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Autore: Aine Walsh    02/03/2014    3 recensioni
È lì, immobile, imperscrutabile, sovrasta tutto da sempre: possibile che nessuno ne avverta il peso gravare sulle spalle? Nessuno oltre te? Nessuno che si senta a disagio osservandolo, nessuno a cui la sua sterminatezza ricordi le proprie ansie e le proprie aspettative inattese?
Perché, in fondo, alla luce di ciò che è accaduto negli ultimi anni, il cielo non fa altro che ricordarti tutto ciò che avresti voluto e potuto essere ma che non sei diventato.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alec Hardy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Uhm, salve.
Ieri notte, direi intorno alle due, ho deciso di appestare anche quando fandom con la mia presenza giusto perché… beh, insomma, ho trascorso tutta la giornata a guardare Broadchurch e alla fine ne sono uscita parecchio scassata e con i feels a pezzi. 
Quale soluzione migliore dello scriverci un po’ su, quindi? Apparentemente nessuna, motivo per cui mi sono messa a letto ed ho cominciato a smanettare col cellulare, sfornando questa shot che (forse?) non ha un minimo di senso ma che serve a sfogare quell’ammasso di tristezza accumulata tra un episodio e l’altro.
Dannazione, voglio già la seconda stagione.
Okay, faccio i miei migliori complimenti a chi riuscirà a leggere tutto senza sentirsi male e… niente, già che ci sono vado a farmi un bicchierino con Paul Coates (?).
Sul serio, è meglio che vada.
Alla prossima e grazie,

A.

 

Never ending sky
 

Dicono che il suono del mare, il rumore delle onde che si infrangono sul litorale, abbia un effetto calmante sulla maggior parte delle persone. Evidentemente tu appartieni a quella stretta cerchia di gente che non riesce a bearsene, almeno non ora, non più. Forse ci riuscivi un tempo, quando eri poco più che un ragazzino e Broadchurch era solamente la meta delle tue vacanze estive, non il controverso paesino costiero in cui è stato consumato l'assassinio di un undicenne.
In quegli anni bastava che il tono di uno dei tuoi genitori si alzasse di un minimo oltre il solito per farti scappare in spiaggia, da solo, assorto nei tuoi pensieri mentre te ne rimanevi seduto con le ginocchia strette al petto e gli occhi che inseguivano l'orizzonte azzurrino. Già allora la vastità del mare e il suo colore intenso ti inquietavano, infondevano in te quella sorta di dolce angoscia che non riuscivi a comprendere, a spiegare. Lo sguardo si smarriva per interi pomeriggi tra l'immensità dell'acqua e quella del cielo, alla ricerca di un qualcosa che non ti era ancora chiaro, magari di un posto dove poterti rifugiare dalle urla di mamma e papà.
E adesso? Cosa ne era rimasto di quel ragazzino? Solo un'ombra, un fantasma, un'eco. Un uomo che aveva assistito all'inesorabile crollo dei muri della sua vita: l'infedeltà della moglie, la nostalgia dell'unica figlia, una maldicenza che avevi scelto di addossarti a fin di bene, pur sapendo di macchiare così anche il tuo lavoro. E poi le continue pressioni, l'aritmia cardiaca con le pillole e tutto il resto, gli assassini a piede libero che non eri ancora riuscito ad incastrare.
Stai seduto dando le spalle all'alta costiera, con il viso rivolto in avanti e la brezza che ti scompiglia appena i capelli. Quella sorta di malessere che provavi da bambino si ripresenta puntuale davanti a quello scenario, come se non bastassero tutte le altre preoccupazioni che ti porti già dentro. Osservi le poche imbarcazioni di pescatori al largo, il sole, la tenda bianca dove la Scientifica fa il suo lavoro, infine ti concentri sulla schiuma lasciata dalle onde.
Forse ora capisci il senso di quell'inquietudine, solo ora ti sembra di essere in grado di darle un senso. E la risposta sta proprio lì, nell'orizzonte, e ancor più nel cielo limpido sopra la tua testa. No che non odi il cielo in quanto tale, quella sarebbe una cosa da idioti, non ne tolleri un aspetto in particolare: la sua infinità, il suo estendersi oltre dei confini che nessuno conosce e mai conoscerà. Perché se c'è una cosa di cui sei sicuro, è proprio il fatto che niente sia infinito, che niente possa durare per sempre o estendersi illimitatamente senza cozzare con qualcos'altro. Ogni cosa ha un suo segreto equilibrio, una sua ragion d'essere, una sua durata.
E tu? Qual era diventato il tuo equilibrio, quale la tua ragione, la tua durata? Chi avrebbe potuto dirtelo? È così che ci sente a perdere la bussola? Tua madre diceva spesso che non esiste qualcosa che non possa essere spazzata via da un soffio. Gran bella consolazione, in effetti. Potrebbe pure essere vero, ma sicuramente il cielo rappresenta l'eccezione. È lì, immobile, imperscrutabile, sovrasta tutto da sempre: possibile che nessuno ne avverta il peso gravare sulle spalle? Nessuno oltre te? Nessuno che si senta a disagio osservandolo, nessuno a cui la sua sterminatezza ricordi le proprie ansie e le proprie aspettative inattese? Perché, in fondo, alla luce di ciò che è accaduto negli ultimi anni, il cielo non fa altro che ricordarti tutto ciò che avresti voluto e potuto essere ma che non sei diventato. Per questo lo odi.
Scuoti la testa come per scacciare quel groviglio di pensieri, decidendo che non sia questo il momento di fermarsi a pensare a sé stessi, né lo sarà fino a quando non avrai trovato il bastardo che ha ucciso Danny Latimer. E lo troverai. Allora, forse, potrai comportarti un po' da egoista e provare a rimettere in piedi quel che resta di quei tuoi muri.
E poi ti alzi, infili le mani nelle tasche del lungo cappotto nero che indossi e ti volti, pronto a ritornare lo scontroso Ispettore Distrettuale Alec Hardy che molti qui conoscono.

  
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