Ho pensato molto se pubblicare questa storia, non è bella, lo so. Queste parole non dovevano essere belle, dovevano solo aiutarmi ad accettare la realtà della vita. Mi sono chiesta tante volte un perché, eppure non ho il coraggio di darmi una risposta. È un racconto strano, surreale e difficile, almeno per me, non tanto per le parole scritte, quanto per il dolore nello sfiorare la tastiera.

Grazie T, per tutto l’amore che mi hai dato, per i sorrisi che mi hai rubato e per gli sguardi che ci hanno fatto conoscere… Sono sicura che un giorno ci rivedremo… ma non ancora, non adesso…

Ginny… 

Ricordi?

-Ti ricordi di quel pomeriggio, quando il vento soffiava forte e gli alberi non volevano piegarsi ad esso?

-Ricordo tutto di quel pomeriggio: il rosso del cielo, un accenno di luna…

- Ti ricordi quel bacio?

-Vagamente…

-Come scusa?

-Me lo ricordo, di quel pomeriggio ricordo tutto.

- Dovevamo andare a cena insieme, quella sera, avevo comprato un vestito nuovo.

-Lo so, eri bellissima…

-Non me lo hai mai detto, te ne sei andato.

-Non volevo.

-Ti ho aspettato, due ore…

-Lo so…

-Il cameriere mi chiese se fossi da sola…

-Come lo hai saputo?

-Mi ha chiamato tua madre, piangeva. Sono stata la prima ad arrivare...

- Mi dispiace, non sai quanto…

-Volevo dirti addio, volevo guardare i tuoi occhi, almeno un’ultima volta…

-Non ho potuto fare nulla…

-Immagino tu debba andare via, adesso…

-Sì…Sarah…abbi cura di te…

-Stammi vicino, Harm…-