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Autore: losermind_x    08/03/2014    1 recensioni
La storia parla di cosa succede quando, Jeff e Sebastian, si rincontrano dopo quattro anni, e sono costretti a lavorare insieme.
Tratto dalla storia:
“Barbie, vedo che non ti sei ancora tolta il vizio di ossigenarti il cervello” si burla di me il tipo alle spalle del preside.
“Smythe, vedo che sei ancora il solito”
“Se intendi il solito figo, sì, lo sono”
“Intendevo il solito coglione…”
“Signori! Signori, calmatevi. Non vorrete che vi metta in punizione” scherza il preside. “Accomodatevi” dice poi.
Paring: JeffxSebastian
Coppia: Slash
E' una Jeffbastian senza pretese, con la splendida partecipazione di Nick Duvall, e dei futuri Usignoli...ah, sì, mi pare che appare anche Anderson da qualche parte *do same*
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Jeff Sterling, Sebastian Smythe, Warblers/Usignoli
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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I Love Your Dark Side
 

Quando frequentavo la Dalton Academy non avrei mai pensato che un giorno sarei tornato per insegnarci, e invece eccomi diretto nell’ufficio del preside, che era stato il mio preside durante il liceo, per il suo discorso di benvenuto. Erano passati quattro anni dall’ultima volta in cui avevo varcato quell’ingresso, e salito quella scalinata. Anni in cui mi ero ripromesso di tornare vincitore, ed, in effetti, si poteva considerare una vittoria coreografare alcuni tra i più importanti musical di Broadway. Il mio sogno fin da bambino era quello di diventare un coreografo, o un insegnante, ma non sono mai stato abbastanza intelligente per andare al college, così ho puntato sul ballo…questo, almeno, fin quando il preside della Dalton non mi ha chiamato per offrirmi un posto come insegnante di musica, e come coreografo dei Warblers.
 
A quanto potevo ricordarmi dai miei anni passati alla Dalton, i Warblers, erano sempre stati autonomi, eleggendo tre Warblers per presiedere alle riunioni, e un capitano che li portasse alla vittoria. Vero è anche che, negli ultimi anni, avevamo avuto qualche problema, prima con il trasferimento di Blaine, poi con l’arrivo di Sebastian, ed infine la dittatura di Hunter, per non parlare della faccenda degli steroidi, o quella della granita corretta tirata a Blaine, quindi non mi sorprende più di tanto scoprire che i Warblers siano diventati come un qualsiasi altro Glee Club.
 
I miei pensieri si concludono nello stesso momento in cui mi trovo davanti all’ufficio del preside. Mi sento strano ad essere stato chiamato per una motivazione diversa da una punizione; devo dire che passavo molto tempo dal preside nei miei anni alla Dalton. 
 
Busso alla porta e la segretaria mi permette di entrare.
 
“Jeff Sterling, che felicità averti qui” esordisce il preside quando mi vede. La sua presenza viene però oscurata dalla persona presente oltre le sue spalle.
 
“Barbie, vedo che non ti sei ancora tolta il vizio di ossigenarti il cervello” si burla di me il tipo alle spalle del preside.
 
“Smythe, vedo che sei ancora il solito”
 
“Se intendi il solito figo, sì, lo sono”
 
“Intendevo il solito coglione…”
 
“Signori! Signori, calmatevi. Non vorrete che vi metta in punizione” scherza il preside. “Accomodatevi” dice poi.
 
Cerco di capire perché abbia fatto rimanere Smythe nell’ufficio, ma non mi viene in mente nessun motivo plausibile.
 
“Preside le stavo dicendo che non intendo collaborare con il qui presente Jeff-testa-ossigenata-Sterling in nessun Glee Club, di nessun tipo, nemmeno se si tratta dei Warblers. La mia carriera da Usignolo si è conclusa quattro anni fa, e non voglio rientrare in quell’aula per nessun motivo al mondo” adesso inizio a capire il motivo per cui Sebastian è rimasto. Dio, mi fa strano chiamarlo con il suo nome dopo così tanti anni.
 
“Non puoi rifiutarti Sebastian, altrimenti ti licenzio…”
 
“Questo è uno sporco ricatto”
 
“Tu lavori qui?” chiedo scioccato. Credo che gli occhi mi siano usciti fuori dalle orbite.
 
“La tua faccia è pari alla tua intelligenza, Sterling”
 
“Smythe, modera i termini” lo riprende il preside. “E ora scegli. I Warblers o la ricerca di un nuovo lavoro?”
 
“A quando le prove?” risponde il francese porgendo la mano al preside. Deve aver fretta di andarsene a quanto pare.
 
“Non così in fretta, Sebastian…”
 
“I ragazzi mi aspettano in classe per una lezione su Wilde”
 
“Sopravvivranno senza di te per altri dieci minuti, tranquillo. Jeff, oggi rimarrai con Sebastian che ti spiegherà un po’ di cose su i miei progetti per il Glee, e ti farà conoscere i ragazzi, e il corpo docenti. Devi essere la sua ombra. Non voglio sentire bisticci o altro. Non fate come quando frequentavate la Dalton. Ormai siete cresciuti, quindi basta scherzi, e basta screzi; non voglio dovervi richiamare. Sotterrate l’ascia di guerra, trovate un accordo, stipulate una tregua…basta che la mia scuola non ci rimetta. Sono stato abbastanza chiaro?” conclude severo il preside.
 
Ok, forse io e Sebastian non siamo andati così d’amore e d’accordo durante il liceo, ma è anche vero che respirare la stessa aria di quel pallone gonfiato, è pari al bene che Mrs. Puss voleva a noi Warblers…
 
“Certo, è tutto chiaro. Non deve preoccuparsi” annuisco convinto. Il vero problema sarà mantenere la parola data, però.
 
“Smythe, puoi andare dai tuoi ragazzi, Sterling rimane qui perché devo spiegargli ancora un po’ di cose. Te lo manderò appena avrò finito”
 
“Se vuole può anche tenerselo” dice acido il francese, prima di imboccare la porta d’uscita.
 
“Ora parliamo seriamente, Jeff. Ti ho voluto qui perché sei il miglior ballerino mai passato per questa scuola, ed anche un eccezionale artista. Il Glee non funziona più bene come una volta…quando c’eravate voi il Glee brillava, ora è in mano a dei ragazzini inesperti che non sanno mettere insieme due passi consecutivi. Non abbiamo più vinto neanche un trofeo, ed è ora di tornare a farci conoscere. In questi quattro anni ho cercato di prendere insegnanti validi che potessero gestirlo, ma nessuno è stato all’altezza del compito, per questo ti ho cercato, ed è per lo stesso motivo che ho coinvolto Sebastian. Dovrete prepararli alle provinciali, e dovete vincerle, altrimenti sarò costretto a chiudere il Glee Club. Molti dei nostri finanziatori si lamentano dei soldi impegnati nei Warblers, visto che non vincono da quattro anni…”
 
“Non hanno vinto nemmeno una volta da quando ce ne siamo andati?” sono scioccato, i Warblers erano eccezionali, e scoprire che ora sono delle nullità mi fa arrabbiare. Avevamo fatto tanto per diventare conosciuti e temuti dalla maggior parte dei Glee Club.
 
“Mai, quindi vedete cosa potete fare. Le lezioni di musica le inizierai lunedì, mentre, se è possibile, dovresti iniziare con il Glee oggi stesso. Ah, non voglio che lasci tutto in mano a Sebastian; oltre a creare le coreografie e insegnarle ai ragazzi, dovrai partecipare alle decisioni che si prenderanno. Siete soci in questa cosa, vedete di collaborare al meglio” il preside mi stringe la mano e mi accompagna alla porta. “Sebastian insegna letteratura, credo tu sappia dove trovarlo”
 
“Certamente…grazie per la fiducia, preside Jenkins. Non la deluderò” gli stringo la mano, e mi dirigo verso l’aula di letteratura.
 
Al contrario di quanto potevo aspettarmi, non si sentiva volare una mosca all’interno della scuola, fatto strano se si pensa che gli Usignoli provavano a tutte le ore disponibili, facendo sempre un gran fracasso. Riuscivo persino a sentire la voce di Sebastian che decantava alcune parti del ritratto di Dorian Gray…
 
Per non disturbare la lezione entro dalla porta secondaria, e mi piazzo in fondo all’aula.
 
“[…]Quando si è innamorati, si comincia sempre con l'ingannare se stessi e si finisce sempre con l'ingannare gli altri. Questo è ciò che il mondo chiama una 'storia d'amore' […]” recita Sebastian guardandomi. Chiude il libro e mi fa cenno di avvicinarmi. “Bene ragazzi, lui è il nuovo professore di musica. Il suo nome è Jeff Sterling, mancategli di rispetto, e ve la vedrete con me, e con i venti saggi che vi affibbierò se solo intendete provarci. Oggi resterà con noi, e, per quei pochi Usignoli presenti in quest’aula, il professor Sterling sarà anche il vostro coreografo, e gestirà insieme a me il Glee Club. Per tutti quelli interessati, le audizioni per il Glee si terranno alle 15 in aula canto”
 
Passo le successive quattro ore a sentire Sebastian passare da Oscar Wilde a Gore Vidal, spiegare a ragazzini del primo anno, e successivamente a quelli dell’ultimo; non riesco a non meravigliarmi di questa sua capacità, non credevo nemmeno che avesse la pazienza sufficiente a fare l’insegnante, e, se proprio devo dirla tutta, me lo immaginavo come professore di francese e non di lettere.
 
Quando le lezioni finiscono mi trascina in aula insegnanti, presentandomi a tutti. Alcuni dei professori che abbiamo avuto come insegnanti ci hanno ricordato dei vecchi tempi, e di come litigassimo sempre, cosa che gli abbiamo assicurato accade ancora oggi, e di quanto fossimo problematici noi Warblers, soprattutto io, che venivo spedito dal preside almeno una volta la settimana.
 
Poco prima che l’orologio segni le 15, il francese mi prendere per la manica della giacca, e mi spinge verso l’aula canto.
 
Non posso far a meno di emozionarmi quando metto piede in quell’aula che è stata la mia fortezza per quattro anni. Con la coda dell’occhio noto che anche Sebastian è nella mia stessa posizione. Scommetto che, da quando Nick ci ha spinti fuori dall’aula il giorno della consegna dei diplomi, Sebastian non è mai più rientrato qui dentro. Continuo a fissarlo per vedere se da’ segni di cedimento. La sua espressione è impassibile, ma, i suoi occhi, dicono tutto ciò che il corpo si rifiuta di mostrare.
 
“Hai finito?” mi risveglia dal mio stato di trance, e inizia a fissarmi a sua volta.
 
“Pensavo ti piacesse essere fissato” rispondo piccato.
 
“Dalle mie prede, sì, da te è solo inquietante” ribatte Sebastian sedendosi dietro il tavolo del consiglio. Ho sempre desiderato sedermi dietro quel tavolo, ma nessuno ha mai pensato di eleggermi come membro del consiglio, quindi ora mi sembra come se avessi vinto le Nazionali. “Sei ridicolo, Sterling”
 
“Fottiti, Smythe”
 
“Oh, Sterling, cosi mi ferisci. Non pensavo dicessi queste brutte parole” mi prende in giro, portandosi una mano al cuore con fare melodrammatico.
 
“La laurea te l’hanno regalata col milionesimo cliente che ha visitato il tuo culo?!”
 
“Parla, parla, intanto avresti voluto visitarlo anche tu, anzi, magari lo vuoi ancora”
 
“Basta che continui a crederci, così magari ti passerà anche l’immensa cotta che hai per me da quando sei arrivato alla Dalton” avrei voluto fermarmi prima, ma le parole sono uscite da sole.
 
“Ah, io una cotta per te? Ma ti sei visto, Sterling? Sembri una barbie, perché mai dovresti piacere a qualcuno…”
 
“Perché le barbie piacciono a tutti” qualcuno mi fermi.
 
“L’unico tipo canterino che io mi sia mai voluto fare è stato Blaine, tu sei solo un intralcio che ho trovato sulla mia strada” dice cattivo. Sbatte il martelletto sul tavolo e il primo gruppo di aspiranti Usignoli si accomoda dentro.
 
Durante l’esibizione dei ragazzi non posso far a meno di pensare alle parole di Sebastian, certo, non credevo che saremmo diventati amici, ma non mi aspettavo nemmeno che mi dicesse che sono solo un problema che non avrebbe mai voluto incontrare.
 
I suoi commenti alle successive esibizioni sono di una cattiveria inaudita. Si susseguono un’infinità di ‘mia nonna si muove meglio’, ‘hai ingoiato un gatto castrato per caso?’, ‘preferirei strozzarmi con la cravatta che continuare a guardarti’, ‘stai uccidendo la canzone, e stai inducendo me al suicidio’.
 
“Ora basta, Sebastian!” grido. Mi sono rotto di sentirlo insultare questi poveri ragazzi, sarà anche vero che la maggior parte non è all’altezza, ma non c’è bisogno di ferire i loro sentimenti. “Ragazzi, potete darci qualche minuto, grazie?” li invito ad uscire, poi mi rivolgo al coglione che mi siede vicino. “Sei uno stronzo! Solo perché vorresti tornare indietro non hai il diritto di insultarli in questo modo, quei poveri ragazzi hanno dei sentimenti, cazzo. Non tutti sono gelidi come te, Smythe. Al tuo contrario, quei ragazzi, hanno un cuore, ed anche se non sono bravi nel canto, questo non ti permette di calpestare i loro sogni. Ora, ti pregherei di non aprire più quella bocca da troietta che ti ritrovi, e di far parlare me. Sono stato abbastanza esplicativo per i tuoi gusti?” sbotto incazzato come non mai. Sebastian non risponde e continua a guardarmi. Credo che da adesso in poi starà zitto per un bel po’, batto il martelletto sul tavolo e faccio rientrare i ragazzi.
 
Per il resto delle audizioni il francese non fiata, se non per emettere qualche sbuffo o grugnito quando qualcuno è parecchio stonato. Una volta che abbiamo ascoltato tutti i ragazzi, decidiamo chi, secondo gli appunti presi, merita, o ha quel poco di talento, per entrare a far parte dei Warblers. La scelta è difficilissima dato che ci sono veramente pochi talenti tra quelli che si sono presentati, per non contare i cinque Usignoli che sono rimasti dell’anno scorso. Alla fine la scelta ricade su quelli che hanno più probabilità di migliorare, e quelli che non guasterebbero all’estetica del gruppo pur non sapendo cantare eccezionalmente.
 
Stendo una lista dei ragazzi scelti sotto lo sguardo vigile di Sebastian, l’appendo fuori la porta e aspetto che i futuri Warblers varchino la porta dell’aula canto.
 
Quando tutti i ragazzi hanno fatto la loro entrata, Smythe prende la parola.
 
“Accomodatevi pure, giovani Warblers. Da oggi in poi questo sarà il vostro regno, vedete quindi di trattarlo come fosse la cosa più sacra del mondo. Saprete che molti di voi - direi quasi tutti - sono scarsi o nel canto, o nel ballo, o, nel peggiore dei casi, in entrambe le cose. Siamo qui per aiutarvi a migliorare. Non siamo Dio, di conseguenza non possiamo fare miracoli, quelli che non dimostreranno di essere migliorati entro le Provinciali, dovranno lasciare il Glee Club. Avete capito tutto?”
 
“Chi vi credete di essere? Io non ho bisogno di migliorare, ho raggiunto la perfezione anni fa” non so perché, ma quel ragazzo mi ricorda tanto qualcuno.
 
“Ne ho conosciuti a centinaia di ragazzi come te, e credimi, sei qui per sbaglio…se i tuoi compagni fossero stati leggermente meno schifosi di come sono stati, tu non saresti nemmeno nelle riserve di questo Glee Club. Per rispondere invece alla tua domanda, siamo stati Warblers anche noi, e abbiamo portato il Glee alla vittoria in più di un occasione…quando ci riuscirai anche tu, ti porgerò le mie più sentite scuse, per adesso, non sei nessuno. Abbiamo avuto più di un dittatore qua dentro, compreso il qui presente professor Smythe, e non vogliamo averne altri”
 
“Per la precisione il dittatore era un altro, io ero il capitano, ed il qui presente professor Sterling era il coreografo del gruppo, nonché il miglior ballerino che gli Usignoli abbiano mai avuto” devo aver sentito male, perché non è possibile che Sebastian Smythe, quel Sebastian Smythe, mi abbia fatto un complimento.
 
“È prerogativa degli Usignoli essere gay, o c’è la possibilità che qualcuno si salvi?” chiede altezzoso il ragazzo di prima.
 
“Ad occhio e croce, la maggior parte delle persone presenti in questa scuola è omosessuale, compreso te…non perdere tempo nemmeno a negarlo, ti si legge in faccia” lo zittisco. Vado verso il tavolo del consiglio e mi ci siedo sopra accavallando le gambe.
 
“Oh, la nostra prima donna” scherza Sebastian avvicinandosi al tavolo. “Sei stato eccezionale, ma non provare a dire che mi somiglia o ti ritroverai a testa in giù dalla finestra prima di subito” sussurra prendendo qualcosa dalla borsa. Quel qualcosa si rivela essere un portatile.
 
“Siamo in un Glee Club, non in aula informatica” gli faccio notare. Sebastian fa finta di non sentirmi ed accende il pc. Prima che punti la freccetta su una cartella, noto lo sfondo riportato sul computer. Credo che la mia faccia sia alquanto sconvolta in questo momento, visto che la foto ritrae me, Sebastian e Trent che ci spariamo una selfie. Non so nemmeno se sia stato fatto apposta, ma la foto riporta solo una parte del viso di Trent, come se la foto fosse stata tagliata, o ingrandita.
 
“Lo so, voglio solo fargli vedere il vero talento” ribatte il francese accedendo ad un video.
 
“Non dirmi che hai scaricato i video delle nostre esibizioni da internet…”
 
“Ok, non te lo dico” mi risponde sorridendo.
 
Nei successivi venti minuti mostra ai ragazzi quelle che sono state le nostre migliori performance, inutile dire che, nella maggior parte, c’era lui che cantava da solista. Da appuntamento ai ragazzi per la mattina successiva, prima che questi si riversino fuori dall’aula.
 
“Egocentrico e narcisista” lo appello scherzosamente.
 
“Sei solo geloso perché non hai mai cantato un assolo in vita tua. Tranquillizzati, Jeff, non tutti sanno cantare”
 
“Va a farti dare in culo, Sebastian” grido uscendo dall’aula e sbattendomi la porta alle spalle.
 
Come ho potuto solo pensare di poter essergli amico, e poi quale amico, a malapena ci chiamiamo per nome, è sempre stato così. Sebastian era amico di Nick, non mio; era amico di Thad, non mio; era amico di Hunter, non mio; e nonostante gli abbracci che ci siamo scambiati dopo le vittorie, e il giorno del diploma, non siamo mai stati legati. Non importa nemmeno che Sebastian si sia lasciato andare ad un pianto liberatorio solo una volta finito tra le mie braccia. Non interessa nemmeno che abbia una nostra foto come sfondo del pc.
 
“Jeff!” mi sento chiamare. Giro il viso per vedere chi è che mi cerca, e trovo Sebastian che si sbraccia nella mia direzione cercando di raggiungermi. Lo ignoro e continuo per la mia strada. “Jeff, fermati per piacere. Jeffrey Anthony Sterling, fermati per Dio!” mi strattona per il braccio, e mi fa girare verso di lui. “Ora mi stai a sentire” dice perentorio.
 
“Io non farò proprio un bel niente, e lasciami che mi stai facendo male” dico scuotendo il braccio per liberarmi dalla sua stretta.
 
“Ti prego, Jeff, fammi spiegare” mi supplica bloccandomi per le spalle. Una volta che ho smesso di agitarmi, e siamo occhi negli occhi, inizia a parlare. “Sono un coglione, ok? So che sono stronzo e menefreghista, ma non riesco a comportarmi diversamente. Ci provo, seriamente. Ma non ci riesco. Quando ho scoperto che Jenkins ti aveva proposto un lavoro alla Dalton mi sono detto: ecco, Seb, questo è il tuo momento per riscattarti. So che ti ho sempre trattato male, ma è perché sono un coglione. Ed hai ragione tu quando dici che sono un egocentrico, narcisista, stronzo. Lo penso anch’io. Hai ragione anche quando dici che sono una troietta, e che vorrei tornare indietro nel tempo. Vorrei tornare indietro nel tempo perché il futuro mi spaventa, e perché avevo paura di non poter avere più amici. Vorrei tornare alle mie preoccupazioni di liceale”
 
“Vorresti tornare a scopare senza regole come un liceale…” ribatto puntiglioso.
 
“Anche se non ho mai avuto problemi in quello, no, non lo vorrei. Quello che vorrei sarebbe passare più ore con voi ragazzi, e cercare di conoscervi meglio. Avrei voluto conoscerti meglio. Ti sei mai chiesto perché sei stato l’unico a cui mi sono mostrato debole? Non volevo lasciarti, Jeff. Non sapendo che non avevo sfruttato l’occasione…”
 
“Di scoparmi”
 
“Di conoscerti” dice sincero. “Dammi questa possibilità. Sono passati quattro anni dall’ultima volta che ci siamo visti, e anche se non siamo più dei ragazzini, possiamo provare ad essere amici. Non farmi pentire di non averci provato nemmeno sta volta, Jeff”
 
“Mi hai chiamato più volte Jeff in questi ultimi cinque minuti, che in tre anni” gli faccio notare. So che sono cattivo a sviare il discorso, ma non voglio dargliela vinta così presto. Tengo a Sebastian, e mentirei se dicessi che non mi ha colpito con il suo discorso.
 
“Continuerò per il resto della mia vita se questa cosa ti fa felice” ammette il ragazzo facendomi sorridere.
 
“Non credi di essere un po’ troppo smielato, Seb?!”
 
“Seb? Questo vuol dire che mi perdoni, e che possiamo provare ad essere amici?” mi chiede speranzoso il ragazzo.
 
“Nah…siamo già amici. Devi solo imparare ad essere un amico meno stronzo” gli sorrido.
 
“Dio! Non farlo più, biondo, mi farai prendere un accidente” dice prima di saltarmi al collo, e circondarmi in un abbraccio che di amichevole a ben poco. Vuoi il suo naso a sfiorarmi l’orecchio, vuoi la sua bocca ferma sul mio collo, vuoi le sue braccia strette dolcemente attorno ai miei fianchi, ma non credo proprio che questo sia un abbraccio tra due amici. Certo, neanche io posso dirmi estraneo ai fatti, visto che lo sto stringendo a mia volta, e ho il viso nascosto tra il collo e la spalla del francese, ma in mia difesa posso dire che ha cominciato lui, e che io ero solito abbracciarmi così con Nick e Thad, quindi...
 
Lo sento sospirare piano, e il suo fiato mi provoca brividi lungo tutta la spina dorsale. Inizio a muovere le dita sulla sua schiena senza uno schema preciso, fin quando non mi rendo conto che sto scrivendo il mio nome, come se scrivendolo possa farglielo arrivare fin dentro le ossa.
 
“Ehm, Jeff, Sebastian, siete voi?” ci richiama alla realtà una voce parecchio familiare.
 
“Blaine? Cosa ci fai qui?” grido abbracciandolo di slancio. Rispetto a prima, questo è un abbraccio amichevole.
 
“Sono venuto a trovare Sebastian, non credevo di trovarti qui, e nemmeno di trovarti abbracciato a lui” spiega il ragazzo, indicando il francese, per poi abbracciarlo.
 
“Oh, diciamo pure che abbiamo chiarito un po’ di cose” dice l’altro guardandomi.
 
“Finalmente! Credevo che non lo avreste mai fatto. State veramente bene…”
 
“Anche tu, Anderson” risponde Sebastian.
 
“No, Seb, Blaine non intendeva quello. Credi davvero che potremmo stare insieme?!” chiedo scioccato. Non posso credere che Blaine abbia pensato che tra me e Sebastian ci sia qualcosa, ma soprattutto che io ci sia arrivato e Sebastian no.
 
“Tu pensavi che stessimo insieme? Oh, sei fuori strada” comincia a blaterare il francese.
 
“Ha capito, non c’è bisogno che continui” lo fermo stizzito. Non so cosa sia, ma non mi piace neanche un po’ questa sensazione che mi opprime il petto. “Allora, a quando il matrimonio?” chiedo sinceramente incuriosito.
 
“Abbiamo fatto partire gli inviti proprio ieri, e tranquilli, siete sempre invitati, e tu, Jeff, sei sempre uno dei miei testimoni”
 
“Oh, forte. Sinceramente speravo che cambiassi idea, sai che non sono il tipo da discorsi davanti a persone” blatero.
 
“Jeff, i discorsi si fanno davanti alle persone, e se non te la senti, puoi comunque evitare di fare un discorso”
 
“Grazie, Blaine, mi hai tolto un peso” ammetto sospirando.
 
“A proposito del matrimonio, avete trovato un accompagnatore o venite da soli?” chiede ad entrambi, il futuro sposo.
 
“Solo” diciamo in coro, io e il francese.
 
“Bè, fatemi sapere se cambia qualcosa. Allora, vogliamo andare al Lima Bean?” ci chiede Blaine, spingendoci nel frattempo verso il cafè.
 
 
Sono passati due mesi da quando sono arrivato ad insegnare alla Dalton, e tra meno di una settimana ci sono le Provinciali. Le lezioni di musica procedono per il meglio, purtroppo non posso dire lo stesso dei Warblers; io e Sebastian ci abbiamo messo tutta l’anima, ma quei ragazzi non vincerebbero nemmeno con un miracolo.
 
Per quanto riguarda me e Sebastian, abbiamo trovato un equilibrio. Certo non siamo così legati da dirci tutto, tutto, però sono dei sostanziosi passi avanti dal nostro rapporto al liceo. Usciamo insieme circa due volte la settimana, per un totale di sedici volte da quando ho iniziato a lavorare qui. Non credo si possano definire dei veri e propri appuntamenti, anche perché Sebastian rimorchia ovunque va. Le prime volte spariva in bagno insieme ad un qualche malcapitato e ci restava delle ore, lasciandomi lì come un imbecille, ora, invece, limita i rapporti con l’esterno rispondendo sempre ‘non vedi che sono impegnato’ ad ogni bel ragazzo che gli si presenta davanti, e non posso far a meno di essere felice per questo.
 
Prima che io riesca ad uscire dalla classe, qualcuno mi arriva alle spalle, e mi copre gli occhi. Devo dire che ultimamente mi sono guardato molto alle spalle per via di alcuni studenti che mi lasciano bigliettini equivoci sulla cattedra o nella borsa, ma non pensavo che arrivassero addirittura a rivelarsi.
 
“Non è divertente” dico. Non devono nutrire false speranze, prima di tutto perché sono il loro professore, e secondo, perché sono innamorato già di una persona.
 
“Fatti prendere un colpo io la trovo una cosa molto divertente, invece” sghignazza Sebastian ridandomi la vista. Appoggia il mento sulla mia spalla, e con le braccia mi circonda i fianchi.
 
“Seb, finiscila, dobbiamo andare…” lo riprendo giocosamente.
 
“Perché invece non andiamo al Lima Bean, ci prendiamo un bel caffè, e ci sediamo a chiacchierare?” propone il francese, sistemandosi meglio contro il mio corpo.
 
“Perché tra una settimana ci sono le Provinciali, e, se vogliamo avere almeno una piccola possibilità di vincere, dobbiamo preparare i ragazzi al meglio” cerco di fargli capire che tenere in piedi il Glee è una nostra prerogativa.
 
“Ma io voglio passare del tempo con il mio Jeffie, da quant’è che non usciamo solo io e te?” si lamenta come un bambino.
 
“Siamo usciti due giorni fa, Smythe, ora ricomponiti e andiamo a trasformare quei ragazzi in veri Warblers” dico determinato sistemando le ultime cose in borsa – sempre circondato dalle braccia di Sebastian – e trovando un post-it attaccato alla copertina del libro.
 
“Odio questi ragazzini. Come cazzo si permettono?!” sputa fuori il francese, strappandomi di mano il biglietto.
 
“Andiamo, Seb, sono ragazzi, è normale”
 
“No, Jeff, non è normale stalkerare il proprio professore, e scrivergli queste cose” dice arrabbiato mostrandomi il bigliettino, come se non avessi letto abbastanza bene cosa ci fosse scritto. “Qui c’è scritto che ti si vorrebbero sbattere, scusami se non la trovo una cosa normale” alza la voce. Sbatte il post-it sulla cattedra e se ne va incazzato.
 
Recupero in fretta e furia le ultime cose rimaste sul tavolo, e mi precipito fuori dall’aula per cercarlo. Vorrei potermi sbagliare, ma so già dov’è diretto. Faccio appena in tempo a vederlo varcare la soglia dell’aula canto.
 
“Statemi a sentire tutti” richiama l’attenzione su di sé sbattendo il martelletto sulla scrivania. “Chiunque sia il piccolo stalker che continua a tartassare il professor Sterling deve avere in mente ben chiara una cosa…al prossimo bigliettino, frase o regalino che verrà recapitato andrò personalmente dal preside a denunciarvi, non mi interessa chi sia il colpevole, pagherete tutti le conseguenze. Non credo che vogliate avere una sospensione sul curriculum scolastico, per alcuni di voi è l’ultimo anno e questo non gioverebbe alla vostra carriera universitaria, quindi non fatemi passare per quello stronzo, e che si faccia avanti il responsabile” conclude guardandoli negli occhi uno ad uno.
 
“Sebas…”
 
“No, Sebastian niente, Jeff. Deve saltare fuori il nome, o andrò dal preside” non mi lascia neanche parlare. “Quindi, chi è che continua a fare apprezzamenti sul didietro del professor Sterling, e dice che se lo sbatterà in bagno appena ne avrà la possibilità?” molti dei ragazzi si sentono in imbarazzo, e anch’io, tant’è che credo la mia faccia abbia raggiunto la tonalità di un pomodoro maturo.
 
“Sebastian, smettila” farfuglio imbarazzatissimo.
 
“Adorabile” si sente dire dal fondo dell’aula. “Credevo che lei fosse più intelligente, professor Smythe. Strano non l’abbia ancora capito” continua il ragazzo, avvicinandosi al tavolo del consiglio.
 
“Matson, puoi spiegarmi?” chiedo guardandolo dritto negli occhi. Se è lui il piccolo stronzo che mi manda bigliettini, allora credo di essere un veggente, perché lo avevo detto chiaro e tondo che era gay.
 
“Prof, non mi guardi così, me lo farà venire duro” sibila quello avvicinandosi a me.
 
“Sta lontano, Matson” lo avverto. Il ragazzo non mi ascolta e continua ad avvicinarsi; a quel punto Sebastian non regge più, e si avventa sul ragazzo.
 
Grido al più grande di fermarsi, ma lui continua ad insultare il ragazzo, schiacciandolo a terra. Matson dice qualcosa del tipo ‘potremmo fare una cosa a tre, scommetto le interesserebbe’, e Sebastian gli sferra un cazzotto in pieno viso, fratturandogli il naso.
 
Nel caos generale, i pochi Usignoli con della prestanza fisica, mi aiutano a dividere i due. Matson viene sbattuto con forza sul divano, e viene bloccato per le spalle, mentre Sebastian viene trascinato fuori dall’aula per calmare i nervi. Sono così scioccato che non riesco a muovermi, l’unica cosa che mi viene da fare, oltre completare l’opera del francese, è quella di assicurarmi che i miei ragazzi stiano bene. Passo lo sguardo su tutti i presenti, e mi soffermo a guardare il sorrisetto di sfida che Matson tiene su, mentre prova a liberarsi dai due colossi che lo stanno tenendo a bada, e, prima di andare a controllare che Sebastian non si sia sfogato su quei poveri Warblers che lo hanno condotto fuori, mi avvicino a Matson e gli tiro uno schiaffo in pieno viso; poco me ne importa se questo gesto comprometterà la mia carriera di insegnante.
 
“…prof, lei sa che se lo fa, sarebbe un problema per la sua carriera?” sento dire da uno dei ragazzi una volta che sono fuori dall’aula.
 
“Non me ne fotte niente della carriera, io vado ad ucciderlo” dice duro il francese.
 
“Tu non andrai da nessuna parte…ragazzi, potete lasciarci soli un momento?” aspetto che i tre Warblers rientrino in aula prima di partire con la paternale. “Ti rendi conto di quello che hai fatto? Sei un completo idiota, Sebastian. Come ti è saltato in mente di picchiare un ragazzo? Il preside ti caccerà a calci nel culo…”
 
“E a me non frega un cazzo, Jeff. Ho difeso il tuo onore, questo è quello che mi interessava fare. Quel piccolo bastardo non aveva nessun diritto di scriverti e dirti quelle cose”
 
“No, non ce l’aveva, ma tu non avresti dovuto reagire così. Ora perderai il lavoro, e sarà tutta colpa mia” inizio a disperarmi. Non posso credere che Sebastian sarà licenziato per un problema che apparteneva a me, e a me solo.
 
“Sarà la miglior cosa che avrò mai fatto in vita mia, allora. Senti, Jeff, se tu non fossi qui a parlarmi, sarei già rientrato ad uccidere quel bastardo, solo che non lo faccio, e credo tu sappia anche il perché”
 
“Perché non voglio…”dico, afferrando il concetto.
 
“Tranquillo, il preside non mi caccerà. Se quello stronzo parlerà, allora parlerò anch’io, e a quel punto io sarei licenziato, e lui espulso perché ha attaccato un insegnante. Non credo che ad Harvard prendano certi soggetti” snocciola convintissimo.
 
“Sei un coglione” dico, colpendolo sul braccio.
 
“Mi adori anche per questo” mi risponde il francese, sorridendo.
 
“Vero! Dai, torniamo dentro…e se proprio devi uccidere Matson, prova almeno a non sporcare la tappezzeria” scherzo aprendo la porta.
 
Una volta che siamo dentro, iniziamo le prove come se nulla fosse. Per provare la coreografia mi tolgo la giacca e la cravatta, e non posso far a meno di notare gli sguardi di fuoco che Sebastian lancia a Matson, e i sorrisetti furbi con cui lui gli risponde.
 
I ragazzi mi hanno chiesto più volte perché loro dovessero provare con la divisa, mentre io no, e abbiamo cercato di spiegargli che il tratto distintivo dei Warblers è proprio quello di risultare armoniosi e fluenti nei movimenti anche con le divise, e che non si sono mai esibiti senza. Forse, a ripensarci ora, questa cosa poteva benissimo essere cambiata, visto che questi, di Usignoli, non sono armoniosi nemmeno mentre dormono, figurarsi mentre ballano.
 
A prove concluse, Sebastian, mi prende per il polso e mi trascina fuori da scuola senza neppure farmi salutare i ragazzi.
 
“Ti pare il modo?” gli chiedo alterato una volta che siamo in macchina.
 
“Scusa, è che se non uscivo in fretta da lì, l’avrei ucciso”
 
“E io che c’entro?”
 
“Credi davvero che ti avrei lasciato da solo con quello?”
 
“Quello, è uno studente, Sebastian, e fa parte degli Usignoli, non posso evitarlo per sempre”
 
“Dì la verità, ci godi a sapere che qualcuno litiga per te”
 
“Per quanto in questi anni io abbia sognato di vederti litigare per me, non mi ha eccitato particolarmente il tuo litigare con un ragazzino…”
 
“E questo cosa vuol dire?” mi chiede il francese, accostando davanti casa mia.
 
“Lascia perdere, Smythe, è meglio. Domani verrò da solo, la macchina arriva in serata” dico uscendo dall’abitacolo e dirigendomi verso casa. Mentre salgo i scalini che portano al portone d’ingresso, sento lo sguardo di Sebastian su di me, e al contrario delle altre volte, non mi giro per salutarlo. Una volta che ho chiuso il portone dietro le mie spalle, sento il motore accendersi, e le gomme stridere sull’asfalto, e quando non sento più l’eco di quel rumore, mi lascio cadere a terra, e stringo la testa così forte che potrebbe anche esplodermi. Faccio fatica a credere che io abbia rivelato, in circa sette secondi, quello che tengo nascosto da ben sette anni, e in più, che lo abbia rivelato al diretto interessato.
 
Dopo un’ora passata fermo nella stessa posizione, vengo riattivato dal suono del campanello, e non posso far a meno di agitarmi. E se Sebastian fosse tornato per parlare?
 
Apro il portone per vedere chi è che mi cerca, e vengo stritolato da due braccia possenti…all’inizio vengo preso dal panico, poi capisco di chi sono quelle braccia e a chi appartiene quell’odore, e subito mi tranquillizzo.
 
“Nicky, mi sei mancato così tanto” strillo emozionato di rivedere il mio migliore amico dopo quasi un mese di distanza. “Cosa ci fai qui?”
 
“Secondo te mi sarei perso le tue prime Provinciali da mentore dei Warblers?! Ah, ovviamente sono qui anche per vedere Sebastian…allora, che ne dici, puoi ospitare il tuo migliore amico per una settimana?”
 
“Anche per sempre” dico stringendolo più forte.
 
“Non esagerare, Jeffie, devo tornare al mio dottorato da avvocato…ma forse prenderò in considerazione l’offerta di fermarmi fino a dopo il matrimonio”
 
“Ripeto, puoi rimanere quanto vuoi, la casa è grande e io sono solo, e in più sarebbe bello rivivere l’esperienza del liceo”
 
“Jeff, per quanto io ti voglia bene, vivere con te è stata l’esperienza più traumatica della mia vita, non so se hai idea del casino che regnava nella nostra stanza, ma era tutto tuo”
 
“Okok, ho afferrato. Allora, cosa vuoi fare stasera? Possiamo uscire, oppure possiamo ordinare le pizze e guardarci un bel dvd” propongo eccitato di passare di nuovo una serata solo io e Nick.
 
“Cosa? Non hai la tua solita uscita con Sebastian? Avevo contato di accodarmi a voi” sbuffa come un bambino.
 
“E tu saresti il mio futuro avvocato? Andrò in carcere senza nemmeno passare per l’interrogatorio” scherzo suscitando il disappunto di Nick.
 
“Ehi, io sono un eccezionale avvocato, e tu vedi di non dover avere mai bisogno di me” mi punta il dito contro con fare minaccioso.
 
“D’accordo, avvocato Duvall” lo prendo in giro alzando le mani. “Per quanto riguarda l’uscita, io e Sebastian abbiamo deciso di fare un altro giorno, sai, non mi sentivo particolarmente bene” mento.
 
“Bè, allora vada per le pizze e il dvd” acconsente Nick, prima di fiondarsi sul divano, pronto ad ordinare le pizze.
 
 
Finalmente, o purtroppo, oggi è il giorno delle Provinciali…finalmente, perché siamo riusciti a non perdere nessun Usignolo per strada, e purtroppo, perché gli altri Glee Club ci faranno comunque a fettine.
 
In questa settimana ho cercato di evitare Sebastian il più possibile, devo ringraziare soprattutto Nick che, dopo aver saputo ciò che era successo, ha trovato tutte le scuse di questo mondo per tenerci lontani. Dovrei rimangiarmi il fatto del pessimo avvocato, credo.
 
Abbiamo parlato solo lo stretto necessario, quel che serviva per aggiustare la scaletta o perfezionare qualcosa nell’esibizione. I ragazzi se la stanno facendo sotto dalla paura, ma credo che una volta sul palco, si rilasseranno, dando il meglio di loro. Non sono delle cime nel canto e nel ballo, però ci mettono la passione, e a me basta quella per essere soddisfatto dei miei ragazzi. Credo che, se perderemo, sarà difficile dirgli addio.
 
Quando i Warblers vengono chiamati sul palco, non posso far a meno di avvicinarmi a Sebastian e stringergli la mano…dopotutto sono i nostri ragazzi, li abbiamo tirati su noi, e gli abbiamo insegnato tutto ciò che sapevamo, quindi vale la pena prendersi una pausa, e farsi vedere uniti.
 
Nick nota le nostre dita intrecciate, e il fatto che non ci guardiamo nemmeno, allora si avvicina e mi prende la mano libera, baciandola. A quel gesto, Sebastian, sussulta leggermente e mi stringe la mano come per dirmi che anche lui c’è, e che vuole esserci.
 
Rimaniamo tutti e tre con le mani unite finché i ragazzi non scendono dal palco, sotto una pioggia incessante di applausi.
 
Ci complimentiamo con loro prima di essere richiamati sul palco per la premiazione. Questa volta Nick deve rimanere dietro le quinte, quindi sono costretto ad affiancare Sebastian sul palco, e fingere che tutto vada bene. Passo le braccia sulle spalle di alcuni Usignoli e, nel frattempo, tengo la mano del francese. Questa cosa è molto importante per noi, tanto vale mostrare le proprie emozioni, agitazione compresa.
 
Quando pronunciano il nome dei terzi classificati, mi accorgo che forse qualcosa di buono nella mia vita l’ho fatto, visto che non siamo noi ad essere chiamati. E poi, accade il miracolo…
 
“…i vincitori sono…da Westerville, Ohio, i Warblers della Dalton Academy…” grida il presentatore, avvicinandosi per consegnarci il premio del primo posto.
 
I ragazzi urlano felici, alcuni mi soffocano in un abbraccio, e prima che Matson si avvicini per festeggiare, Sebastian gli si para davanti e gli intima di girare a largo, poi si gira verso di me, e mi abbraccia sollevandomi da terra. I ragazzi iniziano a saltarci attorno, sollevandoci sulle spalle, e ci trasportano fin dietro le quinte.
 
Nick si congratula con noi e con i ragazzi, e poi propone di andare tutti da qualche parte a festeggiare.
 
Quando per i ragazzi è ora di rientrare, li riaccompagniamo alla Dalton e torniamo a casa.
 
Prima che io riesca a raggiungere la macchina, e Nick, Sebastian mi chiede di poter parlare.
 
“Possiamo fare domattina? Sai, non sono molto lucido in questo momento” cerco di ritardare il momento in cui Seb mi dirà che è stato tutto un errore.
 
“Non mi servi lucido, non dobbiamo correre la maratona…voglio solo chiederti una cosa, e quindi, si, ecco…vuoi venire al matrimonio con me?” balbetta il francese. Sfrega le mani così forte l’una contro l’altra, che si sta procurando un eritema. Gli fermo le mani con le mie, e lo guardo negli occhi. Quegli occhi così verdi, che potrei guardarli per un’intera settimana, e non stancarmi mai.
 
“Sarebbe un onore” rispondo sorridendo.
 
“Ma?” mi chiede dubbioso.
 
“Ma, nulla. Sarebbe un onore e basta, non c’è altro” lo rassicuro.
 
“Non dici nemmeno che se questo è solo un altro modo per fare lo stronzo è meglio che non ci provi nemmeno, perché ti farei solo soffrire, e che tu ci tieni veramente, e tutte quelle altre cose che stai morendo dalla voglia di dirmi?” mi sorprendo di come Sebastian mi conosca bene…è vero, se fosse stata un’altra occasione probabilmente avrei detto esattamente così, ma so che di Sebastian posso fidarmi.
 
“Se sei qui a chiedermelo non credo di dovermi preoccupare. Mi fido di te, Sebastian” rivelo iniziando a mordermi il labbro. Magari ho fatto male i calcoli, e il francese vuole solo usarmi.
 
“Non farlo” dice liberandomi il labbro. Per la prima volta, da quando conosco Sebastian, noto che mi sta guardando in modo totalmente diverso da come guarda tutti gli altri. Il suo sguardo è un misto tra malizia mal celata, e senso di protezione, con qualcos’altro che non riesco a riconoscere… “Se non vuoi avermi sulla coscienza, non farlo”
 
“Cosa, fidarmi di te o questo?” chiedo mordendomi il labbro.
 
“Quello. È struggente”
 
“Ti sto struggendo, Seb?” lo punzecchio divertito.
 
“Se non fossimo in un luogo pubblico, e non ci fosse Nick-sono-una-pettegola-Duvall a spiarci, ti salterei addosso anche subito” rivela il francese guardandomi malizioso.
 
“Magari puoi farlo, chi te lo vieta” lo sfido. “E credo che Nick apprezzerebbe lo spettacolo, comunque”
 
“Ma poi ti vedrebbe come mamma ti ha fatto, e non credo che mi andrebbe bene”
 
“Se ti preoccupi di quello devi sapere che, Nick, mi ha visto nudo più volte di quante non mi ci abbia visto mia madre”
 
“Ok, questo non me lo dovevi proprio dire” credo che la notizia non gli sia piaciuta molto. “Ora, evitando di pensarti nudo, mi chiarisci una cosa…tu e Duvall siete mai stati insieme?”
 
“Io e Nick? No, certo che no. È il mio miglior amico, solo questo”
 
“Quindi non gli dispiacerà se faccio questo” dice prima di poggiarmi una mano sul fianco, e una sul collo, avvicina il mio viso al suo, e unisce le nostre labbra. Dapprima il bacio è lento e innocente, poi la sua lingua spinge contro le mie labbra, e io non posso far a meno di intrecciare la mia lingua con la sua, in un bacio che di innocente, ormai, non ha più nemmeno i contorni.
 
Quando ci stacchiamo per prendere aria, Sebastian, poggia la sua fronte contro la mia, e mi stringe i fianchi.
 
“Wow, non posso credere di aver aspettato tutti questi anni” rivela guardandomi negli occhi. L’espressione che ha assunto la mia faccia deve essere parecchio perplessa poiché, Sebastian, si affretta a spiegare. “Forse avevi ragione tu quando hai detto che avevo una cotta per te. In realtà, Blaine a parte, mi sei sempre piaciuto, Jeff. Sei stato il primo, e anche l’ultimo, a piacermi, piacermi. Non prendermi per idiota, ma ho una cotta per te dal primo momento in cui ti ho visto, e devo dire che in tutti questi anni la cosa si è, se possibile, ingigantita ancora di più. Volevo che il nostro primo bacio fosse speciale, e in un posto che fosse a cuore a entrambi. All’inizio avevo pensato all’aula canto, ma poi mi sono ricordato della primissima volta in cui ci siamo incontrati, e allora mi sono ripromesso di baciarti qui, proprio qui…dove ci siamo conosciuti la prima volta. Te lo ricordi?” mi chiede con occhi lucidi. Mentirei se dicessi che non me lo ricordo, e invece lo faccio eccome…
 
*inizio flashback*
Era il mio secondo anno di liceo, Blaine aveva da poco lasciato la Dalton per andare al McKinley, e gli Usignoli cercavano un nuovo leader per il gruppo.
 
Stavo aspettando che Nick, Thad e Trent mi raggiungessero per andare al Lima Bean, quando vidi una bellissima macchina - una di quelle che costano parecchio per intenderci – parcheggiare nel vialetto dell’accademia. Dalla stessa macchina scese un ragazzo dagli occhi verdi canticchiando ‘fireworks’ di Katy Perry.
 
Fui folgorato da quegli occhi, e da quella voce…pensavo che forse mi sarei potuto presentare, ma forse gli avrei dato solo fastidio, così continuai a guardarmi intorno alla ricerca dei miei amici.
 
Quella, che presupponevo fosse la madre, parlava con un marcato accento straniero. Francese, o belga, credo. Continuava a raccomandarsi con il figlio, ma quello non gli dava retta, iniziando a girovagare per il vialetto in cerca di una distrazione.
 
E lì, accadde…
 
Stavo passando il tempo prendendo a calci alcuni sassolini, quando il bel ragazzo mi si avvicinò.
 
“Ehi, tu vieni a scuola qui?” mi chiese con lo stesso accento della donna.
 
“Ehm, sì…sei nuovo?” chiesi imbarazzato.
 
“Purtroppo. I miei hanno deciso di isolarmi in questa cittadina dimenticata da Dio…” mi guardava in modo strano, e credetti di non aver sentito l’ultima frase, troppo preso a contemplare quel viso.
 
“Cosa? Scusami, ero distratto” farfugliai a disagio.
 
“Ho detto: se funzionano i cellulari, qui, nel Far West?!”
 
“Oh, certo, funzionano. Comunque piacere, io sono Jeff” dissi offrendogli la mano.
 
“Sì, bè, io sono Sebastian” rispose stringendomi la mano.
 
“E da dove vieni, Sebastian?”
 
“Dalla Francia, presente Parigi?!”
 
“Sì, credo di avercela presente” risposi, giocando con dei sassolini a terra.
 
“Tu, invece, sei di qui, Jeff?” mi chiese, più per cortesia, che per altro.
 
“Ohio, sì, sono di qui” risposi fiero.
 
“E permettimi una domanda, siete tutti gay in questa scuola?” chiese altezzoso, guardando come tutti i presenti lo scrutavano interessati.
 
“La Dalton ha tolleranza zero verso gli omofobi e i razzisti, quindi pensaci bene prima di iscriverti…” lo avvertii.
 
“Allora, ti interesserà sapere che, oltre ad essere già iscritto da un mese in questa scuola, sono gay dalla punta dei piedi, fino alla doppia punta del mio capello più lungo”
 
“Buon per te, allora”
 
“Volevo sapere se potevo provarci con qualcuno…oh, credo che qualcuno ti cerchi” disse, puntando il dito verso Nick e gli altri. “Bè, è stato un piacere, Jeff” fece il baciamano, marcando il mio nome con particolare enfasi.
 
“Anche per me, Sebastian” ammisi andandomene. Mentre raggiungevo i ragazzi, mi ricordai di una cosa, e feci marcia indietro. “Sebastian! Non per sembrarti indiscreto, ma prima ti ho sentito cantare, sai, al Glee Club, servirebbe proprio uno come te” conclusi tornando sui miei passi.
 
Per tutto il resto della giornata non riuscii a dimenticarmi di quegli occhi verdi e di quell’accento francese…in realtà, non ci riuscii mai più.
 
Mai più dal giorno in cui, Sebastian Smythe, entrò a far parte dei Warblers.
 
*fine flashback*
 
 
 
*Angolo della matta, piccino, picciò*
Credo che concludere una storia con un flashback non sia da tutti,
ma capitemi, quei due mi stavano facendo penare,
e se avessi continuato a scrivere di loro,
probabilmente sarei morta di crepacuore.
Inutile dire che Jeff e Sebastian siano la cosa più bella del mondo,
secondi soltanto ai Niff, quindi che dire, enjoy it,
e fatemi sapere cosa ne pensate…
 
Per chiunque lo ritenga necessario,
posso dirvi dove abito, così venite a picchiarmi ;D
 
Much Love, chunky_bunky  <3
che spera al più presto di tornare ad essere Snixx_94
   
 
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