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Autore: _Almach_    03/03/2014    1 recensioni
Fic ambientata durante la saga del futuro, più precisamente la colloco dopo l'arrivo di Yamamoto.
[...]Senza ulteriori chiacchiere Gokuderà guardò i tasti bianchi e neri e cominciò a posare sopra le sue dita con una delicatezza che non era affatto da lui, producendo una melodia carica di dolcezza ma al tempo stesso una tristezza infinita.
Le sue dita volavano su quei tasti e Yamamoto ne fu davvero colpito, ma non era la bravura quello che più lo attraeva ma quello che stava suonando il compagno.[...]
[Seconda fic su Reborn, questa volta una pseudo 8059]
Genere: Azione, Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hayato Gokudera, Takeshi Yamamoto
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Nella base c’era una calma bizzarra , un’inaspettato silenzio, ed era tremendamente strano: Non si sentivano gli schiamazzi che Lambo faceva nel corridoio ogni santissimo giorno perché si annoiava, i flebili respiri affannati di quel fissato della boxe che si faceva non si sa quanti giri di corsa lungo il perimetro della base intera; non si sentiva proprio niente e questo permise al Guardiano della Tempesta di pensare! O forse era il fatto di voler estraniarsi da quel piccolo mondo sotterraneo che gli permise di non sentir nessuna voce.
Si trovava nella stanza che condivideva con il Decimo, sdraiato nel letto più alto che guardava un punto fisso nel soffito perso nei meandri della sua mente; la stanza era completamente al buio e, l’unica fonte di luce era quella del corridoio che entrava dalla piccola fessura della porta lasciando intravedere, ogni tanto, piccole ombre date dalle persone che passavano li davanti.
Ma di questo a Hayato non importava, continuava a rimirare quel punto fisso quasi fosse l’unica cosa che gli permetteva di riflettere in quella gabbia di matti dove si trovava, in quel pazzo mondo dove era stato catapultato da quello stupido Bazooka dei dieci anni lanciatogli contro da quell’idiota di Irie Shoichi, che avrebbe strozzato immediatamente se se lo fosse trovato li davanti.
La cosa che lo faceva stare più male era che il Decimo di quell’epoca era morto, non c’era più e, mille volte si chiese che cosa stava facendo lui quando Tsuna aveva lasciato questo mondo, perché come suo braccio destro non era insieme a lui a fermare la mano di chi lo aveva assassinato?
Ritrovarsi catapultato in quel mondo con il Juudaime in quella bara piena di fiori gli aveva fatto perdere completamente la testa ma, con Tsuna cercava di essere positivo, di sorridere ogni qual volta incrociava quel suo sguardo, perché lui cercava, almeno, di essere forte e quindi anche il Guardiano doveva fare la medesima cosa!
Ma Gokudera si chiese fino a che punto una persona può essere talmente forte da sorridere sempre anche nelle situazioni più disparate.
La risposta era semplice ed era collegata ad un sola persona: Yamamoto Takeshi.
 
Quando lui e il Decimo erano stati catapultati nel mondo del futuro, avevano appreso tante cose da Lal Mirch, su come era cambiata la vita di determinate persone, tra cui i genitori di Tsuna di cui non si sapeva che fine avessero fatto, di dove erano finiti i loro vecchi amici, che erano costretti a scappare, a nascondersi e tutto perché erano amici di Sawada.
Persone innocenti, che non c’entravano nulla con il mondo della Mala avevano perso la vita, tra cui il padre di Yamamoto.
Questo fu proprio il Takeshi ventiquattrenne a rivelarlo e, il non veder espresso nessuna espressione di dolore sul suo volto fu addirittura normale per Gokudera, insomma aveva avuto chissà quanto tempo per metabolizzare la cosa; Ma il loro Yamamoto? Quello giunto per caso durante lo scontro con gli uomini di Gamma, perché non aveva reagito in qualche modo? Perché la notizia non gli aveva lasciato nessuna tristezza addosso? Perché continuava sempre a tenere su quel sorriso?
In un primo momento Gokuderà pensò davvero che la Pioggia fosse stupida, ma anche gli stupidi piangono quando si rendono conto di aver perso una persona cara.
 
La Tempesta non capiva proprio perché stava riflettendo così tanto su una persona di cui non gli importava niente, eppure questo fatto era l’unica nota scordata, una nota che in qualche modo si doveva accordare, ma il problema era capire come.
Poi Gokudera si mise seduto sul letto, aveva capito!
Lo faceva per il Decimo! Il Decimo che si sente sempre rassicurato dalla presenza di Yamamoto insieme a lui, che sa di poter contare su di lui in ogni situazione; ed era per questo che Yamamoto quella volta non pianse, perché si voleva dimostrare comunque positivo e rassicurare chi aveva intorno.
Yamamoto era il suo esatto contrario: Gokudera era sempre scontroso per quello che gli è successo in gioventù, permetteva solo al Decimo di avvicinarsi perché sapeva di potersi fidare, per gli altri invece manteneva intatta quella che era una maschera perfetta e senza crepe, del ragazzo che non voleva contare su nessuno, solamente sulle sue forze, che prendeva a pugni tutti coloro che provavano a intralciarlo, dal carattere freddo e distaccato; Yamamoto invece era l’acqua purifcatrice, colui che con un solo sorriso era capace di infondere sicurezza a tutti quelli che aveva intorno, che cercava di guardare alle difficoltà sempre con un espressione pacifica sul volto e che non voleva mai fare preoccupare nessuno.
Ad Hayato questo non piaceva però, non piaceva il fatto che metteva da parte i suoi sentimenti per far star bene qualcun altro, anche se la persona in questione era il Decimo.
Scese dal letto con un balzo e si ritrovò a scarabbocchiare su un foglietto una semplice frase, poi uscì, si diresse verso la stanza di Yamamoto e lo lasciò scivolare sotto la porta per poi andare verso una stanza specifica.
 
Quando Takeshi ritornò, quel pomeriggio inoltrato, nella stanza dopo l’intenso allenamento con Reborn, notò il foglietto e lo raccolse da terra con fare curioso.
“Sala dei ricevimenti, non farmi aspettare troppo. Gokudera!”
Semplice e conciso insomma.
Yamamoto sorrise, ripose il bigliettino nella tasca e i diresse verso il luogo indicatogli dal compagno Guardiano.
Una volta arrivato li, entrò piano e si accorse di Gokudera seduto nello sgabello del pianoforte che guardava con le braccia conserte verso la porta.
“Finalmente!” Sbottò la Tempesta.
“Yo Gokudera!” Lo salutò Takeshi con il suo solito sorriso.
“Siediti e rimani ad ascoltare!”
Yamamoto fece con gli era stato detto e andò a sedersi in una panchina vicino a uno dei tavoli, si chiese proprio cosa volesse fare il compagno con quel pianoforte e perché aveva chiamato lui e non Tsuna, come faceva sempre quando aveva qualcosa da fargli sentire.
Senza ulteriori chiacchiere Gokuderà guardò i tasti bianchi e neri e cominciò a posare sopra le sue dita con una delicatezza che non era affatto da lui, producendo una melodia carica di dolcezza ma al tempo stesso una tristezza infinita.
Le sue dita volavano su quei tasti e Yamamoto ne fu davvero colpito, ma non era la bravura quello che più lo attraeva ma quello che stava suonando il compagno.
Quella melodia ruppe qualcosa nel fragile equilibrio che Takeshi aveva creato dentro di se, e come se la musica di Gokudera lo avesse proprio colpito nel punto più fragile della sua anima e la notizia della morte del padre gli venne alla mente come una appena da pochi secondi e, anche se sapeva benissimo che il suo vecchio era vivo e vegeto nel loro passato, cominciò a piangere emettendo leggeri singhiozzi.
Quando Gokudera smise di suonare, si girò verso il compagno e si accorse che il suo Requiem aveva sortito l’effetto sperato, si alzò quindi dallo sgabello e, come se non fosse più lo stesso ragazzo che tutti conoscevano, si avvicinòalla Pioggia e lo abbracciò forte, abbraccio che fu ricambiato dallo stesso Yamamoto.
“Volevo solo farti liberare! So cosa provi, questo è il Requiem che ho composto quando ho saputo che la ragazza che veniva sempre a trovarmi il giorno del mio compleanno era mia madre… lei è morta il giorno del mio quinto compleanno…”
Quelle parole spinsero Yamamoto ad abbracciare ancora più forte il compagno, anche se le lacrime continuavano imperterrite a solcargli le guancie.
“Non tenerti tutto dentro Yamamoto, so che non vuoi far preoccupare il Decimo e se vuoi io posso capirti meglio… sentiti libero di parlare con me di ciò che senti!”
Quelle parole erano davvero uscite dalla bocca della Tempesta, parole che condividevano un destino comune a quello dell’amico e, Takeshi fu in qualche modo felice di aver scoperto questo suo lato buono.
“Arigatou Gokudera, lo farò te lo prometto!”
In quel momento Yamamoto fu davvero felice di aver trovato un amico in Gokudera.
Rimasero abbracciati per non chissà quanto, magari fuori da quella porta tutto ritornerà esattamente come prima, ma quel piccolo e intenso momento di dolcezza e di tristezza nessuno dei due sarà mai capace di dimenticarlo!


Angolo Autrice: Dopo il successo, di visite, avute ritorno con una nuova fic, una 8059 che credo abbia più successo qui nel fandom di Reborn rispetto alla 5927 che io continuo a preferire essendo la mia preferita in assoluto.
Parliamo della fic, l'ho scritta qualche giorno dopo la mia prima fic e l'ho scritta per una senpai grande amante della coppia, che a lei la dedico tutt'ora anche se lei non frequenta molto il fandom e l'ha letta mesi orsono.
Riguardo la fic vera e propria non ho proprio spiegazioni da dare, si capisce quello che succede e penso di averli resi Oc tutti e due ma per sicurezza ho messo OOC.
Beh spero che vi sia piaciuta, io ce l'ho messa tutta per scrivere una bella fic e mi sono divertita, quindi mi auguro che apprezzerete lo sforzo ^^
   
 
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