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Autore: thatlittleQ    08/03/2014    4 recensioni
Puck e Quinn. Una promessa e tutto ciò che ne consegue.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Noah Puckerman/Puck, Quinn Fabray | Coppie: Puck/Quinn
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa cosa si è scritta da sola in seguito alla pubblicazione di questa foto. Le ultime parole sono nate spontaneamente, e il resto è venuto da sé. Francamente non sapevo se pubblicarla o meno, prendetela per ciò che è, un flusso di coscienza, un breve racconto introspettivo, una manciata di idee e parole, un esercizio di scrittura. Come dicevo, si è scritta da sola, non ho altro da dire, parla per sé.


Torna da me


«Tornerò.»

Glielo sussurra ogni volta, dopo aver fatto l'amore. Le bacia la spalla e lo ripete. «Tornerò da te.»

È una promessa, una promessa che intende mantenere, ma in cuor suo sa che non dipende da lui. Non solo, almeno.

E lei sospira. «Lo so.» No, non lo sa: lo spera, lo sogna ogni notte, ma non lo sa.

Non dormono mai prima della partenza, non c'è tempo, non per i sogni. È una notte di baci e sospiri, di promesse e carezze, di progetti e preghiere, ma non di sogni.

E all'alba il sole sorge, e Quinn lo maledice. Puck la abbraccia, nascondendo il viso fra i capelli di lei, cercando di imprimere nella propria memoria quell'incantevole profumo, che verrà a breve sostituito da benzina e terra bruciata..

«Tornerò.»

«Lo so.»

Si salutano così, lei gli ha vietato di dirle ti amo: ci ha provato una volta, ed è suonato come un addio. Da allora non è mai più accaduto.

Quinn detesta saperlo là fuori, sa tutto della guerra, e non quel tutto di chi ogni sera guarda passivamente il notiziario, quel tutto di chi quelle storie se le è sentite narrare in prima persona. Puck non avrebbe voluto, e non perché non reputasse sua moglie abbastanza forte, ma per non condannarla a tale supplizio. Ma lei aveva insistito perché quel fardello non gravasse unicamente sulle spalle di lui, e così Puck aveva iniziato a raccontare. A raccontare di quella volta che aveva dovuto sparare a un uomo, delle circostanze in cui uno dei suoi commilitoni era morto davanti ai suoi occhi, e di quando non era riuscito a fermare il piede di quel bambino, e l'aveva visto saltare in aria, impotente.

Il solo pensiero che tutto ciò o peggio potesse accadere proprio a lui la dilania ogni giorno, ma Quinn è ben conscia che quello non sia solo un lavoro per il marito: è un patto, una promessa, un voto, una missione che sa di aver accettato nell'esatto istante in cui accettò il suo anello.

Non sono le giornate ad angosciarla, quelle si riempiono, ora con il lavoro, ora con la palestra, ora con un buon libro, è la notte a portare con sé buio e angoscia in quella casa troppo grande per una persona sola.

Vorrebbero dei figli, ci hanno pensato tante volte, ma il momento giusto non è mai arrivato. Non importa, sono giovani, ci sarà tempo. O almeno lo sperano.

A che servono tutte quelle attese, quell'angoscia, quei racconti, quelle notti insonni e quei giorni senza fine? A nulla, niente di tutto ciò ha uno scopo. Non c'è scopo, non c'è tregue, non c'è fine, ma ogni istante passato lontani l'uno dall'altra valgono quell'unico momento in cui lui torna, e lei è lì, i segni dell'insonnia sotto agli occhi, e un sorriso sulle labbra.

«Sono tornato.»

«Lo sapevo.»

  
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