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Autore: fra_atlas    03/03/2014    2 recensioni
[everlark♥] [post-mockingjay]
Era da molto tempo, moltissimo tempo che non ti sentivo ridere. E di te, Peeta, mi è mancato anche il sorriso. Quel sorriso che m’inonda e mi culla, che rimane impresso nella mia testa e mi scalda le membra.
Ora è la sua voce roca e decisa a riportarmi indietro e... ho paura.
-Tu mi ami. Vero o falso?-
-Vero.- dico senza riflettere neppure un secondo, senza un attimo pensarci.
Butto fuori quella parola, una sola parola che racchiude tutto. Racchiude tutte le lacrime che ho versato quando lui non era accanto a me, racchiude i baci che ogni notte mettevano a tacere i miei incubi, le nostre parole sussurrate tra le lenzuola sfatte, tutto quello che abbiamo condiviso e che credo sia amore.
Perché se amare significa soffrire tanto per la lontananza di qualcuno, non poterne fare a meno; se significa sentirsi parte di quella persona, sentire che il suo sorriso è anche il tuo e i suoi occhi vedono come i tuoi... allora credo di averlo provato. E ora ne sono sicura, Peeta è amore.
Genere: Drammatico, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!
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Birth


POV Peeta

I will safe
you from yourself
time will change
everything about this hell
(Birth, Thirty seconds to mars)
 
 
 
-“Resta”- un sussurro di dolore si fa strada tra le sue labbra. Resto immobile; scrutando il grigio dei suoi occhi. Non mi hanno mai trasmesso tanto calore. Sposto lo sguardo alle sue spalle. L’uscio è socchiuso. Il vetro della porta ha assunto sfumature rosate ed aranciate che sembrano racchiudere il tramonto che ci circonda. Riflettono il colore che tanto amavo e che da lei mi ha riportato.
Per quale motivo la sto abbandonando?
Punto gli occhi nei suoi che sanno di disperazione. Ora dovrei andarmene come faccio sempre, ogni sera; ma resto lì. Il mio corpo non mi da ascolto. Gli comando di muoversi, di lasciarla lì. Ma nulla. Sento le sue mani tra i miei capelli. Le sue labbra umide mi sfiorano l’orecchio. Un brivido mi percorre. –“Ti prego”- sussurra. Quel semplice gesto mi fa impazzire. Perché ho smesso di entrare nel suo letto? Mi chiedo se potrei davvero farle del male come credo … pensieri confusi si accavallano. Rischio di impazzire. O forse sono già pazzo. Sono inguaribile. Sono un vigliacco. Le farò del male o no? Mille possibilità. Quella di errare che potrebbe costarle la vita. Quella che la salverebbe dagli orrori notturni.
Mi ritrovo sdraiato. Le lenzuola disfatte. Il viso sommerso nei cuscini che profumano di lei. Vengo per un secondo catapultato nel treno che anni fa ci trasportò da un distretto all’altro per il Tour della Vittoria. Su quel treno giacevamo ogni notte insieme. Ma ora tutto è cambiato. Noi siamo cambiati. Ci sono più cicatrici, più incubi, più disperazione. Ogni cosa è amplificata nel dolore. Con gli anni siamo diventati schiavi delle nostre debolezze. Lei è la mia e ne ho la conferma: sono finito nel suo letto e la desidero tra le mie braccia più che mai.
Mi sovrasta ma la penombra non mi permette di osservare il suo viso. Solitamente lo studio, conosco ogni sua singola espressione, ogni suo pensiero. Si mette a cavalcioni su di me sussurrando un grazie. Le sorrido, nonostante lei non possa vedermi. So che lei non sta facendo lo stesso; quindi ne ho la conferma. Deboli gocce mi bagnano il volto. Sposto la lingua a lato delle labbra e percepisco un sapore salato. -“Katniss …”- porto una mano sul suo viso che riscopro bollente
-“… perché?”- . Trattiene le lacrime lasciandosi sfuggire alcuni gemiti strozzati.
 Mi sembra di essere stato colpito da una moltitudine di coltelli che pungono come aghi inseguitori. Come quei gemiti di dolore. Sto per mettermi sui gomiti per stringerla a me quando cade su di me. Il suo viso è incastrato nell’incavo del mio collo. La stringo a me. Mi sento rinascere. Vivo nuovamente. Ma nuovamente ricado nell’oblio quando sento umida la pelle a contatto col suo viso, che si muove lentamente sopra di me. Mi stupisco dei gemiti rochi che mi sfuggono. Le sue labbra mi stanno assaggiando delicatamente schiave di un impulso che sembra salvare entrambi da questo inferno.
 
 
  
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