Tornare e capire di essere sola...e poi trovare nuovi amici...e trovare lui, così diverso dagli altri...
E se Mary Jane trovasse Buck Cross sulla strada di ritorno a Rock Creek?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Eravamo in viaggio da più di due ore, avevamo passato
Sweetwater ed eravamo vicini a Pacific Springs. Non ci eravamo mai
fermati, il fondoschiena mi faceva terribilmente male, i miei polsi
erano pieni di piaghe a causa delle corde troppo strette e iniziavo a
sentire i morsi della fame.
Ad ogni minimo rumore che sentivo mi voltavo, sperando che fosse
qualcuno venuto a prendermi, ma puntualmente Gerrard vanificava le mie
speranze – Non darti pena, principessina, nessuno ti
troverà qui. E anche se il tuo amichetto mezzo indiano
riuscisse ad avvertire qualcuno, sarà troppo tardi. Il
Messico è ormai vicino –
- Già, ma non ci arriveremo mai se non ci fermiamo a mettere
qualcosa sotto i denti e a far riposare i cavalli – aveva
concluso uno dei banditi, l’ultima volta che Gerrard aveva
detto così.
- Hai ragione, Stan. Ci fermiamo! Tirate giù la ragazza -
Mi fecero scendere dalla sella per legarmi nuovamente ad un albero
lì vicino, quindi mi tolsero finalmente il fazzoletto dalla
bocca. Gerrard si avvicinò e mi prese il mento tra le dita.
- Suvvia, non fare quella brutta faccia, sorridimi almeno una
volta…Ouch! -
Gli avevo sferrato un calcio nelle gambe, facendolo cadere a terra.
- Non toccarmi mai più, lurido verme -
- Altrimenti cosa fai, principessa? Ti metti a piangere? Non puoi fare
niente, non c’è più nessuno che ti
possa salvare, neanche il tuo principe azzurro -
- Mica tanto azzurro, con quella faccia scura che si ritrova
– rise Drew.
- Credevo fossi più educata, piccola. Per punizione non
mangerai fino alla prossima sosta, così vedremo se hai
ancora voglia di giocare col fuoco -
Era ormai chiaro che si trattava di una sfida tra Gerrard e me. Per il
momento eravamo pari: io l’avevo atterrato, cogliendolo alla
sprovvista, lui mi aveva tolto il rancio di mezzogiorno. Ma era solo la
prima fase della guerra, e io non mi sarei mai arresa.
Dopo un pasto frugale e un piccolo momento di riposo, mi rimisero sulla
sella, con bavaglio annesso, e riprendemmo il viaggio. Dopo altre tre
ore di viaggio, iniziai a sentirmi male, mi girava la testa per il
caldo e perché non avevo mangiato nulla. Il tizio che
cavalcava davanti a me se ne accorse e lo comunicò a Gerrard
– Capo, la ragazza si sente male, non sarà il caso
di fermarci e farle mangiare qualcosa? –
- No, è tenace, resisterà fino a stasera. E poi,
le lezioni si imparano anche soffrendo, non è
così, principessa? -
La mia vista era annebbiata, ma distinsi bene il ghigno disegnato sulle
sue labbra.
Resistetti ancora per un’ora, poi svenni e caddi da cavallo.
Quando mi svegliai, era calata la sera ed io ero distesa a terra, mani
e piedi legati, con il fazzoletto bagnato sulla fronte. Su di me era
chinato Drew, con una borraccia in mano.
- Bevi, ti tirerà su -
Dentro la borraccia, infatti, non c’era acqua, ma whisky, un
ottimo whisky, di quelli che si trovano solamente nel Wyoming. In pochi
minuti mi sentii subito meglio, e Drew mi portò un pezzo di
pane imbottito con carne affumicata. Me lo mise nelle mani, rimanendo a
controllarmi mentre mangiavo. Poi mi accorsi con stupore che non
c’era nessun altro a parte Drew e me.
- Dove sono finiti gli altri? -
- In giro a controllare che sia tutto tranquillo, non preoccuparti -
Di lì a poco ritornarono tutti quanti, compreso Gerrard, che
subito si rivolse a Drew.
– Sembra tutto tranquillo, non abbiamo avvistato nessuno. La
ragazza? -
- È lì che mangia, si è svegliata poco
fa -
- Buongiorno, principessa. Ci hai fatto preoccupare, lo sai? -
- Allora perché non mi hai lasciato dove ero? Avresti avuto
una preoccupazione in meno, non trovi? -
- Vedi, purtroppo sei un mio ostaggio, e gli ostaggi sono una merce
preziosa, soprattutto alla frontiera -
- Solo Dio sa come hai fatto a scappare, ma credimi, la tua fuga non
durerà ancora per molto. Lo sceriffo ti sarà
sicuramente alle calcagna -
- Lo sceriffo? Non farmi ridere, se sapessi come sono uscito dalla
cella non avresti più tanta fiducia nello sceriffo -
- In quanti modi potevi uscire? Sarà venuto qualcuno di
questi tizi a liberarti, è ovvio -
- In effetti qualcuno è venuto, ma non è nessuno
di loro. A dire il vero, non è neanche un uomo -
- E allora cosa? Un fantasma? -
- Beh, bianco come un fantasma lo era, ma non fluttuava
nell’aria -
- Il cavallo! -
- Molto brava, principessina! L’ho sempre detto che i cavalli
sono i migliori alleati di un uomo. Il mio è entrato
nell’ufficio dello sceriffo quando c’era solamente
quel buono a nulla di Burnett, lo ha messo fuori gioco e mi ha passato
le chiavi della cella. Strabiliante, no? Ma ora basta chiacchiere,
legatela all’albero e imbavagliatela, non ho voglia di
dormire con la sua voce nelle orecchie -
Mi legarono ad un albero lì vicino, di nuovo imbavagliata,
col fazzoletto ancora bagnato e che mi gocciolava addosso. Gerrard e la
sua banda si accesero quindi un fuocherello più in
là e si addormentarono in men che non si dica. Poco dopo,
anche io feci lo stesso. Non dormii molto, ma fui svegliata
improvvisamente da qualcuno che mi batteva sulla spalla sinistra. Mi
voltai e urlai dalla sorpresa: lì a fianco c’era
Jimmy che mi stava intimando di non fare rumore. Fortunatamente
l’urlo non si era sentito grazie al fazzoletto, che Jimmy mi
tolse subito dopo.
- Ehilà! Tutto a posto? –
- Tu che ne dici? -
- Che hai avuto momenti migliori. Fortunatamente Buck, prima di
svenire, ha sentito che eravate diretti verso il Messico,
così è venuto ad avvisarci e ti abbiamo
raggiunto. Ci sono tutti quanti, anche Teaspoon e Burnett. E
naturalmente Buck -
- È ferito? -
- Glielo chiederai tu stessa appena ti avrò slegato -
Con un coltello iniziò a tagliare la corda che avevo ai
polsi, poi quella che mi legava le caviglie.
- Perfetto, andiamo -
Mi aiutò ad alzarmi, poi ci allontanammo con cautela, per
non far rumore. Quando fummo abbastanza distanti, iniziammo a correre e
arrivammo ad una radura, dove si erano appostati gli altri corrieri e
Teaspoon.
- Meno male, ce l’avete fatta – sospirò
Teaspoon – cominciavamo ad essere in pensiero, specialmente
Buck -
- Mary Jane! – Buck si alzò di scatto e mi corse
incontro.
- Buck! Stai bene? Sei ferito? -
- Sì, sto bene, solo un bernoccolo in testa. Tu? Ho cercato
di fare prima possibile…-
- Sto bene, sono solo un po’ stanca -
- Oh, Mary Jane! – mi abbracciò forte.
- Sarà meglio partire, la notte ci aiuterà a
nascondere le nostre tracce – intervenne Kid.
- Giusto, prima partiamo, meglio è – convenne
Teaspoon.
- Già ve ne andate? Non volete farci un po’ di
compagnia? -
Gerrard era sbucato dall’oscurità, la pistola
puntata verso di noi.
- Principessa, non si fa così. Scappare nel bel mezzo della
notte per raggiungere il principino, che poi tanto nobile non
è, visto il suo sangue sporco -
- Meglio un sangue sporco che una coscienza -
- Adesso mi fai anche la morale? Con le parole non ti salvi la vita
dolcezza -
Improvvisamente Buck mi prese la mano e me la infilò nella
tasca del suo gilet. C’era una pistola, la mia pistola.
- Prendila, ti servirà. È carica -
- Forza, principessina, se vieni senza fare storie non
torcerò loro neanche un capello, promesso – si
avvicinò col braccio teso per prendermi, ma prima lo colpii
al volto col manico della pistola, facendolo barcollare. Poi gliela
puntai contro – Abbassate le pistole o lo riempio di piombo!
– gridai agli altri banditi. Non volevo veramente
minacciarli, solo creare quel minimo smarrimento che avrebbe cambiato
lo status quo a nostro favore. Tutti i ragazzi, infatti, tirarono fuori
le pistole, prendendo il controllo della situazione.
Ma Gerrard era un osso duro, non aveva intenzione di arrendersi. Mi
afferrò il braccio armato con un movimento improvviso, mi
disarmò e mi bloccò col suo, ma riuscii a
liberarmi con una gomitata nella pancia e un calcio nelle parti basse.
Nel frattempo tutt’attorno erano iniziati i combattimenti e
le sparatorie.
La mia Colt era finita vicino ad un cespuglio, così iniziai
a correre verso quel punto, ma Gerrard mi fece cadere a terra
prendendomi la caviglia. La pistola era a un braccio da me, purtroppo
un braccio più lungo del mio, perché arrivai solo
a sfiorarla. Presi allora a scalciare, tentando di liberarmi dalla
presa, e finalmente colpii il mio avversario in faccia. Ormai libera,
striscia quel poco che bastava per raggiungere la pistola e la presi,
ma non ebbi il tempo di girarmi che ricevetti un sonoro ceffone da
Gerrard che mi fece nuovamente cadere. Sentii il sangue uscirmi
dall’angolo del labbro e la guancia che sembrava in fiamme.
Sopra di me c’era Gerrard con la pistola puntata.
- Non mi piacciono le principesse capricciose, anzi, mi hanno sempre
irritato. Credo che ti ucciderò – ma non gli diedi
il tempo di caricare la pistola che gliela tolsi di mano con un calcio
dal basso e gliela mandai dritta nel fuoco. Così mi
piombò addosso, deciso a prendersi la mia, ma io non mollavo
la presa. Ricevetti altri schiaffi, sferrai altri calci e pugni, poi
partì il colpo, dritto al cuore. Il sangue iniziò
a gocciolare dalla ferita sul mio vestito, poi Gerrard mi cadde
addosso, morto.
Me lo tolsi di dosso, inorridita, e mi tirai su a sedere. Guardai la
mano che teneva la pistola, poi il corpo esanime di Gerrard, poi ancora
la mano, quindi lasciai cadere la pistola e mi allontanai dal cadavere.
Mi guardai intorno; quasi tutti i membri della banda erano stati
sconfitti, chi ucciso, chi tenuto sotto tiro. Sembrava tutto finito.
- Alla fine è morto – sospirò Teaspoon,
che si era avvicinato – Giustizia è fatta -
Lo guardai. Era la prima volta che sentivo quella frase pronunciata da
una persona che non fosse mio padre, la prima volta che veniva detta
con un tono così sommesso. Capii cosa stava pensando lo
sceriffo: non voleva ammetterlo, ma, forse, l’unico modo per
rendere innocuo Gerrard era ucciderlo.
- Non sono mai stato favorevole alla pena di morte, ma a volte
è necessaria, come in questo caso -
- Non lo volevo uccidere, Teaspoon, mi stava addosso e poi…-
- Lo so, Mary Jane, lo so benissimo, è stata legittima
difesa. Bene, adesso vado a sistemare il resto della banda. Su, alzati
– mi tese la mano e mi aiutò ad alzarmi, quindi si
diresse verso Cody, che teneva Drew sotto tiro.
Quanto a me, cercai Buck con lo sguardo; lo vidi seduto poco
più in là, con una spalla sanguinante, e corsi
verso di lui.
- Buck! Sei ferito! -
- Solo un graffio, nulla di grave. Tu stai bene? -
- Io sì, ma…- rivolsi lo sguardo al punto in cui
giaceva Gerrard -…lui è morto -
- Allora è finita, finalmente. Puoi tornare a vivere serena
-
- Così pare -
- Non ne sei convinta? Cos’altro potrebbe accaderti? -
- Non lo so, il fatto è che…ma ora non voglio
pensarci, è molto più importante curare la tua
ferita –
Gli fasciai la spalla come meglio potevo, ma, nel frattempo, nessuno
dei due disse una parola.
Il cielo si stava schiarendo quando iniziammo il viaggio di ritorno.
Nessuno parlò, tutti erano intenti a tenere
d’occhio i prigionieri. Intanto io pensavo al mio futuro.
Era tutto finito, d’accordo, ma che certezze avevo per
l’avvenire? Non avevo una casa, non avevo una famiglia, le
uniche cose che possedevo erano la mia Colt e i vestiti che avevo
comprato con Rachel, nient’altro. Cosa aveva Rock Creek da
offrirmi, per ricominciare a vivere? Solo brutti ricordi. Allora pensai
che, forse, la cosa migliore da fare era andarsene. Dove? Un posto
l’avrei sicuramente trovato. Ricordai che a Pacific Springs
cercavano una cameriera per il saloon, avrei potuto lavorare
lì, o in qualche altro posto. Ma non a Rock Creek, ormai non
era più la città perfetta.