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Autore: Marti Lestrange    03/03/2014    3 recensioni
Cosa sarebbe successo se Kol Mikaelson avesse deciso di visitare Mystic Falls durante la Guerra Civile? E cosa sarebbe successo se avesse conosciuto Katherine Pierce?
One shot; what if?; Kol/Katherine
Dalla storia:
{Kol Mikaelson era di passaggio. Non aveva intenzione di trascorrere troppo tempo a Mystic Falls. Avrebbe goduto al massimo di ciò che la cittadina aveva da offrirgli e poi sarebbe ripartito. Prima, però, Katherine sarebbe stata sua.}
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Katherine Pierce, Kol Mikaelson
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: "I like it rough".
Rating: arancione tenue.
Genere: generale.
Contesto: Mystic Falls, 1864.
Personaggi: Katherine Pierce, Kol Mikaelson.
Pairing: Kol/Katherine.
Avvertimenti: what if?, crack pairing.
One shot. 



I like it rough
 
 
 
Lei era bellissima. Molto probabilmente era la donna più bella che lui avesse mai visto in tutta la sua vita. E sarebbe stata sua.
 
L'aveva incontrata ad una festa. In quei giorni, la piccola cittadina della Georgia era stranamente animata da un clima libertino che faceva colare a picco le scollature e vivacizzare le donne. I sentori della guerra civile avevano scosso di poco Mystic Falls, dove tutto sembrava tranquillo, ma gli echi della morte era arrivati anche lì, e le sconfitte della Confederazione pesavano come macigni. Le madri piangevano i figli e i becchini scavavano fosse senza nessun corpo da seppellire, mentre i giorni trascorrevano tutti uguali, lenti ed estenuanti riflessi di un tempo ormai lontano.
 
Katherine Pierce era arrivata da poco a Mystic Falls. Aveva perduto la famiglia nel tremendo assedio di Atlanta per mano del generale Sherman e la famiglia Salvatore l'aveva accolta a casa sua, un'anima perduta e angosciata senza più nessuno al mondo. Kol aveva capito da subito che Katherine non era né perduta né tanto meno angosciata. Il suo sguardo aveva un non so che di spregiudicato e innocente allo stesso tempo, di un'innocenza fittizia, però, esibita come una maschera innocua di buone maniere e sorrisi gentili, ma che celava un animo indomito e selvaggio, un cuore oscuro e fitto di segreti inconfessabili.
 
Kol Mikaelson era di passaggio. Non aveva intenzione di trascorrere troppo tempo a Mystic Falls. Avrebbe goduto al massimo di ciò che la cittadina aveva da offrirgli e poi sarebbe ripartito. Prima, però, Katherine sarebbe stata sua.
 
*
 
Katherine aveva conosciuto Kol Mikaelson ad una festa. Casa Fell era quello che si poteva definire come integerrimo esempio dell'eleganza e della bellezza sudista e quel giorno incarnava tutti gli ideali di una nazione. Era l'orgoglio di una delle famiglie fondatrici della città, una delle più antiche di tutta la Georgia. Katherine ne aveva ammirato i marmi, le ceramiche, gli sfarzi, gli ospiti. Tutto sembrava così lontano dalla guerra... La sua condizione di "orfana" e "disagiata di guerra" non le aveva certo impedito di presentarsi vestita di tutto punto e non c'era stato uomo, nella sala, che non si fosse arreso di fronte alla sua disarmante bellezza europea. Aveva potuto sentire il loro sangue ribollire, potente, e quel suono le aveva fatto stringere lo stomaco. Era tutto così invitante ed eccitante... Si era fermata sulla porta e Damon Salvatore l'aveva accolta con un sorriso estasiato. Lei aveva ricambiato, senza però soffermarsi troppo sul suo viso. Era Stefan quello che aveva desiderato sin dal suo primo giorno a Mystic Falls. Prima di incontrare gli occhi di Kol.
 
*
 
- Non ho avuto il piacere di conoscerla, l'altro giorno, alla festa a casa Gilbert.
- Sono arrivato in città solo ieri sera, miss...
- Pierce. Katherine Pierce.
- Mi presento: Kol Mikaelson. Incantato.
 
*
 
Si erano guardati negli occhi intensamente, durante quel primo incontro. Kol le si era avvicinato silenziosamente al tavolo del punch e Katherine gli aveva rivolto un primo, affascinante sorriso. Durante quel rapido scambio di battute, i loro sguardi non si erano mai staccati l'uno dall'altro, magnetici. Kol le aveva infine baciato la mano e l'aveva poi invitata a ballare. Katherine aveva posato il bicchiere e aveva prontamente accettato. In fondo, il suo piano avrebbe potuto aspettare almeno un po'. Non c'era motivo di rifiutare un ballo.
 
*
 
- Non avevi detto di volerti fermare a Mystic Falls solo pochi giorni? Ne sono passati dieci...
- Lo avevo detto, sì. Poi ho cambiato idea.
- Hai cambiato idea dopo avermi incontrata oppure perché ti sei arreso al fascino delle feste a casa Salvatore?
- Ho cambiato idea non appena sei entrata in quella sala da ballo, Katherine Pierce. Sapevo che saresti stata mia, nonostante ti sforzassi per conquistare quel damerino di Stefan Salvatore.
Katherine rise, con quella sua risata alta e sensuale che faceva capitolare qualsiasi uomo. Kol le carezzò la schiena nuda, seguendone la curva, fino al punto limite, furbescamente coperto da un sottile lenzuolo di cotone. Katherine gli si avvicinò, poggiandosi al suo petto. Kol poteva sentire il suo seno premergli contro la pelle, caldo e morbido. Passò una mano tra i suoi lunghi capelli scuri, profumati di mistero. Era bellissima. Bellissima e fatale.
Lei gli carezzò una guancia e scese fino al collo, alla carotide pulsante e calda nella sua gola. Gli si avvicinò ancora, baciandogli le labbra lentamente per poi mordergliele con voracità, fino a che non sentì il sangue di lui sulla lingua e allora Kol infilò una mano sotto il lenzuolo, aggrappandosi alla carne di lei come un assetato. Katherine si lasciò scappare un lamento.
- Kol Mikaelson, sei un ragazzaccio... - sussurrò sulle sue labbra, andando poi a baciargli la gola.
- Anche tu, Pierce - replicò l'altro chiudendo gli occhi, senza però abbandonare la presa su di lei. 
Sentì il morso di Katherine arrivare senza fretta, meditato e ponderato ma non per questo meno eccitante. Kol gemette, mentre lei beveva il suo sangue con appetito. Le scorreva lungo la gola, profumato e perfetto, denso e rosso. Di solito non beveva sangue di vampiro, ma poteva sentire al suo interno le note fruttate e calde del sangue umano che Kol aveva bevuto quella mattina. Le bruciava la gola come fuoco.
Si staccò dal suo collo e tornò a baciarlo, ma Kol non glielo permise. Rapidamente, la stese sotto di sé, e Katherine si lasciò scappare una risata.
- Come siamo rudi e prepotenti, Mikaelson.
- Sei tu che mi rendi prepotente, Pierce. Di solito mi comporto da gentiluomo, sai?
Katherine rise ancora e Kol la zittì baciandola e mordendola e i gemiti di lei si fecero mano a mano più intensi mentre lui le entrava dentro senza tante cerimonie, così come faceva sempre, con lei. Non c'era niente di tenero e gentile, in Katherine Pierce, tanto meno in camera da letto. Glielo aveva fatto capire bene lei stessa fin da subito.
Katherine gli si aggrappò alla schiena con le unghie, mentre le sue grida sensuali si mischiavano agli ansiti di lui. Non aveva mai provato niente di più trascinante e profondamente intenso, prima. Katherine era il fuoco. E avrebbe finito per bruciarlo.
 
 


NOTE
  • Il titolo è quello di una canzone di Lady Gaga.
   
 
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