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Autore: the princess    25/06/2008    1 recensioni
Anni addietro, in un luogo che di fantastico ormai non aveva nulla, viveva in un castello una docile principessa. Capelli di un tenue marrone, occhi grandi ed espressivi, un sorriso che riusciva a rallegrare sudditi e re, cavalieri e giullari… lei era Elizabeth. [Prima storia ambientata in questo periodo... qualche commento non mi dispiacerebbe... grazie]. La storia è dedicata ad una delle mie migliori amiche.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fairytale

 

Anni addietro, in un luogo che di fantastico ormai non aveva nulla, viveva in un castello una docile principessa.

Capelli di un tenue marrone, occhi grandi ed espressivi, un sorriso che riusciva a rallegrare sudditi e re, cavalieri e giullari… lei era Elizabeth.

Il suo regno era caduto in disgrazia dopo la morte del re Filippo e la regina  Aurora, i quali avevano lasciato come ordine quello di incoronare la ragazza il giorno del suo diciassettesimo compleanno.

Il giorno si avvicinava e il popolo era entusiasta di avere nuovamente una regnante degna di questo nome, e attendeva con impazienza il grande dì.

I preparativi per la festa erano iniziati da anni, gli inviti erano stati già consegnati e i sarti erano all’opera per creare abiti per l’occasione, i cuochi si contendevano l’onore di preparare il banchetto per la serata, e la gioia della piccola Elizabeth aumentava col passare del tempo.

L’immagine di lei che ballava con un bel principe, che la faceva volteggiare per tutta la sala non poteva che farle sorgere un sorriso sul volto, quel sorriso che sfortunatamente era destinato a sparire.

Alcune notti prima dell’importante giorno, un cavaliere e il suo cavallo correvano fra la tempesta che impetuosa scuoteva il regno.

L’animale nero quasi non si vedeva tra la bassa luce, il fante alto e bruno riusciva a stento a tenersi sulla sella.

Entrambi giunsero davanti al castello, il ragazzo bussò alle porte con vigore.

Un piccolo maggiordomo, uno dei pochi che era rimasto al servizio della ragazza dopo la morte dei due regnanti, si avvicinò alla porta e riuscì a spalancarla con fatica.

Dopo alcuni interrogativi sul perché l’uomo vestito di nero fosse arrivato al castello con fretta di parlare con la futura regina, il cavaliere fu invitato ad entrare.

La reggia era tetra, la luce di alcune candele non riusciva ad illuminare più di alcuni volti immortalati nelle tele.

Edward, così aveva detto di chiamarsi il cavaliere, camminava lentamente, accompagnato dalla figura del piccolo uomo sulla sessantina.

Il ragazzo aveva una capigliatura chiara e folta che era paragonabile solo alla bellezza dei tratti del suo viso ed al color smeraldo dei suoi occhi, e respirava affannosamente cercando di recuperare l’ossigeno perduto nella corsa.

Insieme il ragazzo e l’uomo salirono le scale a chiocciola che portavano alla stanza più nascosta della torre più alta, dove l’amata principessa dormiva.

Con un gesto di mano e gli occhi tristi il maggiordomo indicò la porta al giovane, che annuendo si accostò a questa per bussare.

Le notizie che doveva portare erano malinconiche e cupe, come quella notte.

Avrebbe enormemente preferito non dover essere il messaggero di ciò, ma non avrebbe mai rinunciato ad un compito.

Attese attimi, prima che la ragazza aprì la porta intimorita.

Aveva sentito parlare della bellezza di questa principessa, ma la profondità di quello sguardo lo colpì come una pugnalata.

Perché avrebbe dovuto far soffrire un così dolce angelo?

-Principessa…- sussurrò lui, chinando il capo, facendo un breve inchino.

-Salve messere… cosa succede?- chiese Elizabeth con voce soave e assonnata.

-Ho delle notizie da darle…mi permetta di invitarla a sedere…-.

La voce del giovane Edward tremava nel  spiegare il motivo della sua visita.

I Rotterdam di Francia avevano appena deciso di competere al trono della ragazza, e il loro potere  e la loro influenza politica era ineguagliabile.

La festa che si sarebbe dovuta tenere giorni dopo non era più fattibile, i vicini e l’intera popolazione era troppo spaventata per andare contro una grande casata come quella francese.

Il volto della principessa era un misto di emozioni indecifrabili, tra le quali erano visibili la rabbia e la tristezza.

Gli occhi si riempirono di lacrime, di calde lacrime che aspettarono solo qualche secondo prima di accompagnare il rossore delle gote.

Edward non poté far a meno di inginocchiarsi ai piedi della bella e implorarle di calmarsi, parlando dolcemente, accompagnando alle parole cari gesti.

I loro sguardi si incontrarono varie volte e i sussulti lentamente si placarono alla vista di tanta gentilezza .

Il cavaliere le asciugò le lacrime, per poi prendere la mano e avvicinarla al suo petto.

-Principessa non faccia così… lo sente questo cuore? La sua tristezza lo fa soffrire…-.

Solo con quelle parole, un sorriso nacque sulle labbra bagnate della ragazza.

-Il suo sorriso mi rende l’uomo più felice del mondo… ora si riposi… il battere del mio cuore le farà da ninna nanna…-.

Continuò a dedicarle altre dolci parole prima che lei cadde in un sonno profondo.

  
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