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Autore: Setsuka    27/06/2008    10 recensioni
< Wendy? >
Un suono ovattato, che sembra provenire da quel passato che aveva amato, che era ieri, che non sarà.
Ripiega innocenti ricordi nel cassettino del suo intimo; ha deciso: butterà la chiave, per conservare quei ricordi e quelle emozioni in eterno, perfette nella loro innocenza.
E quelle parole faranno male, feriranno, ma lei lo fa per amore.
Non capirà -lui- comunque sia non capirà, dunque si rassegna.
La bocca si apre, un sussurro, mentre guarda in basso.
< Stan, ti lascio >
Genere: Triste, Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Stan Marsh, Wendy Testaburger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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032.tramonto
E in poco tempo eccomi con la mia Settantesima FanFiction.
Con essa inauguro anche il Big Damn Table ( i quali diritti non mi appartengono ), che ho deciso di basare sulla serie di South Park, so che si fa su un pairing o su un personaggio, ma in fondo non sta scritto da nessuna parte che non posso dedicedere io su cosa farlo.



Prompt#
: 032.Sunset
Pairing: Wendy/Stan
Warnings: angst




S o m e t h i n g    g o t    b r o k e n    l i k e    s t o l e n







Il gelo entrava dentro le ossa, insinuandosi come un serpente velenoso il quale aveva morso i suoi vasi sanguigni.
Veleno dentro di lei, scorreva nelle sue vene e la stava uccidendo, attimo dopo attimo, respiro dopo respiro, mano a mano che i secondi scorrevano e il tempo passava.
Si sentì soffocare.
Non poteva continuare.

Le ginocchia caddero sul manto innevato.

Bruciava quella neve al contatto con la pelle. E faceva male, ma non più di quello che sentiva nel suo petto.

Un singhiozzo strozzato, le labbra che tremavano, le morse.
Una goccia cristallina cadde lungo la guancia, l'ultima della sua vita, ne era certa.

Tremori lungo la schiena, i denti affondavano sempre più nelle labbra: un nodo in gola sempre più stretto e sentiva male alle tempie.
Gli occhi dilatati guardavano davanti a se e non vedevano nulla, il sole stava tramontando, gli ultimi raggi l'accarezzavano, ma lei non li sentiva e probabilmente non Non avrebbe mai più visto il sole brillare come quel mattino, come se non ci fosse più un'altra alba.
Titubante si rigirò, stringendosi sempre più il cappotto violetto all'altezza del collo.
Lo sguardo castano ferito da quell'immagine, terrorizzato.

Una scia rossa lungo la neve.

E avrebbe voluto urlare, piangere per la paura, invece aprì solo le labbra pronunciando il nome del silenzio, mentre la vista le si offuscava.
Mani sempre più strette contro il suo petto, come se volessero arrivare al cuore per poterlo curare...
( ...o strappare magari )
E in quel momento non esisteva nulla al di fuori del suo dolore, nemmeno Dio, che probabilmente l'aveva abbandonata.

< Stan... >

Un sussurro doloroso.
E un'altra lacrima, davvero l'ultima stavolta.

< ...aiuto >




____



< Stan? >

Gli regalò il suo angelico sorriso.

< Si Wendy? >

I loro sguardi s'incontrarono. Quello di lei tremava.
Schiuse le labbra, avvicinandosi al ragazzo: non uscì alcun suono.

Aveva tante parole da dirgli, lì, ma erano fottutamente legate, incastrate nella gola, soffocanti...

E il suo silenzio chiedeva aiuto.

< Cosa c'è? >

Le accarezzò affettuoso la mano, ma lei la ritrasse sbrigativamente, un passo indietro e nessuna risposta da dare a Stan quando gli occhi azzurri incontrarono i suoi.

Palpitazioni violente, respiro corto.

< Wendy? >

Domandò interdetto.
Sfuggì al suo sguardo e al suo raggio d'azione, voltandosi biascicò l'appuntamento durante la ricreazione nel cortile.

Stanley la richiamò, ma era già lontana, corsa via, ma il suo sguardo ancora non l'abbandonava.



____




< Wendy? Che ti succede? >

Era troppo difficile sostenere quello sguardo: azzurro, limpido... come il cielo. Guardò verso l'alto, reclinando la testa all'indietro.

< Wendy? >

Sentì una nota di paura nella sua voce.
Chiude gli occhi, portando la memoria a un roseo passato, quando nel buio incontrava i suoi occhi e non credeva più nell'uomo nero o nei fantasmi e la sua stretta di mano non era altro che un gesto di cavalleresca e infantile protezione...

( ...che amava, cazzo )


< Wendy? >

Un suono ovattato, che sembra provenire da quel passato che aveva amato, che era ieri, che non sarà.

Ripiega innocenti ricordi nel cassettino del suo intimo; ha deciso: butterà la chiave, per conservare quei ricordi e quelle emozioni in eterno, perfette nella loro innocenza.

E quelle parole faranno male, feriranno, ma lei lo fa per amore. Non capirà -lui- comunque sia non capirà, dunque si rassegna.
La bocca si apre, un sussurro, mentre guarda in basso.

< Stan, ti lascio >

E' diverso e doloroso, ma la scelta migliore.

< Cosa? >

La sua voce arrabbiata la fa lievemente tremare e Marsh inizia con una sequenza di domande alle quali lei non puo dare risposta, nemmeno una piccola bugia bianca.

< Dammi una cazzo di risposta? Di chi altro ti sei innamorata? >

< No, io non... >

< Sei solo una puttana! >

Urla con tutta la rabbia che in pochi attimi si è annidata nel suo cuore. E non sa che le sue parole sono pugnalate per lei.
Il suo cuore colmo d'amore è trafitto dalla lama della Parola.



 [< Ehi bambina, lo zietto vuole mostrarti una cosa bellissima, come te >
< No grazie, non la voglio vedere signore >
 < Insisto > 
Una risposta urlata con decisione < No! >
Una presa possente la trascina via e una mano sopprime ogni suo urlo ]


        
< Stan, per favore... io... >

< Vaffanculo Wendy! >

E non più una parola in risposta.

< Cartman aveva ragione nel dire che sei solo una troia. Tutti lo pensano e io... ti difendevo, mi trovavo coinvolto in risse, Perchè per me eri la cosa più bella, il sole delle mie giornate... >

E se avesse ancora lacrime piangerebbe la piccola Wendy.

< ...nessuno doveva macchiare il tuo nome, lottavo per questo... >



[ < Troietta stai zitta! >
Gettata contro un sudicio muro, bloccata la volontà, in quel vialetto in quel pomeriggio maledetto.
E non vide più nulla, la paura come un nero sipario davanti ai suoi occhi.
Impossibile fare nulla, era solo una bambina di dieci anni.
E invocava, pregava l'unico Dio che conoscesse, l' Amore: Stan


 


E rimase lì ferma, in silenzio, lasciandosi lapidare da infamie.

Spezzato il suo cuore, ma non importava: aveva protetto il suo tesoro più prezioso, la sua favola d'amore durata per un tempo effimero.
Parlare avrebbe significato macchiare quella favola di uno scarlatto sporco finale, meglio che tramontasse allora, che sembrasse finita solo perchè l'amore era finito.

< Ti odio troia >

Le ultime rancorose e velenose parole, l'ultimo colpo inflitto al suo cuore martire d'amore.

Stan si voltò dopo un ultimo sguardo d'odio, dirigendosi verso i suoi amici; non le avrebbe mai più rivolto la parola. Wendy guardò la sua schiena allontanarsi, mentre sentivo un dolce e amaro eco nella sua testa:
"Eri la cosa più bella, il sole delle mie giornate... "



< ...anche tu, Stan >





Personalmente, anche se la storia è breve e la trama può risultare banale, l'ho amata questa fiction, dal momento che sono riuscita ad esprimere perfettamente quello che volevo.
L'ho scritta in poco tempo ed è la prima storia che ho scritto dopo aver fatto gli orali per la maturità che devo dire sono andati molto bene, la felicità mi ha fatto scrivere una Angst, finalmente T-T mi mancavano, non ne potevo quasi più di commedie, anche se ne ho altre da realizzare.



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