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Autore: Land of Illusion    03/03/2014    3 recensioni
Inevitabile. È questa la parola che ha usato per mettere fine alla vostra relazione. «Sono assolutamente vuota, non sento niente. Se continuiamo a stare insieme ti distruggerò. È inevitabile.»
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
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Buondì. Forse qualcuno si ricorderà di me, avevo pubblicato qualche capitolo di una storia originale che non ho mai portato a termine per motivi molto personali. Questa one-shot è un parto malato della mia mente durante una notte insonne, l'ho riletto solo una volta quindi perdonatemi eventuali errori e non esitate a farmeli notare. Avevo in testa questo pezzo da diverso tempo e dovevo buttarlo giù. Avevo anche una mezza intenzione di fare una longfic sulla storia di queste due ragazze, ma ho dei seri dubbi a riguardo, specialmente perché molte delle cose che descriverei mi sono - purtroppo - realmente successe. Sarebbe un racconto quindi molto personale e sinceramente ho un po' paura a condividerlo. Una delle due protagoniste vi sembrerà una stronza senza cuore, ma in realtà non è proprio così, come si capisce implicitamente dal testo. Ma è appunto una cosa personale quindi perdonatemi se non riesco a dirvi di più. Spero che la mia mancanza di sonno non abbia reso tutto troppo contorto. Siate inclementi nel recensire. A presto (spero)!


 

Inevitabile. È questa la parola che ha usato per mettere fine alla vostra relazione. «Sono assolutamente vuota, non sento niente. Se continuiamo a stare insieme ti distruggerò. È inevitabile.»  L’hai anche cercato sul dizionario.

Inevitabile
[i-ne-vi-tà-bi-le] agg., s.

  • agg. Che accade senza che possa essere impedito SIN ineluttabile, fatale: crisi i.
  • s.m. (solo sing.) Ciò che non si può evitare: rassegnarsi all'inevitabile.
  • avv. inevitabilmente, fatalmente, senza scampo.
 
 
È strano come una parola tanto terribile suoni così bene. I-ne-vi-ta-bi-le.
Sei sorpresa quando ricevi un suo messaggio. Non la vedi da tre giorni, neanche oggi è venuta a scuola. Ti chiedi dove sia, dove sia stata... Probabilmente ha trascorso le ultime serate in una di quelle squallide discoteche a scoparsi una ragazza qualunque e a cercare di affogare il suo dolore nell'alcool. É ironico che una persona come lei si ubriachi per questo motivo, perché i suoi pensieri non le danno pace neanche in quello stato.
Ti decidi a leggere il messaggio con una certa apprensione. "Appino - Il testamento". Un brivido ti percuote la schiena. Qualche mese fa - prima che succedesse tutto questo - ti aveva parlato di quella canzone: «La voce del cantante non mi piace affatto, ma il testo... »
 
Sempre più angosciata, cerchi la canzone su Youtube e la ascolti.
 
Ho dieci strofe per lasciare un bel ricordo,
Ho dieci piani che mi aspettano giù infondo,
E sono certo in pochi possono capire, ma davvero io son felice di morire.
 
Cerchi di analizzare la situazione razionalmente ma il tuo cervello ha smesso di funzionare. Mentre Appino continua a sussurrarti parole terrificanti, un presentimento si fa strada dentro di te.
 
Ed ho scelto te per dei motivi misteriosi,
Siam stati accanto per giorni meravigliosi,
E lo sai bene che lo faccio per natura,
Non rivederti più è l’unica paura.
 
Ti alzi di scatto con le lacrime agli occhi e ti precipiti fuori da casa tua, montando in bici e sfrecciando per le strade trafficate. Stupida idiota, non pensarci nemmeno...
Arrivi sotto il suo palazzo, una donna col volto gentile e segnato dagli anni ti apre la porta. Ringrazi, butti la bici in cortile senza curarti di legarla e ti dirigi correndo verso le scale. Grazie a Dio ho una copia delle chiavi. Spalanchi la porta d'ingresso e la trovi lì, seduta scompostamente su una sedia malconcia, un bicchiere di Baileys al caffè in una mano, una sigaretta accesa nell'altra. Sul tavolo, vicino alla bottiglia, c'è un blister intero di sonniferi. Ancora chiuso.
Si alza con una calma snervante e ti sputa addosso parole acri, il volto impassibile ma al contempo acceso da un lampo di fastidio che le attraversa gli occhi per una frazione di secondo. È la prima volta in settimane che la vedi provare qualcosa.
«Che cazzo ci fai qui?»
Ha appena il tempo di finire la frase che la tua mano le colpisce violentemente la guancia, facendole voltare la testa di scatto. Accenna una risata mentre si lecca il labbro sanguinante.
«Come hai potuto solo lontanamente pensare di fare una cosa simile?! Non ci pensi a me, alla tua famiglia? Vuoi davvero costringerli ad attraversare quest'inferno una seconda volta? Evidentemente non ci pensi, perché non sei in grado di badare neanche a te stessa.»
Stai quasi urlando.
Una risata amara riverbera nella stanza spoglia mentre ti guarda sprezzante. «Sapevo che prima o poi ti avrei fatta esplodere... Ma guardati, la persona più docile al mondo, incapace di arrabbiarsi, che lascia sempre correre... E ti ho addirittura portata a schiaffeggiarmi. Ho davvero superato me stessa. »
Senti la rabbia bruciarti la gola mentre lei fa un passo verso di te, quel sorrisino sghembo ancora stampato in faccia.
«Te l'ho già detto che non me ne frega un cazzo di te, cosa non ti è chiaro? Mi sei servita solo per testare le mie doti da attrice, non ho mai provato niente per te, mettitelo in testa. Io non provo niente per nessuno. Sei stata vittima di una grandissima farsa e non puoi fare altro che accettarlo e andare avanti con la tua vita.»
Perché mi hai scritto allora? Vorresti chiederglielo, ma il groppo alla gola ti impedisce di parlare. Lo sai che le sue parole sono vuote, cerca solo di allontanarti, non lo pensa davvero. Eppure ti fa male, maledettamente male. Ti schiarisci la voce e ti decidi a risponderle per le rime.
«Sono tutte stronzate, dici solo stronzate!» Ti ama ancora lo sai. E se anche non ti amasse, di sicuro ti ha amata. Ti ha amata più di quanto non sia disposta ad ammettere.
«Tesoro, ti ricordo che sono io quella che ormai conosce ogni tua espressione facciale, sono io a cui non potresti mai mentire. Non viceversa. Davvero vuoi dirmi che riusciresti a distinguere la verità dalle puttanate che ti ho sempre detto fino ad oggi?» Silenzio. «Appunto.»
Ha ragione. Non riesci a capire quando mente. Ma se c’è una sua espressione che riconosci, è quella che le attraversa il viso quando le bugie le dice a se stessa. Ti fai forza. Mi ama ancora.
«Vedi, è questo che non capisci. Io so tutto di te, tu non sai niente di me. Il nostro è stato un rapporto malato fin dall’inizio, sei sempre stata troppo cieca per rendertene conto. Tu non mi ami», dice, spegnendo la sigaretta in un piccolo posacenere nero.
«L’amore è una delle tante favole che anche gli adulti si bevono. Sai perché ora stai male? Perché sei in crisi d’astinenza. Sei in astinenza da dopamina, endorfine, feniletilamina e noradrenalina. Tutte sostanze rilasciate dal tuo cervello quando fai sesso.
Sei semplicemente diventata dipendente dal piacere fisico. Sai che la dopamina è la stessa sostanza che il nostro cervello rilascia dopo una bella dose di eroina? Sei a tutti gli effetti una tossicodipendente.
E la stronzata dell’amore è semplicemente una frottola che ti hanno inculcato talmente bene da sembrarti reale. Mai sentito parlare di effetto placebo?»
Ecco, l’ha fatto di nuovo. È tipicamente suo demolire una cosa così spirituale e romantica con cinismo e fredda razionalità. È un’ottima oratrice ed è dannatamente brava a rigirare i fatti a suo favore. Ha sempre ragione, o almeno così sembra.
«La cura? Scopati qualcuno. E, quando capirai che il sesso è l’unico beneficio che puoi trarre da un’altra persona, forse allora potrai cominciare a vivere la tua vita senza essere costantemente delusa dallo stronzo di turno.»
Mentre parla, continua ad avanzare verso di te, e tu indietreggi finché la tua schiena non si scontra con il muro freddo. Chiudi gli occhi e scuoti la testa. «Smettila…»
Stringi i denti quando il suo respiro caldo ti sfiora l’orecchio. Vieni investita dal suo profumo, indistinguibile, indescrivibile. È deciso, come il suo carattere, ma non troppo intenso. È allo stesso tempo rassicurante e minaccioso, caldo e sensuale… Dio, quanto ti è mancato. Quanto ti è mancata.
«Non lo vedi che sono sempre stata un virus, un parassita? Ti ho distrutto così lentamente che non te ne sei minimamente accorta.» Ti morde piano il lobo dell’orecchio, e non puoi reprimere il brivido che ti corre veloce lungo la schiena. Fermala, cazzo, fermala. Sai che non dovresti cedere, ma sai anche che non riuscirai mai a resisterle. Le tue emozioni sono contraddittorie, lei è contraddittoria. Dio, anche la vostra storia è sempre stata contraddittoria…
I suoi denti ora dedicano attenzione al tuo collo, mentre le sue mani ti accarezzano i fianchi e si infilano sotto la maglietta. Un ginocchio si insinua con prepotenza tra le tue gambe. Appoggi la testa al muro e ti lasci sfuggire un sospiro, sentendo gli occhi bruciare di lacrime. Non puoi fare a meno di notare quanto, nonostante tutto, le sue carezze siano delicate.
Riapri gli occhi quando senti il suo naso sfiorare il tuo. Il suo sguardo ti fa tremare. Quegli occhi azzurro ghiaccio, così profondi - eppure ora così vuoti – ti hanno sempre messa in soggezione. Tutto di lei ti mette in soggezione.
Ti bacia con fermezza e ti sciogli tra le sue braccia. Le ginocchia ti cedono e sei sicura che saresti già caduta per terra se lei non ti stesse tenendo. Ti morde il labbro con violenza facendolo sanguinare, forse per ripicca. Un gemito di approvazione le vibra in gola mentre lecca il piccolo taglio. Le è sempre piaciuto il sangue.
Improvvisamente si stacca da te e una sensazione di freddo ti avvolge.
«Purtroppo sei ancora totalmente in mio potere. È per questo che devi andartene ora e per sempre, se non vuoi farti ancora più male.» Ti guarda, e capisci subito quanto il suo sorriso canzonatorio sia ora forzato, forse a nascondere qualcos’altro. Preoccupazione? Per te?
«Non che mi freghi qualcosa, sia chiaro.» Lo dici a me o a te stessa?
«Rimettiti in sesto, cominci a farmi pena.» Quanto ti fanno male le sue parole.
«La mia presenza è richiesta altrove, e in ogni caso mi sto annoiando, quindi, con permesso» Si infila velocemente la giacca e afferra la borsa.
«Lascia le chiavi sul tavolo, non voglio che mi piombi in casa all’improvviso un’altra volta.» Senza dire altro va via, e tu rimani sola nella stanza silenziosa. Ti lasci scivolare lungo la parete mentre le lacrime cominciano a rigare nuovamente il tuo volto.
Se solo potessi vederla in questo momento, sapresti che anche lei sta piangendo…
Sai come ragiona. Quando si tratta di te, ha sempre avuto questo codice morale dalla logica un po’ contorta. Crede di essere rotta, di non essere più capace ad amarti come prima, e quindi vuole allontanarti per non illuderti di più. Lo sai che lo fa pensando che sia la cosa migliore per te, ma lei non capisce quanto si sbaglia. Solo tu puoi, e devi, salvarla da se stessa. Sì, devi. Glielo devi. È solo grazie a lei che puoi dire di essere cresciuta in questi ultimi tre anni. Ti ha insegnato a mettere la tua felicità, e non quella degli altri, al primo posto. Ti ha insegnato a far valere la tua opinione, a condividere i tuoi pensieri e le tue emozioni. Ti ha insegnato ad amare. Prima eri forte, lo sei sempre stata, ma ora lo sei ancora di più. Ed è il momento di ricambiare il favore. Lei non si è mai arresa alle tue indecisioni, ha sempre combattuto per voi. Tu farai lo stesso. Ha bisogno di qualcuno che la aiuti. E tu, in fondo, hai bisogno di lei.
Sarà dura. Neanche immagini quello che sta passando in questo momento, il dolore che prova. Ma chiudersi in se stessi non può essere la soluzione.
Ti alzi in piedi e svuoti il blister di sonniferi nel gabinetto. È più un gesto simbolico il tuo, sei convinta che non proverà a togliersi la vita. Il suo messaggio è stato un grido disperato di aiuto. Voleva attirare la tua attenzione. E ci è riuscita.
Certo, non sarà affatto facile. È una strada tutta in salita, ma lei è riuscita a far aprire te e tu riuscirai a far aprire lei. Puoi salvarla.
 
Chissà cosa si prova a combattere l’inevitabile e a perdere.
  
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