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Autore: HikariMoon    04/03/2014    2 recensioni
(Post-Dan il Guerriero Rosso e Pre-Brave) La battaglia contro il Re del Mondo Altrove è ormai alle spalle e i sei Maestri della Luce si godono la fama della loro vittoria. Ma improvvisamente la direzione del vento cambia. Da un giorno all’altro, i giornalisti, che li rincorrevano per intervistarli, cominciano a sollevare dubbi che ben presto di trasformano in accuse. Pian piano tutti i compagni di scuola e anche gli amici cominciano ad evitarli, arrivando a convincersi anche loro che i Maestri della Luce abbiano privato la Terra del Sistema dei Nuclei. I sei ragazzi, però, sono decisi a continuare la loro battaglia nonostante tutto e questo li porta a scontrarsi con le proprie famiglie. Ma, alla fine, le accuse e le derisioni finiscono per minare la determinazione e la volontà dei Maestri della Luce, portandoli uno a uno, ad arrendersi…
Genere: Angst, Azione, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Battle Spirits Resurgence - I Guerrieri della Luce'
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Capitolo 4

Kaoru continuava ad alternare lo sguardo tra l’orologio e la strada, torturando il manico del borsone che teneva in mano. Istintivamente i suoi occhi si alzarono a guardare le finestre della sua casa, illuminate dal rosso del sole che tramontava. Non riusciva a credere a quello che era successo poche ore prima. Si sentiva in colpa: perché non era riuscita a sostenere Mai, perché non era riuscita a convincerla a restare. Quanta fatica aveva fatto la ragazza per convincere i genitori a non chiamare la polizia! Le aveva fatto davvero male vedere il dolore di Mai prima e  quello dei suoi genitori dopo.

Fortunatamente lei era convinta di sapere dove poteva essere andata Mai: nell’unico posto dove sapeva di avere qualcuno su cui contare. A quel pensiero provò una stretta al cuore: non era riuscita a dare alla sorellina il sostegno necessario, costringendola a trovare altrove il supporto di cui aveva bisogno. E di quello si incolpava.

In quel momento, il rumore di una moto attirò la sua attenzione. Quando si voltò, il ragazzo che era in sella al mezzo si fermò vicino al marciapiede, davanti a lei. Un attimo dopo scese e tolse il casco, lasciando liberi i capelli biondi. Kaoru si gettò tra le sue braccia: lei era sempre stata una ragazza che voleva contare solo sulle sue forze, ma tutto quello che stava succedendo era troppo. Per fortuna non era sola. I due ragazzi rimasero abbracciati per lunghi istanti.

“Kaoru, come stai?”

Kaoru si staccò dal ragazzo sospirando. “Andrew… grazie per essere venuto. Avrò rovinato l’uscita con i tuoi amici…”

Il ragazzo sorrise e scosse la testa. “Non serve che mi ringrazi. E i miei amici possono aspettare. Sarei venuto anche se tu non fossi la mia ragazza.”

Kaoru sorrise: quando era con Andrew riusciva sempre ad essere più serena. Forse perché affrontare le cose insieme era più facile.

“Mai…”

Andrew sospirò. “Allora non serve che mi racconti. È successo anche da noi.”

Kaoru sgranò gli occhi. “Anche Clarky?”

Andrew annuì e le passò il casco che Kaoru iniziò ad indossare. Poi rimise in testa il suo e si sedette sulla moto, seguito da Kaoru che strinse le braccia attorno al suo busto. Andrew premette il pedale dell’accelerazione.

“Possono essere andati solo in un posto.”

Kaoru annuì, mentre Andrew cominciava a guidare la moto tra le macchine delle strade di Tokyo.

“Lo pensavo anche io.”

Non ebbero bisogno di dirsi altro. Sapevano benissimo entrambi che c’era un unico posto dove potevano essere andati: il luogo dove, da quasi un anno, organizzavano le loro “riunioni”. E dove lo stesso Andrew era andato a prendere qualche volta Clarky.

Arrivati a destinazione, i due ragazzi non persero tempo. Andrew parcheggiò la moto e a passi rapidi i due raggiunsero l’entrata del condominio. Mentre erano sull’ascensore i due si guardarono rassegnati. Kaoru parlò per prima. La sua voce fatica a mascherare la rassegnazione.

“Non ci daranno mai ascolto.”

Andrew annuì. “Già… l’importante adesso è sapere che sono qui e stanno bene. Anche le nostre famiglie saranno più sicure sapendo che noi li teniamo d’occhio.”

Kaoru annuì lentamente posandosi alla parete dell’ascensore e fissando la lucetta che si spostava sui vari pulsanti dei piani.

“Vorrei solo che tutto questo non stesse succedendo veramente…”

Nessuno dei due aggiunse altro. Non avevano mai provato, in tutta la loro vita, un senso di impotenza così forte. Quello che stava succedendo stava sfuggendo dalle loro mani e la consapevolezza di non potere aiutare veramente i fratelli li schiacciava.

Pochi istanti dopo raggiunsero finalmente il quarto piano. Arrivati di fronte alla porta si fermarono incerti sul da farsi. Da dentro l’appartamento si sentivano rumori di voci e di oggetti spostati. Alla fine fu Andrew a prendere l’iniziativa e bussò un paio di volte con decisione. Poi arretrò e strinse una mano di Kaoru che continuava a stringere il manico del borsone. I rumori dall’altra parte si attenuarono. Pochi istanti dopo la porta venne aperta e Kaoru e Andrew videro apparire davanti a loro Yuuki.

I due ragazzi non sapevano bene come iniziare a parlare. Yuuki, però, non chiese loro niente e sembrò capire benissimo il motivo per cui erano venuti. Infatti, tornò indietro senza dire una parola e si sporse nel salotto dove c’erano gli altri.

“Mai, Clarky. Venite.”

I due Maestri della Luce si alzarono guardandosi leggermente perplessi, cominciando forse ad intuire il motivo per cui Yuuki aveva chiamato loro due. Il Guerriero Bianco, però, non diede risposta ai loro sguardi interrogativi e, dopo che erano usciti dalla stanza ed andati nel corridoio, entrò nel salotto.

Mai e Clarky raggiunsero la porta d’entrata e, durante il tragitto, l’espressione sul loro volto divenne sempre più dura. Mai si fermò sulla soglia e incrociò le braccia.

“Che cosa siete venuti a fare? Se è per convincerci a tornare, avete fatto strada a vuoto.”

Mai finì appena di parlare che si ritrovò stretta tra le braccia di Kaoru che aveva lasciato cadere il borsone. Gli occhi della maggiore erano lucidi.

“Sono così contenta che tu stia bene, Mai. Quando sei uscita di casa di corsa, ho temuto che ti potesse succedere qualcosa.”

Il Guerriero Viola deglutì lentamente e, dopo un attimo di esitazione, ricambiò l’abbracciò della sorella chiudendo gli occhi per non piangere.

“Scusami, Kaoru…”

La maggiore si staccò dalla sorella sorridendo e scuotendo la testa.

“No, siamo noi che dobbiamo chiedere scusa a voi. Scusarci perché non siamo in grado di starvi vicino come dovremmo.”

Andrew annuì sospirando. “Kaoru ha ragione…”

Clarky sorrise. “Non dovete dire così. Sappiamo che voi non potete fare più di quello che già fate per noi. Noi non vi diamo la colpa. È la nostra battaglia e se c’è da dare la colpa a qualcuno, è di chi si lascia abbindolare.”

Kaoru sospirò e raccolse il borsone porgendolo a Mai.

“Immaginavo non saresti voluta tornare… ho cercato di metterci dentro tutto lo stretto necessario.”

Mai prese la borsa dalle mani della sorella sorridendo. “Grazie.”

Per lunghi istanti, tra i quattro calò il silenzio. Poi fu Andrew a parlare di nuovo.

“Che cosa pensate di fare adesso?”

Clarky e Mai si guardarono incerti su cosa dire. Nonostante la decisione di tutti di andarsene di casa per poter restare insieme a combattere, si rendevano benissimo conto di trovarsi su un filo appeso sopra un baratro. Mai fu la prima a voltarsi e guardare decisa la sorella.

“Combattere. Per la verità. Per Gran RoRo.”

Cercò di essere convinta mentre parlava, anche se dentro sentiva una fiducia sulla riuscita della loro battaglia molto minore della metà di quella che cercava di dimostrare. Kaoru la guardò per qualche istante prima di sospirare.

“Cercherò di parlare con mamma e papà. Tenterò di convincerli a farti stare per un po’ qui… forse farà bene a tutti. Ma ti prego, Mai… non cacciarti nei guai.”

Mai sorrise e annuì. “Ci proverò.”

Andrew posò una mano sulla spalla di Clarky.

“E sappiate che, per qualsiasi cosa, potete contare su di noi. Questo non scordatevelo mai.”

Clarky sorrise e i due ragazzi si abbracciarono. “Grazie, Andy. La cosa più importante che potete fare per noi è crederci.”

Il maggiore lo colpì con una pacca sulla testa. “Ma quante volte te lo devo ripetere che non mi piace quel nomignolo?”

I due risero. Kaoru sorrise e si voltò verso Mai.

“Noi vi crediamo…”

Mai sorrise. “Lo sappiamo.”

Poi, dopo che le due ragazze si erano abbracciate ancora una volta, Kaoru e Andrew arretrarono di qualche passo. Il ragazzo guardò i due Maestri della Luce con fermezza.

“Ora dobbiamo andare… ricordatevi di chiamarci, altrimenti ti riporto a casa di peso Clarky. Chiaro?”

Clarky annuì. I quattro si salutarono ancora per qualche istante. Poi Andrew e Kaoru si allontanarono verso l’ascensore e, prima di entravi, li salutarono con la mano con espressione triste.

Quando le porte dell’ascensore si chiusero, Clarky e Mai rientrarono con la stessa espressione abbattuta. Poi lentamente raggiunsero gli altri in salotto. Vedendoli rientrare, Dan alzò lo sguardo.

“Erano i vostri fratelli?”

Mai annuì posando il borsone accanto il divano e tornandovi a sedere a gambe incrociate. La ragazza, prima di riprendere a parlare, prese uno dei cuscini e lo strinse tra le braccia posandovi il viso.

“Kaoru mi ha portato la borsa con lo stretto necessario… volevano controllare che stessimo bene.”

Clarky tornò a posarsi al bracciolo della poltrona. “Ci hanno detto di non cacciarci nei guai e che avrebbero cercato di parlare con le nostre famiglie.”

In quel momento, Yuuki rientrò nella stanza portando una pila di coperte e cuscini che posò sul divano accanto a Mai.

“Auguratevi soltanto che non mi arrestino per sequestro di minori…”

Gli altri sorrisero alla finta minaccia delle parole di Yuuki. In effetti il clima stava diventando leggermente pesante. Dan sorrise.

“Vedrai che non succederà…”

Mai annuì. “E al massimo diciamo che ti abbiamo obbligato minacciandoti.”

Yuuki li guardò poco convinto. “Dubito vi crederebbero…”

Kenzo tornò a rialzarsi dallo schienale della poltrona in cui era sprofondato.

“Dai, riprendiamo al discorso di prima… riepiloghiamo. Quindi noi dormiamo qui sistemandoci come possibile e Mai sta in camera da letto.”

A quel punto, la ragazza tornò a voltarsi verso Yuuki.

“Yuuki, te lo ripeto… non è necessario. Dopotutto questa è casa tua…”

Yuuki in tutta risposta le porse una chiave. “Appunto. Quindi decido io. Tu sei l’unica ragazza e quindi vai in camera da letto. Questa è la chiave.”

Mai a quel puntò si rassegnò e prese la chiave sorridendo. “Grazie.”

Prima che qualcun altro dicesse qualcosa, Dan li guardò sorridendo.

“Che ne dite se ora prepariamo qualcosa da mangiare? Io comincio ad avere un po’ di fame.”

Mai lo fulminò con lo sguardo. “Dan pensi solo a mangiare!”

Gli altri risero e alla fine fu Hideto, che era rimasto per tutto quel tempo in silenzio, a parlare.

“Potremmo ordinare delle pizze…”

Clarky annuì. “Ottima idea. Vado ad ordinare. Che gusti volete?”

Mai si alzò e prese il borsone. “Allora finché arrivano, io vado a sistemarmi.”

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Era ancora presto. Fuori dalle finestre il cielo si stava schiarendo rivelando l’alba imminente. Lentamente i primi raggi di sole iniziarono ad illuminare la facciata dell’edificio, filtrando tra le tende e i vetri delle finestre. Un raggio di sole raggiunse il bordo del divano su cui Dan, Clarky e Hideto stavano dormendo seduti. Pian piano si spostò, arrivando ad illuminare i capelli rossi e il viso del ragazzo. Il Guerriero Rosso si mosse del sonno, infastidito dalla luce che lo colpiva sugli occhi, e mosse una mano nel vano tentativo di scacciare la fonte del fastidio.

Nello stesso tempo, nel corridoio risuonarono il rumore di passi leggeri. Pochi istanti dopo, Mai si sporse nel salotto e verificò che tutti stessero ancora dormendo. Poi, la ragazza si diresse verso il bagno cercando di chiudersi dietro la porta cercando di non fare rumore. Impresa piuttosto difficile, dato che Yuuki gli aveva avvisati che la serratura era leggermente scassata e bisognava usare un po’ di forza per fare in modo che la chiave scattasse veramente. In caso contrario la porta, anche se apparentemente chiusa, si poteva aprire spingendo con un po’ di decisione la maniglia. Mai, pregando in tutti i modi che non facesse rumore, tentò un paio di volte fino a quando la porta sembrò finalmente scattare. A quel punto, la ragazza posò spazzolino, dentifricio e spazzola sul bordo del lavandino e si guardò allo specchio.

Anche quella notte aveva fatto fatica ad addormentarsi. Ogni volta che chiudeva gli occhi aveva l’impressione che ci fosse qualcuno che la osservava, qualcuno che di nascosto rideva e si prendeva gioco di lei. E non poteva far altro che aprire gli occhi di scatto. Mai sospirò e fissò l’immagine che lo specchio le rifletteva.

Vedeva una ragazza spaventata. Quella non era più lei, non si riconosceva più. Con gli altri fingeva, cercava di mostrarsi forte… e invece non si era mai sentita più fragile di come si sentiva in quel momento. Per quanto sarebbe riuscita ad andare avanti? Per quanto avrebbe resistito? Ore? Giorni? Anni? Mai abbassò lo sguardo e faticò a reprimere le lacrime. Quelle poche settimane l’avevano spezzata. E presto, come un vaso incrinata, sarebbe andata in pezzi.

Aveva così tanta paura. Una paura che neppure a Gran RoRo aveva mai provato: lì almeno aveva potuto combattere. Ora, invece, le sembrava di star solo aspettando: aspettando di venir spazzata via. Riusciva a resistere solo perché c’erano i suoi amici, perché c’era Dan… ma temeva che neanche quello, presto, non sarebbe bastato.

Mai allungò la mano e aprì il rubinetto. Riempitasi le mani d’acqua, le passò sulla faccia mentre un solo pensiero le vorticava nella mente: il Guerriero Viola stava scomparendo.

Contemporaneamente, nel salotto, Dan, dopo aver sbuffato, tentò inutilmente di spostarsi e sfuggire al fastidio della luce.

“Mamma… è presto… ancora cinque minuti…”

Il raggio di sole non poteva, però, certo ascoltarlo. E così Dan, qualche secondo dopo, aprì lentamente le palpebre. Recuperate sufficienti capacità mentali, il ragazzo faticò qualche istante a capire dove fosse e perché non si trovasse nel suo letto. Poi, il suo sguardo cadde su Kenzo e Yuuki che dormivano sulle due poltrone e su Clarky che dormiva accanto a lui. Finalmente tutti gli avvenimenti del giorno prima gli tornarono in mente. Sbadigliando, Dan si tirò su rimpiangendo un po’ la comodità del letto: Mai era proprio fortunata.

Poi, ancora insonnolito e con gli occhi che tentavano ancora di chiudersi, il ragazzo si avviò verso il bagno strascicando i piedi. Arrivato lì, stropicciandosi gli occhi con una mano e sbadigliando per l’ennesima volta, Dan afferrò la maniglia e cercò di aprire la porta. Fallendo nel primo tentativo, Dan usò un po’ d più forza riuscendo finalmente ad avere la meglio sulla maniglia…

Un secondo dopo, un grido, che probabilmente riuscì a svegliare non soltanto tutto il condominio ma anche quelli vicini, si alzò ben sopra la soglia di decibel sopportabili dall’orecchio umano.

In pochi istanti, Dan, bruscamente scosso dal suo stato di dormiveglia, si vide arrivare addosso un barattolo di shampoo. Il ragazzo fece appena in tempo a sgranare gli occhi che si ritrovò colpito sulla fronte. Per la sorpresa arretrò di qualche passo inciampando e ritrovandosi seduto per terra.

Nella stanza accanto, invece, l’urlo ebbe altre conseguenze. Il grido, infatti, fece svegliare di colpo gli altri quattro ragazzi: Clarky, che quando Dan si era alzato si era semi disteso posandosi al bracciolo, capitombolò a terra con un grido di sorpresa; Kenzo aveva sgranato gli occhi e aveva gridato terrorizzato “Che cosa sta succedendo?”; Hideto si era riscosso guardandosi attorno confuso e iniziando a fare domande a raffica “Chi? Cosa? Dove? Quando?”; Yuuki, invece, si era alzato di scatto cercando di capire che cosa stava succedendo.

Quando Dan alzò lo sguardo confuso e stupito, vide nel vano della porta Mai. La ragazza lo fissava come se volesse fulminarlo con lo sguardo: faceva più paura di uno dei suoi Spirits e ci si aspettava quasi che i suoi capelli diventassero simili a serpenti, come una moderna Medusa. Se l’avessero potuta vedere, anche tutti i suoi Signori Infernali si sarebbero nascosti per la paura.

“BASHIN, RINGRAZIA CHE ERO IN PIGIAMA!!!!!!”

Dopo avergli sbraitato contro quella che ha tutti gli effetti era una minaccia, la ragazza richiuse la porta con tutta la forza che aveva facendola sbattere sui cardini e fece scattare la serratura.

“Stramaledettissima porta!!!!”

Dan, allo stesso tempo, continuava a fissare la porta sbattendo le palpebre, senza riuscire ancora a capire bene che cosa era successo. Qualche istante dopo, cominciò a sentire un po’ di dolore sulla fronte e, passandovisi sopra le dita, si accorse che stava spuntando un bernoccolo. Appunto mentale: doveva decisamente migliorare i riflessi.

“Ma si può sapere che cosa è successo?”

Il Guerriero Rosso si voltò verso chi parlava e si ritrovò davanti Clarky, Hideto, Kenzo e Yuuki. I quattro lo guardavano in attesa di qualche spiegazione. Dan li fissò per qualche istante senza aprire bocca.

“Io volevo andare in bagno… la porta si è aperta…”

Nello stesso momento, da dietro la suddetta porta, si alzò la voce arrabbiata di Mai.

“È difettosa! Uno però può bussare!”

Dan si voltò verso la porta balbettando. “Ma io…”

Clarky sospirò esasperato, voltandosi verso il divano e lasciandovisi cadere sopra. La voce del Guerriero Giallo era lamentosa.

“Abbiate pietà! È ancora presto… io ho sonno!”

Kenzo e Hideto si guardarono mezzi assonati, mentre Dan si rialzava continuando a massaggiarsi la fronte. Yuuki, invece, si voltò andando verso la cucina.

“Io vado a farmi un caffè…”

Era ufficialmente iniziata la convivenza dei Maestri della Luce. E, mentre Hideto, Kenzo e Dan tornavano il salotto, Mai, seduta con la schiena posata alla porta sorrideva: per fortuna c’era Dan che l’aiutava a far uscire il Guerriero Viola che era in lei.

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Hideto sospirò, posato con le braccia allo schienale della sedia. Alla televisione stavano trasmettendo le solite notizie. Le stesse notizie che continuavano a riempire i giornali, come avevano constatato anche quel giorno. La pila di giornali buttata in un angolo del divano sembrava volerglielo ricordare.

Avevano appena finito di pranzare e avevano così ripreso i discorsi iniziati prima. Come sempre, Dan insieme a Yuuki cercava di spronare e motivare gli altri, di trovare un nuovo modo per far sentire la loro verità. Mai cercava di mostrarsi determinata e concordava con gli altri due. Ma tanto aveva capito che anche lei stava cominciando a vacillare… non aveva più lo sguardo dei primi tempi. E anche Clarky e Kenzo faticavano ogni giorno di più a resistere a tutto quello che stava succedendo.

Hideto sospirò, posando il volto sulle braccia. Era inutile. Anche stando tutti insieme, in quelle settimane non era cambiato nulla. Era quasi passato un mese, ma non avevano fatto nessun progresso.

Forse neanche lo stare tutti insieme serviva. Prima almeno, potevano affrontare i propri genitori, scontrandosi con loro riuscivano a sentirsi determinati, combattivi… ora, invece, non facevano altro che riflettersi l’uno nell’altro. Era terribile. Sembravano dei naufraghi su una nave che sarebbe affondata, anche se cercavano di non pensarci. Solo Dan e Yuuki sembravano non aver perso la determinazione e, anzi, le difficoltà sembravano averli rafforzati. Li invidiava:.

Lui, invece, si sentiva sempre più fiaccato: il riflesso del fallimento. In quelle settimane, ogni volta che loro avevano tentato di far sentire la loro voce, gli attacchi si erano fatti più forti. Qualcuno addirittura aveva minacciato di trascinarli in tribunale…

E gli attacchi continuavano, contro di loro, contro Gran RoRo… a favore del progetto del Re del Mondo Altrove che loro avevano bloccato. Non ne poteva proprio più. E non riusciva più a sentire nulla mentre lottava al fianco degli altri. Lo faceva solo perché sapeva che doveva farlo. Ma ormai la determinazione si era spenta, soffocata dalle bugie e dai fallimenti.

Dopotutto a cosa serviva? Uscivano nelle strade e venivano guardati e indicati come criminali, nel peggiore dei casi derisi. E sentiva la bruttissima sensazione di essere un burattino, come se stesse facendo quello che altri volevano… come quella volta che avevano combattute alle Scale dell’Orizzonte e poi scoprire che avevano fatto il gioco del Re del Mondo Altrove.

“Hideto, ci sei?”

La voce di Dan lo riportò alla realtà. Guardò gli altri per qualche istante e poi abbozzò un sorriso.

“Scusate, mi sono distratto un attimo… continuiamo pure.”

Dan riprese a parlare. E Hideto a pensare. Gli sembrava che, ormai, un vetro trasparente lo dividesse dagli altri. Era come essere chiusi in una prigione… voleva scappare. Doveva scappare. Sì, quella era l’unica possibilità. Doveva andarsene e trovare qualcuno che finalmente lo volesse ascoltare, qualcuno che finalmente lo lasciasse parlare. Hideto, per un attimo, ebbe quasi paura di quella decisione… il ragazzo che si chiudeva nei bagni voleva veramente lasciare tutti e tutto? Sì. Perché non era più quel ragazzo. Ma non era più neanche il Guerriero Blu… era per quello che doveva fuggire e partire. Per ritrovare sé stesso.

Hideto alzò lo sguardo e fissò i suoi amici. E, nel farlo, ebbe una stranissima sensazione: gli sembrava già di guardali da lontano, come se già se ne fosse andato. E forse era così… Tokyo non era più il suo posto. Era nel mondo che doveva cercare un nuovo posto per lui, un nuovo posto per il Guerriero Blu.

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Hideto aprì gli occhi. Gli altri stavano ancora tutti dormendo. Cercando di fare il minor rumore possibile, il Guerriero Blu si alzò dal divano e in punta di piedi andò a prendere il borsone delle sue cose. Fortunatamente, molte delle cose erano ancora là dentro perché nell’appartamento non ci sarebbe stato spazio sufficiente per tutti.

Lentamente il ragazzo raccolse i pochi oggetti che ancora mancavano, tra cui i suoi album, e li mise insieme alle altre cose. Poi si vestì, sempre tentando di essere il più silenzioso possibile. Più di una volta, si ritrovò a pensare che avrebbe preferito che qualcuno si svegliasse e lo fermasse. Ma nessuno sembrava averlo sentito muoversi per la casa. E forse era meglio così… ormai aveva preso la sua decisione. Tokyo era diventata troppo soffocante, il Giappone era diventato troppo soffocante. Aveva bisogno di trovare un luogo dove nessuno lo conoscesse, dove nessuno lo avrebbe usato come era successo in tutti quei mesi. Perché solo ora capiva veramente il motivo di tutto quello che era successo loro: qualcuno li aveva usati. Forse per pulirsi la coscienza, forse per proprio interesse… ma lui non ne poteva più. Era arrivato il momento di andare in cerca della sua strada, per ritrovare di nuovo la sua determinazione… e soprattutto per fuggire da tutto quello. Anche se significava dove lasciare gli altri senza una parola.

Hideto si mise il borsone in spalla e si avviò verso la porta. Quando mise la mano sulla maniglia, si voltò ancora una volta. Dan, Clarky, Yuuki, Kenzo… e Mai nell’altra stanza. Quanto gli sarebbero mancati i suoi amici. L’ottimismo e la determinazione di Dan, il tono saccente di Kenzo, e tutti i pregi e difetti di quei fantastici amici che aveva conosciuto grazie a Gran RoRo, grazie a Battle Spirits. Hideto sorrise: chissà se un giorno lo avrebbero perdonato. E chissà quando li avrebbe rivisti…

Hideto si voltò: doveva andare o non avrebbe più trovato il coraggio per farlo. Il ragazzo aprì la porta quel tanto che gli bastava per uscire e, prima di chiudersela alle spalle, posò un foglietto piegato in quattro sul mobile vicino alla porta. Poi, uscì.

Quando sentì lo scatto della serratura, Hideto ebbe quasi l’impressione che un capitolo della sua vita si fosse concluso. E forse era così. Il ragazzo si voltò e osservò la città di fronte a lui, illuminata dai raggi del sole appena sorto. Il mondo non gli era mai sembrato così grande… e lui non si era mai sentito così piccolo.

Hideto scosse la testa e inspirò profondamente. Non doveva arrendersi già ora. E iniziò a scendere le scale. I suoi passi risuonavano nel silenzio del palazzo. Solo in strada i rumori delle macchine e della città di fecero più forti. Mentre percorreva il marciapiede verso la fermata del bus, Hideto si impose di non voltarsi. Alla fine, però, quando stava per salire sull’autobus quasi vuoto, il ragazzo si voltò ancora una volta a fissare l’edificio dove si trovavano i suoi amici.

Quando individuò le finestre dell’appartamento, sorrise tristemente.

“Arrivederci, amici miei.”

Poi, salì e le porte vetrate si chiusero dietro di lui. L'autobus si allontanò lungo la strada, scomparendo pochi istanti dopo.

Solo un paio d’ore dopo, quando si svegliarono, i Maestri della Luce si resero conto di quello che era successo. Inizialmente, non vedendo il Guerriero Blu, avevano pensato che fosse uscito a prendere una boccata d’aria e a fare quattro passi. Poi, però, si erano accorti che i suoi album non erano posati sul tavolino del salottino, che mancavano il suo spazzolino e che era scomparso anche il suo borsone.

Di fronte a quell’evidenza, i cinque ragazzi si guardarono senza capire, senza essere più in grado di muovere un muscolo. Clarky si sedette scioccato sul divano.

“Non può essere vero…”

Dan scosse la testa guardando gli altri con decisione.

“Clarky ha ragione. Non posso credere che Hideto se ne sia andato. Sono certo che c’è una spiegazione…”

Kenzo annuì, guardando gli altri speranzoso. “Forse è solo tornato a casa…”

Yuuki scosse la testa. “Non se ne sarebbe andato via di nascosto, senza dirci nulla.”

Yuuki aveva ragione. Ma allora quale poteva essere il motivo? Dan, però, non voleva arrendersi.

“Beh, allora andiamo a cercarlo… non sarà andato lontano. Può capitare ha tutti un momento di difficoltà. Forza, andiamo!”

Il Guerriero Rosso si avviò verso la porta e l’aprì. Prima, però, che potesse uscire la voce di Mai lo fermò.

“Dan, aspetta…”

Il ragazzo e anche gli altri si voltarono verso di lei. Mai, lentamente, si avvicinò al mobile accanto alla porta e prese in mano un foglietto di carta. Lentamente lo aprì. Tutti gli altri trattennero il fiato per la tensione. Gli occhi ametista di Mai scorsero velocemente le poche righe vergate sul pezzetto di carta. E, ogni parola che leggeva, i suoi occhi si sgranavano di più.

“Mi dispiace non avervi detto niente, ma era l’unico modo affinché voi non cercaste di fermarmi. In queste settimane ho cercato di combattere con voi per la verità di Gran RoRo… e mi sono reso conto di non riuscirci più con la determinazione di un tempo.

Per questo ho preso questa decisione: partire. Perché ho bisogno di ripartire da zero, perché ho bisogno di ritrovare me stesso.

Spero che mi possiate capire e per favore non venitemi a cercare. Starò bene.

Vi auguro buona fortuna. Hideto.”

Mai alzò lo sguardo e incrociò quello degli altri. La ragazza rimase muta per lunghi secondi, mentre gli altri erano in trepidante attesa. Un silenzio irreale regnava nell’appartamento, mentre sembravano lontanissimi i rumori della città. Quando iniziò a parlare, la voce le tremava e gli occhi le si inumidirono leggermente.

“Hideto… è andato via…”

Salve a tutti! ^-^ Sono di nuovo qui… e non sapete quanto sia contenta nel dirlo: mi mancava così tanto scrivere su Battle Spirits! Però finalmente, dopo quasi due mesi, questo nuovo capitolo è concluso.
Come annunciato, abbiamo salutato il nostro Guerriero Blu… e perdonatemi se non sono andata troppo nei dettagli su come faccia Hideto a lasciare il Giappone: c’ho provato, ma non sono riuscita a trovare niente di plausibile per giustificare che un ragazzo di quattrodici anni riesca a lasciare un paese da solo! O.O Forse come clandestino… boh, ma in ogni caso non era quella la parte che mi interessava: ho preferito di gran lunga dedicarmi alle motivazioni che lo portano a lasciare gli altri.

E a proposito di abbandoni… questo è solo l’inizio. Infatti, nel PROSSIMO CAPITOLO: arriverà il momento di salutare anche Mai, Clarky e Kenzo che non riusciranno più a proseguire la battaglia. E sarà proprio così che si concluderà questa Seconda Parte del Prequel e con la Terza Parte vedremo la battaglia solitaria di Dan e Yuuki, che cosa succederà e come i nostri eroi verranno chiamati nel futuro… ci ricollegheremo a Brave. E poi… finalmente la nostra avventura avrà inizio! ^-^ Prometto che cercò di scrivere il più velocemente possibile la Terza Parte (ho già un sacco d’idee… non so perché, ma sono molto ispirata quando descrivo il travaglio dei nostri eroi… U.U tralasciamo…)

E ora… ovviamente i ringraziamenti:

Per le preferite: chicca12lovestory, Lacus Clyne e ShawnSpenstar

Per le seguite: martinacaboni, Osaki Kitsune e Reb e Ju

Per le recensioni del capitolo 1: chicca12lovestory, Lacus Clyne, martinacaboni, Osaki Kitsune e ShawnSpenstar

Vi ringrazio di cuore! ^-^ E ovviamente grazie anche a tutti quelli che solo leggono.
Non so se riuscirò a dare di nuovo un giorno fisso per gli aggiornamenti, sono in una fase di riassestamento e ho bisogno di un po’ di tempo per riprendere mano… quindi è probabile che aggiornerò ogni volta che finirò un capitolo.
Concludo con un piccolo AVVISO: chi non lo avesse ancora notato, ho iniziato una raccolta dei momenti che nelle serie di Battle Spirits hanno tralasciato o solo accennato. Se vi va, dateci un’occhiata. ^-^

Ok, ora vi saluto. Grazie ancora e a presto. Hikari

P.S. non sono riuscita a rileggere… se ci sono degli errori, ditemi che così li correggo! ^-^

  
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