Serie TV > I ragazzi della prateria
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Autore: Martyx1988    26/06/2008    0 recensioni
Tornare e capire di essere sola...e poi trovare nuovi amici...e trovare lui, così diverso dagli altri... E se Mary Jane trovasse Buck Cross sulla strada di ritorno a Rock Creek?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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12. Giustizia è fatta

Eravamo in viaggio da più di due ore, avevamo passato Sweetwater ed eravamo vicini a Pacific Springs. Non ci eravamo mai fermati, il fondoschiena mi faceva terribilmente male, i miei polsi erano pieni di piaghe a causa delle corde troppo strette e iniziavo a sentire i morsi della fame.
Ad ogni minimo rumore che sentivo mi voltavo, sperando che fosse qualcuno venuto a prendermi, ma puntualmente Gerrard vanificava le mie speranze – Non darti pena, principessina, nessuno ti troverà qui. E anche se il tuo amichetto mezzo indiano riuscisse ad avvertire qualcuno, sarà troppo tardi. Il Messico è ormai vicino –
- Già, ma non ci arriveremo mai se non ci fermiamo a mettere qualcosa sotto i denti e a far riposare i cavalli – aveva concluso uno dei banditi, l’ultima volta che Gerrard aveva detto così.
- Hai ragione, Stan. Ci fermiamo! Tirate giù la ragazza -
Mi fecero scendere dalla sella per legarmi nuovamente ad un albero lì vicino, quindi mi tolsero finalmente il fazzoletto dalla bocca. Gerrard si avvicinò e mi prese il mento tra le dita.
- Suvvia, non fare quella brutta faccia, sorridimi almeno una volta…Ouch! -
Gli avevo sferrato un calcio nelle gambe, facendolo cadere a terra.
- Non toccarmi mai più, lurido verme -
- Altrimenti cosa fai, principessa? Ti metti a piangere? Non puoi fare niente, non c’è più nessuno che ti possa salvare, neanche il tuo principe azzurro -
- Mica tanto azzurro, con quella faccia scura che si ritrova – rise Drew.
- Credevo fossi più educata, piccola. Per punizione non mangerai fino alla prossima sosta, così vedremo se hai ancora voglia di giocare col fuoco -
Era ormai chiaro che si trattava di una sfida tra Gerrard e me. Per il momento eravamo pari: io l’avevo atterrato, cogliendolo alla sprovvista, lui mi aveva tolto il rancio di mezzogiorno. Ma era solo la prima fase della guerra, e io non mi sarei mai arresa.
Dopo un pasto frugale e un piccolo momento di riposo, mi rimisero sulla sella, con bavaglio annesso, e riprendemmo il viaggio. Dopo altre tre ore di viaggio, iniziai a sentirmi male, mi girava la testa per il caldo e perché non avevo mangiato nulla. Il tizio che cavalcava davanti a me se ne accorse e lo comunicò a Gerrard – Capo, la ragazza si sente male, non sarà il caso di fermarci e farle mangiare qualcosa? –
- No, è tenace, resisterà fino a stasera. E poi, le lezioni si imparano anche soffrendo, non è così, principessa? -
La mia vista era annebbiata, ma distinsi bene il ghigno disegnato sulle sue labbra.
Resistetti ancora per un’ora, poi svenni e caddi da cavallo. Quando mi svegliai, era calata la sera ed io ero distesa a terra, mani e piedi legati, con il fazzoletto bagnato sulla fronte. Su di me era chinato Drew, con una borraccia in mano.
- Bevi, ti tirerà su -
Dentro la borraccia, infatti, non c’era acqua, ma whisky, un ottimo whisky, di quelli che si trovano solamente nel Wyoming. In pochi minuti mi sentii subito meglio, e Drew mi portò un pezzo di pane imbottito con carne affumicata. Me lo mise nelle mani, rimanendo a controllarmi mentre mangiavo. Poi mi accorsi con stupore che non c’era nessun altro a parte Drew e me.
- Dove sono finiti gli altri? -
- In giro a controllare che sia tutto tranquillo, non preoccuparti -
Di lì a poco ritornarono tutti quanti, compreso Gerrard, che subito si rivolse a Drew.
– Sembra tutto tranquillo, non abbiamo avvistato nessuno. La ragazza? -
- È lì che mangia, si è svegliata poco fa -
- Buongiorno, principessa. Ci hai fatto preoccupare, lo sai? -
- Allora perché non mi hai lasciato dove ero? Avresti avuto una preoccupazione in meno, non trovi? -
- Vedi, purtroppo sei un mio ostaggio, e gli ostaggi sono una merce preziosa, soprattutto alla frontiera -
- Solo Dio sa come hai fatto a scappare, ma credimi, la tua fuga non durerà ancora per molto. Lo sceriffo ti sarà sicuramente alle calcagna -
- Lo sceriffo? Non farmi ridere, se sapessi come sono uscito dalla cella non avresti più tanta fiducia nello sceriffo -
- In quanti modi potevi uscire? Sarà venuto qualcuno di questi tizi a liberarti, è ovvio -
- In effetti qualcuno è venuto, ma non è nessuno di loro. A dire il vero, non è neanche un uomo -
- E allora cosa? Un fantasma? -
- Beh, bianco come un fantasma lo era, ma non fluttuava nell’aria -
- Il cavallo! -
- Molto brava, principessina! L’ho sempre detto che i cavalli sono i migliori alleati di un uomo. Il mio è entrato nell’ufficio dello sceriffo quando c’era solamente quel buono a nulla di Burnett, lo ha messo fuori gioco e mi ha passato le chiavi della cella. Strabiliante, no? Ma ora basta chiacchiere, legatela all’albero e imbavagliatela, non ho voglia di dormire con la sua voce nelle orecchie -
Mi legarono ad un albero lì vicino, di nuovo imbavagliata, col fazzoletto ancora bagnato e che mi gocciolava addosso. Gerrard e la sua banda si accesero quindi un fuocherello più in là e si addormentarono in men che non si dica. Poco dopo, anche io feci lo stesso. Non dormii molto, ma fui svegliata improvvisamente da qualcuno che mi batteva sulla spalla sinistra. Mi voltai e urlai dalla sorpresa: lì a fianco c’era Jimmy che mi stava intimando di non fare rumore. Fortunatamente l’urlo non si era sentito grazie al fazzoletto, che Jimmy mi tolse subito dopo.
- Ehilà! Tutto a posto? –
- Tu che ne dici? -
- Che hai avuto momenti migliori. Fortunatamente Buck, prima di svenire, ha sentito che eravate diretti verso il Messico, così è venuto ad avvisarci e ti abbiamo raggiunto. Ci sono tutti quanti, anche Teaspoon e Burnett. E naturalmente Buck -
- È ferito? -
- Glielo chiederai tu stessa appena ti avrò slegato -
Con un coltello iniziò a tagliare la corda che avevo ai polsi, poi quella che mi legava le caviglie.
- Perfetto, andiamo -
Mi aiutò ad alzarmi, poi ci allontanammo con cautela, per non far rumore. Quando fummo abbastanza distanti, iniziammo a correre e arrivammo ad una radura, dove si erano appostati gli altri corrieri e Teaspoon.
- Meno male, ce l’avete fatta – sospirò Teaspoon – cominciavamo ad essere in pensiero, specialmente Buck -
- Mary Jane! – Buck si alzò di scatto e mi corse incontro.
- Buck! Stai bene? Sei ferito? -
- Sì, sto bene, solo un bernoccolo in testa. Tu? Ho cercato di fare prima possibile…-
- Sto bene, sono solo un po’ stanca -
- Oh, Mary Jane! – mi abbracciò forte.
- Sarà meglio partire, la notte ci aiuterà a nascondere le nostre tracce – intervenne Kid.
- Giusto, prima partiamo, meglio è – convenne Teaspoon.
- Già ve ne andate? Non volete farci un po’ di compagnia? -
Gerrard era sbucato dall’oscurità, la pistola puntata verso di noi.
- Principessa, non si fa così. Scappare nel bel mezzo della notte per raggiungere il principino, che poi tanto nobile non è, visto il suo sangue sporco -
- Meglio un sangue sporco che una coscienza -
- Adesso mi fai anche la morale? Con le parole non ti salvi la vita dolcezza -
Improvvisamente Buck mi prese la mano e me la infilò nella tasca del suo gilet. C’era una pistola, la mia pistola.
- Prendila, ti servirà. È carica -
- Forza, principessina, se vieni senza fare storie non torcerò loro neanche un capello, promesso – si avvicinò col braccio teso per prendermi, ma prima lo colpii al volto col manico della pistola, facendolo barcollare. Poi gliela puntai contro – Abbassate le pistole o lo riempio di piombo! – gridai agli altri banditi. Non volevo veramente minacciarli, solo creare quel minimo smarrimento che avrebbe cambiato lo status quo a nostro favore. Tutti i ragazzi, infatti, tirarono fuori le pistole, prendendo il controllo della situazione.
Ma Gerrard era un osso duro, non aveva intenzione di arrendersi. Mi afferrò il braccio armato con un movimento improvviso, mi disarmò e mi bloccò col suo, ma riuscii a liberarmi con una gomitata nella pancia e un calcio nelle parti basse. Nel frattempo tutt’attorno erano iniziati i combattimenti e le sparatorie.
La mia Colt era finita vicino ad un cespuglio, così iniziai a correre verso quel punto, ma Gerrard mi fece cadere a terra prendendomi la caviglia. La pistola era a un braccio da me, purtroppo un braccio più lungo del mio, perché arrivai solo a sfiorarla. Presi allora a scalciare, tentando di liberarmi dalla presa, e finalmente colpii il mio avversario in faccia. Ormai libera, striscia quel poco che bastava per raggiungere la pistola e la presi, ma non ebbi il tempo di girarmi che ricevetti un sonoro ceffone da Gerrard che mi fece nuovamente cadere. Sentii il sangue uscirmi dall’angolo del labbro e la guancia che sembrava in fiamme. Sopra di me c’era Gerrard con la pistola puntata.
- Non mi piacciono le principesse capricciose, anzi, mi hanno sempre irritato. Credo che ti ucciderò – ma non gli diedi il tempo di caricare la pistola che gliela tolsi di mano con un calcio dal basso e gliela mandai dritta nel fuoco. Così mi piombò addosso, deciso a prendersi la mia, ma io non mollavo la presa. Ricevetti altri schiaffi, sferrai altri calci e pugni, poi partì il colpo, dritto al cuore. Il sangue iniziò a gocciolare dalla ferita sul mio vestito, poi Gerrard mi cadde addosso, morto.
Me lo tolsi di dosso, inorridita, e mi tirai su a sedere. Guardai la mano che teneva la pistola, poi il corpo esanime di Gerrard, poi ancora la mano, quindi lasciai cadere la pistola e mi allontanai dal cadavere. Mi guardai intorno; quasi tutti i membri della banda erano stati sconfitti, chi ucciso, chi tenuto sotto tiro. Sembrava tutto finito.
- Alla fine è morto – sospirò Teaspoon, che si era avvicinato – Giustizia è fatta -
Lo guardai. Era la prima volta che sentivo quella frase pronunciata da una persona che non fosse mio padre, la prima volta che veniva detta con un tono così sommesso. Capii cosa stava pensando lo sceriffo: non voleva ammetterlo, ma, forse, l’unico modo per rendere innocuo Gerrard era ucciderlo.
- Non sono mai stato favorevole alla pena di morte, ma a volte è necessaria, come in questo caso -
- Non lo volevo uccidere, Teaspoon, mi stava addosso e poi…-
- Lo so, Mary Jane, lo so benissimo, è stata legittima difesa. Bene, adesso vado a sistemare il resto della banda. Su, alzati – mi tese la mano e mi aiutò ad alzarmi, quindi si diresse verso Cody, che teneva Drew sotto tiro.
Quanto a me, cercai Buck con lo sguardo; lo vidi seduto poco più in là, con una spalla sanguinante, e corsi verso di lui.
- Buck! Sei ferito! -
- Solo un graffio, nulla di grave. Tu stai bene? -
- Io sì, ma…- rivolsi lo sguardo al punto in cui giaceva Gerrard -…lui è morto -
- Allora è finita, finalmente. Puoi tornare a vivere serena -
- Così pare -
- Non ne sei convinta? Cos’altro potrebbe accaderti? -
- Non lo so, il fatto è che…ma ora non voglio pensarci, è molto più importante curare la tua ferita –
Gli fasciai la spalla come meglio potevo, ma, nel frattempo, nessuno dei due disse una parola.
Il cielo si stava schiarendo quando iniziammo il viaggio di ritorno. Nessuno parlò, tutti erano intenti a tenere d’occhio i prigionieri. Intanto io pensavo al mio futuro.
Era tutto finito, d’accordo, ma che certezze avevo per l’avvenire? Non avevo una casa, non avevo una famiglia, le uniche cose che possedevo erano la mia Colt e i vestiti che avevo comprato con Rachel, nient’altro. Cosa aveva Rock Creek da offrirmi, per ricominciare a vivere? Solo brutti ricordi. Allora pensai che, forse, la cosa migliore da fare era andarsene. Dove? Un posto l’avrei sicuramente trovato. Ricordai che a Pacific Springs cercavano una cameriera per il saloon, avrei potuto lavorare lì, o in qualche altro posto. Ma non a Rock Creek, ormai non era più la città perfetta.
   
 
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