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Autore: zoey_gwen    03/03/2014    4 recensioni
STORIA DEDICATA A... Leggete e scoprite! :3
Gwen soffre, e soffre, sembra che la vita ce l'abbia con lei.
Ma l'incontro con un misterioso punk dall'aspetto duro e dal cuore soffrente le farà capire
che si può anche scegliere di non soffrire davvero.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Duncan, Gwen | Coppie: Duncan/Gwen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Ho scoperto qualcosa.

 

 

La pioggia cadeva violentemente sul duro asfalto grigiastro sotto i miei piedi, mentre gocce di questa mi impregnavano i capelli rendendomeli umidi e riccioluti. Le gocce cadevano a terra creando piccole pozzanghere e cerchi concentrici in cui le mie adorate Convers sprofondavano ogni volta, bagnando la stoffa a motivi di bandiera americana. Si poteva definire una giornata brutta, bruttissima, ma infondo le giornate brutte per Gwen sono così tante che non le conta più, semplicemente le vive come ogni volta, con cicatrici nell'anima che graffiano perennemente questa senza scrupoli. E la pioggia a volta diventa silenziosa e melliflua, che scorre sulle tue guance come lacrime salate, e ci si rende conto che a volte fa persino bene. Il cielo è lattigginoso, costellato da una miriade di puntini neri in volo, mentre i rami affilati e rinsecchiti degli alberi secolari si snodano su quello sfondo bianco. E questi colori sono quelli della tua anima, che non tollera colori vivaci e che preferisce sprofondare nell'avvenire piuttosto che attenersi a qualcosa di concreto e reale, perché è meglio crearsi una fantasia puramente surreale che ti possa far credere che a volte si riesce a scoprire qualcosa dalla vita di puramente piacevole. Una mini carminio volteggia per le strade argentee, mentre il parabrezza si affretta ad asciugare le gocce di pioggia che sfocano la visuale, quando improvvisamente pigia il clacson con un rumore fragrante e che stona nella tranquillità di quel giorno di pioggia e malinconia.

-TOGLITI DALLA STRADA, MOCCIOSA!- urla una donna, sbucata improvvisamente dal vetro lucido e bagnato dalla pioggia, mentre le labbra avvolte da un rossetto carminio sono articolate in un'espressione di puro disgusto e mentre gli occhi cioccolato sbattono le ciglia in modo irritante.

Gwen si gira di scatto, sentendo che quelle parole sono rivolte a lei, e osserva improvvisamente di essere nel bel mezzo della strada, un'anima in pena che vaga senza sosta.

Si stringe nella felpa blu notte costellata da una miriade di borchie, cacciandosi i palmi delle mani nelle tasche calde della felpa, mentre raggiunge il marciapiede alberato per la gioia della signora, che riparte imprecando parole offensive che non stonano per niente in una giornata così.

Gwen continua a passeggiare, i suoi piedi sono guidati da una strana forza che la spingono a continuare, accostandosi ai tronchi ruvidi e spogli delle file di faggi, mentre la manica del suo felpino striscia contro il fusto dell'albero, impregnandosi il colore blu notte di una strana sporcizia resinosa. Si morde il labbro, come per ricacciare dentro di se la parla offensiva che voleva esclamare, mentre lacrime cristalline dovevano turbinarle sulle guance affossate e scavate, ma non lo fa. Semplicemente perché ha già pianto troppe volte, o forse semplicemente perché non ha più lacrime in cui sfogarsi. Continua a camminare, mentre la ghiaia scricchiola sotto le sue scarpe e rappresenta l'unico rumore reale, che non sia quello della costante pioggia che continua a battere sul duro asfalto. Sposta lo sguardo sul molo, concentrata sulle acque calme e cristalline che si confondono a quelle dure e fredde della pioggia, mentre un bosco fulvo e resinoso si staglia imponente alle estremità del lago, costeggiandolo fino ad una piccola baia bianca a cui si accedeva per via di alcune scale arrugginite dal tempo e cotte dal sole scottante dei giorni d'estate.

Si ricorda improvvisamente dei giorni passati lì, a giocare fra le onde, con Trent, il suo dolce chitarrista con cui aveva appena rotto e a cui aveva appena distrutto il cuore.

Quando lui le cingeva la vita, e insieme, così abbracciati, cadevano in acqua e sprofondavano in quella coltre cristallina ed infinita, proprio come il loro amore. Adesso? Adesso nemmeno la più vacua scintilla la riportava a quei giorni dolci e sinceri. Notò che sulla spiaggia, con i piedi affondati nella sabbia ambrata nel bagnasciuga e con lo sguardo perso nell'orizzonte, c'era un ragazzo. Gwen era sempre stata brava a capire le persone fino in fondo, ma di lui non riusciva ad intercettarne lo stato d'animo. I lineamenti contratti e bronzei, gli occhi ridotti a due fessure persi nell'orizzonte, le labbra ridotte ad una linea rosa che rendeva il suo volto cupo e pensieroso.

Sembrava incurante delle numerose gocce di pioggia che da tempo gli bagnavano il volto, e che colavano sulla maglietta nera attillata che metteva in risalto i suoi pettorali. Sembrava incurante di tutto. Come se non avesse pensieri, semplicemente fosse lì seduto in una distesa di sabbia bianca e fine per contemplare qualcosa all'orizzonte. Scese anche lei, percorrendo il breve tragitto che portava alle scale malandate, prima di togliersi le scarpe ed abbandonarle lì, sui primi gradini. La sabbia le pizzicava i piedi, e il misto di acqua della pioggerella la rendeva umida e collosa.

Si calò il cappuccio, e la pioggia violentò quei capelli ormai arruffati e cespugliosi dall'umidità, rendendoli fradici e gocciolanti, ma lei non badò a questo, semplicemente si sedette accanto al ragazzo, affondando i piedi nella sostanza collosa e appiccicaticcia dove il bagnasciuga incontrava il mare imperterrito.

-Giornata no?- domandò improvvisamente lui, con voce roca e spenta, mentre lo sguardo vagava vacuo sugli scogli ricoperti di muschio su cui il mare si infrangeva.

-Per me è sempre giornata no. Tu?-

-Diciamo che la mia fidanzata mi ha mollato, mia madre è morta per un incidente in auto, mi hanno rubato la macchina e sono indagato per spaccio di stupefacenti. Giornata perfetta- ironizzò, senza mettere nella sua voce note di divertimento, ma piuttosto note di malinconia.

-Tu?- chiese poi con voce flebile e arroccata.

-Ho rotto con il mio ragazzo.- dissi quasi con vergogna, mentre il rossore si faceva largo fra le mie gote e risaltava sulla mia pelle di porcellana. Formicolai le dita nella spuma che ci lasciavano le onde, prima che l'acqua ritornasse indietro pronta a riformarsi in un onda ancora più spumosa e leggera.

-Se io avessi soltanto rotto con la mia ragazza sarei ad ubriacarmi. Era una rompiscatole, per non dire altro.- Il suo sguardo si soffermò sulle conchiglie affossate e incrostate di sabbia, mentre la mano abbronzata si immergeva in quella coltre. Tirò fuori una piccola conchiglia bianca, uguale a mille altre, e la osservò attentamente rigirandola fra il pollice e l'indice, prima di ributtarla in mare.

-Io lo amavo davvero, ma l'ho ferito.- ammisi, mordendomi il labbro con ferocia.

-E l'hai tradito?-

-In un certo senso. E me ne pento. Se solo potessi tornare indietro...- boccheggiai, mentre le lacrime di nuovo ritornavano alla carica e le ciglia si inumidivano e trattenevano una lacrima penzolante.

-Anche io se potessi tornare indietro farei mille cose che non ho fatto mio malgrado. Ma no si può.-

dietro quelle parole si celava un alone di sofferenza particolarmente cruenta, e lo percepii mio malgrado, rendendomi conto che forse la mia sofferenza non era paragonabile alla sua. Ma era forte, cosa che la mia anima spezzata e inscalfibile non riusciva a trattenere.

-Già.- aggiunsi, perdendomi ancora una volta nelle onde spumose e frizzanti.

Improvvisamente lui si alzò, ripulendosi i jeans dalla sabbia umida e fine, e si passò una mano nella cresta verde fluo. Senza dire niente, si incamminò verso le scale, e si rimise i suoi consunti sandali di cuoio, ma prima che potesse partire lo fermai.

-Grazie- sussurrai, accennando un sorriso, mentre il punk dall'aspetto duro e dal cuore sofferente scompariva dalla mia vista.

Grazie. Grazie perchè mi ha fatto capire che la vita continua, e che le sofferenze più grandi a volte le ingigantiamo noi, sentendoci oppressi da un sentimento mai provato.

Grazie anche perchè lui, un semplice punk, mi ha fatto scoprire che la vita va avanti, e che le sofferenze prima o poi si consumano in cicatrici che ti rimarranno sempre impresse nella mente, ma non più nel cuore.

Grazie perchè per la prima volta ho scoperto qualcosa. Ho scoperto che la sofferenza si può scegliere di non provare.

 

 

 

ANGOLO AUTRICE:

Ciaooooo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Vi piace questa schifosa one-shot? A me no, ma l'ho scritta perchè avevo un'ispirazione e perchè ho provato anche io una sofferenza in questi giorni.. Ma non divaghiamo -.-”

Spero che vi piaccia, è dedicata a:

Stella_2000

Lexy_Angels

Dalhia_Gwen

Gwuncan99

Tiziadark00 (e la sua Heather)

E a tutti gli amanti della Gwuncan :D

  
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