. Per la sesta volta. Erano passati già sei mesi. Sei test.
Sei pianti isterici aggrappata alle pareti del bagno.
E House che immancabilmente ogni giorno rincarava la sua dose di sofferenza,
cercando invano qualche segno di una gravidanza nascosta. Ma lei altrettanto
immancabilmente negava, negava, negava. Negava a sé stessa di non poter
avere un figlio. Negava a sé stessa di non volerlo in realtà.
Negava di aver bisogno di un uomo accanto. Negava, negava, negava. E, con tutto
quel negare, stava quasi per convincersi di un sacco di menzogne.
Aveva bisogno di amore e di amare.
Lei, che aveva sempre messo al primo posto la carriera, il lavoro,
l’ospedale, lei, inguaribile egocentrica, lei che aveva sempre creduto di
poter farcela da sola.
Lei, ad un certo punto aveva capito di non bastarsi.
Aveva capito di avere uno strano bisogno, bisogno di amore. Amore in grandi
quantità, da dare e da ricevere.
E aveva deciso di destinare il suo amore ad un figlio.
Un figlio che non arrivava. Un figlio che si faceva tanto desiderare, e che
altrettanto si faceva attendere.
E questa agonizzante attesa mai ricompensata avrebbe finito per ucciderla
Il pavimento sul quale era distesa, era liscio e freddo.
La superficie gelida le faceva venire i brividi, la faceva sussultare. Ma non
aveva il coraggio né la forza di alzarsi.
Perciò si lasciava invadere dalla musica, dal freddo della piastrella
blu, da tutte le emozioni e i sentimenti di sconforto e delusione che la
dominavano, dopo l’ennesima sconfitta, chiudeva gli occhi e fermava il
tempo intorno a lei.
Partita a scacchi con la vita. Da lì allo scacco matto non sarebbe
passato molto tempo. Era solo questione di giorni, mesi, di altri test sempre
negativi, sempre carichi di delusioni, di una delusione speciale diversa dal
prendere un brutto voto a scuola, da un marito che torna
tardi la sera, dall’idraulico che, malgrado il tubo perda acqua, non
può venire a ripararlo.
Una delusione lancinante, un dolore violento e straziante in mezzo al petto.
Lacrime tristi e amare, quando Lisa stringe i pugni, nel vano tentativo di
farsi male. Un altro male, più prepotente, che oscuri quello causato
dalla delusione.
Finché sei bambina, ti dicono che le delusioni sono difficili da
superare, ma fanno crescere.
“Tanto io ora mica cresco più..
Si aggrappa al coniglio bianco, a uno stupido peluche dall’espressione
sempre uguale, essere inanimato a cui noi diamo vocine stridule e significati
alquanto improbabili.
Il coniglio bianco di Alice.
L’inseguire qualcosa che non c’è.
Quel figlio sarebbe stato il suo coniglio bianco.
Si sarebbe ancorata ancora una volta a quella speranza per andare avanti.
Una speranza tradita troppe volte, che però non aveva perso di valore.
Dopotutto Alice non smette mai di inseguire quello strano essere col panciotto e
l'orologio in mano, perennemente di corsa perchè in ritardo.
Alice lo cerca e lo trova fino alla fine.
Così avrebbe fatto lei.
Non avrebbe mollato. Avrebbe continuato a desiderare e a sperare.
Perchè speranza e sogno sono le sole cose che rendono vera vita la sua
esistenza. Perchè per una volta sarebbe arrivata fino in fondo.
Perchè lei quel figlio lo voleva veramente. E forse al mondo c'era
qualcuno che voleva veramente che lei fosse felice.
E la ricerca della felicità, del coniglio bianco, di un bambino da
crescere non sarebbe finita lì, non avrebbe avuto come finale un test
negativo. No, non sarebbe andata così. Non questa volta. Non in questa
circostanza.
Sorrise mentre gettava nel cestino il test ormai inutile.
Sorrise mentre pensava "Non finisce qui.
"