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Autore: Luine    02/03/2014    2 recensioni
[…] qualcosa diceva a Bloom che non era così e che la minaccia che stava incombendo su di loro non era terrestre, ma magica e non erano gli Stregoni. Qualcosa di più antico e più familiare. Non sapeva come poteva avere questa sensazione, ma preferiva scoprirlo nelle sembianze di una fata,[...]
Un nuovo nemico minaccia Alfea e la Terra, Roxy è stata attaccata e solo lo Scettro di Domino può salvarla. Cosa accadrà? E chi è il nuovo nemico delle Winx? Scopritelo leggendo!
(Ambientata tra le puntate 13 e 14 della quarta serie)
Fanfiction vincitrice dei premi Best Long Fic e Best Work-In-Progress nel Ventinovesimo Turno di Never Ending Story Awards
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Oritel, Roxy, Specialisti, Winx
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 22

Rosso, blu, oro



Le ali del teletrasporto funzionarono. Si ritrovarono all'interno di un cono costituito di vento, ma se avesse dovuto essere in quiete, allora Stella era un tirannosauro. Perché il vento era violento e faceva scuotere i capelli delle fate, dello Specialista e dei flabrumiani con la violenza, era proprio il caso di dirlo, di un uragano. Tutto intorno non c'era niente, solo il vento che si torceva sempre più velocemente. Se solo avessero fatto un passo, certamente sarebbero finite in pasto al crudele Vortice dei Venti che le imprigionava al suo interno.

«Che cosa dovremmo fare, adesso?» domandò, gridando, Tecna.

«Non lo so!» rispose allo stesso modo Bloom. «Cerchiamo un modo per attivare la convergenza!»

Ma proprio mentre si tenevano per mano, cercando di sprigionare il loro potere, capitò qualcosa: una luce improvvisa le accecò e, un attimo dopo, cominciarono a modellarsi delle forme che divennero via via più nitide. Erano persone, questa era l'unica cosa certa, ma nessuno le riconobbe finché la luce non fu sparita.

Stella gridò.

«Musa!» strillò Bloom. «Aisha e Flora!»

«Ehilà!» esclamò Musa, facendo un occhiolino.

Le tre arrivate per prime si lanciarono sulle altre e stritolarono le nuove arrivate in un abbraccio, piene di commozione. Ma la prima a riprendersi fu Bloom. «Dobbiamo sbrigarci, ragazze!» disse. «Il Vortice...»

«Sappiamo tutto.» disse Aisha. «Abbiamo usato la Traccia Magica per arrivare fino a qui.»

«Bene. Allora saprete che dobbiamo distruggere il Vortice, se vogliamo avere delle possibilità di salvare Flabrum dalla minaccia dell'Odio che cresce dentro Maestral. Lì c'è la regina Auster.» e Bloom indicò poco lontano, dove si trovavano la regina e i due soldati di Flabrum.

«Ma...» balbettò Flora. «Io credevo che...»

«E' una storia lunga.» tagliò corto Tecna. «Ve la spiegheremo non appena avremo finito.»

«Sì, è bene sbrigarsi.» acconsentì Aisha. Le ragazze si presero per mano e formarono un cerchio. Adesso che erano tutte insieme, connesse dal loro potere che scorreva l'uno nel corpo delle altre, sembrava che il Vortice si fosse messo a roteare con maggiore veemenza, come per proteggersi ed evitare quello che di lì a poco sarebbe successo. Bloom e le altre sentivano la sua forza vitale scorrere rabbiosa nei fasci che lo formavano, ne sentivano la furia e l'enorme potenza, la resistenza che faceva alla distruzione. L'aveva creato il sacrificio di una fata che voleva proteggere gli spiriti dei sentimenti positivi che, adesso, si stavano spingendo verso di loro, come se volessero aiutarle e allo stesso tempo liberarsi di secoli di prigionia. E il Vortice, che voleva proteggerli, perché quello era il suo compito, faceva ancora opposizione al potere delle fate, ma le Winx non recedevano. Pensavano alle ragazze rimaste sulla terra, quelle giovani apprendiste che stavano studiando ad Alfea e che stavano combattendo contro i sentimenti negativi che le avrebbero consumate e poi anche agli Specialisti e alle persone della Terra che erano stati posseduti e avevano perso la loro personalità, desiderosi solo di distruggere tutto e, soprattutto, le fate e la loro magia buona. E fu questo a spingere il Vortice a interrompere quella resistenza. Per un po' fu come se le osservasse mentre la convergenza sprigionava i colori dell'arcobaleno e la polvere di fata che scaturiva dalle ali delle Winx. Pian piano ripiegò su se stesso, la forza con cui vorticava divenne sempre più veloce, sempre di più, ancora e ancora.

E i fili presero a sciogliersi, si dispersero in lontananza, il Vortice perse la sua compattezza; adesso si poteva vedere il cielo e sprazzi delle isole che, un tempo, erano state ancorate alla terra al di sotto della nebbia. Anche la nebbia venne spazzata via, i raggi del sole cominciarono a filtrare attraverso di essa. Poi accadde. Il vento scomparve e la nebbia si diradò del tutto.

Una leggera pioggerella cadde sulle Winx, mentre le isole fluttuanti vibravano leggermente, come incapaci di credere che la nebbia sotto di loro le avesse sorrette in equilibrio. Per un istante, le Winx ebbero paura che crollassero, ma le isole si fermarono, come se finalmente, dopo essersi destabilizzate per via della scomparsa del Vortice, si fossero tranquillizzate. Il cielo era sgombro, non c'era più vento, né quel mulinare minaccioso. Adesso c'erano centinaia degli stessi spiriti che avevano visto volteggiare nel passato grazie alle ali Tracix che scivolavano loro intorno e se ne andavano via, verso luoghi dove c'era più bisogno di loro.

«Ragazze... ce l'abbiamo fatta!» esclamò Stella, guardando le altre che, come lei, erano raggianti. «Ce l'abbiamo fatta!»

Ridendo, le ragazze tornarono ad abbracciarsi, per festeggiare. Ma la loro allegria non durò a lungo.

«Non è finita.» disse, infatti, Auster, in tono tetro.

«Ma abbiamo distrutto il Vortice, adesso gli spettri dei sentimenti positivi potranno...» Bloom si interruppe, quando vide che la regina di Flabrum stava scuotendo la testa con aria affranta.

«No. Non è finita. Ora dobbiamo salvare Zephiro.»

«Sì, è vero. Maestral è...» anche Aisha si fermò, perché Auster continuava a scuotere la testa.

«Che sta succedendo?» domandò il comandante Adalhard. «Auster, che cosa ci stai nascondendo?»

La donna sospirò e si fece avanti, tra le Winx. «Non c'è tempo di spiegare. Dobbiamo andare. Zephiro è qui.»

Bloom trasalì. «Avete portato qui Zephiro? Ma Faragonda aveva detto...»

«Cambio di piani.» le spiegò Musa.

Adalhard sospirò. «Faragonda non ha capito... nessuno poteva... chi l'aveva mai visto, prima, nella Dimensione Magica?» farfugliò. «Era la mossa giusta, però, vero? Ha fatto tutto ciò che le ho chiesto di fare, nel caso in cui Zephiro si fosse trovato in guai simili e adesso lo rimanda indietro, proprio dove tutto è cominciato. È giusto. Mi aspettavo che mio fratello avrebbe fatto qualcosa del genere, da quando avevo scelto Adalhard come comandante dell'Esercito del Vento. Ma non potevo prevedere che Zephiro... adesso che gli spiriti sono liberi, si dirigeranno da lui... ma non basteranno. L'Odio è forte. E, mentre ero qui, tra gli spiriti, e ti ho trovato, Stella,» disse la regina, guardando la fata del sole e della luna. «ho capito che non sarebbe bastato lo Scettro di Domino, né qualunque spirito che ho incontrato. Serve... serve una forma d'amore molto profonda. Credo... credo, in effetti, di essere io l'unica persona che può fermare l'Odio.»

«Ma cosa stai... mia regina...» balbettò Adalhard.

«Basta parlare. Dobbiamo per forza andare o sarà troppo tardi per tutta la Dimensione Magica!»

«Sì, ma dove?» domandò Stella.

«A palazzo.» fece Aisha. «Era lì che erano diretti gli Specialisti, quando ci hanno scaricato vicino al Vortice... stavano facendo da diversivo per Maestral. Immagino proprio che è lì che abbiamo portato Zephiro.»

«Ci sono gli Specialisti?» domandò Bloom, incredula.

«E anche re Oritel.» confermò Flora.

Bloom non credeva alle proprie orecchie, ma non c'era molto tempo per lo stupore: dovevano fare in fretta, come aveva detto Auster.

«Se è così, spero che non sia troppo tardi.» disse. «Voliamo, ragazze!» Bloom spiccò un volo e insieme a loro, anche le Winx. Tecna tornò a prendere Tony, mentre Stella Terchibald. Auster, che si era trasformata anche lei, decise prese Adalhard. Volarono sulla mutata terra di Flabrum, osservando la quantità di relitti che ricopriva il terreno molto al di sotto di loro, mentre volavano tra le nuvolette pigre che, ogni tanto, capitò loro di incontrare lungo il tragitto. Della vegetazione rigogliosa che avevano visto grazie alla magia non rimaneva quasi nulla, solo qualche arbusto qua e là dall'aria malaticcia, un netto contrasto con le isole fluttuanti che, invece, erano cariche di piante intricate e contorte come quella in cui Tecna e le altre avevano trovato rifugio prima di scoprire che si trovavano nella base segreta dei ribelli. Quello di cui si accorsero, però, mentre volavano verso nord, verso un gruppo di isole molto vicine, era che tutto il verde stava ricrescendo velocemente, forse grazie a quella pioggerellina che si era creata alla fine, quando il Vortice e la nebbia se n'erano andate.

Auster, di fronte a tutti, li stava guidando proprio al gruppo di isole, volando ad un ritmo incalzante che, se non fossero state allenate al volo, avrebbero fatto fatica a tenere.

«Non volevo che i sovrani di Domino si esponessero tanto a causa mia e del fatto che non ho saputo cose che, purtroppo, sono andate perse nel corso del tempo!» esclamò Auster, d'un tratto.

«Non devi preoccuparti, regina Auster. I miei genitori l'avrebbero fatto in ogni caso!» esclamò Bloom.

«Dove saranno gli Specialisti?» domandò Stella, rivolta a Flora, che le volava di fianco.

«Non lo so, ma speriamo di trovarli presto. Pensate che siano stati catturati?»

«I soldati di Flabrum potrebbero averlo fatto.» sibilò Terchibald. «Quegli odiosi voltagabbana... come hanno potuto dimenticare tutti quanti la fedeltà alla nostra regina?»

«Non c'è tempo per questo! Dobbiamo andare più... che cosa c'è laggiù?»

«Sono delle navette!» gridò Tecna.

«Di Flabrum.» ringhiò Terchibald.

Nessuno replicò, non ne ebbe il tempo. Poco dopo che Tecna e il capitano dell'Esercito ebbero parlato, una navetta si stagliò all'orizzonte. Andava verso di loro ad una velocità molto elevata e sembrava voler per forza tagliare loro la strada. Bloom la vide. Era bianca e lucida e non somigliava minimamente ad un Owl di Fonterossa.

«Arrendetevi!» si sentì una voce amplificata che proveniva dall'interno.

«Non abbiamo tempo da perdere!» sbottò Aisha. «Gabbia Morphix!» sprigionò il proprio potere contro la navetta, ma qualcosa come uno scudo deflettore rese inattivo l'attacco della fata dei fluidi.

«Non funzionano questi trucchetti!» sbottò Terchibald.

Poco dopo, sopra la navetta si aprì un buco circolare e ne salì lentamente una piattaforma sopra cui erano ritti in piedi alcuni soldati di Flabrum. Erano vestiti di blu e di bianco, ma al braccio avevano una fascia rossa e reggevano una lancia fatta di elettricità statica e di vento condensato.

Le fate si fermarono a mezz'aria.

«Toglietevi di mezzo!» ordinò Bloom. «Dobbiamo raggiungere Maestral per...»

«Non raggiungerete nessuno! Abbiamo ordine di catturare le fate che hanno attentato al nostro pianeta!» e così dicendo il soldato di destra puntò la lancia contro Bloom e sprigionò una forte corrente ventosa usando l'arma come catalizzatore. Bloom si tolse dalla linea di tiro e la magia corse veloce verso la terra che fino a poco tempo prima era stata nascosta dalla nebbia.

«Ma... dov'è il Vortice dei Venti?» domandò un altro, guardandosi attorno.

«Non può essere sparito!» esclamò un altro, interdetto.

«Sono state loro! Vi ordino di dire che cosa ne avete fatto del Vortice dei Venti!» disse quello che aveva attaccato e lanciò ancora un altro incantesimo. Altri tre uomini uscirono dalla piattaforma, ma questi, al contrario degli altri due, si lanciarono e atterrarono a mezz'aria, come se, invece che il vuoto, ci fosse stata una strada.

«Quindi le strade invisibili non erano magia del Vortice.»

«O lo era e ancora non si è distrutta...» borbottò Adalhard.

Solo Flora, Aisha e Musa, che non avevano idea che su Flabrum esistessero strade invisibili, sussultarono. Tutte le altre si prepararono a combattere.

«Fammi scendere, principessa di Solaria.» ringhiò Terchibald, colto da un'improvvisa rabbia. «Ho una gran voglia di dare a questi bellimbusti una lezione che non si scorderanno facilmente!»

«Ma...»

«Sì. Fai scendere anche me, Auster.» disse Adalhard.

«Non possiamo lasciarvi andare!» protestò la regina.

«Invece sì.» disse, risoluto, Tony, guardando Tecna con occhi scintillanti. «Signorina Tecna, ti farò vedere che cosa sono capace di fare! Voglio che tu sia orgogliosa di me!»

Tecna gli rispose con una smorfia preoccupata.

«Non possiamo fermarci!» esclamò Bloom, guardandosi attorno. «Dobbiamo trovare Maestral prima che lo faccia la Furia dell'Odio. Qualcuno rimanga qui. Flora, Stella, Aisha... rimanete voi ad aiutare!»

«Conta pure su di noi, Bloom!» rispose la fata del sole e della luna e così cominciò a scendere più in basso, dove si trovava il sentiero invisibile, con le direttive di Terchibald che poteva, al contrario delle fate, vedere il sentiero come ogni abitante di Flabrum.

Adalhard lo seguì e un attimo dopo, insieme con Flora e Stella e Tony, che anche lui si era lanciato ed era atterrato di faccia sfuggendo alla presa di Tecna. Gli uomini di Flabrum, quelli con la fascia rossa al braccio non persero tempo e si lanciarono contro di loro.

«Andiamo!» esclamò Bloom, cercando di ignorare la lotta crudele che i soldati avevano ingaggiato.

«Aspettate!»

Le tre Winx si voltarono verso Aisha, che aveva parlato.

«Portate questo con voi!» la fata dei fluidi lanciò a Bloom uno scettro vecchio e brutto, con un enorme smeraldo incastonato all'estremità superiore. «Lo Scettro di Domino... non so a cosa possa servire, ma... forse gli spiriti distruggeranno le Furie prima che ci riesca lo Scettro stesso.»

Bloom lo guardò, poi strinse più forte la mano contro l'asta. «Ci vediamo dopo, ragazze!»

«Sì!»

I poteri magici del comandante e del capitano era molto forti e più volte combinati con quelli delle due Winx riuscirono a fermare gli attacchi violenti degli altri. Tony, al contrario, che aveva solo una spada, si limitava a mulinarla in alto, riuscendo anche, per un po', ad allontanare i nemici che tentavano di avvicinarsi. Questi smisero presto, allora, e cominciarono ad attaccarlo con la magia. Qualcosa, però, sembrava essere successo al giovane, imbranato e insicuro Tony, che voleva compiacere in tutti i modi Tecna, la ragazza di cui si era innamorato e che gli suscitava più rispetto di tutti i professori di Fonterossa messi insieme: riuscì a schivare gli incantesimi balzando di qua e di là con la spada dritta verso l'alto quasi volesse usarla per nascondercisi dietro. Continuò così, finché non inciampò nei suoi stessi piedi e cadde a terra.

«Regina Auster, non possiamo perdere altro tempo...»

Auster, indecisa, guardò ancora una volta Adalhard che si stava battendo a colpi magici contro uno di quelli che avrebbero dovuto essere i suoi stessi soldati, poi si costrinse a seguire Bloom e le altre. Dovevano raggiungere il più in fretta possibile il castello Bloom, Musa, Tecna e la regina dovevano adempiere alla missione, salvare il pianeta e Magix dalla Furia dell'Odio.

«Non possiamo rimanere!» gridò Tecna.

«Va bene.» sussurrò Auster.

«Gabbia Morphix!» invocò Aisha, imprigionando uno degli avversari che provò a colpire alle spalle le ragazze che stavano volando velocemente via dal campo di battaglia. «Andate, ora

Le Winx e Auster si lasciarono così alle spalle tutto quanto, pronte per una nuova battaglia.

Tony, intanto, si era rialzato e adesso combatteva contro uno dei soldati di Flabrum ad armi pari, la sua spada rosa shocking contro una fatta di puro vento, ma così solido da sembrare di acciaio puro.

Con grande sorpresa, lo Specialista riuscì non solo a schivare con facilità, ma anche rispondere agli attacchi. Per un attimo, l'imbranato Tony sentì di poter fare tutto. E solo perché doveva salvare la signorina Tecna che l'aveva tolto dai guai tante volte, per farle capire che era degno di lei! Non ne poteva più di essere un eterno zero. Avrebbe partecipato al saggio degli Specialisti, per la miseria! E questa ambizione gli dette ancora più forza per controbattere il suo avversario, per rispondere alle sue stoccate precise. Gli insegnamenti di Codatorta, che prima gli erano sembrati così inutili, si rivelarono efficaci, adesso. Respingeva i colpi, osservava il polso dell'avversario e tentava di prevedere le sue mosse. A volte si rivelarono essere finte, ma lui schivò balzando di qua o di là con l'agilità di un gatto. Si sentiva onnipotente. Lanciò un ululato di vittoria, mentre il suo avversario, grazie ad una sua finta, inciampava nel mantello e perdeva la sua spada. Tony con un calcio la fece cadere di sotto. Con un sorriso che gli arrivava da un orecchio all'altro, gli premette la punta della spada contro la gola. «Sei finito.»

Aisha rimase a controllare che il volo delle altre potessero oltrepassare senza essere fermate. Lanciò la sua gabbia Morphix contro quelli che erano più lontani e che nessuno copriva, mentre al suo fianco, Flora scagliava i suoi incantesimi e la sua polvere di fata contro quelli che la fata dei fluidi non poteva controllare. «C'è qualcosa che non va!» esclamò, quando vide che la polvere di fata non faceva nessun effetto e che, anzi, pareva rendere gli uomini di Flabrum ancora più desiderosi di combattere.

Flora volò via dalla linea di tiro. «Rosa d'inverno!» esclamò, allungando un braccio. L'avversario con la lancia, invece, le mandò contro un alito di vento tagliente che si scontrò a mezz'aria con la sua magia e si annullarono tra di loro, spandendo i petali di rosa tutto intorno.

Terchibald approfittò della confusione prodotta per scagliarsi letteralmente addosso ad uno dei nemici e buttarlo a terra. Dimenticandosi dei poteri magici, cominciò a colpirlo violentemente al viso e sul corpo. Seduto a cavalcioni sull'antagonista, cominciò a prenderlo a pugni.

Stella abbagliava i suoi nemici con i suoi poteri e questi, storditi, finivano per inciampare e cadere. Uno, però, riuscì ad afferrarla per una gamba e a tirarla in basso. Stella, per liberarsi, cercò di usare anche lei la polvere di fata. Inutilmente.

«C'è qualcosa che non va...» ripeté Flora, scansandosi di nuovo dalla linea di tiro di un altro dei nemici. «Stella, Aisha... guardate i loro occhi!»

Aisha lo fece, o almeno cercò di farlo, ma era quasi impossibile, perché gli uomini si muovevano molto velocemente dall'uno all'altro e, anche quando si fermavano, i loro occhi saettavano di qua e di là e subito erano pronti per scagliarsi contro qualcun altro, di solito Tony che, comunque, non sembrava più lo Specialista imbranato che le Winx avevano conosciuto all'inizio.

«Si muovono troppo. Tempesta solare!» gridò Stella, lanciandola contro il soldati che la tratteneva e che, grazie alla magia, la lasciò andare, colpito in pieno. Uno stava per abbattere una spada alle spalle di Tony e lei ripeté l'incantesimo con maggiore impeto.

«I loro occhi!» gridò Aisha, che era volata vicino ad uno con il solo scopo di farlo voltare. «E' come se fossero... Gabbia Morphix!»

«E' come se non fossero padroni di se stessi!» completò per lei Flora. «Vento d'autunno!»

«Che cosa? Tempesta solare!» Stella creò uno scudo di luce per deviare una magia. Adalhard la intercettò e la rimandò direttamente al suo mittente, che cadde a gambe all'aria.

«Guardali attentamente!» Flora indicò uno che era stato imprigionato nel Morphix e che era stato atterrato da Tony. «Hanno gli occhi velati... proprio come se fossero stati vittime di un qualche maleficio!»

«Maleficio!» sbottò Terchibald. E dette un pugno sonoro a quello che aveva atterrato. «Glielo do io il maleficio! E ora...» strappò la fascia rossa dal braccio dell'uomo e glielo ficcò in bocca. «mangiala bene.» ringhiò, rabbioso. «Vediamo se ti piace...»

Quello cominciò a divincolarsi e a cercare di parlare, ma tanto più Terchibald gli infilava la fascia in bocca, meno quello ci riusciva. Il capitano gli dette un ultimo schiaffo e fece per alzarsi, quando il suo avversario, con un colpo di reni, riuscì a ribaltare le loro posizioni, subito dopo si strappò di bocca la fascia rossa e la lanciò di sotto. Quindi si alzò in piedi e fece una cosa sorprendente: si ribellò ai suoi compagni e usò i suoi poteri contro di loro. «Traditore!» gridarono questi ultimi e si lanciarono quasi tutti contro di lui. Aisha, grazie a questo imprevisto, riuscì a imprigionarne molti nel suo Morphix.

«Ehi!» esclamò Stella.

«Che succede? Perché ha smesso di...»

«Forse serve un po' di forza bruta!» e così Stella schiaffeggiò uno dei soldati che ancora non era stato imprigionato dal Morphix, ma l'unica cosa che ottenne fu di essere catturata a sua volta. Urlò e quasi fu trafitta da una scarica di vento tagliente, quando proprio lo stesso che era stato picchiato da Terchibald gli arrivò alle spalle e gli strappò dal braccio la fascia. Subito, gli occhi velati dell'uomo che aveva quasi fatto del male a Stella ritornarono vigili. Lui si guardò attorno, senza capire, quasi chiedendosi perché tenesse per un braccio una fata.

L'aria si fece immobile. Tutti i contendenti si squadrarono gli uni gli altri, poi il soldato che aveva afferrato Stella la lasciò andare. «Che succede? Che è successo? Cosa...» si guardò intorno.

«Togliete le fasce a tutti!» gridò d'improvviso Adalhard. «Le fasce! Sono le fasce! Terchibald, togli le fasce! Winx! Strappate dalle loro braccia quelle dannate fasce rosse!»

Terchibald trasalì e così anche le ragazze.

Aisha fu la prima a reagire. Strappò quella dal braccio di uno dei soldati che aveva imprigionato nel Morphix e anche lui ebbe la stessa reazione degli altri. Ben presto, quanti più venivano privati della fascia rossa, tanti più smettevano di combatterli. Quelli che venivano dopo di loro e uscivano dalla navetta venivano immobilizzati in fretta e poi liberati dal misterioso pezzo di stoffa. Uno per uno, tutti i soldati tornarono normali. L'ultimo toccò a Tony che, con un ululato di trionfo, sventolando la fascia come se fosse stata il migliore dei trofei, saltellava da una parte all'altra.

La battaglia era finita.

«Ma che cavolo...» balbettò Terchibald, abbassando lo sguardo, dimenticando ogni protocollo. «Ma che cavolo è successo?»

L'uomo che aveva schiaffeggiato si rabbuiò. «Capitano,» disse. «Maestral aveva sì dei seguaci, ma erano molto pochi, rispetto a quelli fedeli alla regina. Ha rapito molti di noi e costretto tutti ad indossarla. Quando siamo stati catturati, siamo stati costretti ad indossare anche la fascia... è stato terribile. Ogni nostro pensiero è stato spazzato via e la fedeltà che provavamo per Auster si è tramutata in fedeltà per Maestral. È impossibile da contrastare: eravamo talmente soggiogati che non potevamo neanche togliere la fascia: era il simbolo della nostra fede nell'usurpatore. Tutto quello che diceva sembrava giusto, tutto quello che ci ordinava doveva essere eseguito, diventava vitale per noi. Quindi avevamo anche l'ordine di non toglierci la fascia, ma... grazie. Grazie, capitano, grazie a voi, Winx.»

«Bene.» rispose Aisha, sbrigativa. «Ma adesso dobbiamo andare. Auster sta andando da Maestral. Speriamo che non sia troppo tardi.»

«Auster?» domandò lo stesso soldato che aveva raccontato loro la storia, confuso. «Ma la nostra regina è...»

«E' troppo lunga da spiegare.» rispose Stella sbrigativa. «Ci dobbiamo muovere a raggiungere il palazzo!»

«Allora venite, giovani fate, prendiamo la navetta.» disse ancora il soldato. «Ci avete salvati e abbiamo un grosso debito nei nostri confronti. Non vedo l'ora di vendicarmi di Maestral per l'omicidio della nostra regina!»


§


Le navette scortarono il gruppo di re Oritel fino ad un agglomerato di isolette che galleggiavano in aria come se fossero state in acqua. Tutte erano ricoperte di verde e in ognuna c'erano case e casette dalle forme bizzarre, negozi scintillanti che Roxy non aveva mai visto. Guardava in basso, per non dover guardare quelle immense navi volanti minacciose che le avevano costrette a seguirle e così notò i ponti che collegavano le isole a mezz'aria, solidi e grandi che riflettevano la luce del sole, con la pavimentazione in marmo. Però, a dispetto della grandiosità del posto, non sembrava che ci fossero persone. Era come se tutto fosse stato abbandonato.

Rabbrividì e non poté fare a meno di alzare lo sguardo, adesso. Quando si erano identificati, la prima cosa che re Oritel aveva fatto era dare il proprio nome, quello di Sky e degli Specialisti. Non aveva fatto il nome né di Zephiro né di Roxy e adesso il re di Domino se ne stava tranquillo su uno dei posti dei passeggeri, con le gambe incrociate e l'aria più pacifica del mondo, come se quella fosse una scampagnata o una visita di piacere.

Sky non condivideva la sua tranquillità o la sua sicurezza. Addirittura arrivò a pensare che, se non avesse saputo che re Oritel era uno degli uomini più in gamba di Magix, avrebbe potuto pensare che non prendesse sul serio un pericolo così grosso come quello rappresentato da Maestral. Quando aveva provato a dirgli che l'usurpatore era stato scelto per essere posseduto dall'Odio, re Oritel aveva risposto con un semplice: «aha» e aveva spostato lo sguardo su Zephiro, il quale non aveva affatto una buona cera. Il ragazzo era semplicemente livido e sembrava sempre più debole, addirittura respirava a fatica.

«E abbiamo lasciato solo Nabu a difendere Alfea dalla spia.» sussurrò a Brandon il re di Eraklyon. Mai come in quel momento, quella gli era sembrata la peggiore delle loro scelte.

«Rilassati, Sky.» disse re Oritel, come se avesse sentito il corso di tutti i suoi pensieri. «Andrà benissimo!»

«Come fa a dirlo?»

«Le ragazze distruggeranno il Vortice e sarà tutto a posto.»

«Ma la spia di Alfea?» domandò Brandon per il suo re.

Il sovrano di Domino sorrise come se la sapesse più lunga, ma non rispose. Il suo sguardo vagò e si fermò ancora su Zephiro. Il ragazzo, che si stava ancora tormentando l'occhio dorato, si fermò per osservare il padre biologico di Bloom.

«Credevo di averlo già spiegato. Ho l'impressione che la scuola non debba già temere più niente.»

Zephiro alzò lo sguardo e lo guardò con l'occhio blu, l'unico che non era coperto dalla sua mano guantata.

«Che significa, re Oritel?» domandò Helia, confuso.

Il re non rispose, forse perché erano cominciate le manovre di atterraggio anche senza che uno degli Specialisti ai comandi facesse niente. Il sovrano di Domino si alzò. «Vieni, Zephiro, fatti vedere bene, quando il portellone si aprirà. Coraggio, non abbiamo molto tempo.»

«Un momento.» Sky si frappose tra Oritel e Zephiro. «Che cosa dovrebbe succedere se uno dei soldati, per fare piacere a Maestral, uccidesse il ragazzo?»

Roxy sentì l'orrore crescerle dentro. «E'... è possibile? Insomma...»

Il sovrano di Domino scosse la testa. «No, ragazzi. E per un semplice motivo:» il suo sorriso fu tetro. «Maestral vorrà fare la festa al ragazzo per contro proprio.»

«E noi gli permettiamo di venire con noi?» domandò incredulo Riven. «Io capisco la follia, ma qui...»

«Andiamo! Siete Specialisti!» sbottò re Oritel, infastidito. «Non ditemi che siete diventati dei ragazzini che tremano di fronte ad una lancia! Ma per piacere! Saladin mi sentirà, quando torneremo!»

Non ebbe il tempo di finire di dirlo, il portellone finì di aprirsi e subito entrarono circa dieci soldati vestiti di blu e con un mantello bianco, gli stivali neri e i guanti bianchi. Erano tutti armati di lance magiche, dal bastone bianco e la punta somigliava ad un misto di elettricità statica e vento condensato.

«Seguiteci.» ordinò quello che sembrava il capitano, duro e perentorio, che portava una fascia al braccio rossa con un simbolo dorato. Tutti gli altri si disposero a quadrato intorno agli Specialisti, a re Oritel, a Zephiro e Roxy, senza dire niente. Non guardarono i componenti del gruppo, tutti quegli uomini non sembravano volere altro che ubbidire agli ordini del capitano.

Anche i loro occhi avevano qualcosa di strano, notò Roxy, era come se fossero vuoti, privi di una vera luce. Si guardò intorno, negli spiragli lasciati tra un uomo e l'altro nel quadrato dove li avevano stretti. Non avevano vie di fuga, nessun modo per fuggire, neanche lei che era piccola e veloce. Forse neanche Artù avrebbe potuto passare tra le loro gambe, tanto si muovevano rigidamente ed erano vicini gli uni agli altri, come se non osassero camminare un po' distaccati l'uno dall'altro.

Scesero dalla navetta e si ritrovarono all'aria aperta, gelida, su un pavimento lastricato bianco e grigio. C'era un vento perenne, su Flabrum, un vento spesso e volentieri freddo e, soprattutto, magico perché era quello prodotto dal Vortice mostruoso che Roxy aveva visto entrando sul pianeta e che, credeva, fosse visibile da ogni angolo di quel posto inospitale.

Guardandosi oltre le teste di quegli uomini marziali che li guidavano verso un grosso edificio grigio con alte finestre, colonne elevate e terrazze dai parapetti intarsiati, altissime torri rotonde e guglie sottili che si elevavano verso il cielo come se volessero bucarlo, le pareva di averlo sempre sott'occhio, come se il Vortice ci tenesse a dire: sono qui e non voglio che mi dimentichiate.

Roxy, rabbrividendo, si disse che non avrebbe mai potuto.

Ma non era la sola cosa inquietante di quel pianeta, in fondo. Tutto, dal vuoto della città al passo cadenzato di quegli uomini, aveva un che di allarmante e, soprattutto, l'aveva quell'enorme palazzo le cui grandi porte a forma di cuspide erano sorvegliate da altri due soldati con dei muscoli grossi come tronchi d'albero, quello destro fasciato da un fazzoletto rosso. Tutti e due erano biondi e con le lance uguali a quelle dei loro compagni. Anche il loro sguardo era vuoto.

Davanti a lei, camminava Zephiro, che non era più piegato su se stesso e non sembrava che l'occhio gli bruciasse come prima. Probabilmente, pensò Roxy, era stata l'adrenalina a farlo smettere, l'idea che, finalmente, sarebbero stati faccia a faccia con l'usurpatore del trono. Solo non capiva come avrebbero fatto a farla franca, se era vero che Maestral ospitava la Furia dell'Odio. Ricordava come aveva agito suo padre, quando era stato posseduto, quindi Maestral, probabilmente, avrebbe cominciato a dire che voleva uccidere le fate o qualcosa del genere, avrebbe avuto quelle profonde occhiaie e quella faccia da pazzo. Non era nemmeno tanto propensa ad escludere una possessione di quegli uomini dagli sguardi vacui. Ma allora perché non li attaccavano?

Oltrepassarono il portone senza che nessuno dicesse niente. I due omoni alle porte non si spostarono dai loro posti, ma il loro drappello si fece avanti. Si ritrovarono dentro una lunga sala dagli alti soffitti, di fronte ad un'enorme scalinata di marmo che si stringeva mano a mano che si saliva e si diramava in due direzioni. Lì di fronte, sulla parete, c'era un enorme dipinto che raffigurava una donna bionda con lunghi capelli e un abito che si legava su una spalla come una toga che guardava verso il Vortice dei Venti. Dietro di lei, c'erano alcune persone e lei tendeva le mani con fare protettivo, come se sapesse che il Vortice avrebbe fatto loro del male e volesse salvarli.

«Avete notato la mia antenata?» la voce che aveva parlato apparteneva all'uomo che stava di fronte al dipinto e dava loro le spalle. Si voltò immediatamente. Era un uomo alto e con i capelli color sabbia, con un lungo mantello bianco attaccato alla spalla sinistra da una spilla d'argento scintillante. Indossava un abito simile a quello di Zephiro, solo che il suo era di colore marrone.

L'uomo sorrideva, ma senza alcun calore. «Lei ha visto la nascita del Vortice e lei giurò che avrebbe protetto la gente da coloro che volevano superarlo ed entrare nel nostro mondo. Quelli che vogliono omologarci al resto della Dimensione Magica e farci dimenticare le nostre sacre origini.» sorrise appena, con un che di malefico, mentre parlava in tono quasi tragico. «E quello di cui avevo più paura è successo. Prima quelle Winx, che con i loro poteri mi hanno fermato. Ma qui i loro poteri non hanno avuto molto effetto, vero? Dopo un po', la Fiamma del Drago è sparita e noi abbiamo potuto liberarci. Cosa significa, mi sono chiesto? Il potere che ha generato la Dimensione Magica non mi distrugge? Allora anche lui mi considera il signore di questa terra e approva ciò che facciamo! Eppure, gli uomini non lo ritengono. Mentre io venivo qui, dopo che avevo catturato gli ultimi ribelli, mi ritrovo a dover fronteggiare una nuova minaccia: un Owl di Fonterossa che arriva senza preavviso. E guardate un po' chi porta! Il Re di Domino, il Re di Eraklyon e un certo giovanotto che non avrebbe dovuto sfuggirmi.» ridacchiò, mentre tutti, dagli Specialisti a Roxy a Zephiro si sentivano tutti rizzare i capelli in testa.

«Maestral, ascoltaci bene...» cominciò a dire Sky.

«Silenzio!» tuonò l'usurpatore. E subito, come se il sentirlo parlare fosse stata un'offesa, Sky gridò e si ritrovò a gettare le ginocchia a terra: uno di quei soldati dallo sguardo vacuo gli aveva piantato la lancia nelle spalle e lui era stato percorso da una violenta scarica elettrica. «Mi dispiace di dovermi comportare così, ma non mi lasciate molta scelta. Entrate sul mio pianeta, senza avvertirmi. Ma,» e qui gli occhi di Maestral si posarono su Zephiro. «ammetto che non mi sarei mai aspettato che mi avreste portato mio nipote su un piatto d'argento. Non mi aspettavo tanto da parte vostra, a dire il vero. Credevo che la Compagnia della Luce mi avrebbe fatto scagliare un attacco contro la Dimensione Magica prima di scendere a più miti consigli e invece... è forse un modo per... come dire... evitare la guerra? La eviterò, se posso. Ma voi ve ne andrete immediatamente.»

«Ce ne andremo solo dopo che avrò riavuto mia figlia e le sue amiche.» rispose tranquillamente re Oritel. Sky, indignato, girò la testa verso di lui, nonostante il dolore forte che ancora lo scuoteva tutto dopo la forse scossa ricevuta.

Maestral arricciò le labbra. «Non credo che siate nella posizione per negoziare. Siete tutti miei prigionieri, adesso.» e fece qualche passo verso le scale, che cominciò a scendere molto lentamente. «Vostra figlia, re Oritel, mi ha scagliato il potere del Drago contro, ma questo non mi ha consumato, anzi mi ha liberato. E le amiche di vostra figlia sono delle sobillatrici che hanno aiutato i miei oppositori nella resistenza, opportunamente sedata solo poche ore fa. Ma ancora mi sfuggono Adalhard e Terchibald, i quali mi stanno dando non pochi grattacapi, proprio grazie a loro, che li hanno strappati alla giusta punizione. Quando li avrò, li farò uccidere e poi credo che farò un piccolo processo anche a Bloom di Domino e alle sue amiche... solo perché sono principesse reali. Per rispetto a voi, re di Domino.» si fermò solo quando fu di fronte a loro. Li guardò con uno sguardo carico di sfida e un certo sorrisetto compiaciuto.

Brandon strinse i denti. «Maledetto...» e anche lui lanciò un grido e si ritrovò in ginocchio al fianco di Sky.

Maestral fece finta di niente. Si avvicinò a Zephiro, in mezzo a due guardie che gli tenevano le braccia dietro la schiena in modo che non potesse muoversi in nessun modo. Aveva la testa china in avanti, come se non ce la facesse più e stesse per svenire. «Dunque, caro nipote, hai finalmente deciso di piegarti a me, come avrebbero dovuto fare il tuo adorato padre e il tuo altro zietto quando ne avevano l'occasione? Mettiti in ginocchio, Zephiro, e io ti risparmierò. Di' a tutti chi è il vero re di Flabrum e avrai un posto al mio fianco. Ti darò il posto di Comandante dell'Esercito, posto che è stato occupato da tuo padre per lungo tempo e ingiustamente. Sono certo che, insieme, faremo grandi cose.»

Stava per allungare una mano sul suo viso messo in ombra dai capelli che erano ricaduti in avanti, quando Roxy gridò: «Non lo tocchi!»

Maestral trasalì e si girò a guardare Roxy, alla sua destra. «E tu chi sei?»

«Lasci stare Zephiro!» gridò ancora lei, invece di rispondere.

L'usurpatore ghignò e tornò a guardare il prostrato Zephiro. «Ti sei fatto anche una ragazza, nel frattempo... bene, bene... è molto carina, no? Altrimenti potrei farle del male... prima di farne un po' anche a te, mh?»

«Non farai del male a Roxy.» disse Zephiro, digrignando i denti. E la sua testa, lentamente, molto lentamente, si sollevò. I suoi occhi incrociarono quelli del fratello di sua madre il quale si ritrasse appena, con l'aria di non capire che cosa stesse guardando. Roxy se ne stupì. «Non le farai del male come l'hai fatto a mia madre, immondizia umana che non sei altro.»

Maestral continuò a guardarlo con un vago senso di dubbio e disgusto. «Ma... chi sei tu?»

«Sono ciò che tu hai creato.» sussurrò ancora Zephiro, in tono crudele, un tono definitivo che Roxy gli aveva sentito usare sulla navetta e un'altra volta sola, quando erano nella biblioteca proibita. E, guardandolo, poté vedere il sorriso che gli deformò la bocca e che lo fece sembrare molto brutto. Roxy non capiva cosa stava vedendo, ma qualunque cosa fosse, le faceva paura. «Non mi riconosci, Maestral?»

Un attimo dopo, i due uomini avevano liberato il principe. I loro sguardi non erano solo vacui... Roxy gridò, mentre anche i suoi la lasciavano andare e così facevano anche con il resto degli Specialisti.

«Ma che cavolo...» cominciò Riven, ma non finirono. «Ehi!» disse e balzò in avanti, mentre uno di loro voleva usare una lancia per infilzarlo. Non avevano armi, ma re Oritel, dando una gomitata ad uno dei suoi carcerieri, riuscì ad impadronirsi della sua lancia e scagliò una parte del suo potere a quelli che gli capitavano a tiro, riuscendo a liberare Timmy e Helia. Sky e Brandon si rimisero in piedi, mentre anche quelli che avevano tenuto prigioniera Roxy cadevano a terra, colpiti da un pugno e da un calcio, prontamente sferrati da Riven.

Gli avversari si ritrovarono senza armi e non poterono fare altro che arrendersi.

«Non una parola.» sibilò re Oritel, puntellando con la lancia l'ultimo dei soldati di Flabrum che non era finito a terra con una scarica. «Oppure ti faccio diventare uno spiedino.»

«Stai bene, Roxy?» le domandò Sky, tenendo sotto tiro un altro soldato allo stesso modo di re Oritel.

Roxy annuì, ma non era tanto preoccupata per sé. Il suo sguardo tornò a quegli uomini che avevano tenuto Zephiro, erano immobili e con le facce abbassate come lui poco prima. Zephiro, invece, con la sua nuova espressione crudele, guardava il paralizzato Maestral. «Non ti è venuto in mente,» gli chiese. «che avrei potuto essere in agguato? Che avresti alimentato il sentimento nel ragazzo, non è vero?»

«Tu... tu non sei chi dici di essere!» gridò Maestral, improvvisamente terrorizzato. «CHI AVETE PORTATO? CHI?»

«Ma... che sta dicendo?» domandò Brandon.

Re Oritel, che ancora teneva la lancia puntata contro il soldato, girò appena lo sguardo. «Sta dicendo che è lui.» e fece un cenno verso Zephiro.

«A fare cosa? A fare cosa, re Oritel? Che ha fatto Zephiro?» domandò Brandon, confuso. «Di che sta parlando? Lui a fare cosa?»

Il re di Domino non parlò, ma Roxy sentiva che il cuore le sarebbe schizzato in petto da un momento all'altro, mentre il sapore della bile le riempiva la bocca.

«Non era ovvio?» sussurrò re Oritel. «Non avremmo dovuto capirlo subito, fin dall'inizio?»

«Vuol dire che è lui che...» sussultò Helia. «E' lui... la spia

«Ma come è possibile?» domandò Roxy. «No, io non ci credo... Zephiro... Zephiro non è la spia! Ha cercato di aiutarmi a sconfiggerla e...» ma qualcosa non tornava, qualcosa le diceva che il re di Domino aveva sempre avuto ragione. «Non è vero!»

Zephiro ridacchiò. «Ah, la spia di Alfea!» esclamò, e rise ancora più forte. «Come se fosse stata quella il vero problema! Il ragazzo era la vittima ideale. Quando l'ho catturato, ha fatto un po' di resistenza, ma... nessuno resiste a lungo, dico bene? Sono stata fortunata: il ragazzo ha un grande potere. È stato così che ho potuto riunirle tutte, portarle fuori dal mondo di Obsidian nel quale erano state imprigionate dal dannato Scettro. Le ho portate ad Alfea, e sulla Terra, dove sapevo che c'erano delle fate. Era lui a volere andare sulla Terra: voleva aiuto perché Faragonda non era disposto a portarlo sul suo pianeta... voleva che le Winx facessero fuoco e fiamme, sapeva che ci sarebbe riuscito perché aveva sentito tante e tante volte parlare di loro, di quante volte avevano salvato la Dimensione Magica. E io l'ho lasciato fare, anche se ora capisco che è stato un errore: pensavo che potevo diffondere il potere delle mie Furie anche sul pianeta Terra, prendere tutti i sentimenti negativi che potevo. Non avevo immaginato che le Winx fossero davvero quella spina nel fianco che hanno dimostrato di essere, non ci avrei mai creduto. Così ho sperimentato il mio potere sulla ragazzina terrestre, su quella Roxy, che è una fatina così indifesa e così insicura... la vittima ideale. Speravo di riprenderle tutte e, invece Zephiro riprese il controllo di se stesso... ma la seconda occasione è arrivata dopo. Le mandai nell'Owl di quello Specialista, Tony. Lui aveva fatto irritare Zephiro, l'aveva umiliato ridendo di lui che veniva chiamato 'fatina'. Ne approfittai e basta. Speravo che la Furia dell'Angoscia prendesse quell'imbecille di uno Specialista, che era tanto angosciato per essere un incapace, l'ultima scelta in ogni situazione, ma andava bene anche una fata qualsiasi... e poi avevo anche abbandonato delle Furie sulla Terra. Ero soddisfatta. Riven, Helia, quell'umano... tutti gli umani erano stati contagiati. Ma poi ho sentito chiaramente che il potere delle mie Furie diminuiva, ad un certo punto. Faragonda, inoltre, mi aveva favorito in ogni modo: aveva portato il ragazzo ad Alfea, mi ha dato libero accesso ai sentimenti delle fate, ai loro pensieri e alla scuola intera. Avrei potuto distruggere tutto in un unico momento, eppure ho preferito far credere a tutti che fossi altrove. Dovevo capire perché in tutto quel tempo che avevo posseduto Zephiro, il ragazzo continuava a riprendere il contro di se stesso quando nessun altro ne era stato in grado... e poi ho capito: era Flabrum il problema. Flabrum mi aveva impedito di raccogliere tutto l'essere di Zephiro. Su questo dannato pianeta i miei poteri sono sempre stati deboli e dove meglio di Alfea avrei potuto scoprire la verità? La biblioteca proibita, quella grande fonte di sapere doveva per forza contenere un libro che descriveva il metodo per distruggere una volta per tutte lo Scettro di Domino e Flabrum. È qui che i miei poteri sono più deboli, ma ora non più e tutto grazie a te, Maestral! L'odio del ragazzo è così forte, e io mi sono alimentata di tutti i suoi sentimenti negativi per tutto questo tempo... sono diventato sempre più forte mano a mano che ci avvicinavamo, mano a mano che Zephiro tentava di liberarsi di me, non poteva fare a meno di odiarmi e così facendo mi alimentava sempre di più. Non poteva fermarmi. E le fatine accanto a cui ha vissuto mi hanno nutrito al pari di lui. Non vista, ho continuato a crescere e crescere. Ho fatto ingelosire le fate, ho fatto tutto questo per avere la conoscenza che mi manca. Non potete battermi, lo Scettro non riuscirà mai a smaltire i sentimenti negativi in tempo e io ne sono immune.» la Furia, attraverso la voce di Zephiro rise in modo macabro, e si indicò l'occhio sinistro, quello dorato. «Ha cercato di combattermi, ma non è cavandosi quest'occhio che potrebbe liberarsi di me. Io sono lui... e lui è me. Avreste potuto vedermi in qualunque momento, ma non avete capito, poveri sciocchi!»

Roxy gridò. «No!» strillò, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime. Non ci credeva, non voleva credere che il ragazzo con cui aveva parlato sul tetto di Alfea, quel ragazzo che le somigliava, fosse in realtà una di quelle Furie crudeli. Ma le tornarono in mente le tante cose che erano successe attraverso il suo racconto e non poté non sentire il cuore che perdeva un battito. «Allora... allora hai fatto ingelosire Theril per fomentare i suoi sentimenti negativi! È stata colpa tua se mi ha scagliato contro quella palla di luce, per questo che mi hai preso per mano di fronte a tutte, che hai preso le mie difese, che mi hai salvato... tutto perché loro ti volevano e tu non ti sei mai sbottonato con nessuna!»

«Sì.» rispose il ragazzo, ridacchiando in quel suo nuovo modo macabro.

«Cercavi qualcosa in quella biblioteca... che ti permettesse di capire che cosa Flabrum aveva di speciale... la spia di Alfea... sei sempre stato tu.» per quanto avesse cercato di trattenersi, non ci riuscì: Roxy scoppiò a piangere.

«Ma... ha combattuto per noi, ti ha salvato sulla Terra e da Klaus posseduto.» disse Brandon, incredulo.

Roxy scosse la testa, mentre piangeva. Guardava Zephiro come se non lo avesse mai davvero visto prima. «Lui ha posseduto mio padre.» ringhiò, tra le lacrime. «Probabilmente l'ha fatto mentre io ero addormentata. Ecco perché venivi da me, non per vedere come stavo!»

«Ma che brava!» la canzonò la Furia.

«Come facevi ad essere ancora vivo, dopo che la Furia ti aveva preso. Non lo sai! Lo sapevi eccome! E come facevi a sapere che anche Theril era stata presa, se non eri lì con noi? E poi come facevi a sapere che erano dentro la scuola? Solo la Furia dell'Odio poteva saperlo!»

«Che arguzia!»

«Ma che cosa... re Oritel, credo che Roxy abbia...» cominciò Helia, ma il sovrano di Domino aveva un'espressione feroce.

«La ragazza ha ragione su tutto.»

«Come hai potuto prendermi in giro così fino alla fine?» sbraitò Roxy, ignara dei discorsi degli Specialisti.

Il ragazzo rise. Non guardò mai lei, però. I suoi occhi, quello blu e quello d'oro, guardavano tutti e due Maestral, che era paralizzato dalla paura. «Sapevo che esisteva qualcosa in grado di contrastare il mio potere, e dovevo dunque trovare qualcosa per proteggermi. Avevo il timore che ci fosse qualcosa su questo pianeta che poteva distruggermi. Quella fata del sole e della luna ha liberato Musa e Bloom e Roxy dalla prigionia... come ci sia riuscita... non capisco, ancora. Non ho mai trovato niente in quella dannata biblioteca, forse proprio perché questo ragazzo ha continuato, fino ad ora, a resistermi. O forse non esiste davvero niente che possa farmi del male. I poteri delle Furie si sono indeboliti, ma non era mai successo che addirittura andassero distrutti! Quando ho posseduto il ragazzo... ho sentito come una forza, nel cuore di Flabrum che mi aveva indebolito tanto da permettermi di prendere solo una parte di lui... ma ora avrò il sopravvento. E tu non ti sei neanche accorta che sono sempre stato qui, davanti al tuo naso, mi guardavi e non mi vedevi. »

Si voltò, guardò Roxy con quel suo sorriso crudele. Era una Furia nella sua forma più potente. Del ragazzo che era stato, quel ragazzino un po' arrogante e chiuso in se stesso, sembrava non essere rimasto che l'involucro. Entrambi i suoi occhi, adesso, erano dello stesso colore dorato.

Roxy provava dolore, si sentiva usata come mai, neanche quando Nebula l'aveva posseduta. Aveva creduto che quel ragazzo strano avesse avuto per lei delle attenzioni particolari per motivi diversi da quelli che aveva confessato, ci aveva quasi sperato... allora anche quando l'aveva salvata, quando Theril l'aveva colpita, era tutta una messinscena. Anche la rabbia di Theril stessa... la sua cattiveria, tutto era stato provocato da quella Furia crudele. «Quella storia di tua madre... tutto falso! Volevi che ci avvicinassimo solo perché... solo per questo

Lui le sorrise quasi con gentilezza. «È solo grazie a quella storia di Auster che ho potuto prendermi il tuo principino, ragazzina. Ed è colpa tua se quello stupido stava riprendendo il controllo di sé. Quindi comincerò da te. Mi darà un'enorme piacere, sapere che questo lo farà soffrire e mi odierà, sai? Questo stupido non capisce che, tanto più mi odia, tanto più mi alimenta. Non importa su chi è incanalato l'odio, se su una persona o sull'odio stesso. L'odio cresce ed è tutto ciò che conta.»

Sky scosse la testa. «Questo è pazzesco!» dichiarò.

«Il contagio non risparmia nessuno, neanche quelli toccati dai sentimenti positivi.» commentò Zephiro, in tono piatto. «La positività viene sempre annullata, il ricordo del piacere può essere doloroso, provocare nostalgia e dunque ogni sentimento positivo viene inghiottito da quello negativo. Nessuno verrà risparmiato. QUESTO È OBSIDIAN, IL REGNO DEL CAOS E DEL DOLORE PERPETUO.»

Allungò una mano verso Maestral e, nello stesso momento, i due soldati che avevano avuto la testa china la rialzarono. Roxy vide subito le borse sotto i loro occhi e l'espressione invasata che aveva avuto anche suo padre. Gridò, mentre cercava di farsi indietro, perché sapeva bene che cosa sarebbe successo. Un grande vento, intanto, aveva cominciato a levarsi dai piedi di Zephiro, e una quantità di sentimenti negativi investì tutti coloro che erano nel suo raggio. Roxy si sentì sollevare da terra e scagliare lontano. Anche altri soldati di Flabrum cominciavano ad avere un aspetto strano, tutti con le borse sotto gli occhi, tutti pronti a uccidere tutti coloro che erano nei dintorni e non fossero come loro. Re Oritel, Brandon e Sky si ritrovarono davanti sei uomini tutti pronti a colpirli. Helia e Riven avevano ingaggiato una lotta furiosa con altri quattro, a mani nude. Gli altri cercavano di battere Timmy che saltava di qua e di là per evitare le scariche di vento tagliente che gli arrivavano addosso.

Re Oritel si batté armato di lancia, usandola come una spada a due mani, ricacciando indietro tutti quelli che gli venivano incontro. Roxy cominciò a scappare verso l'alto, sulle scale, superò Maestral e un altro che era a terra e che cercò di afferrarla.

Zephiro, intanto, guardava Maestral. «Voglio fare un regalo al ragazzo.» disse, con voce soave. «Voglio ucciderti e farti tanto male nel mentre. Ti spingerò ad odiarmi per alimentarmi.»

«Principe!» la voce tonante di Re Oritel interruppe il movimento della mano della Furia nel corpo di Zephiro. Dentro di lui, c'era un tono allarmato e preoccupato e grugnì, per respingere un altro attacco di uno dei posseduti. «Ascoltami, giovanotto prima che sia troppo tardi! So che sei ancora da qualche parte! Devi ribellarti! Sei in tempo! Sei in tempo!» e corse fuori dalla linea di tiro di un incantesimo, per andare incontro a lui.

«Fiato sprecato.» replicò la Furia, con la voce di Zephiro. «Non c'è tempo per niente. La via è spianata, il ragazzo mi appartiene.»

«No!» la voce che gridò quell'unica parola li costrinse tutti a voltarsi.



_________________________


Ed eccoci belle donzelle (e donzelli)! Ve l'aspettavate, si poteva capire, banale, chi se ne frega ( XD )? Ho cercato fino all'ultimo di non far capire niente, ma, insomma... a voi. Speravo tanto che fosse una sorpresa da: O_O perché è da quando ho cominciato a scrivere la storia che avevo in mente il colpo di scena. XD

Ultimo capitolo la prossima settimana!

Grazie a tutti!


  
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