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Autore: MadameTussauds    03/03/2014    0 recensioni
Una ragazzina del Surrey follemente innamorata...ma può un amore adolescenziale durare per più di dieci anni?
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Felton
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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15 settembre 1998 , 11 anni prima 


Era una mattina cupa, grigia, nuvolosa: una mattina come tante,ad Epsom, immersa nell'idilliaca serenità del Surrey.                                                     Il Surrey...la meravigliosa contea a sud dell'Inghilterra, quella delle immense distese verdeggianti, delle stradine acciottolate, delle aiuole fiorite, delle villette a schiera con i loro tetti spioventi e i giardini che profumano d'erba appena tagliata. Forse un po' troppo tranquilla, se non si è abituati.  
Comunque io, che ci vivevo sin dalla nascita, non avevo da lamentarmi di questo; adoravo quella pace!  
   
  Quel giorno a svegliarmi  fu l'odore degli "speciali pancakes energizzanti" della mamma, un odore che avrei fiutato a kilometri di distanza, inconfondibile. Cioccolato e banane: i miei preferiti! Faceva freddo, rabbrividii quando mi scoprii il busto dal pesante piumone che mi copriva e mi misi a sedere sul letto, strofinandomi col dorso di una mano gli occhi ancora impiastricciati dal sonno; strofinai i palmi sulle braccia sperando di ricavarne una piacevole sensazione di calore ma non bastò, cosi facendo appello a tutto il mio self-control decisi di alzarmi, tutto di un botto, ma non risparmiandomi qualche silenziosa imprecazione. 
"Odio il freddo,accidenti!" 

Dalle tende filtravano dei pallidissimi raggi di sole, a tratti coperti dai nuvoloni; mi avvicinai e le scostai in un gesto deciso, fermandomi un attimo ad osservare il vialetto in fermento di primo mattino. Sbadigliai sonoramente e, come sempre, quasi come fosse un riflesso incondizionato, il mio sguardo saettò alla finestra dell'abitazione che stava esattamente di fronte la mia...eccolo. Il mio vicino e compagno di classe. Come avevo sperato: lui era li, nella sua camera, intento ad annodare la cravatta della divisa scolastica. Osservavo il suo profilo perfetto ed i capelli liscissimi ricadergli disordinati sulla fronte, era bellissimo. Cosi bello che dovetti fissarlo più a lungo di quanto credessi, tanto da farlo sentire "spiato",credo, visto che quando il mio sogno ad occhi aperti si concluse notai che si era accorto della mia presenza e che mi fissava a sua volta, interrogativo. Mi sentii avvampare, il cuore minacciava di uscirmi fuori dal petto da un momento all'altro ed un calore fin troppo familiare mi intorpidiva da capo a piedi.                                                                                                                                                
Sapevo di essere stata colta sul fatto, che figuraccia! Avrei voluto sparire. Non sapevo come uscirne e conservare allo stesso tempo un briciolo di dignità, cosi abbozzai un sorriso che somigliava più ad una smorfia ed agitai appena la mano in segno di saluto...e poi mi dileguai senza che potesse avere il tempo di fare qualsiasi cosa.         
 "Complimenti, Vanessa! Ottimo modo per farti notare da Tom! Ora penserà che sono una completa imbecille..." 

mi battei una mano sulla fronte, in preda al panico.  Presi a fare nervosamente su e giù per la camera fin quando non sentii la voce di mia madre, proveniente dal piano di sotto, avvertirmi che la colazione era pronta. Quasi avevo scordato i pancakes!           
"Al diavolo, tanto non mi si filerebbe comunque" 

Mi precipitai di sotto abbastanza sconfortata, la cucina mi avvolse con l'odore familiare e lo sfrigolio dei fornelli. Salutai mamma e papà, immerso nella lettura del suo intoccabile quotidiano e senza troppi complimenti cominciai a spazzolare il mio piatto.        
"Buongiorno, tesoro! Come mai quella faccia?" Mia madre mi sorrise, premurosa. Mi strinsi nelle spalle in risposta, avevo ancora sonno e non avevo certo voglia di raccontare la mia figuraccia...lei nemmeno sapeva della mia cotta colossale per il figlio dei Felton, nessuno lo sapeva! Probabilmente nessuno l'avrebbe mai saputo. Volevo solo finire la mia colazione il più velocemente possibile ed andare a scuola, dove avrei dovuto passare 5 ore con lui, sperando che non si ricordasse del piccolo "incidente" e che non mi ridesse in faccia.    
                                                            
"Piccola, potrei darti un passaggio a scuola oggi, che dici?" la faccia di mio padre affiorò da un lembo del giornale, con la mano libera reggeva la sua tazza di caffè fumante, in attesa di una risposta. Feci una smorfia di disappunto.                                    
"Papà, ti prego! Non chiamarmi piccola! Ho undici anni" mi lagnai, incrociando le braccia al petto. Lui scoppiò a ridere e mi scompigliò affettuosamente i capelli.                                                                     
"Beh, sarai sempre la mia piccola, sono tuo padre!" 
Sorrisi a quelle parole. D'altronde si sa, un padre è il primo amore di una figlia! 
"Va bene...ma evita di dirlo in pubblico! Comunque si papà, mi farebbe comodo un passaggio!"  mia madre alzò gli occhi al cielo e fece per versarmi del latte ma la bloccai.   
"Sono in ritardo, corro a vestirmi!"                  
Ritornai nella mia camera e presi la divisa della West Horseley's Cranmore School che a dire il vero odiavo. Ero una ragazzina abbastanza formosa ma paffuta, in carne...la gonna grigia a pieghette non addolciva le mie forme, le mie gambe sembravano ancora più tozze con quella cosa addosso, e il maglioncino...beh, non ne parliamo.  Mentre mi vestivo mi osservavo allo specchio ed ero sempre più convinta di assomigliare ad un sacco di patate. Un sacco di patate coi brufoli. Scossi la testa e presi a legarmi i lunghi capelli neri in una coda, un'ultima occhiatina allo specchio ed ero pronta.                                                 
"Un incanto!" sbuffai ironicamente alla me stessa riflessa. Avere undici anni è una cosa orribile! Soprattutto se hai una cotta da un anno per il più carino della scuola...  



Salutai mia madre, infilai il cappotto ed uscii insieme a mio padre. L'aria era gelida, entrai velocemente in macchina, accanto a lui che intanto si sporgeva dal finestrino per scambiare le solite chiacchiere mattutine col signor Daniels, un vicino. Mi guardavo distrattamente intorno e poi, per la seconda volta nel giro di un'ora, il mio cuore perse un battito. Tom attraversava la strada, insieme a sua madre,e ci venivano incontro. Mi feci piccola piccola cercando di nascondermi in qualche modo quando, passandoci vicino, la madre ci salutò. Arrossii violentemente. Lui non sembrò accorgersene ma mi vide e mi salutò con la mano...non ricambiai perchè ero quasi paralizzata dopodichè  mi maledissi mentalmente in tutte le lingue che conoscevo; sospirai e appoggiai la  testa contro il finestrino. Dovevo smetterla di comportarmi come una poppante! 
Arrivammo al cancello d'ingresso e salutai papà, mentre camminavo fui raggiunta da Nicole, la mia migliore amica. Sorrisi felice finalmente di poter scambiare due chiacchiere con lei e la abbracciai.          
                                           
"Mi sei mancata!"  cinguettò allegra. 
"Ci siamo viste solo ieri!" la rimbeccai ridendo. "Dai, entriamo" la presi a braccetto e raggiungemo insieme la classe, eravamo in perfetto orario...e lui era già li. Lo guardai intensamente per un attimo e poi distolsi lo sguardo. Io e Nicole ci sedemmo al nostro posto e all'arrivo della prof. Johnson il brusio di sottofondo svanì per trasformarsi in un "buongiorno" collettivo.
"Ragazzi...ho in mente qualcosa di molto divertente!" La professoressa estrasse dall'armadietto una specie di boccia di plastica e la posò sulla cattedra. Tutti noi la fissammo interrogativi, in attesa di spiegazioni. 
"E' per il progetto teatrale che stiamo organizzando! Qui dentro ci sono dei bigliettini contenenti i vostri nomi...il nome del compagno che pescherete sarà il vostro partner!" 
Nella classe il brusio si fece di nuovo vivo e andava via via aumentando, c'era chi sbuffava contrariato e chi invece sembrava felice...io non sapevo da che parte stare.
"Shhh! Silenzio, per favore! Vanessa, vuoi essere la prima a pescare? Su, vieni!"
Riluttante, mi alzai e percorsi lentamente il corridoio tra le due file di banchi mentre gli occhi di tutti erano puntati su di me. Misi la mano nella boccia ed estrassi il bigliettino, la Johnson lo lesse e mi sorrise incoraggiante. 
"Oh, meraviglioso! Starai con Felton!" 
"...Come?!" 
Tutto iniziò quel giorno.                                                                                                                                                                                                                                                                                 
  
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