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Autore: 5sosunshine    04/03/2014    2 recensioni
Forse quello sarebbe stato l’unico posto in cui mi sarei trovata a mio agio, come sempre d'altronde, cioè, anche quando stavo a Parigi l’unico posto in cui stavo davvero bene era la mia camera, sotto le coperte ad ascoltare musica oppure seduta in qualsiasi posto, anche in un angolino a leggere un libro. [...] negli ultimi tempi mi ero ritrovata sola, senza nessuno con cui parlare, e questo mi aveva cambiata parecchio, non ero la Nicole di qualche mese fa’, quella gentile che ti avrebbe aiutato a qualunque costo, no, adesso invece facevo di tutto per ignorare le persone, tanto loro facevano lo stesso con me, quindi era indifferente.
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ehi, volevo solo dire che so già che come primo capitolo potrebbe essere noioso, lo so, non vi biasimo,
ma credo sia normale, spero che continuiate a leggere comunque, grazie e buona lettura.:)




Quella mattina non era iniziata per niente bene, sarei dovuta trasferirmi da una città all'altra, da uno stato all’altro e perfino da un continente all’altro per andare a vivere con dei perfetti sconosciuti, il che non mi andava molto a genio; insomma, mio padre avrebbe almeno potuto presentarmi la sua "nuova moglie" ma no, a quanto pare gli piaceva tenermi in ansia. Per non tener conto che una volta arrivati la mi sarei sentita come un pesce fuor d'acqua, insomma, non è una cosa di tutti giorni. Ormai era da 3 anni che vivevo in Francia per via del lavoro di mio padre, in passato mi aveva più volte accennato che un domani avremmo dovuto cambiare città, o forse anche stato. Nonostante fosse pagato bene e a me non mancava niente odiavo il suo lavoro. Non stavo mai con lui e da quel giorno avrei dovuto iniziare a condividerlo con qualcun altro e la cosa mi urtava parecchio. Che poi, noi vivevamo a Parigi, come diavolo ha fatto mio padre a fidanzarsi con una donna che si trovava dall’altra parte del mondo? Quella era una domanda che mi ero sempre posta.
 
Mi vestii velocemente e presi le valigie per poi scendere le scale sperando che nessuno mi rivolgesse parola, perché detestavo quando qualcuno iniziava a rompere già di prima mattina, senza contare nemmeno il fatto che ero nervosa già di mio.
 
-“Sei già scesa”- ecco, mi riferivo a questo.
 
-“Si. Hai visto papà?”- dissi guardandomi intorno, quando poi sentii una voce provenire da fuori.
 
-“Ragazzi, se siete pronti potete già uscire, tra un paio di minuti partiamo per l’aeroporto.”-
 
Io e Logan uscimmo fuori per vedere mio padre che caricava le restanti valige in auto con l’aiuto del maggiordomo, mentre Kate ci fece cenno di salire in macchina.
Kate era la nostra domestica/tata in pratica è stata lei a crescere me, mia sorella e mio fratello, visto che nostra madre sen'era andata quando io e Emily avevamo solo 10 anni, mentre Logan 11.
 
-“Perché dobbiamo partire? Io sto bene qui. Non voglio andare in quella stupida città. Non possono trasferirsi loro da noi?”- dissi acida.
 
-“Credimi ti innamorerai di Sidney.”- sorrise mio padre mentre saliva, anche lui, in auto.
 
Certo, era ovvio che sorridesse, scommetto fosse felicissimo. Credo che per lui fosse un traguardo andare a vivere tutti insieme.
 
-“Si soprattutto quando troverai il ragazzo”- rise Emily.
 
Ma zitta non ci stava mai? La detestavo alle volte, per non dire sempre. Insomma, sì, era mia sorella, ma odiavo essere paragonata a lei per ogni minima cosa, sapevo che chiunque era migliore di me e di certo non migliorava la situazione mettermi a confronto con ‘la figlia perfetta’.
 
-“No.  Ti stai sbagliando. Quelli di Sidney sono orribili e poi io voglio rimanere qui a Parigi è inutile che mi dite tutte queste stronzate."- dissi girandomi a guardare fuori dal finestrino.
 
-“Eh dai Nicole. Cambiare aria forse farà bene anche alla tua testolina."- disse Logan scompigliandomi i capelli. Cercai di ignorarlo, per evitare di peggiorare tutto.
 
-“E' ovvio che a te piaccia l'idea di andare a vivere là, hai un sacco di amici che vivono da quelle parti.."- sbuffai.
 
-“Non é colpa mia se odi Sidney, la scorsa estate non sei voluta venire a conoscere Lisa, a quest’ora anche tu avresti fatto amicizia.”-
 
Si, okay, avevo avuto occasione per incontrare Lisa e il resto della famiglia (non che fossero poi così tanti là, se non sbaglio aveva solo un figlio.. o due) ma non credevo saremmo arrivati a quel punto. Ero stanca di sentir dire quelle cose da mio fratello quel giorno mi stava davvero irritando più delle altre volte. Non è che non andassi d’accordo con lui, anzi, stavo meglio con lui che con mia sorella Emily, ma stranamente quella mattina mi irritava averlo accanto. Misi le cuffie per ascoltare della musica e alzai il volume per isolarmi dal resto del mondo e riflettere su come la mia vita, in quelle poche ore, stesse cambiando senza nemmeno il mio consenso.
 
 
 
 
-“E dai, Nick, non è stato poi così male il viaggio”- face spallucce Logan ridendo.
 
Eravamo appena scesi dall’aereo. Ero terrorizzata. Durante il viaggio c’erano state parecchie turbolenze, inoltre non avevo mai perso l’aereo quindi quelle ore passate all'interno di quel mezzo furono terribili. Senza nemmeno contare che ci avevamo impiegato una vita. Eravamo appena scesi dall’auto dopo qualche ora di strada dall’aeroporto a quella che sarebbe diventata la mia nuova casa. Mi ritrovai davanti ad una villa enorme, più o meno quanto quella mia in Francia, non era niente male. C’era un cancello che portava ad un piccolo giardinetto che continuava anche sul retro della casa, o almeno così sembrava. Appena mio padre suonò il campanello, la porta d’ingresso si aprì mostrando una donna sulla quarantina, era vestita molto bene, insomma, come quelle signore snob che si vedono in tv, il che non mi andava molto a genio.
 
-“Oh ciao tesoro.”- disse andando incontro a mio padre.. bleh
 
Successivamente con un sorriso a trentadue denti salutò sia Emily che Logan come se li conoscesse da una vita, quando poi realmente era solo la seconda volta che li vedeva. Io rimasi indietro, non sarei mai andata di mia spontanea volontà a salutare colei che stava -secondo tutti, tranne me- sostituendo mia madre.
 
-“Uh, ma sbaglio o manca una delle due gemelle?”- disse sarcastica riferendosi a me mentre guardava Emily.
 
-“Certo, cara, ti presento Nicole.”- intervenne  mio padre presentandomi a lei.
 
La guardai in modo strano, mentre lei continuava a sorridere -“Piacere..”-  dissi stringendole la mano.
Non era per niente un piacere..
 
-“Piacere tutto mio dolcezza, tuo padre mi ha parlato molto di te.”- disse iniziando ad entrare in casa.
 
-“Mi immagino..”- farfugliai sottovoce, in modo che nessuno potesse sentirmi.
 
Entrando in casa sentii un forte odore di pulito, casa era arredata in modo moderno, dovevo ammettere che mi piaceva parecchio.
Mio padre mi face cenno di seguire Logan che stava salendo le scale, sicuramente per andare a posare le valige in camera. Se c’era una cosa positiva in tutto quello che stava succedendo era che per una volta non avrei dovuto condividere la stanza con EmilySotuttoio. Avrei potuto fare ciò che mi pareva, senza nessuno che mi tormentasse ogni cinque minuti dicendomi di tenere pulita la mia parte di stanza.
Davanti a noi notai la presenza di un ragazzo che non avevo visto prima, “Sarà suo figlio” pensai. Era poco più alto di me con i capelli castano chiaro. Stava indicando la camera a mia sorella che si trovava infondo al corridoio. Continuai a fissarlo mentre diceva a Logan che loro due avrebbero condiviso la stanza. Fossi stata in lui sarei andata via solo a sentirmelo chiedere, ma loro si conoscevano già quindi non doveva dargli fastidio più di tanto. Poco dopo si girò verso di me venendomi incontro.
 
-“Tu devi essere Nicole.”- mi sorrise.
 
Non ricambiai, ma annuii semplicemente.
 
-“Piacere, Ashton.”- disse continuando a sorridere e porgendomi la mano.
 
-“Mh.. si.”- dissi contraccambiando il gesto ma senza mutare minimamente la mia espressione.
 
Mi guardò con una faccia stranita, che si aspettava? Che gli sorridessi e “Si, piacere tutto mio”? Ma anche no, per me non era un piacere quella situazione.
 
-“Ehm vieni, ti mostro la sua camera.”- riprese per poi andare ad aprire una porta e riportare lo sguardo su di me.
 
Avanzai verso di lui ritrovandomi davanti una camera parecchio grande, con le pareti bianche, piuttosto luminosa, con un enorme finestra che dava la vista sul mare. Un’altra, e forse anche l’ultima, cosa da aggiungere alla ‘lista’ delle cose positive di quel posto.
 
-“Ecco, avevi lasciato l’altra valigia al piano di sotto.”- disse interrompendo i miei pensieri.
 
E adesso avrei dovuto ringraziarlo? No, nessuno gli aveva detto di scendere sotto e prendere la mia valigia.
 
-“Grazie, no grazie.”- dissi prendendola e portarla all’interno.
 
-“Eh?”-
 
-“Oh, nulla, ciao.”- feci per chiudere la porta, quando poi lui la bloccò.
 
-“Se vuoi quando è pronta la cena ti chiamo visto che avete saltato pranzo.”-
 
Lo guardai stranita, perché faceva tanto il gentile? Mi irritava più di qualunque altra cosa in quella casa. -“Si, ma non ho fame, quindi puoi anche evitare, okay? Okay. Ciao.”- dissi velocizzando le ultime tre parole e chiudendo, finalmente, la porta della mia nuova stanza.
 
Iniziai a disfare le valige: sistemai tutti i vestiti nell’armadio, per poi passare ai libri nella libreria e a tutti i CD negli scaffali. Forse quello sarebbe stato l’unico posto in cui mi sarei trovata a mio agio, come sempre d'altronde, cioè, anche quando stavo a Parigi l’unico posto in cui stavo davvero bene era la mia camera, sotto le coperte ad ascoltare musica oppure seduta in qualsiasi posto, anche in un angolino a leggere un libro. Non che non mi piacesse stare in compagnia, anzi, era solo che negli ultimi tempi mi ero ritrovata sola, senza nessuno con cui parlare, e questo mi aveva cambiata parecchio, non ero la Nicole di qualche mese fa’, quella gentile che ti avrebbe aiutato a qualunque costo, no, adesso invece facevo di tutto per ignorare le persone, tanto loro facevano lo stesso con me, quindi era indifferente. In quel momento avrei tanto voluto chiamare Melanie, per vedere come stava, ma appena qualche settimana prima avevo chiuso con lei, però non potevo farci nulla, era stata lei a volerlo, e sì, era la mia migliore amica, ma forse stavo meglio così. Ero stanca morta, davvero non avevo fame, avevo solo voglia di andare a letto a dormire.

 
 



okaay, grazie a chiunque sia arrivato fin qui, 

spero non aver commesso errori nel testo.
va bene, non aggiungo altro, spero vi sia piaciuto come primo capitolo,
adesso devo andare, alla prossima, spero. x.

ps.Mi piacerebbe sapere che ne pensate, se c'è qualcosa che non va, se vi sembra troppo noiosa, ditemelo, in una recensione oppure in un messaggio, come preferite, però fatemelo sapere, perché è importantissimo il vostro parere per me.
   
 
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