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Autore: Ucha    04/03/2014    1 recensioni
In tutti quegli anni in cui hanno fantasticato la loro fuga insieme per visitare il mondo, non ha mai concepito l’ipotesi che Rapunzel potesse andarsene così.
{Merida/Rapunzel-Meripunzel} {Cyberpunk!Au}
Genere: Introspettivo, Malinconico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash, Crack Pairing
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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⌠One day we’ll meet again⌡




In un primo momento non se ne accorse nemmeno. Di quella flebile luce che era andata a sfiorarle le iridi marine.
Il punto era che, con tutto l’inquinamento luminoso che la città aveva da offrirle, a malapena riusciva a distinguere colori che non fossero le tonalità artificiali del neon delle insegne e delle strade che si aggrovigliavano come una ragnatela le vie di Great New York, sospese nell'aria grazie ad un intricato sistema che Merida non era nemmeno sicura di aver afferrato. Le sue pupille avevano solo conosciuto le sfumature che emanava la tecnologia sin da quando aveva memoria. Anche quando sua madre l’aveva mandata in missione, era quasi sempre stato di notte, quando le luci dei lampioni e delle strade sovrastavano ogni cosa, rendendo la percezione della realtà un’impresa impossibile. E quando non era ingaggiata per qualche tipo di impresa, era confinata nella sua casa al centro di Brootyona.
Quella luce così chiara e naturale le apparve come sovrannaturale. Allungò le dita della mano e filtrò i flebili raggi del Sole che si svegliava rimpiazzando il blu cupo della notte.
 
Merida sospirò malinconica, e guardò in giù dal tetto del grattacielo che l’aveva ospitata clandestinamente quella notte. Non erano passate nemmeno sei ore da quando aveva deciso di fuggire da quell’abominio che per sedici lunghi anni si era svolto nei laboratori di sua madre senza che lei ne fosse a conoscenza. Torture. Distruzione. Grida. Orrore.
Si passò un a mano sul viso e chiuse gli occhi. Rosso. Rosso furente. Rosso cupo e rabbioso, un rosso che soffre. Fu infastidita da quella scarica vermiglia che i suoi nervi ancora tesi le avevano gentilmente concesso e riaprì di scatto gli occhi. Di nuovo quel riflesso rosato. La sorgente dorata del Sole le apparve come un balsamo purificatore, che si occupò di scacciare il color sangue che aveva impresso nella mente e negli occhi. Fu in quel momento che ebbe una specie di déjà-vu. Non era la prima volta che vedeva l’alba.

 
 
Capelli.
Un fiume di capelli dorati ricoprono quella stanza dove giacciono come scheletri filamenti elettrici e marchingegni buttati alla rinfusa. La camera è troppo piccola.
La figura in piedi al centro appare quasi affogata in un mare di sabbie mobili dalle sfumature rosa e giallo pallido. È una ragazza, lo può intuire da quell’accenno di forme che si vedono da dietro i capelli, perché la fanciulla è di spalle, rivolta verso una finestra aperta che la investe di una luce strana. Ma non le è estranea. Lei sa chi è quella figura bagnata dai raggi del Sole discreto del mattino.
Fa un passo, e la ragazza si gira di scatto. Le sue orecchie sono due apparecchi elettronici di un colore che ricorda i lamponi, e al centro brilla un cerchio di neon azzurro chiarissimo. Ma non sono quegli apparati acustici ad attirare la sua attenzione. Ogni androide è fatto così…
-Cosa stai facendo?- le chiede Merida, osservando sbigottita l’intera scena. Perché è in piedi davanti ad una finestra aperta, come se fosse sul punto di saltare? Perché ora le rivolge quello sguardo carico di tristezza, mentre le labbra rosee si tirano a stento in un sorriso dolce e carico di malinconia?
Gli sguardi delle due fanciulle s’incontrano, l’azzurro dell’oceano si scontra con il verde delle praterie, i due colori si mescolano in una tempesta di domande e risposte che non si daranno mai.
Ma Merida non capisce perché. In tutti quegli anni in cui hanno fantasticato la loro fuga insieme per visitare il mondo, non ha mai concepito l’ipotesi che Rapunzel potesse andarsene così. 
La rossa non è stupida. Ha capito cosa vuole fare. Solo che nella sua testa il concetto non vuole esprimersi, non vuole concretizzarsi. E lei non è disposta ad accettarlo.
-Dimmi cosa stai facendo!- quasi ringhia, ma se ne pente quando vede la bionda indietreggiare intimorita dal suo scatto improvviso. Gli occhi le diventano lucidi e la guarda traboccante di desolazione. Merida pensa di non essere capace di sostenere quello sguardo.
Il silenzio scende grave e crudele su loro due, mentre i muscoli di entrambe sono rigidi.
-Perché…- esordisce ad un certo punto Merida, e la sua interlocutrice abbassa lo sguardo. -…Dimmi almeno perché. Perché senza di me.-
Rapunzel apre le labbra, pronta a dare le spiegazioni che vorrebbe, ma il suo cuore è pronto a esplodere e le impedisce di emettere suoni logici. Improvvisamente arriva una folata di vento più forte e freddo, che riscuote quella quiete rovente di orribile attesa.
L’androide rabbrividisce e la guarda un’ultima volta, inspirando avidamente in un lungo respiro e poi alza la mano, timidamente.
-Un giorno ci incontreremo di nuovo.-
E come un battito di ali di farfalla, la ragazza afferra i lunghi capelli e usandoli a mo’ di fune su un appiglio si butta nel vuoto.

 
 
Il sole stava salendo nel cielo. La città avrebbe ricominciato a funzionare. E così anche lei.
Prese una pistola appesa alla cintura e sparò un gancio che andò a conficcarsi nell’edificio che le stava di fronte. Guardò un’ultima volta il Sole che andava mano a mano svegliandosi. Sapeva che da quel momento in poi si sarebbe mossa all’oscuro del mondo.
-Un giorno ci incontreremo di nuovo.-





                                                        ⌠Note dell’autrice⌡

Questa one-shot fa parte di un fenomeno più ampio che io e le mie collaboratrici abbiamo voluto chiamare “raccolta collettiva”. Si tratta infatti,come dice la parola stessa, di una serie di storie facenti parte di una raccolta frastagliata che abbiamo deciso di pubblicare collettivamente -un capitolo per ogni account. Ci siamo concentrate tutte le possibili coppie nei Big Four e voi avete appena letto la mia. 
Qui di seguito, eccovi i link di reindirizzamento sulle altre:

   
P.s. “Brootyona” è il nome futuristico di Brooklyn. Ho pensato che un’evoluzione linguistica ci stesse e quindi baboom, ecco qui. 

Ucha.
   
 
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