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Autore: Madness in me    03/03/2014    2 recensioni
"Il bosco era infinito e le ombre erano troppe, se anche avessi continuato a correre mi avrebbero preso.
Prima o dopo, mi prendevano sempre.
Così mi fermai."
Genere: Drammatico, Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bob Bryar, Ray Toro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Correvo, a perdifiato.
L’aria non raggiungeva i polmoni, la gola era secca ma dovevo continuare a correre.
Se mi fossi fermato mi avrebbero preso e allora sarebbe stata la fine.
Non si trattava della paura di morire, non avevo paura di chiudere gli occhi per non riaprirli più.
Loro non mi avrebbero ucciso, mi avrebbero tirato giù, a fondo, fino a raggiungere un luogo fatto solo di buio e silenzio in cui avrebbero passato l’eternità ad infilare le loro unghie nella mia carne, lacerandola e strappandola per poi rimettere insieme il tutto e ricominciare da capo.
Quelle tremende ombre munite di lunghissimi artigli mi correvano dietro, sbucavano dal terreno e dai giganteschi tronchi degli alberi intorno a me.
Non aveva senso continuare a correre.
Nonostante la paura, sapevo che non aveva senso.
Il bosco era infinito e le ombre erano troppe, se anche avessi continuato a correre mi avrebbero preso.
Prima o dopo, mi prendevano sempre.
Così mi fermai.

 

 


“RAY!” sentii gridare e sgranai gli occhi.
Trovai Bob seduto sul letto di fianco a me che mi teneva stretta una spalla.
“Finalmente..” sussurrò “Un altro incubo ?” mi chiese poi.
Lentamente annuii.
Ogni notte era la stessa schifosa storia.
Avevo il solito terribile incubo e mi rigiravo e gridavo, senza accorgermene, nel letto e Bob arrivava in mio soccorso.
Mi svegliava per poi passarmi un fazzolettino sulla fronte asciugandomi il sudore, come stava facendo in quello stesso momento, senza sorridere o sembrare preoccupato.
Se ne stava lì, in silenzio.
Mi osservava, mi asciugava il sudore e poi mi passava lentamente e dolcemente una mano sulla testa finché non mi addormentavo di nuovo.
Non importava dove fossimo, se in albergo o in tour bus, lui arrivava sempre.
In albergo prendeva sempre la camera di fianco alla mia per far sì che mi sentisse urlare e potesse correre in mio soccorso, proprio come quella notte.
Odiavo tutta questa cosa.
Era costretto a stare perennemente in pensiero per me e mi sentivo un dannato peso sulle sue spalle.
Bob buttò il fazzolettino bagnato del mio sudore nel secchio in fondo alla stanza e tornò a sedersi sul bordo del mio letto poi poggiò la sua mano sulla mia testa ed iniziò ad accarezzarmi.
“Mettiti giù e dormi, ora. Ci sono io.” Sussurrò ed obbedii.
Tornai a sdraiarmi e mi lasciai cullare dalle sue carezze.
Quella sera però era diversa dal solito.
In realtà erano mesi che la situazione era cambiata.
Ed era andata peggiorando, di giorno in giorno.
O meglio, di notte in notte.
Ogni notte il desiderio che Bob rimanesse al mio fianco aumentava, sempre di più, fino ad arrivare al punto in cui non dormivo, fingevo di addormentarmi per poi guardarlo alzarsi dal
letto ed uscire dalla stanza, concludendo il tutto in un pianto sommesso dal cuscino.
Ora ero arrivato ad un “punto di rottura” ed ero stanco di passare le mie notti con la faccia schiacciata nel cuscino a piangere.
Tirai su di poco la testa, quel tanto che bastava per incrociare gli occhi di Bob e lui alzò un sopracciglio come a chiedere “Cosa c’è ?”.
“Andrai via anche stasera, dopo che mi sarò addormentato ?” domandai.
Bob annuì.
“Perché ?” continuai.
Rimase qualche istante a fissarmi, interrogativo “Perché, cosa ?” mi domandò poi.
“Perché vai via ogni volta ?”
“Perché sì.” Mi disse, secco, come suo solito.
“ ‘Perché sì’ non è una risposta.” Dissi, convinto.
“Invece è una risposta, ora dormi.” Mi disse, riprendendo ad accarezzarmi la testa.
Mi tirai su a sedere, spostando la sua mano.
“Non è una risposta, Bob. Perché vai via ogni notte ?” domandai, stringendo una mano intorno al lenzuolo.
“Perché ho bisogno di dormire e quindi me ne vado in camera e mi metto a letto, che razza di domande fai, Ray ?” mi disse, scocciato.
Rimasi a fissarlo per qualche secondo “Davvero ?” domandai.
“Certo che sì. Ma che diavolo ti prende ?”
Che stupido ero stato.
Era logico che Bob tornasse in camera ed andasse a riposare.
Io ero solo un suo amico, forse non mi reputava neanche come un fratello, ero semplicemente un suo amico ed un membro della sua band, nulla di più e nulla di meno.
Faceva già troppo correndo in mio soccorso ogni notte quindi come pretendevo che capisse il senso di vuoto che mi prendeva lo stomaco ogni notte vedendolo alzarsi dal mio letto ed andare via ?
Come poteva pensare che morissi ogni volta che mi sfiorava la testa con la mano ?
Non poteva ed ero stato stupido ed ingrato a reagire in quel modo.
Sorrisi amaramente e tornai a sdraiarmi.
“Va a dormire, Bob.” Sussurrai e chiusi gli occhi.
Dopo qualche istante sentii la sua mano poggiarsi sulla mia testa e riprendere ad accarezzarmi lentamente.
Aprii gli occhi e mi girai a guardarlo.
“Quando ti sarai addormentato, me ne andrò.” Mi sussurrò.
Trattenni le lacrime ed annuii, chiudendo in fretta gli occhi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lo chiamai, sottovoce, e non rispose.
Smisi di accarezzargli la testa, aspettai qualche secondo poi, non vedendo reazioni mi alzai e mi incamminai lentamente verso la porta della stanza.
Non andare..” sussurrò ed io mi girai di scatto.
Feci per tornare da lui ma mi fermai a metà della stanza.
Si girava e rigirava nel letto, stringendo le coperte tra le mani.
“Non andare.. ti prego.. non lasciarmi qui.. io.. io ti amo, non andare.” Continuava a ripetere.
Divorai la stanza in pochi passi e presi posto vicino a lui, stavo per poggiargli una mano sulla testa ma lui afferrò di scatto il mio polso.
Lo guardai bene e mi accorsi che in realtà non dormiva affatto.
Aveva gli occhi rossissimi e delle enormi lacrime gli rigavano completamente le guance, correndo fino a schiantarsi contro il cuscino bianco lasciandoci piccole macchioline scure.
“Ray.. ?” sussurrai, confuso.
“Non sto scherzando, Bob.” Sussurrò, fermandosi di tanto in tanto per colpa dei singhiozzi che gli toglievano il respiro “Non andartene. Non posso farcela, senza di te.” Concluse.
Sfilai il mio polso dalla sua mano e feci il giro del letto, mi tolsi le ciabatte e la maglietta rimanendo con solo i pantaloni della tuta addosso poi mi infilai sotto le coperte e rimasi a fissarlo.
“R-rimarrai ?” mi domandò, con voce tramante ed io annuii.
Dopo qualche istante si raggomitolò tra le mie braccia e poggio il viso sul mio petto, mi feci coraggio e lo strinsi a me.
Singhiozzò, bagnando la mia pelle di lacrime, per quasi venti minuti poi si addormentò.
Io lo amavo, ma non glielo avrei mai detto.
Non ero fatto per amare o almeno non uno come lui.
Ray era fragile, come una piccola fogliolina secca caduta da un albero ed io ero un omone enorme e senza un minimo di grazia.
Lo avrei schiacciato e fatto in mille pezzi.
Quando fui sicuro che si fosse addormentato sciolsi l’abbraccio e mi alzai, mi rivestii ed uscii dalla stanza.
Percorsi tutto il corridoio fino a raggiungere la camera di Gerard.
Bussai svariate volte e dopo una ventina di minuti la porta si aprì.
“Bob ? Che ci fai qui ? Che ore sono ?” mi domandò Frank.
“Gerard ?” domandai.
“E’ qui, te lo chiamo ?” mi chiese, confuso.
“Sì, grazie” risposi.
Detto ciò Frank sparì nel buio della stanza e dopo poco al suo posto comparve Gerard, in boxer.
“Che succede, Bob ?” mi domandò.
Lo presi per un polso e lo trascinai fuori dalla stanza, chiudendo la porta.
“Finito questo tour, lascio la band.” Annunciai.
Gerard sgranò gli occhi e rimase in silenzio.
“Perché ?” mi domandò, dopo poco.
“C’è una persona tra di noi che rimarrà ferita da me ed io non posso permetterlo. Tu.. più di chiunque altro puoi capirmi, Gee. Inventa quel che vuoi, con i fan e tutti gli altri, ma io non posso rimanere. Tengo a lui più della mia vita e rimanere nei My Chemical Romance significherebbe solo fargli del male. Ed io non posso permetterlo.” Dissi, stupendomi anch’io delle mie stesse parole.
Gerard rimase qualche momento in silenzio poi sorrise amaramente “Sei sicuro ?” mi domandò ed io annuii.
“Va bene, allora. Capisco. Lo hai già detto a Ray ?” mi chiese poi.
Come al solito, era inutile provare a fingere davanti a Way.
“No e gradirei che nessuno lo venisse a sapere fino alla fine del tour, non deve saperlo neanche Frank.” Dissi.
“Va bene.” Rispose lui.
Mi poggiò una mano sulla spalla, mi guardò dritto negli occhi per qualche istante poi mi sorrise debolmente e infine bussò alla porta che si aprì dopo qualche istante e poi sparì all’interno della camera.
Sospirai e me ne tornai in camera anch’io.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Ho un annuncio da fare.” Disse Gerard, dopo averci radunati tutti nella sala da pranzo del tour bus.
Non proprio tutti.
Bob non c’era, in realtà non c’era dalla fine del concerto.
“Bob ha lasciato la band.” Disse poi Gerard, attirando la mia attenzione.
“C-cosa ?” domandai, alzandomi dal divano su cui ero seduto.
“Sì ed ha anche raccomandato di non voler più avere contatti con nessuno di noi quattro.” Continuò Gee, fissandomi dritto negli occhi.
“PERCHE’ ?” gridò, sconvolto, Frank.
Gerard continuava a parlare, a spiegare, ma io non sentivo.
Tornai a sedermi sul divanetto fissando un punto indefinito del pavimento del tour bus.
Bob era andato via e non voleva più avere contatti con nessuno di noi, neanche con me.
Non lo avrei più visto suonare la batteria, non lo avrei più sentito infastidire Mikey o prendere in giro Frank per l’altezza.
Più di tutto, non sarebbe mai più entrato silenziosamente in camera mia per salvarmi dai miei incubi ed accarezzarmi dolcemente la testa fin quando non mi addormentavo.
Senza Bob, chi mi avrebbe salvato ?
Senza di lui ero destinato a marcire nell’oscurità più totale mentre le ombre mi squarciavano la carne.
Lasciai cadere le lacrime lungo le mie guance, noncurante di Frank e Mikey che mi facevano domande su domande.
Gerard prese posto sul divano di fianco a me.
“E’ dura, ma è giusto così. Andrai avanti.” Mi sussurrò, come se sapesse, come se capisse.
Ma non capiva.
“Non andrò avanti, Gerard. Non puoi camminare al buio e sperare di andare avanti se non ci sono luci a mostrarti qual è il cammino che devi seguire e la mia luce è andata via. Prima o poi cadrò e al buio nessuno può ritrovarti e tirarti su.” Gerard tentò di ribattere ma io mi alzai, attraversai tutto il tour bus ed uscii, sbattendo la porta.
Andai a sedermi per terra, sul retro del tour bus.
Era notte ma non mi importava, non avrei dormito per niente.
Non avrei dormito mai più.
Bob era andato via e con lui erano andate via tutte le mie speranze di uscire da quel bosco sano e salvo.
Quel bosco era la mia vita, Bob era la mia unica via di fuga.
Ero destinato a marcire nell’oscurità per l’eternità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Scusate.
Sì, parto proprio con le scuse.
Ho riversato qui un po' troppa tristezza, troppe paure.
Non dico da cosa è "ispirata" questa os, sarei troppo chiara.
Spero di non aver ucciso nessuno.
Somuchlove,
Sah. 

  
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