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Autore: Love_My_Spotless_Mind    05/03/2014    3 recensioni
Hyuk decide di studiare a Seoul insieme all'amico di suo fratello, HongBin. Cosa potrebbe nascere dalla loro particolare amicizia?
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Hongbin, Hyuk
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Trascorsero due giorni e mio fratello chiamò nuovamente. Io mi stavo facendo la doccia e sentii HongBin discutere ad alta voce. Era sabato mattina e lui si era appena svegliato.
-Insomma te l’ho spiegato! – diceva adirato. Non lo avevo mai sentito parlare con un tono di voce così adirato, preoccupato indossai l’accappatoio e tornai in camera da letto.
HongBin  discusse ancora per un po’, poi chiuse in fretta la chiamata. Mio fratello doveva essersi arrabbiato parecchio. HongBin si alzò dal pavimento, indossava ancora il pigiama. Andò in bagno e si sciacquò il viso, poi tornò a sdraiarsi sul suo futon.
Avevo paura di chiedergli cosa si fossero detti, non volevo peggiorare le cose.
Mi misi a sedere al suo fianco e lo osservai, restando in silenzio.
Aveva lo sguardo stanco ed i muscoli del viso tutti tesi.
Mi prese all’improvviso una mano e la strinse. La avvolse con forza, cercando di trasmettermi quel che sentiva. Era frustrato, lo sapevo. Era nervoso, arrabbiato, stanco.
-Che persona ottusa. – disse – Tuo fratello è veramente una persona ottusa. –
-Lo so, hyung. –
Mi limitai a rispondere.
Lui chiuse gli occhi.
-Doveva proprio rovinarmi la giornata di riposo, quello lì? – disse alzando la voce e riaprendo gli occhi.
Sbuffò.
-Lo sai com’è fatto, hyung. –
-Smettila di giustificarlo! –
-Non lo sto affatto giustificando. –
Mi lasciò la mano e si voltò dandomi le spalle. Poi affondò il viso nel cuscino e restò così per un po’. Una vena lungo il suo collo si era gonfiata minacciosamente.
Gli posai una mano sulla spalla.
-Hyung, non arrabbiarti anche con me, non ho fatto nulla. –
Restò ancora in silenzio.
Mi alzai e continuai a vestirmi.  Socchiusi la porta del bagno e sfilai l’accappatoio. Mentre infilavo i boxer la porta si aprì. HongBin mi strinse il viso tra le mani e mi baciò, con passione. Non aveva mai fatto una cosa del genere, restai immobilizzato dallo stupore.
Infilò la lingua tra le mie labbra e si fece spazio nella mia bocca, con un irruenza mai avuta prima. Io mi lasciai trasportare dal suo bacio, chiusi gli occhi. Mi spinse con le spalle contro il muro e mi baciò il collo, con ancora più foga.
Quando si divise io mi inginocchiai a terra, nascondendo il viso tra le mani. Senza neanche accorgermene avevo iniziato a tremare. Hongbin mi circondò il corpo con le braccia e mi strinse a sé. Nascosi il viso tra l’incavo tra la spalla ed il collo.
-Scusami – sussurrò – Io…sono molto agitato. –
Annuii.
-Ho una paura pazzesca, Hyuk. – avvicinò il suo viso al mio corpo.
Feci scorrere le dita fra i suoi capelli.
-Di cosa, hyung? –
Lui restò per un po’ in silenzio, stretto così a me.
Le mattonelle del bagno erano gelide e mi stavo a dir poco congelando, ma non avrei fatto nulla per dividere quell’abbraccio. Il primo che avevamo così intimo e diretto. Il mio corpo, coperto semplicemente dai boxer blu, era completamente avvolto dal suo. Cercai di smettere di tremare. Forse nella foga dei suoi baci non ero riuscito a riconoscerlo. HongBin era riuscito a trasmettermi tutte le sue emozioni negative con quel bacio così appassionato ed intimo.
-Ho paura degli altri, moltissimo. Cosa potrebbe accadere se ci scoprissero? Cosa farebbero i tuoi genitori? E tuo fratello? I nostri amici ci parlerebbero ancora? –
Più diceva cose come queste più non riuscivo a smettere di tremare. Sapevo che HongBin aveva ragione e che lui capiva come le cose andassero molto meglio di me ma facevo di tutto per non farmi rovinare la vita da quei pensieri. Io che amavo in modo così infantile, senza pensare alle conseguenze.
HongBin afferrò un maglione e me lo infilò. Era largo e lungo, tanto da coprirmi quasi fino alle ginocchia. Poi mi prese la mano e ci sdraiammo insieme nel suo futon. Ci avvolgemmo con le coperte e restammo lì abbracciati per quasi un’ora, senza dire o fare niente. Alcune volte HongBin mi baciava, ma era tornato a farlo con la sua solita delicatezza.
-Lo hyung si è arrabbiato molto perché non sono voluto andare con lui questa settimana. Dice che invento scuse. – mi spiegò poi. – Certo che invento scuse, mi sento sempre così giudicato quando devo parlare con lui. È insopportabile, nemmeno puoi immaginartelo. Crede che possa ancora comandarmi come faceva prima ma io non ho alcuna intenzione di rincontrarlo, di passare del tempo con lui. Non adesso, per lo meno. –
-E continuerai ad inventare scuse? –
-No, lo dirò direttamente: “Scusami, hyung, ma non ho alcuna intenzione di tornare per adesso.” –
-Perché hai paura di quello che pensa? –
L’espressione del suo viso divenne incredibilmente cupa. Cosa poteva temere di così spaventoso? Non riuscivo ad immaginarlo, in realtà. 
HongBin si sollevò, mettendosi a sedere con la schiena contro il muro. Guardò verso la finestra.  Le tapparelle erano ancora semi abbassate e la luce del sole entrava appena, creando un ampio cono d’ombra attorno a noi. Lui osservò i deboli raggi che si inoltravano attraverso le fessure. La sua espressione era talmente concentrata che avevo compreso con certezza che si trovava in uno dei suoi ragionamenti complicati.
-So bene come si comporta con i ragazzi come noi. – spiegò.
Sapevo che mio fratello aveva una mentalità particolarmente chiusa ma non credevo che HongBin ne fosse così intimorito. Piegò le spalle. Sembrava molto più giovane con quel viso imbronciato.
-Nella nostra scuola c’era un ragazzo gay un paio di anni fa. Questo ragazzo aveva confessato ad un nostro amico di essere innamorato di lui. Quando la comitiva venne a saperlo furono guai seri per quel ragazzo. Io mi trovai ad assistere alla scena. Diciamo che mi costrinsero a guardare perché avevo provato a distoglierli dall’obbiettivo. E mentre picchiavano quel ragazzo, lo facevano cadere a terra e lo deridevano, mi ripetevano che quello era un errore imperdonabile che non avrei mai dovuto commettere. Tuo fratello non era così convinto di questo ma prese ugualmente parte al pestaggio. Alla fine quel ragazzo venne ricoverato in ospedale e cambiò scuola.
Quando cercai di parlare di questo argomento con tuo fratello l’espressione del suo viso cambiò totalmente. Mi afferrò per il collo della maglia e mi parlò dritto negli occhi.
“Non parlare più di questo.” Mi disse. “ è un discorso che non dobbiamo più affrontare. Quel tipo se l’è meritato, intesi? E non parliamone più. Queste sono le regole, non cercare di fare il buonista.”
In quel momento gli chiesi se al posto di quel ragazzo ci fossi stato io o tu lui avrebbe seguito ugualmente le “regole.”
Lui continuò a guardarmi negli occhi e freddamente rispose: “ Si, mi comporterei esattamente così e saprei picchiare anche più forte. Perché questo schifo qualcuno lo deve combattere. “ –
Finito di raccontare HongBin continuò a fissare un punto di fronte a sé. Il suo sguardo era completamente vuoto.
Io non riuscivo a parlare. Provai ad immaginare il ragazzo a terra e gli amici di mio fratello che lo prendevano a calci e pugni. Avevo impresso davanti agli occhi il sangue che scorreva sull’asfalto e gli ematomi sul viso del ragazzo. Poi ricordai come una sera mio fratello fosse rientrato a casa con la divisa sporca di sangue. Anche quella volta i miei genitori, infuriati, avevano chiesto spiegazioni ad HongBin e la verità non era venuta fuori.
Mio fratello era cresciuto seguendo le “regole” ed i principi di quella compagnia poco raccomandabile. I miei genitori erano sempre stati molto preoccupati per lui ed avevano preso vari provvedimenti nei suoi confronti.
Eppure non era servito esattamente a nulla.
I battiti del mio cuore sembravano rimbombarmi nelle orecchie. Ero certo che mio fratello mi avrebbe picchiato, rompendomi anche tutte le costole se fosse stato necessario. Lo avrebbe fatto per scaricare su di me la sua rabbia che nessuno sapeva da dove derivasse e lo avrebbe fatto perché avevo infranto le “regole”. Infrangendole lo avrei reso un debole agli occhi degli altri, probabilmente. Ed anche HongBin, andando contro le decisioni del gruppo quella volta, lo aveva reso un debole. Non c’era cosa che mio fratello odiasse di più al mondo.
-Cosa dovremmo fare? – chiesi senza desiderare una risposta.
  
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