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Autore: Ambros    02/03/2014    6 recensioni
Raccolte di one shot AU in cui Blaine mantiene le promesse fatte a Kurt con l'anello.
Dalla prima:
- “La prima promessa, Kurt.” Gli dice Blaine, continuando a tenere la mano tesa davanti a sé “Prometto di amarti sempre. Vale ancora. Mantengo sempre le promesse, lo sai.”
“Non puoi farlo” sussurra Kurt, con un pizzico di rabbia nella voce “Non hai il diritto, lo sai –”
“Sì” lo interrompe Blaine “Sì, lo so. Non ho alcun diritto. Lo so. Ma questo” gli avvicina il palmo, mostrandogli l’anello “Questo è tuo. Buttalo, se vuoi.” Non gli dice che lui l’ha buttato almeno sei volte, e altrettante è andato a riprenderlo.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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What are you promising?
-To Always Love You.


 

Successe tutto troppo velocemente.
Fu questa la fregatura, che nessuno dei due riuscì ad impedirlo. Nessuno dei due volle impedirlo, perché quando si è giovani l’amore fa sempre un po’ paura. Perché è troppo facile dire “ti amerò per sempre”  quando sei un diciassettenne, e pensi che un “per sempre” duri soltanto un paio d’anni.
Si lasciarono andare nel modo sbagliato – se mai ci fosse un modo giusto per lasciar andare qualcuno, poi.
Non si erano stancati di lottare – non si sarebbero mai stancati di lottare – ma tutto aveva cominciato a scivolare via dalle loro dita come sabbia troppo fine.
Si erano trovati incastrati in una storia che forse era un po’ troppo grande, per due ragazzi.
Poi era arrivata la distanza. Le insicurezze. La gelosia.
E avevano cominciato a pensare che non ne valesse più la pena. Erano stati terrorizzati, da quel pensiero. Per così tanto tempo, che alla fine la loro paura aveva preso forma. Si era ingigantita, li aveva divorati.
Ed erano scappati.
Non perché non si amassero più – tutti quelli che li conoscevano avrebbero detto che quei due erano nati per stare insieme – ma perché la paura, alla fine, aveva potuto un po’ di più.
Si erano detti tante cose, quella sera.
Cose che non pensavano.
Cose che pensavano fin troppo.
Ma a nessuno dei due era sembrato davvero che fosse finita.
Perché loro erano Kurt e Blaine.
Forse non c’era del tutto l’uno senza l’altro.
Fino ad un preciso istante. Quel momento, il secondo esatto in cui tutto era cambiato e il mondo aveva cominciato ad essere un po’ più freddo e un po’ più buio.
Kurt aveva una mano premuta sulle labbra, gli occhi rossi, delle righe salate sulle guance e la malinconia radicata fino nei polmoni. Si era infilato una mano nella tasca del cappotto, con foga, disordinatamente, aveva mosso freneticamente le dita tremanti fino a che non era riuscito a cavarne fuori un oggetto piccolo, e l’aveva stretto con delicatezza.
Quando Blaine l’aveva visto, il mondo gli era caduto addosso e non l’aveva più lasciato andare.
L’anello.
Non un vero anello; era fatto con la carta delle gomme, tenuta insieme da tanta – troppa – colla; gli ci era voluta una sera intera, per farlo, e aveva dovuto masticare una quantità indecente di gomme. Alla fine ci aveva messo su anche un mini – papillon, per renderlo un po’ più suo. Per far sì che Kurt non si scordasse di lui.
Quando glielo aveva confessato, con gli occhi bassi e le guance rosse, Kurt aveva sbuffato con un mezzo rimprovero, “Come farei a scordarmi di te?”.
E Blaine aveva sospirato di sollievo.
Ma in quel momento, quando Kurt gli aveva teso quell’oggetto che non aveva nessun valore eppure era la cosa più preziosa che potessero avere, Blaine sarebbe solo voluto tornare indietro e cancellare tutto, ricominciare daccapo.
Ma non successe.
Quell’oggetto misero rimase lì, tra di loro, come un valico insormontabile.
E quando Blaine lo prese dal palmo di Kurt, con le dita tremanti, gli sembrò di star stringendo quello che rimaneva di loro. L’unica cosa che avrebbe potuto tenerli insieme.


Si lasciarono andare nel modo sbagliato, perché non si lasciarono andare mai.
Si lasciarono andare guardandosi negli occhi. E tutti sanno che, da certi sguardi, non puoi sfuggire mai.


*
 

Siete cordialmente invitati al matrimonio di
Kurt Hummel & Austin Lang


 

Blaine stringe quel cartoncino bianco tra le mani.
Gli sembra quasi di sentire la voce di Kurt “Non è bianco, Blaine” gli direbbe, con uno sbuffo e un’occhiata al cielo, “è bianco di zinco.”
È patetico, e lo sa.
Ed è un cliché.
Ma lui, di cliché, si riempirebbe la vita, perché non l’ha mai dimenticato.
Forse qualche giorno è riuscito a pensarci un po’ meno. A soffocare tutto con un sorso di birra in più e un bacio più profondo.
Forse qualche giorno è riuscito a fare finta che tutto fosse normale.
Forse qualche giorno se ne è persino convinto.
Ma ora non riesce più a fingere.
Patetico che ancora ci pensi, dopo sei anni.
Patetico che gli tremino un po’ le dita.
Patetico.
Abbassa lo sguardo su quella minuscola ciotola di terracotta che ha comprato ad una mostra dell’artigianato qualche anno prima, la sfiora con la punta delle dita.
Nemmeno quello stupido anello è bastato a proteggere tutto quello che è rimasto di loro.


*


“Ma perché ha invitato anche me?”
Rachel sospira “Ha invitato tutti quelli del Glee, Blaine.” Gli fa notare, con aria un po’ distratta.
“Sì, ma …” Blaine cerca di trovare le parole giuste, stringendo il cellulare tra le mani “Perché me?”
“Magari pensa che possiate comportarvi come due adulti. In fondo è passato tanto tempo.”
Blaine fissa la ciotola di terracotta e quell’anello sbilenco.
Non risponde.
In fondo è passato tanto tempo.
Non passerà mai abbastanza tempo.
“È felice?” sussurra, trattenendo la speranza assieme al respiro.
Rachel aspetta, prima di rispondere. “Non è triste” dice alla fine.


*


Si aggiusta la camicia ingessata dello smoking, allentando un po’ il nodo della cravatta; si passa una mano tra i capelli – non usa più tutto il gel che usava al liceo.
L’edificio è imponente, di un colore strano che tende al grigio.
Ci sono parecchie persone eleganti e sorridenti nello spiazzo lì davanti, e Blaine pensa di riconoscere anche Burt e Carole nella folla.
Stira le proprie labbra in un sorriso, prima di avvicinarsi; non sa nemmeno perché ci sia andato. È una cosa stupida, davvero.
Farsi del male per sperare che scompaia il dolore precedente. È stupido.
Deglutisce, ricambiando con la mano il saluto di Sam e gli sguardi luminosi di Artie e Tina.
L’imbarazzo diventa palpabile dopo qualche secondo, e si affonda una mano in tasca per istinto; le sue dita sfiorano della carta troppo vecchia – ma forse non abbastanza rovinata.


*


È riuscito ad entrare nell’edificio con la scusa di dover usare il bagno. Patetico.
Sa che Kurt è già lì.
È un maniaco del controllo, dovrà assicurarsi che tutto sia perfetto.
Chissà se Austin lo sa.
Probabilmente sì. In fondo, si devono sposare.
Attraversa i corridoi, i suoi passi sono attutiti dalla moquette bordeaux. “Amaranto, Blaine, amaranto.”
Cammina velocemente, strofinando i palmi delle mani sui pantaloni neri, perché non riesce a credere di starlo facendo davvero.
Non ha alcun diritto di rovinare tutto, lo sa.
Ma forse così lo lascerà andare.
Forse riuscirà a distogliere lo sguardo da quegli occhi di ghiaccio che l’hanno incatenato per tutta una vita. E forse è egoista, sì. Come sempre, in amore.
Bussa a quella porta senza volerlo fare davvero, e l’unica cosa che gli impedisce di scappare via è quell’anello ridicolo nella sua tasca, a cui si sta aggrappando con la forza dell’illusione.
“Avanti!”
Ha una voce diversa. È più adulta.
Forse è solo il legno della porta che la attutisce. Forse quel legno è tutto il tempo che è passato.
“Allora è tutto pron—”
Blaine può vedere la sorpresa che dilata le pupille di Kurt, impedendogli di concludere la frase; per fortuna è seduto su un piccolo divanetto di pelle, perché ha l’aria di uno che potrebbe svenire da un momento all’altro.
“Blaine” sussurra soltanto, con una voce così flebile da essere appena udibile.
Non è cambiato poi molto.
Quasi ha sperato di trovarlo completamente diverso, da non poterlo più nemmeno riconoscere. Ha immaginato che sarebbe stato tutto più facile, se si fosse reso conto di non essere mai riuscito a ricordare con esattezza l’arco delle sue sopracciglia, la sfumatura di verde che assumono i suoi occhi quando il cielo è grigio.
Invece è lì.
Con un’espressione che avrebbe potuto predire con una precisione disarmante.
Si schiarisce la voce, e un po’ si arrende alla consapevolezza che farà più male.
“Ciao, Kurt.” E quel mormorio non è niente rispetto a quello che gli sta ribollendo dentro, rispetto a quello che vorrebbe davvero dire.
Sei anni.
In fondo è passato tanto tempo.
Ma Kurt ha ancora quella pelle perfetta. Sa ancora di casa.
“Cosa … Cosa ci fai qui?”
Blaine incespica per un attimo, perché vorrebbe tanto rispondere un “Non lo so”, ma alla fine riesce a prendere un respiro profondo e ad allungare una mano verso di lui, col palmo rivolto verso l’alto.
Kurt lo osserva con attenzione, mantenendosi a distanza, e spalanca gli occhi quando vede quell’anello. “No. No, cosa significa?” chiede, facendo correre lo sguardo da quell’oggetto così ridicolo a quegli occhi così dorati.
“È tuo.” Risponde semplicemente Blaine, scrollando le spalle. “È sempre stato tuo.”
“No” sussurra Kurt, implorandolo con lo sguardo di non farlo “Io … Mi devo sposare, Blaine. Non siamo più quei due ragazzini.”
Blaine gli rivolge un sorriso dolce – forse è vera, quella cosa del dolore. “Saremo sempre quei due ragazzini.”
Kurt scuote freneticamente la testa, e vorrebbe davvero distogliere lo sguardo dal suo, ma non ci riesce. Non ci è mai riuscito.
“La prima promessa, Kurt.” Gli dice Blaine, continuando a tenere la mano tesa davanti a sé “Prometto di amarti sempre. Vale ancora. Mantengo sempre le promesse, lo sai.”
“Non puoi farlo” sussurra Kurt, con un pizzico di rabbia nella voce “Non hai il diritto, lo sai –”
“Sì” lo interrompe Blaine “Sì, lo so. Non ho alcun diritto. Lo so. Ma questo” gli avvicina il palmo, mostrandogli l’anello “Questo è tuo. Buttalo, se vuoi.” Non gli dice che lui l’ha buttato almeno sei volte, e altrettante è andato a riprenderlo.
Kurt allunga una mano, e le sue dita tremano proprio come è successo quella sera di Ottobre; sfiora quella carta sgualcita e usurata, e gli angoli delle labbra gli si sollevano impercettibilmente quando nota che un angolo del papillon si è piegato su se stesso.
Lo accoglie nella propria mano, come se non si fosse mai dimenticato della forma che devono assumere le sue dita per non rovinarlo.
Blaine si sente improvvisamente più leggero.
Forse è questo che doveva fare.
Doveva lasciar andare. O rendersi conto che non potrà mai lasciar andare del tutto.
Indietreggia di qualche passo, e anche stavolta continua a guardarlo negli occhi.
“Sono felice per te” mormora. Forse è sincero.
Kurt abbassa lo sguardo, si ritrova ad osservare l’anello. “Incredibile che sia sopravvissuto.” Sussurra soltanto.
“L’ho custodito bene.”


*


“Kurt Hummel, vuoi tu prendere il qui presente Austin Lang come tuo legittimo sposo?”
Kurt abbassa un attimo lo sguardo, prima di voltarsi verso Blaine.
Fa scivolare una mano nella tasca del proprio smoking per sfiorare qualcosa con le dita.
Sorride.

*****



Note:
Sì, sono sempre io.
A rompervi le scatole.
Okay, dunque.
Parlando un attimo della raccolta in generale: sono 7 OS - ho scritto solo questa, per ora, quindi non so dirvi quando aggiornerò - AU, in ognuna delle quali un Blaine diverso mantiene una delle promesse dell'anello per un Kurt diverso. Abbastanza confuso? :D
Passando a questa OS.
Che dire; non mi convince tantissimo.
Il tema non è proprio originale, e non so se l'ho trattato adeguatamente.
... Sono molto nervosa, sì :D
Sarei davvero molto contenta se mi faceste sapere cosa ne pensate :)
A presto, spero!

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