Fairytale
Anni
addietro, in
un luogo che di fantastico ormai non aveva nulla, viveva in un castello
una
docile principessa.
Capelli di
un tenue
marrone, occhi grandi ed espressivi, un sorriso che riusciva a
rallegrare
sudditi e re, cavalieri e giullari… lei era Elizabeth.
Il suo regno
era
caduto in disgrazia dopo la morte del re Filippo e la regina Aurora, i quali avevano
lasciato come ordine
quello di incoronare la ragazza il giorno del suo diciassettesimo
compleanno.
Il giorno si
avvicinava e il popolo era entusiasta di avere nuovamente una regnante
degna di
questo nome, e attendeva con impazienza il grande dì.
I
preparativi per
la festa erano iniziati da anni, gli inviti erano stati già
consegnati e i
sarti erano all’opera per creare abiti per
l’occasione, i cuochi si
contendevano l’onore di preparare il banchetto per la serata,
e la gioia della
piccola Elizabeth aumentava col passare del tempo.
L’immagine
di lei
che ballava con un bel principe, che la faceva volteggiare per tutta la
sala
non poteva che farle sorgere un sorriso sul volto, quel sorriso che
sfortunatamente era destinato a sparire.
Alcune notti
prima
dell’importante giorno, un cavaliere e il suo cavallo
correvano fra la tempesta
che impetuosa scuoteva il regno.
L’animale
nero
quasi non si vedeva tra la bassa luce, il fante alto e bruno riusciva a
stento
a tenersi sulla sella.
Entrambi
giunsero
davanti al castello, il ragazzo bussò alle porte con vigore.
Un piccolo
maggiordomo, uno dei pochi che era rimasto al servizio della ragazza
dopo la morte
dei due regnanti, si avvicinò alla porta e riuscì
a spalancarla con fatica.
Dopo alcuni
interrogativi sul perché l’uomo vestito di nero
fosse arrivato al castello con
fretta di parlare con la futura regina, il cavaliere fu invitato ad
entrare.
La reggia
era
tetra, la luce di alcune candele non riusciva ad illuminare
più di alcuni volti
immortalati nelle tele.
Edward,
così aveva
detto di chiamarsi il cavaliere, camminava lentamente, accompagnato
dalla
figura del piccolo uomo sulla sessantina.
Il ragazzo
aveva
una capigliatura chiara e folta che era paragonabile solo alla bellezza
dei
tratti del suo viso ed al color smeraldo dei suoi occhi, e respirava
affannosamente cercando di recuperare l’ossigeno perduto
nella corsa.
Insieme il
ragazzo
e l’uomo salirono le scale a chiocciola che portavano alla
stanza più nascosta
della torre più alta, dove l’amata principessa
dormiva.
Con un gesto
di
mano e gli occhi tristi il maggiordomo indicò la porta al
giovane, che annuendo
si accostò a questa per bussare.
Le notizie
che
doveva portare erano malinconiche e cupe, come quella notte.
Avrebbe
enormemente
preferito non dover essere il messaggero di ciò, ma non
avrebbe mai rinunciato
ad un compito.
Attese
attimi,
prima che la ragazza aprì la porta intimorita.
Aveva
sentito
parlare della bellezza di questa principessa, ma la
profondità di quello
sguardo lo colpì come una pugnalata.
Perché
avrebbe
dovuto far soffrire un così dolce angelo?
-Principessa…-
sussurrò lui, chinando il capo, facendo un breve inchino.
-Salve
messere…
cosa succede?- chiese Elizabeth con voce soave e assonnata.
-Ho delle
notizie
da darle…mi permetta di invitarla a sedere…-.
La voce del
giovane
Edward tremava nel spiegare
il motivo
della sua visita.
I Rotterdam
di
Francia avevano appena deciso di competere al trono della ragazza, e il
loro
potere e la loro
influenza politica era
ineguagliabile.
La festa che
si
sarebbe dovuta tenere giorni dopo non era più fattibile, i
vicini e l’intera
popolazione era troppo spaventata per andare contro una grande casata
come
quella francese.
Il volto
della
principessa era un misto di emozioni indecifrabili, tra le quali erano
visibili
la rabbia e la tristezza.
Gli occhi si
riempirono di lacrime, di calde lacrime che aspettarono solo qualche
secondo
prima di accompagnare il rossore delle gote.
Edward non
poté far
a meno di inginocchiarsi ai piedi della bella e implorarle di calmarsi,
parlando dolcemente, accompagnando alle parole cari gesti.
I loro
sguardi si
incontrarono varie volte e i sussulti lentamente si placarono alla
vista di
tanta gentilezza .
Il cavaliere
le
asciugò le lacrime, per poi prendere la mano e avvicinarla
al suo petto.
-Principessa
non
faccia così… lo sente questo cuore? La sua
tristezza lo fa soffrire…-.
Solo con
quelle
parole, un sorriso nacque sulle labbra bagnate della ragazza.
-Il suo
sorriso mi
rende l’uomo più felice del mondo… ora
si riposi… il battere del mio cuore le
farà da ninna nanna…-.
Continuò
a
dedicarle altre dolci parole prima che lei cadde in un sonno profondo.