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Autore: M i s h a    05/03/2014    5 recensioni
Collaborazione con Rinoa Heartilly Vengeance che scriverà i POV di Emily.
DAL TESTO:
[ “La tipica coppia perfetta” dicevano.
Eppure tutto doveva finire;
dovevo sparire come se il mio cuore non gli appartenesse.]
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Johnny Christ, Nuovo personaggio, Synyster Gates, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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"A te,
che ci sei sempre stato"


 
GINEVRA POV

Mi piaceva svegliarmi nel bel mezzo della notte accanto a lui; poterlo accarezzare mi rendeva la donna più felice dell’universo.
Guardarlo mi faceva ricordare il nostro primo bacio, quando le nostre labbra si unirono per la prima volta assieme alle nostre anime.
Baciarlo mi faceva sentire viva; il suo profumo era come aria indispensabile per vivere.
Mi faceva impazzire; mi piaceva tutto di lui, anche ogni singolo difetto.
“La tipica coppia perfetta” dicevano.
Eppure tutto doveva finire; dovevo sparire come se il mio cuore non gli appartenesse.
Dovevo andare via come se nulla fosse, anche se tutte le fibre del mio essere erano incatenate a lui.
Persa nei miei pensieri non mi accorsi che Brian mi strinse forte a lui e mi irrigidì di colpo.
<< Amore tutto apposto?>> mi chiese stropicciandosi gli occhi.
<< S-si si, torna a dormire. Vado un attimo a sciacquarmi il viso>> dissi alzandomi di fretta senza dargli il tempo di rispondere.
Sentivo il cuore lacerarmi dentro; lo sentivo sgretolarsi piano ogni qualvolta i suoi occhi incontravano i miei.
Sapevo di ferirlo, oramai aveva capito che qualcosa non andava; lo capivo dai suoi occhi che si facevano lucidi ogni volta che alzavo la voce.
Provavo a respingerlo nel tentativo di farmi odiare, eppure più lo respingevo e più lui si avvicinava a me.
Era perfetto anche in questo e ogni giorno mi sentivo sempre più una merda; sapevo di meritarlo, lo stavo abbandonando infrangendo ogni nostra promessa.
Ieri trovai dei fiori in cucina,non ci feci caso fino a quando non trovai un biglietto:
“ Alla mia principessa.
Ti sento distante in questi giorni..
Qualsiasi cosa io abbia fatto,  perdonami.
Ti amo più della mia stessa vita”
Presa dalla rabbia, non riuscendo nemmeno a trattenere le lacrime, strappai in mille pezzi quel biglietto.
Sentivo la mia vita abbandonarmi; tutta la felicità era pressoché svanita del tutto, anche il più piccolissimo ricordo era diventato grigio.
Non l’avevo reso partecipe dei miei problemi; lo escludevo da tutto ogni volta che potevo e in poco tempo mi chiusi in me stessa, ritrovandomi a combattere da sola una guerra inutile, completamente spoglia da tutti gli scudi che solo il suo amore sapevano darmi.
Tornai a letto cosciente del fatto che un po’ di acqua fresca sul viso non avrebbe risolto un gran che.
Trovai Brian addormentato a pancia in giù che russava beato, così decisi di riposare e il solito incubo, ormai ricorrente, si fece spazio nella mia mente.
 
“.. io ed Emily ce ne stavamo tranquille su quel divanetto di pelle rossa ad ammirare i nostri uomini suonare, quando Larry con un colpo di tosse molto teatrale richiamò la nostra attenzione.
Guardai in direzione di Brian che intento a registrare i suoi assoli, non mi degnò di uno sguardo.
<< Posso parlarvi?>> chiese lui con tono freddo e noi annuimmo semplicemente seguendolo nel suo ufficio.
Ci accomodammo su due poltroncine marroni maleodoranti per via del fumo, mentre lui faceva avanti e indietro per tutta la stanza.
<< A breve uscirà il nuovo disco..>> iniziò il suo discorso
<< Sarà un successo, come sempre>> disse sistemandosi la cravatta.
Quel discorso stava già prendendo un brutta piega.
<< Brian e Johnny sono un po’ distratti, non trovate?>> ci chiese appoggiandosi alla scrivania.
<< Qual è il punto Larry?>> chiesi nervosa mentre Emily mi guardava confusa.
<< Sapete quanto io ci tenga ai ragazzi, sono come i miei figli.
Non vorrei che delle cotte passeggere rovinassero le loro carriere, voi mi capite insomma?>> parlò gesticolando.
<< Cotte passeggere?>> chiese Emily sconcertata.
Con uno scatto e con una sincronizzazione quasi inquietante ci alzammo entrambe uscendo dal suo ufficio.
<< Suvvia ragazze.. Non crederete davvero che queste relazioni siano serie?>> la sua voce riecheggiò per tutto il corridoio facendomi quasi sussultare.
<< Continua ad occuparti delle questione burocratiche Larry. Alle nostre relazioni ci pensiamo noi>> disse Emily continuando a camminare.
<< E qui che ti sbagli. La questione non riguarda solo voi; qui ci sono di mezzo gli affari.
Vi parlerò molto chiaramente: dovete lasciarli in pace. Sono artisti, non possono permettersi di perdere tempo con le ragazzine.
Spero di non dovermi ripetere; d’altronde sono sicuro che capirete>> ci congedò con un cenno della testa per poi rientrare nel suo ufficio sbattendo la porta.
<< Emi, andiamo a prendere un po’ d’aria>> dissi e lei annuì.
Una volta fuori vidi Brian e Zacky mentre fumavano così decisi di avvicinarmi.
<< Hei amore>> dissi cercando di sembrare il più tranquilla possibile.
<< Scusami devo rientrare dentro per registrare>> disse spegnendo la sigaretta con le scarpe per poi lasciarmi un bacio sfuggente sulla fronte.
Vederlo sparire dietro la porta mi lasciò un vuoto dentro; sentivo la voce di Larry rimbombarmi in testa, sempre più forte.
“Non possono permettersi di perdere tempo con le ragazzine- non possono permettersi di perdere tempo con le ragazzine- non possono permettersi di perdere tempo con le ragazzine”
 
<< NON POSSONO PERMETTERSI DI PERDERE TEMPO CON LE RAGAZZINE!>> Per l’ennesima volta mi svegliai di soprassalto e completamente sudata, neanche avessi scalato il K2.
Era passato un mese dal discorso di Larry; un mese che sognavo quelle parole e ogni volta era come una pugnalata al cuore.
Fortunatamente Brian non si svegliò; d’altronde nemmeno le cannonate avevano effetto su di lui. Scesi velocemente dal letto e mi misi i primi due indumenti trovati per caso e gli scrissi frettolosamente un biglietto.
 
“ Vado a correre. Non aspettarmi –Gin”
 
Cercai di sfogare tutta la rabbia e la frustrazione correndo senza una meta. L’aria umida mi faceva pizzicare la gola, le gambe chiedevano pietà, ma il dolore fisico che provavo in quel momento non era nemmeno lontanamente paragonabile al dolore che da un mese mi lacerava il cuore.
E quando il sole timido lasciò spazio alle nuvole cariche d’acqua, anche i miei occhi diedero il “via” alle lacrime.
Mi lasciai cadere a peso morto su una panchina fregandomene della pioggia che mi rendeva sempre più fradicia.
Il telefono iniziò a squillare e quando comparse il suo nome per poco non lanciai il telefono contro un muro, mi limitai comunque a chiudere la chiamata.
Mi sentivo un verme; più gli facevo del male,più ne facevo a me stessa.
Avevo bisogno di lui, avevo bisogno di un abbraccio e delle sue rassicurazioni.
Era raro che piangessi e ogni volta che accadeva mi sentivo persa; piangere mi destabilizzava e non piangevo mai non per apparire forte, bensì per auto-convincermi di essere forte e di poter trovare una soluzione a tutto, ma in quel momento ogni sforzo era inutile.
Tornai  a casa pur non essendo mentalmente pronta per affrontarlo, pensando di ignorarlo.
<< Perché non rispondi al telefono? Dove sei stata? Sei fradicia!>> mi bombardò di domande non appena misi piede in casa.
<< Ti ho lasciato un biglietto! Sono andata a correre>> dissi salendo svogliatamente le scale.
<< E-e non mi saluti?>> disse seguendomi
<< Scusami sono di fretta; vado da Taylor>> dissi chiudendomi dentro il bagno.  Tirai un sospiro di sollievo e mi preparai per fare un bagno caldo; una volta dentro affondai la testa nell’acqua bollente.
<< Gin!>> mi chiamò Brian bussando alla porta.
<< Gin, per favore aprimi!>> insistette.
<< GINEVRA!>> continuò ad urlare.
<< Non chiamarmi Ginevra, Brian!>> risposi a tono.
<< Dai Margie.. Apri la porta>> lo sentì ridacchiare.
<< Vuoi la guerra Elwin?>> per un attimo quella scenetta comica mi fece sorridere, ma subito le lacrime invasero il mio viso al pensiero che la nostra relazione fosse giunta al capolinea.
<< Ti prego, voglio solo parlarti>> mi disse con tono supplichevole.
Mi asciugai con estrema lentezza e indossai l’accappatoio per poi uscire dal bagno.
<< Volevo fare il bagno con te>> disse sorridendomi.
<< Era questo che volevi dirmi?>> risposi cercando di non crollare in una crisi di pianto isterico.
<< Che hai in questo periodo?>> mi chiese guardandomi negli occhi.
<< Niente Brian. Scusami, devo vestirmi>> dissi sviando la sua domanda; non riuscivo più a gestire la situazione e come al solito tirai la scusa più banale.
<< Io esco con Jo, ci vediamo da Taylor>> disse freddo per poi scendere le scale; poco dopo sentì sbattere la porta. Per l’ennesima volta crollai a terra e la casa fu invasa solamente dal suono dei miei singhiozzi.
Cercai di tranquillizzarmi e mi preparai velocemente; presi le chiavi di casa e mi diressi da Taylor.
Non parlai a nessuno della discussione avuta con Larry, se non con Emily, ma avevo bisogno di parlare con qualcuno e soprattutto avevo bisogno di bere.
<< Amore mio!>> urlò la mia barista preferita non appena entrai nel locale e io corsi subito ad abbracciarla.
<<  Taylor per me sei come una figlia però cazzo, quanto urli!>> disse Max, il suo capo, entrambe ridemmo di gusto.
<< Gin ti presento Phil! Max l’ha assunto ieri>> mi disse e un ragazzo abbastanza alto e con tantissimi tatuaggi mi porse la mano sorridente.
<< Piacere Gin>> dissi stringendogli la mano.
<< Che faccia assurda che hai! E’ da un po’ che sei strana>> mi disse la mia amica.
<< Tu si che mi tiri su il morale>> dissi versandomi un boccale di birra.
<< Hei dolcezza, il mio bicchiere è vuoto!>> disse un vecchio e Tay si diresse verso di lui facendo una smorfia.
<< Problemi d’amore?>> mi chiese Phil mentre puliva dei bicchieri.
<< Niente che un superalcolico non possa risolvere>> dissi sorridendo amaramente.
<< Hei, esco a far prendere un po’ d’aria ai polmoni; mi fai compagnia?>> mi disse indicandomi un pacchetto di sigarette.
<< Ma si. Perché no>> dissi mandando giù l’ultimo sorso di birra.
Uscimmo dalla porta sul retro e dopo essersi acceso una sigaretta si avvicinò per accendere la mia.
<< Hai degli occhi bellissimi>> mi disse avvicinandosi ancora di più al mio viso.
<< Me lo dicono in tanti>> dissi ignorandolo guardando altrove, ma in un attimo mi prese il viso fra le mani e mi baciò con forza.
In quel momento entrò Brian che guardò la scena scioccato per poi correre via.
<< Che problemi hai?>> dissi sgranando gli occhi e con uno scatto gli mollai un pugno a Phil. Buttai a terra la sigaretta appena accesa e cercai  Brian.
<< Dov’è Brian??>> chiesi a Tay.
<< E’ appena uscito parecchio incazzato! Cos’è successo?>> mi chiese. Ignorai la sua domanda e corsi subito fuori.
<< Brian, fermati!>> dissi prendendogli un braccio; lui si volto con gli occhi iniettati di sangue e mi strinse il polso facendomi male.
<< Sei una stronza, stammi lontana>> disse spingendomi tant’è che caddi a terra. Mi incenerì con lo sguardo per poi salire in macchina e andare via; rimasi in terra per non so quanto tempo a guardare la nube di fumo nero creato dalla marmitta che svaniva lentamente.

NOTE:
Nuovo vaneggio in collaborazione con
Rinoa *-*
Spero che questa storia vi piaccia!
Fatemi sapere che ne pensate :3
Ringrazio tutte le persone che seguiranno la mia storia :)
E come sempre ringrazio mia moglie
Taylor
*-* che è una super gnocca che mi presenta baristi fighi HAHAHAH
-Cat
-Rinoa
   
 
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