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Autore: Mrs C    03/03/2014    3 recensioni
Castiel sta cadendo ma vuole farlo a modo suo. Anche se Gabriel non è d'accordo.
E non lo sarà neanche Dean.
Genere: Generale, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro, Contesto generale/vago
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Titolo: I tried to do something good but i always did the wrong thing
Fandom: Supernatural
Pairing: Dean/Castiel
Genere: Generale, Malinconico, Sentimentale
Rating: verde
Warnings: light!slash
Chapters: 1/1
Summary: Castiel sta cadendo ma vuole farlo a modo suo. Anche se Gabriel non è d'accordo. E non lo sarà neanche Dean.
Note: cambio guardia, le “presentazioni” delle varie storie, da ora in poi saranno così. Mi sembra più carino e anche più ordinato. Btw, seppur con un ritardo imperdonabile, questa è una Oneshot di risposta alla sfida amichevole fra me e la mia carissima amica Glass Heart (il suo splendido lavoro lo trovate qui) quindi, questa, è tutta per te tesoro! Per un discorso contorto che non vi starò a spiegare, lo stile di questa OS è ispirato a quello di Mushroom (e lo so che mi hai detto “non c'è bisogno” e blablabla, ma decido io e mi sembra giusto dire che mi hai trasmesso di nuovo la voglia di scrivere con la tua Au!Impala e che bisogna dare i dovuti meriti a chi se li merita).
Credits: SPN, Cas, Dean, e le torte appartengono a Kripke, alla CW e, a parte la soddisfazione personale, non ci guadagno nulla. Non sono responsabile per il maltrattamento di Bruce Willis in questa OS (scherzo, lo sai che ti amo, Brucy). 

#Possibile mini-mini-mini-mini spoiler, perché viene nominato un personaggio della nona stagione per cui, se non l'avete ancora vista, è a vostro rischio e pericolo.

 

 

 

 

 

I tried to do something good but i always did the wrong thing

Ci ho provato, ma ho fallito

 

 

 

 

 

Quando Castiel cade, lo fa in silenzio. Dean se ne accorge perché, beh, è Dean e Dean si accorge di tutto ciò che lo riguarda. Ma non ha davvero cercato di nasconderlo, comunque. L’ultima volta che ci ha provato è riuscito praticamente a implodere su se stesso e non è davvero un’esperienza che vuole ripetere.
Castiel cade, ma non per sua scelta, e non è una cosa di cui vuole parlare, perché è stanco, inizia ad avere bisogni umani e non è sicuro che gli piaccia.
Comunque, il punto è che Dean se ne accorge. E se se ne accorge Dean, vuol dire che se ne accorgeranno tutti perché Dean non è capace di mantenere i segreti.
Non i suoi, comunque. Forse proprio perché sono suoi. E in ogni caso, stare seduto sul cofano dell'Impala, non è esattamente il miglior modo di risolvere i problemi. Specie se Dean continua a guardarlo in quel modo, un po' arrabbiato un po' preoccupato un po' confuso.
Ed è davvero stanco, senza più alcuna voglia di pensarci. Ma Dean non mollerà la presa, quindi tanto vale parlarci.
«Non c’è molto da dire...» inizia, grattandosi distrattamente un braccio «sto perdendo i miei poteri. Gradualmente diventerò umano e questo è quanto.»
Vorrebbe essere più specifico, dare qualche informazione in più perché Dean sembra volerle, ma la verità è che non sa nemmeno lui perché sta succedendo.
Ne ha solo preso coscienza ed è inutile: per quanto volte chiami, nessuno risponde.
Castiel pensa che sia la sua espiazione per tutte le stronzate che ha fatto, quindi non se la sente di lamentarsi troppo.
«Poteva andare peggio.» aggiunge, facendo una democratica alzata di spalle.
«Stai perdendo le piume e l’unica cosa che sai dire è poteva andare peggio?» commenta Dean, sconvolto «L’unico modo in cui poteva andare peggio sarebbe stato quello di morire e reincarnarti in Bruce Willis!»
Castiel inarca un sopracciglio, senza capire. In ogni caso non gli può dare esattamente torto, ma non sa cosa farci quindi fa il finto indifferente.
«Non dipende da me, Dean. Anche se volessi fare qualcosa, ormai è troppo tardi.»
Dean non dice niente. Castiel interpreta quel silenzio come una resa. E non può dargli torto neanche in questo.

 

 

 

 

Sorprendendo Castiel, Dean non dice niente a nessuno.
Forse non l’ha ancora accettato, o forse sta architettando qualcosa, Castiel gli è grato in ogni caso.Almeno finché non lo chiude in bagno, ordinandogli di farsi una doccia e borbottando qualcosa sul fatto che essere umani è uno schifo e tu inizi a metterci del tuo, quindi lavati.
Comunque, la doccia lo aiuta a distendere i nervi e a scacciare un po’ di quella stanchezza che lo accompagna da settimane.
La eleva subito a sua attività-umana preferita, prima di mangiare e dopo dormire.
Inizia a chiedesi se ce ne sono altre ma non si sente ancora in grado di accettare la sua nuova condizione quindi niente, attraversa il corridoio del secondo piano, si butta sul letto della camera che Bobby gli ha preparato e dorme fino alla mattina dopo.
Quando si sveglia, sa di essere caduto un po’ più del giorno prima, perché comunque Castiel rimane un angelo e la sua grazia si sta spezzando.
Per quanto non ci pensi, è impossibile anche solo provarci.
Castiel scende le scale sentendo tutto e non sentendo niente.
Non è una sensazione piacevole.
«Buongiorno, bell’Addormentato!» lo accoglie Dean, scaraventandogli davanti un piatto di uova fritte. Gli viene da vomitare quasi subito. «Credevo fossi caduto in coma. Dormi quasi da tredici ore.»
«Dove sono Sam e Bobby?» domanda, punzecchiando i pancake con un coltello. Sembrano gelatina.
«Usciti. E sono quasi sicuro che la colazione non sia avvelenata, puoi mangiare senza avere quell’espressione da martire, Biancaneve
Castiel non risponde, in parte perché non è davvero sicuro che quella cosa sia commestibile, in parte perché non ha voglia di ricevere un pugno in faccia da Dean appena sveglio. Per cui mangia.
«È buono.» e lo è davvero, Castiel non ci avrebbe scommesso neanche un soldo.
«Sei un uomo di poca fede.» risponde Dean. Poi cala il silenzio.
Castiel pensa che quella frase riassuma perfettamente la sua condizione al momento, e sente un po' una stretta fastidiosa al cuore. Dean si limita a guardarlo, dispiaciuto e in procinto forse di scusarsi. Non lo fa. Castiel gli è grato perché chiedere scusa equivarrebbe ad ammettere che è tutto vero e non è ancora pronto a questo.
La colazione si raffredda e Castiel butta tutto sotto gli occhi attenti di Dean.
Non gli dice niente comunque.

 

 

 

 

Sam e Bobby vengono a scoprire che Castiel sta cadendo un paio di giorni dopo l’incidente delle uova, come l’ha soprannominato lui. Poi è Castiel a scoprire che in realtà non era un segreto per nessuno e che, in ogni caso, sarebbe stato difficile ignorarlo.
Specie quando un arcangelo chiassoso come Gabriel, irrompe nella cucina chiedendogli senza troppi preamboli dove cazzo sono le tue ali?, più vivo che morto come dovrebbe essere.
La reazione più tranquilla di Dean è sparargli – per riflesso, gli piace Gabriel –, a Sam va di traverso il caffè e Bobby quasi scardina la porta di casa imbracciando il fucile caricato a sale.
Dopo qualche minuto, si trovano tutti seduti sul pavimento – e Castiel non sa proprio dire perché, considerando che ci sono le sedie – in un silenzio quasi irreale, come se l’unica cosa importante al momento fosse guardare Gabriel che cerca di pulirsi la camicia dal sangue rattrappito.
Castiel preferisce indugiare in quel momento più che può, comunque, prima che l’attenzione si sposti di nuovo su di lui.
«Allora, Lazzaro, ce lo dici da quale fungo sei spuntato?» domanda Dean, assottigliando gli occhi.
«Ciao Dean, anche io sono felice di vederti, sono commosso dal tuo interessamento, davvero, oh, ma quella è una birra? Mi stai viziando! Potrei quasi pensare che ci stai provando con me, darling
Gabriel ride. È l’unico in tutta la stanza, ma a Castiel basta per sentirsi almeno un po’ meglio.
«Sentite, non lo so, sapete come vanno queste cose. Tu muori, qualcuno decide di farti tornare, snap puffciao Gabriel. Non è esattamente una cosa per cui puoi fare domande. Comunque… che cazzo ti è successo, fratellino? Sei... sei…»
«Umano.»
«Completamente?» chiede Sam, confuso.
«Non ancora. Ma com’è successo?»
A questo punto, Castiel potrebbe rispondere in modi differenti.
Non lo so è in cima alla lista ma non sarebbe veritiero, perché sa esattamente com’è successo.
Quello che non sa è il perché, ma non è rilevante.
Al secondo posto c’è non sono affari tuoi, perché Castiel è davvero stanco di sentirselo chiedere ma non sarebbe giusto verso Gabriel che è comunque suo fratello e la prima cosa che ha fatto è stata precipitarsi da lui quindi sarebbe un po’ tanto stronzo a trattarlo male.
Alla fine opta per la terza opzione, pazienza se è quella che gli piace di meno.
«Mi sono distratto, durante l’ultima battaglia» dice a bassa voce «e Bartholomew ne ha approfittato per scagliarmi contro un maleficio. Non so chi l’abbia aiutato, ma sicuramente è qualcuno di molto potente. Non ho mai visto niente del genere negli Archivi. Ho pregato per l’aiuto di Papà ma… non ha risposto.»
In un’altra situazione, Gabriel gli avrebbe detto di smetterla con le stronzate e che avrebbero trovato una soluzione tutti assieme. Dean, poi, avrebbe rincarato la dose, magari trascinandolo a leggere l'intera biblioteca di Bobby e Sam avrebbe preparato il caffè in gran quantità. Ma non è questo il caso e non c’è soluzione. Castiel lo sa, Gabriel lo sa, tutti lo sanno, fine del discorso.
Quindi, non si aspetta niente più che lo sguardo infuocato di Dean, quello meditabondo di Gabriel e qualcosa che non riesce a definire, brucia nel suo petto come un tizzone incandescente.
Si sente stanco senza un motivo e la consapevolezza che dopo lo sarà ancora di più è quasi devastante.
Esce fuori di casa, inspirando l’aria umida, selvatica e un po’ sporca della rimessa, consapevole che non rimane più molto tempo, tre quarti del quale lo ha passato a dormire e un quarto a compiangersi.
Un fastidioso moto di ribellione gratta prepotente nel suo costato e una sorta di folle idea si accende nel suo cervello quasi-umano.
Quando Gabriel lo affianca lì, appena fuori il portico di Bobby, Castiel non ha nemmeno bisogno di parlare.
«Sai già che non sono d’accordo.» dice, storcendo il naso.
«Lo so. Ma se devo cadere, lo farò a modo mio» risponde Castiel «e tu dovrai aiutarmi. Poi non ti chiederò più niente. E se sarà troppo per te, potremo chiuderla qui.»
Gabriel mugugna qualcosa. Castiel pensa sia un insulto verso la sua persona, verso Bartholomew, verso il loro padre o tutto il creato. Se non fosse così scosso, forse lo farebbe anche lui. Ma adesso non importa più, non davvero. Sa di star chiedendo molto a suo fratello, ma sarà l’ultima volta.
Castiel non sa come sentirsi a riguardo.

 

 

 

Da quel momento, Castiel non vede Dean per tre giorni ed è presupposto giusto, quindi, che la spada di Michael sia almeno un po’ tanto incazzato. Ma non è la prima volta, quindi Castiel non se ne preoccupa.
Mentalmente preparato entra in casa di Bobby, già sollevato del non essersi trovato un buco in mezzo agli occhi dopo i primi due passi nel soggiorno.
«Dove cazzo sei stato!»
E Castiel se lo aspetta, davvero, quindi non è che l’aggressione di Dean capiti proprio di sorpresa.
Il muro, comunque, è duro e Castiel si sente tutto in diritto di lamentarsi, una volta che ci sbatte contro, sotto il peso del corpo di Dean.
«Mi hai fatto male, Dean.»
E Dean rimane in silenzio un attimo perché, okay, Castiel è umano ormai ma in origine era un angelo del Signore e un angelo del Signore che si lamenta è quantomeno, beh, strano.
Comunque, Dean è troppo irritato per lasciarsi distrarre e Castiel non pensa nemmeno che basti così poco per farlo calmare. Se l’è cercata, quindi niente, prende le sue metaforiche botte e se le tiene in saccoccia.
«Si può sapere dove sei stato?» sbotta Dean, allontanandosi di un passo «sei sparito una settimana!»
«Sono stati solo tre giorni, Dean.» puntualizza.
«Non m’interessa!» e okay, Castiel capisce che non è arrabbiato per i tre giorni, fosse stata anche un’ora, Dean lo sarebbe stato in ogni caso. Quindi, sì, non è facile gestire questa cosa, ma Castiel si è assentato per un buon motivo e adesso deve cercare di spiegarlo anche a Dean. Che non è esattamente la cosa più facile del mondo, comunque.
«Ti abbiamo cercato dappertutto, io e Bobby abbiamo consultato almeno quindici merdosissimi libri su… cazzate demoniache che potevano averti fatto diventare un desaparecido, poi tu compari qui pulito e profumato e io sembro appena uscito da un episodio dei Ghost Busters
E così Castiel capisce che Dean non è solo arrabbiato ma furioso.
Forse sono i suoi occhi – verdi, troppo verdi, verdissimi – o il suo corpo – che sembra pronto a prendere una spinta e tirargli un ceffone – o le vene del collo che Castiel ha paura che scoppino da un momento all’altro – e comunque dovrebbe davvero smettere di distrarsi. Si da una scossa mentale e raddrizza la schiena. Dean sembra sempre sul punto di picchiarlo ma, se anche lo facesse… beh, preferisce non pensarci davvero.
«Dean, devo dirti una cosa e ho davvero bisogno che tu stia zitto, adesso.»
Dean inarca un sopracciglio. Incrocia le braccia, si schiocca le dita e fa come Castiel gli ha chiesto.
«Ho fatto una cosa che non ti piacerà» pessimo, pessimo esordio «e so che molte cose che ho fatto non ti sono piaciute ma questa ti piacerà sicuramente meno delle altre. Sono sicuro che vorrai uccidermi e voglio finire il discorso prima che ti arrabbi più di come sei arrabbiato adesso.»
Ok. Ora Dean, oltre che arrabbiato, è anche confuso e preoccupato. Bene.
«Ho cercato di fare la cosa giusta, Dean. E so che invece ho sempre fatta quella sbagliata. Ma è il beneficio del libero arbitrio e me l’hai insegnato tu.»
Dean ascolta, attento. Castiel pensa sia quasi inquietante.
«Questa cosa ti farà arrabbiare ma vorrei ci pensassi prima di fare… qualunque cosa tu stia pensando di fare.»
Ok, non è esattamente il discorso più logico che abbia mai fatto… però no, meglio non pensarci, decisamente meglio non pensarci e agire.
«Ho chiesto a Gabriel un favore e, anche se non era d’accordo e men che meno contento, ha accettato di aiutarmi. Non pensavo di metterci così tanto e mi scuso.»
«Cas, arriva al punto. Che diavolo hai fatto?»
E, okay. Castiel non può davvero continuare a perdere tempo, così, più di spiegarglielo glielo fa vedere. E Dean non è stupido, quindi capisce subito di cosa si tratta. La sua espressione tradisce tutto il suo sgomento, quando la collana penzola davanti al suo naso, brillante come una pietra preziosa, mentre passa dall'azzurro al bianco, e poi dal bianco al grigio chiaro, e dall'azzurro al blu. Sgomento e rabbioso. Sì, è decisamente rabbioso e Dean è decisamente incazzato.
«Insieme alle ali hai perso anche buona parte del cervello? Come cazzo ti è venuto in mente!»
«Che dovevo fare, Dean?» chiede Castiel, stringendo il ciondolo. Fosse stato ancora un angelo, adesso sarebbe in mille pezzi. Ma non lo è più, quindi è ancora tutto intero. Non è bello. «Aspettare passivamente di cadere? Tu avresti fatto lo stesso.»
«Dovevi parlarne con me, prima» decisamente tanto tanto incazzato «avresti dovuto farlo.»
Castiel sospira mentre Dean fa avanti e indietro verso la cucina, cercando di calmarsi.
Castiel sa che sente il peso della sua scelta sulle spalle ma non è colpa sua e glielo farà capire.
«Voglio che lo tenga tu.»
E ok, questo Dean non se lo aspettava. Si volta velocemente e con un’espressione così allucinante che Castiel ha paura si senta male. Quando ha chiesto a Gabriel di estrarre quel che rimaneva della sua grazia, aveva già in mente di darla a Dean. Perché gli ha sempre dato tutto ciò che poteva e se ne non potrà più farlo da angelo, lo farà da umano. Questa è la strada che ha scelto di seguire e andrà bene comunque.
«Sono caduto e l’ho fatto con la consapevolezza di non poter più tornare indietro» dice, risoluto nel tono e nel volto «perché sarebbe successo in ogni caso e volevo che fosse una mia scelta, non di qualcun altro.»
E okay, Dean capisce un po’ di più adesso. Si avvicina cauto alla mano tesa di Castiel, da cui pende la collana, e la sua grazia brilla come illuminata da un faro. O forse è suggestione, Castiel non saprebbe proprio dirlo.
«È... luccicoso
Castiel trattiene a stento una risata sollevata.
«Sì, lo è.» risponde, mentre Dean la mette al collo e la nasconde sotto la maglietta, come se volesse proteggerla dagli occhi di tutti.
«Ho un’altra cosa per te.»
Dean inarca un sopracciglio.
«Mi devo preoccupare?»
Castiel non risponde. Cerca in una tasca, e nell’altra, poi si ricorda di averla indossata per non perderla.
«Chiedo scusa, non volevo lasciarla sbadatamente da qualche parte.»
E Dean sta in silenzio. Castiel capisce che non se lo aspetta quindi… aspetta. Che si riprenda o che dica qualcosa. O entrambi.
«Dove l’hai trovata?» domanda, la voce leggermente distorta.
«Non sono stato io. L’ha trovata Gabriel.» spiega, Castiel.
«Perché?»
«Ho pensato la volessi indietro.»
E Castiel non aggiunge niente perché non c’è alcun bisogno di farlo. L’amuleto che ha preso a Dean per cercare Dio tanti anni fa, forse non valeva niente – lui non se ne intende davvero di queste cose – ma doveva restituirlo. Dean lo avrebbe fatto. E Castiel pensa che sia una cosa giusta e basta, quindi allunga il pendente, in modo che Dean lo prenda. Ma Dean non lo prende e Castiel è confuso.
«Ho fatto qualcosa di sbagliato?» domanda, perché davvero non capisce e vorrebbe almeno provarci.
Dean scuote la testa ma si ostina a rimanere immobile. Poi aggrotta la fronte, sospira, tira indietro le spalle e… poi davvero Castiel non sente altro che un gran caldo e una stretta al cuore che ha provato poche volte da quando ha memoria. Tutte stranamente legate a Dean. E adesso non è diverso perché Dean gli ha praticamente strappato di mano la collana e gliel’ha rimessa al collo, dandogli una leggera carezza. E Castiel trema. Solo un po’.
«Se lo perdi, ti spiumo.» dice e Castiel riesce solo a balbettare che è concettualmente sbagliato perché adesso è umano e gli umani non hanno le ali e tanto meno le piume, ma Dean risponde che non gliene frega un cazzo di cosa è concettuale e di cosa è sbagliato ed è ancora così vicino che a Castiel fa male qui, al centro del petto, dove il cuore batte un po' troppo forte.
Poi Bobby e Sam tornano a casa, gli chiedono dov’è stato – tirando fuori tre crostate che hanno comprato nella strada di ritorno per far calmare Dean che sembrava posseduto – e Dean arrossisce, urlando a Sam di chiudere quella ciabatta... e Castiel pensa che se questo è il primo giorno della sua nuova vita umana, beh, probabilmente sarà bellissima.

   
 
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