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Autore: Xillius Kallian    09/03/2014    0 recensioni
Un giorno tranquillo, almeno le attività del molo proseguivano senza intoppi. I mercanti con le loro piccole taverne e negozietti di vario genere, si trovavano indaffarati dall'alba sino al tramonto, o meglio, quello che dalla gente del luogo viene chiamata la “soffiata sul candelabro”. Forse molti non sapranno cos'è e quale significato vuole marchiare a fuoco nella mente dei cittadini del luogo, ovvero, la città imperiale. Menomale che nessuno si auto-domanda questi quesiti, forse è un bene per non creare panico tra la popolazione della città. Chiunque, abitanti, mercanti, vagabondi, non azzardavano a scindere in dettagli durante l'avvenimento che viene predetto ogni sera, od almeno, ad ogni prova.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La soffiata sul candelabro


La stella segreta

Un giorno tranquillo, almeno le attività del molo proseguivano senza intoppi. I mercanti con le loro piccole taverne e negozietti di vario genere, si trovavano indaffarati dall'alba sino al tramonto, o meglio, quello che dalla gente del luogo viene chiamata la “soffiata sul candelabro”. Forse molti non sapranno cos'è e quale significato vuole marchiare a fuoco nella mente dei cittadini del luogo, ovvero, la città imperiale. Menomale che nessuno si auto-domanda questi quesiti, forse è un bene per non creare panico tra la popolazione della città. Chiunque, abitanti, mercanti, vagabondi, non azzardavano a scindere in dettagli durante l'avvenimento che viene predetto ogni sera, od almeno, ad ogni prova. Che prova? Qual è lo scopo? Ma più importante... cos'è la prova? Questo ci riconduce alla “soffiata sul candelabro”. Cos'è? Solo la gente del molo imperiale sa cos'è, almeno crede di saperlo. Voci che corrono per le lande di Cyrodiil vogliono che un incontro sta per ergersi all'orizzonte, o meglio, al tramonto. E' arrivato il momento di trovare adepti per l'organizzazione più invadente della 3° era. Loro, i fantasmi della notte, persone con grandi doti che vengono messe al servizio di un organizzazione capeggiata da la “Volpe Grigia”. Cosa sta per accadere a Cyrodiil? La gilda dei ladri chiede nuove forze che possano aiutare nella crescita dello splendore della stessa.

 

«Ah, dunque sono il primo ad essere arrivato... non è che abbia sbagliato data? La mia mente è così offuscata che non riesco nemmeno a ricordare dettagli. Sicuramente è il giorno della prova, almeno spero. Meh, questo molo è così oscuro quando cala la notte, ma non ha importanza... sono un Kajiit... io vedo nell'oscurità»
Sul suo volto felino si stampò un ghigno misto tra il divertito e il sadico. Sapeva che per la prova aveva un asso nella manica. I Kajiit erano i ladri per eccellenza. La loro intelligenza, astuzia e agilità li poneva al primo posto per diventare dei grandi ladri così, facilmente e senza difficoltà, da avere accesso alla gilda sorretta dalla Volpe Grigia. La sua coda morbida fuoriusciva dai gambali in pelle. Era a torso nudo, così da muoversi con maggior semplicità durante la corsa. Doveva ammazzare i tempi d'attesa, dunque, doveva avere una certa libertà. Molti sanno che questa razza fu primitiva. Gli Aileds li istruirono durante la ricerca della loro nuova casa, o meglio, durante il costeggio per trovare un nuovo luogo dove si potesse creare un nuovo villaggio o colonia. Nel corso degli anni, la razza felina ebbe una crescita essenziale e rapida. Riuscirono ad approcciarsi con altre razze senza aver timore. In poche parole, si evolvettero in un tempo breve. Le colonie iniziarono ad espandersi ed anche Elsweyr, terra nativa dei Kajiit, iniziò a smuoversi. Ancora oggi quella terra rimane avvinghiata a loro. E' la loro unica regione, e difficilmente si vedrà un espansione di razze diverse in quelle terre. Tra l'altro, così calde e sabbiose.

«Certo che la locandina dava l'incontro alle 24.00. Sono l'unico idiota arrivato alle 23.00? Mmmh, credo di aver corso un po' troppo. Sono abituato a sguisciare nell'oscurità così velocemente da non accorgermi di spingere un po' troppo. Un secondo, perché sto parlando con me stesso? Sto impazzendo? Ah, devo smetterla con lo zucchero lunare. Mi da solo allucinazioni, ma... è così rilassante.»
Il Kajiit tirò un sospiro di sollievo come se vedesse in questa sostanza la sua unica fonte benefica. Beh, non aveva tutti i torti. Lo zucchero lunare non era altro che Skooma. Questa sostanza era una droga che agiva sul sistema nervoso e creava allucinazioni. Ovviamente era illegale a Tamriel, ma c'era chi la smerciava senza difficoltà. Ovviamente il tutto avveniva attraverso luoghi dove le pattugli non potessero arrivare.
«Devo ricordarmi di passare a Leyawiin. Chissà se il tipo ha portato lo zucchero. Non dovrei farlo, ma al diavolo. Chissà, forse un giorno verrò infettato dal vampirismo e diverrò un mostro ambulante assetato di sangue. Ma non importa, la vita è breve, anche se... non è assai lontano come ipotesi. Non voglio ricordarmi di Kaleena... povera ragazza. Glielo aveva detto. Non doveva amalgamarsi con quella gente. Non mi ha mai ascoltato, diamine a lei. Ho tentato di aiutarla, anche se ho visto solo sbattermi la porta in faccia. Sono un Kajiit, non prego nessuno. Se vuoi morire, muori. A me non interessa della tua vita, visto che ho già problemi con la mia. Che vada al diavolo questa era.»

Il felino non aveva tutti i torti. Eravamo alla fine della 3° era. A Tamriel impazzava la crisi dell'Oblivion. Si lottava contro i cancelli per ricacciare nei meandri oscuri dremora e Mehrunes Dagon. Quest'ultimo, la Divinità della distruzione, spalancò, insieme a Mankar Camoran, i varchi nel mondo terreno per appropriarsi di Nirn e portare distruzione ovunque.

Ci era riuscito, almeno in parte. Non aveva raggiunto nella sua forma Cyrodiil, ma le probabilità erano altissime. L'unica possibilità per la salvezza era affidata a Martin, il discendente dell'Imperatore Uriel Septim VII morto durante una visita nelle segrete della città imperiale.

Tuttavia, era un evento che il nostro Kajiit non seguiva con attenzione. Il suo pensiero era rivolto principalmente alla sua prova e su come l'avrebbe portata al termine. Ovviamente non era la sua prima missione, anche se il timore di non passare era dietro l'angolo.

 

«Per Akatosh, ma dove sono finiti tutti? Non ditemi che hanno dimenticato l'incontro... Aaaaargh, diamo un occhiata in giro. All'arrivo di Lachance, vedrò la torcia lampeggiare. Dove dovrei andare? Faccio un piccolo furto? Naaah, direi di violare la torre di guardia. Si, credo sia un ottima idea per scaldarmi... ma, aspetta un secondo... che sbadato che sono. Devo recuperare dei documenti dalla torre, ecco perché ero arrivato in anticipo. Devo smetterla con quella robaccia.»

Il momento per darsi una sgranchita alle ossa era arrivata. I documenti da recuperare erano un mistero. Solo il Kajiit conosceva lo scopo, ma non il contenuto di quelle informazioni. Il felino iniziò a correre con passo felpato. Era velocissimo. Al suo passaggio, tagliava l'aria. Sembrava una lama affilata che volteggiava attraverso il respiro freddo della notte. Velocissimo e agilissimo, fluttuava... La torre era distante un centinaio di metri dal molo. Al suo interno vi erano presenti i dormitori delle guardie, dunque, si prospettava una missione assai rischiosa. Tuttavia, il Kajiit non aveva nessuna paura. In passato era già evaso da una prigione, ordunque, non avrebbe avuto timore di finire di nuovo dentro. Ricordiamo la sua natura: Essere scaltri aiuta non poco. Poteva cavarsela in qualsiasi situazione.

 

«Per Akataosh, davvero ho scattato così velocemente per 300 metri? Forse non è così male quella robaccia. Mi tiene rinvigorito e scattante.» Era arrivato alla torre. Medie dimensioni e a chiocciola. Tuttavia, vi erano un gruppo di guardie dinnanzi al portone d'ingresso. Il Kajit restò impassibile, ma dovette cercare un altra via per sradicare le difese nemiche... oppure aggirarle con qualche rischio.
«Dannazione... che ci fanno quelle guardie riunite sotto la torre? Come diavolo arrivo a destinazione? Aaah, devo trovare un altra via... non so cosa far... TROVATO»

Il Kajit riprese la falcata e si gettò in acqua. Le guardie avvertirono il rumore. «Cos'è stato? Suvvia, basta con le ciance. Mettersi in riga e perlustrare l'aria.» Il caporale diede gli ordini e i suoi sottoposti li eseguirono senza indugi.
Il Kajiit aveva difficoltà a sottostare all'acqua del porto. Il felino la odiava... sentiva bagnare il suo pelo. «Acqua, che disgustoso liquido. Preferisco sguazzare in qualche altra sostanza..» Dopo aver nuotato nel porto per qualche minuto, il felino si trovò alle spalle della torre. Vi era un piccolo balconcino con finestra. Si, aveva trovato l'entrata. Diede un veloce sguardo nei paraggi e iniziò la scalata. La sua maestria era palpabile. Aveva il controllo dei suoi movimenti. Ogni suo singolo muscolo reagiva uniformemente. Aveva la situazione in pieno pugno. I suoi guanti rendevano la presa molto più salda e gli davano un grip in più. Non era lui che scalava la torre, ma era la torre che lo accoglieva. Un vero felino, un maestro dell'equilibrio e della concentrazione. Arrivò al piccolo balconcino in pietra. La finestrella impolverata gli negava la vista. Con il suo capotto che gli toccava le ginocchia, pulì un singolo vetro per osservare l'attività interna. Non vi era nessuno, visto che era il piano più alto della torre riservato alle provviste. Dalla sua borsa tirò fuori il grimaldello. L'arte nelle sue mani lo lasciava danzare all'interno della serratura. Sarebbe stato un gioco da ragazzi aprire quella finestra, ed infatti, dopo alcuni secondi, il felino riuscì a scardinare l'ultima difesa che consentiva ai documenti compromettenti una buona difesa. Non c'è mai una difesa se un Kajiit desidera con tutto se stesso un oggetto peculiare. In fin dei conti sono prevalentemente dei ladri.
«Ah ah ah, serrature... non capisco ancora perché le usano. Sanno che ,prima o poi, passerò a svaligiargli la casa... ormai è risaputo. Devo dire che non mi garba parlare con me stesso. Sono silente, si, sono silente. Uuuh, delle provviste. Se prendo qualcosa, non credo che qualcuno si arrabbi.» Il Kajit tirò una mela fuori da una grande sacca. Vi era anche un pezzo di pane, ed alcuni sacchi di farina. Prese solo la mela e il pane. Li ripose nel suo zaino. Alle sue spalle si stagliava la porta che rompeva i confini con la scala a chiocciola che portava alla base della torre. Lì, in quella zone, erano stipati i documenti da sottrarre alle guardie. Aprì la porta in legno e sbirciò velocemente verso i gradini sul lato destro. Nessuno era presente. La scala a chiocciola poteva riservare delle trappole o un incontro improvviso con una guardia che perlustrava la sua zona d'assegnazione. Il kajiit percorse tutta la scala senza alcun intoppo ed arrivò dinnanzi alla porta dei dormitori. Oltre la grande sala era presente la stanza con lo scrigno. Avevano preventivato un attacco, così diedero una giusta collocazione alle preziose informazioni. In quel momento le difficoltà misero lo zampino nella missione. Oltre la porta vi erano cinque guardie. La stanza si presentava grande, almeno così raccontava la piantina dell'edificio. L'unico modo per passare era combattere,... oppure usare un incantesimo di mimetizzazione. Tuttavia, il Kajiit non conosceva arti magiche, dunque, non aveva doti essenziali per schermare e rendere celato il suo corpo. Ordunque, restava l'unica soluzione... combattere ed ucciderli tutti senza far scattare l'allarme. Il felino prese un grosso respiro e mentre era sul punto di aprire la porta arrivarono altre due guardie. Con il suo udito sviluppatissimo poteva udire le conversazioni a grandi distanze.
«Signori, dobbiamo muoverci. Ho appena saputo che questa notte verrà organizzata un iniziazione per la confraternita oscura... qui, alla città imperiale. Tyrus, tu rimani di guardia, mentre gli altri vengano con me. C'è bisogno di mettere a tacere gli inziati e dare un colpo forte alla confraternita. In marcia.» Le sei guardie lasciarono l'edificio e Tyrus rimase da solo. Si sedette su una sedia e cercò di leggere un libro. Nel frattempo, il Kajiit capì che il lavoro sarebbe stato molto più facile del previsto. Aprì la porta facendola cigolare. Tyrus si girò per cercare la fonte del rumore, ma non trovò conferme. Si rimise a leggere il suo libro. Era il momento giusto per entrare, la porta smise di cigolare e il Kajiit sguisciò alle spalle della guardia senza destare sospetti. Arrivò alla porta e, con il suo grimaldello, diede vita, di nuovo, alla sua danza. Aprì la porta in tempo record. Appena mise piede nella stanza dello scrigno avvertì un aria pesante. Iniziò ad avere timore. Digrignava i denti. Nessuno gli aveva mai causato uno stato del genere. Sulle pareti vi erano affissati alcuni arazzi che portavano il segno della legione imperiale. Era una stanza costruita ad hoc per contenere quei documenti. Sicuramente vi erano anche delle trappole. Ogni passo che il kajiit eseguiva, significava possibile morte certa. Nelle sue vecchie avventure aveva affrontato una dimensione parallela fatta di sogni. Il recupero di alcuni amuleti per aprire un portale che lo avrebbe riportato nel suo mondo, aveva messo a dura prova le sue abilità. Aveva rischiato la morte... e non sarebbe potuto tornare indietro.
Il Kajiit scosse la testa e tornò al presente. Doveva scassinare lo scrigno. Sgranò gli occhi... «Ma che diavoleria è mai questa? Mai vista una serratura del genere.» Nell'imponente scrigno risiedeva una serratura particolare. L'unico modo per aprirlo era una chiave a forma di stella. Aveva cinque fessure e in ognuna andava inserita una lastra. Si presentava come una chiave a costruzione. Bisognava far combaciare i pezzi. La stanza dello scrigno era immensamente grande. Si trovava sotto la torre. Una camera sotterranea. «Se lo scrigno è qui, anche i pezzi da assemblare lo sono. Ma dove...?»
Il Kajiit scrutò le pareti, le librerie, i tavolini, le scrivanie... nulla. Il vuoto assoluto. Sembrava impossibile, ma... capì che quegli arazzi contenevano indizi. Ognuno aveva inciso un simbolo. Sul primo arazzo era incisa una stanghetta che puntava verso il fondo della stanza. L'arazzo successivo seguiva la stessa regola, mentre il suo successore indicava il muro opposto. Gli altri due puntava ad un quadro. Il Kajiit sorrise con un ghigno «Furfanti»
Gli arazzi indicavano il Sole. Una stella. La chiave era lì... alle spalle del quadro. Il felino provò a scostarlo, ma inutilmente. Sicuramente bisognava attivarlo con una leva. «Dannazione. Ok, mente locale. La chiave è una stella. Si trova alle spalle del quadro dove un sole vi è dipinto. Dove si trova la leva...?» Il kajiit provò ad ingegnare la sua mente. «Ma certo, come ho fatto a non capirlo...» Il Kajiit corse verso la libreria. Si mise alla ricerca di un particolare volume e lo trovò. “Il sentiero dell'alba” così citava "la via verde dell'imperatore dove la terra tocca il sole di mezzogiorno". Con gesto docile, tirò il libro verso di se. Il quadro fece uno scatto. Si sentii un rumore secco. TAC. «Credo che... si, questo libro potrebbe fruttarmi un po' di Septim. Lo prendo, magari lo rivenderò a qualcuno nella città imperiale» Il quadrò si scosto e alle sue spalle si scorsero i pezzi da assemblare. Il Kajiit li prese e li unii. Tutti e cinque i pezzi combaciavano alla perfezione. Non perse tempo, così ci precipitò verso lo scrigno. Inserii la chiave e gli ingranaggi si mossero. Non era una semplice serratura, ma era un meccanismo unico. I rumori si perseguivano sino all'ultimo, piccolo, tac.
La serratura scattò e lo scrigno si aprii. Il kajiit, con un sorriso stampato sul volto, prese gli agognati documenti. Li stringeva tra le mani. Li aveva bramati per tanto tempo, adesso poteva consegnarli e riscattare la sua ricompensa. Non c'era più tempo da perdere. La notte era quasi fitta, e le 24 si avvicinavano. Doveva ritornare al luogo dell'incontro.

   
 
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