La ragazza dell’agenzia aprì la porta dell’appartamento.

Il piccolo ingresso dava su un corridoio riccamente illuminato a destra da una fila di finestre, mentre sulla sinistra presentava la cucina.

Proseguendo, si trovava la sala anch’essa spruzzata di luce dalle finestre e, infondo, la camera da letto con a fianco il bagno.

L'agente ci mostrò tutte le stanze descrivendole minuziosamente fino ad arrivare all'ultima.

Intenta a spiegare, poggiò la mano sulla maniglia della porta aprendola e il sorriso le si smorzò sulle labbra.

Una scarpa nera col tacco giaceva sul pavimento di piastrelle color acqua marina mentre il lavandino a sinistra era ricoperto di impronte di mani rosse.

Alzammo lo sgardo.
Sul muro di fronte c’era una donna sulla quarantina dai capelli corti color rame. Aveva collant velate e un piede scalzo, addosso portava un tajer blu scuro con gonna a tubino fin sopra le ginocchia e una giacchetta aperta su cui scintillava una spilla dorata da hostes di volo. La camicetta bianca dal colletto in pizzo presentava diverse macchie di sangue provocate dalle cinque pugnalate a pentacolo sopra l'addome e la testa le pendeva su un lato. Era infatti inchiodata al muro tramite un gancio da macelleria che le trapanava il collo striato di rosso.

Alla segretaria dell’agenzia venne un mancamento che la costrinse ad uscire dal bagno vomitando la colazione di poco prima nel corridoio, inutile dire che decise di prendersi un lungo periodo di mutua.

Per quanto riguarda noi invece, beh, decidemmo che per il momento potevamo fare a meno di comprare una casa.