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Autore: pentolina    10/03/2014    7 recensioni
Stana e Nathan si rivedono dopo quattro anni...
Cosa succederà? Come cambierà la vita dei nostri personaggi in 276 giorni?
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Family'
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Giorno 189
1.00 P.M. Marlowe’s house
La tavolata di amici sta concludendo il loro pranzo a base di carne e verdure alla griglia quando il campanello di casa Marlowe fa alzare il padrone di casa.
“Michael, che ci fai qui? Non dovresti essere al centro?” Domanda meravigliato, trovandosi davanti l’uomo.
“Non ci voglio più stare. Stana non è mai venuta a trovarmi da quando sono lì.” Risponde Michael sedendosi a terra sul primo scalino.
“Stana è molto impegnata. Ha un lavoro e un figlio non ha molto tempo libero ma sono sicuro che appena avrà un momento ti verrà a trovare. Che dici se adesso ti riaccompagno al centro?” Propone Andrew sedendosi accanto all’uomo e sentendo forte l’odore di vodka.
“No. Voglio prima vedere Stana ma a casa non c’è. Tu sai dove posso trovarla?” Domanda speranzoso.
“No, mi dispiace… è da un po’ che non la vedo. Però appena la sento le dico che sei passato a salutarla, ok? Prendo la giacca e ti accompagno al centro.” Risponde alzandosi in piedi.
“Ok.” Risponde sconsolato Michael.
“Aspettami qui. Torno subito.” Afferma Andrew prima di rientrare in casa.
“Stavo per venire a cercarti. Chi era?” Domanda Terry al marito vedendolo rientrare.
“È Michael è scappato dal centro. Prendo la giacca e l’accompagno. Non dire niente a nessuno non vorrei che gli animi si riscaldassero.” Spiega Andrew rientrando con la moglie in sala da pranzo.
“Ragazzi, scappo un attimo a prendere il dolce che ho ordinato in pasticceria. Voi intanto finite di mangiare con colma ci metterò un po’.” Spiega ai suoi ospiti Andrew.
“Ti accompagno.” Si offre Jon alzandosi in piedi.
“No. Non serve Jon, grazie.” Risponde prontamente Andrew.
“Tranquillo, vengo volentieri. Avevo giusto voglia di sgranchirmi un po’ le gambe.” Afferma Jon.
Mentre Jon e Andrew discutono dall’altra parte del tavolo.
“Possiamo andare fuori, mamma.” Domandano Kevin e Dylan con le giacche in mano.
“Ok, basta che state lontani dalla piscina.” Risponde Juliana aiutando il figlio a vestirsi.
“Restate qui davanti dove possiamo vedervi.” Aggiunge Stana infilando il berretto a Dylan.
Nemmeno tempo dieci minuti che i due disobbediscono spostandosi in una zona lontana dalla vista degli adulti che non si accorgono di niente troppo presi a ridere e a chiacchierare.
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“Vieni. Ti faccio vedere la moto di Andrew. Un giorno mi ci ha fatto salire.” Racconta Kevin.
“Dobbiamo fare piano e non dobbiamo farci vedere. Facciamo finta di essere due spie. Dobbiamo prendere il nemico alle spalle senza essere visti. Hai capito?” Domanda all’amico.
“SI.” Risponde eccitato Dylan seguendolo.
I bambini fanno il giro della casa e arrivati all’ingresso notando l’uomo seduto sui gradini.
“Ehi… voi due. Venite qui!” Ordina Michael riconosce immediatamente il figlio di Stana.
“Ciao… che fai seduto qui fuori?” Domanda curioso Kevin avvicinandosi con Dylan al seguito.
“Sto aspettando una persona. Ditemi per caso dentro casa c’è Stana?” Chiede guardando i due.
“Si… è la mia mamma.” Risponde sorridendo Dylan.
“Puzzi!” Esclama Kevin tappandosi il naso facendo un passo indietro.
“Facciamo un gioco, vi va?” Propone Michael.
“Ok… a cosa giochiamo?”
“Nascondino!” Risponde l’uomo alzandosi.
“Conto io.” Si offre Kevin.
“Ok… noi ci nascondiamo. Vieni Dylan.” Dice Michael prendendo il piccolo per mano.
“Conta fino a quaranta!” Gli ordina l’uomo.
“Ok!” Risponde Kevin iniziando a contare appoggiandosi contro la porta di casa.
“Uno… due… tre… quattro… cinque… sei… sette…”
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“Trenta… trentuno… trentadue… trentatre…” Continua a contare Kevin.
“Kevin… che ci fai qui?” Domanda Andrew trovando il bambino fuori casa.
“Non posso guardare… sto contando.” Spiega restando appoggiato contro il muro.
“Hai per caso visto un uomo seduto qui?” Chiede guardandosi attorno.
“Si, ci ha chiesto di giocare con lui… trentaquattro… trentacinque…” Risponde riprendendo a contare.
“Dov’è Dylan?” Chiede preoccupato.
“Si è nascosto con lui… trentanove… quaranta… Arrivo!” Urla girandosi.
“Resta qui!” Gli ordina Andrew.
“Ma stiamo giocando! Devo trovare Dylan!” Protesta Kevin.
“Resta fermo immobile qui!” Dice severo facendo sedere il bambino sui gradini.
“Ma…”
“Kevin, fai il bravo e resta lì.” Ripete Andrew allontanandosi.
Kevin arrabbiato per il gioco interrotto decide di rientrare in casa.
“Avete già finito di giocare?” Domanda Seamus vedendo il figlio arrivare.
“Andrew, ci ha interrotti!” Afferma arrabbiato buttando il cappello a terra.
“Come mai? Stavate facendo qualche gioco pericoloso?” Chiede Juliana.
“No. Stavamo giocando a nascondino.” Si lamenta Kevin.
“Dov’è Dylan? È fuori con Andrew?” Chiede Stana.
“No, è andato a nascondersi!” Spiega bevendo un sorso d’acqua.
“Dove?”
“Non lo so. Andrew non mi ha lasciato andare a cercarlo!” Sbuffa sedendosi.
“Cosa ti ha detto precisamente Andrew?” Chiede Seamus non riuscendo a capire la situazione.
“Mi ha chiesto dell’uomo che era seduto qui fuori e si è arrabbiato quando gli ho detto che Dylan si è nascosto con lui. Poi mi ha detto di restare fermo ed è corso via.” Racconta Kevin.
“Che uomo, Kevin?” Domanda Nathan.
“Non so come si chiama.”
“Quante volte te lo devo dire che non devi parlare con gli sconosciuti?!!” Lo rimprovera Juliana.
“Ma non era uno sconosciuto… era al matrimonio di Rob.” Si giustifica Kevin.
“È Michael!” Interviene Terry.
“Michael è qui?” Chiede Jon sorpreso.
“Dove sono andati?” Domanda Stana iniziando a preoccuparsi.
“Non lo so stavo contando…”
Stana scatta in piedi come una molla precipitandosi fuori casa seguita da tutti.
“Dylan!” Chiamano andando ognuno in una direzione diversa del giardino.
“Andrew!” Esclama Stana vedendolo tornare.
“Dov’è? Dov’è mio figlio?” Chiede con le lacrime agli occhi.
“Non lo so. Ho fatto il giro di tutta la tenuta ma di loro nessuna traccia.” Spiega Andrew dispiaciuto.
“Oddio!” Sussurra Stana passandosi le mani sul viso.
Dopo una decina di minuti si ritrovano tutti davanti a casa.
“Allora niente?” Chiede Andrew.
Tutti negano con la testa. Nessuno a notizie.
“Ehi! Ho trovato il cancelletto aperto.” Dichiara Jon arrivando di corsa.
Stana disperata e in lacrime si aggrappa a Nathan che la stringe forte a se sussurrale all’orecchio: “Tranquilla… adesso lo troviamo.”
“Ho chiamato la polizia.” Annuncia Terry uscendo di casa.
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Dieci minuti dopo
Il gruppo d’amici sta aspettando l’arrivo della polizia quando Michael sbuca fuori dal nulla.
“Figlio di puttana, dov’è Dylan?!” Domanda Jon correndo verso l’uomo.
“Ehi… Stai calmo…” Risponde lui.
Nathan supera tutti scaraventandosi su Michael e sbattendolo contro un albero, urlando: “Dov’è mio figlio???”
“Chi lo sa…” Lo sfotte l’uomo.
Nemmeno il tempo di finire la frase che Nathan gli molla un pugno sul naso rompendoglielo.
“DIMMI DOV’È!” Ripete afferrandolo per la gola.
Seamus, Jon e Andrew intervengono immediatamente quando vedono che Michael fatica a respirare e Nathan non è intenzionato ad allentare la presa.
“Nathan… lo stai strozzando! Lascialo!” Gli ordina Andrew e aiutato dagli altri due riescono finalmente ad allontanarlo.
“Michael, dicci dov’è Dylan.” Gli chiede Andrew con più calma.
“Parlerò… solo… con Stana.” Risponde respirando a fondo fra una parola mentre il sangue gli cola sul viso.
“Non mi sembri nella posizione di dare ordini!” Afferma Jon.
Mentre gli uomini proseguono con la discussione le ragazze cercano di tranquillizzare Stana.
“Dylan...” Singhiozza respirando sempre più affannosamente.
“Stana, respira a fondo.” Dice Terry, cercando di convincerla, accarezzandole la schiena.
“Ehi, tesoro! Guardami!” Le ordina Tamala prendendole il viso fra le mani.
“Devi respirare!” Le ordina guardandola dritta negli occhi mentre i ragazzi alzano sempre più i toni.
Stana guarda l’amica senza però capire cosa le sta dicendo.
Tutto intorno a lei è confuso.
Vede tutto annebbiato forse per le copiose lacrime che scendono dai suoi occhi.
I suoni attorno a lei sono ovattati.
Poi una vocina la riporta alla realtà.
“Mamma?!” Chiama Dylan sbucando dal retro della casa correndo verso la donna seduta sulla scalinata in lacrime.
“AMORE!” Esclama Stana alzandosi di scatto andando incontro al figlio.
“Grazie a dio stai bene…” Sussurra Stana stringendolo forte a se.
“Mi auguro per te che non abbia nemmeno un graffio altrimenti t’ammazzo!” Lo avverte Nathan per poi dirigersi verso il figlio.
Nathan raggiunge la famiglia abbracciando e baciando entrambi.
“Ehi… piccolo. Stai bene?” Domanda Nathan controllando accuratamente il figlio.
“Perché piangi mamma?” Chiede Dylan.
“… non riuscivo più a trovarti… amore mio…” Spiega Stana cercando di smettere di piangere.
“Eravamo spaventati…” Aggiunge Nathan accarezzando Dylan e baciando Stana sulla tempia.
“Ehi, rilassati l’abbiamo trovato e sta bene…” Sussurra all’orecchio della donna.
“Scusa mamma… stavo giocando…” Afferma Dylan triste per le lacrime della mamma.
“No amore… non è colpa tua.” Lo rassicura Stana stringendolo a se.
“Quello mi ha detto di restare nascosto.” Spiega il piccolo indicando Michael.
“Hai male da qualche parte?” Chiede Stana non riuscendo a placare l’ansia che l’ha pervasa.
Dylan nega con la testa accarezzando la guancia della mamma.
“Stana, sta bene.” Ripete Nathan accarezzando su e giù la schiena della donna.
“Scusate, ma c’è la polizia se volete esporre denuncia.” Gli interrompe Andrew.
“Ci penso io… voi andate dentro.” Suggerisce Nathan facendo cenno a Tamala di occuparsi di loro.
“Signor Fillion… vuole procedere con la denuncia?” Domanda l’agente.
“Si.” Risponde Jon al posto dell’amico.
“Jon…” Cerca di parlare Nathan.
“Se non procede lui con la denuncia lo faccio io.” Dichiara Jon rivolgendosi al poliziotto.
“Non è quello che vorrebbe Stana.” Interviene Andrew.
“Non m’interessa un cazzo. Quel figlio di puttana le ha portato via il figlio!” Controbatte Jon.
“Scusate, trattandosi di un minore solo un parente o un tutore legale può esporre denuncia.” Gli informa l’agente.
“Quindi decido io.” Afferma Nathan.
“Non penso proprio. Stana mi ha nominato tutore due anni fa per assicurarsi che qualora le fosse successo qualcosa io potessi decidere al posto suo per Dylan.” Dichiara Jon.
“Cosa?” Domanda schioccato Nathan.
“Quindi procediamo con la denuncia?” Domanda confuso l’agente.
“No.” “Si!” Rispondono contemporaneamente Nathan e Jon.
“Qui mi risulta che il bambino è sotto il cognome Katic non Fillion come mai?” Chiede il poliziotto.
“Perché è apparso cinque mesi fa… e devono ancora ufficializzare la paternità del signor Fillion quindi decido io.” S’intromette Jon.
“Ho fatto un test di paternità è mio figlio quindi decido io.” Afferma Nathan.
“Mi dispiace signor Fillion ma se non ha depositato il risultato del test presso le autorità di dovere non vale nulla in termini di legge.” Gli spiega l’uomo.
“Facciamo una bella cosa chiediamo a Stana quello che vuole fare.” Propone Andrew.
“No!” Rispondo contemporaneamente Jon e Nathan.
“Vengo in centrale con voi per la denuncia.” Annuncia Jon rientrando in casa per prendere le chiavi della macchina.
“Ok, l’aspettiamo all’undicesimo distretto.” Le urla dietro l’agente raggiungendo il collega già in macchina con Michael.
“Aspetta, non puoi decidere tu! Non è tuo figlio! Non sono la tua famiglia!” Gli urla Nathan bloccando l’uscita all’amico.
“Lascialo passare!” Gli ordina Tamala. “Stana vuole che se ne occupi Jon.” Ammette la donna.
Nathan lascia passare l’amico guardando schioccato verso Tamala.
“Nathan! Stana ha scelto che se ne occupasse Jon perché ha bisogno di te qui. Portali a casa.” Gli suggerisce Tamala rientrando in soggiorno.
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6.00 P.M. Nathan’s house
“Volete qualcosa per cena? Avete fame?” Chiede Nathan sedendosi accanto a loro sul divano.
“SI!” Esclama sorridendo Dylan.
“Ok, grillo… cosa vorresti mangiare?”
“Pizza!” Risponde il piccolo.
“Quella con il prosciutto?” Chiede Nathan componendo il numero per l’ordinazione.
“Si…” Conferma Dylan.
“Mamma, che pizza vuoi?” Domanda Nathan alla donna.
“Mangio quella avanza lui.” Risponde pettinando con le dita i capelli del figlio.
Da quando sono tornati a casa Stana non l’ha lasciato nemmeno un minuto da solo come se avesse paura di tornare e di non trovarlo più.
“Ok.” Afferma Nathan premendo il tasto verde.
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7.00 P.M. Nathan’s house
“Cosa fai in braccio alla mamma?” Chiede Nathan entrando in cucina con le pizze.
“Mangio con la mamma…” Risponde Dylan.
“Non eravamo d’accordo che stavi al tuo posto per la maggior parte del pasto?” Gli ricorda mettendo la pizza con il prosciutto davanti ai due.
“Nate, lasciamelo qui per oggi.” Dice Stana accarezzando la schiena del piccolo.
“Ok. Però mi metto vicino… vicino anch’io!” Acconsente sedendosi nel posto accanto a loro.
“Buon appetito!” Esclama Dylan iniziando a mangiare il prosciutto dalla pizza.
“Buon appetito…” Risponde Nathan baciando prima Stana e poi Dylan sulla tempia.
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11.00 P.M. Nathan’s house
“È ora di portarlo a dormire nel suo lettino, che dici?” Domanda alzandosi.
Stana lo guarda titubante. Vorrebbe portarlo a dormire con loro per assicurarsi che effettivamente è lì con loro e sta bene.
“Ehi… puoi lasciarlo andare. Ti assicuro che non gli succederà niente. Se ti fa sentire meglio mi alzerò ogni ora per controllare se dorme tranquillo, ok? Ma devi lasciarlo dormire nel suo lettino ne avete bisogno entrambi.” Cerca di convincerla Nathan.
“Ok… ma se si sveglia lo prendiamo con noi.” Afferma Stana.
“Promesso.” Risponde prendendo il piccolo addormentato dalle braccia della donna.
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Giorno 190
2.00 A.M. Nathan’s house
Nathan entra nella cameretta buia di Dylan trovando Stana seduta a terra accanto al lettino che veglia sul piccolo.
“Ehi… che fai qui?” Sussurra Nathan inginocchiandosi dietro di lei abbracciandola.
“Non riesco a dormire…” Risponde appoggiando la testa sulla spalla dell’uomo.
“Che dici se lo portiamo di là con noi?” Propone Nathan.
“Avevamo detto…”
“Lo so… ma possiamo fare una piccola eccezione così forse dormi anche tu…” La interrompe lui.
“Ok…” Sorride Stana.
I due si alzano aiutandosi a vicenda.
“Ci penso io…” Si offre Nathan scoprendo Dylan e prendendolo delicatamente in braccio.
“… mamma…” Sussurra sentendosi sollevare.
“Ssshhh… torna a dormire sono qui.” Lo rassicura Stana accarezzandolo sulla schiena.
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Giorno 192
3.00 P.M. Nathan’s house
“Vedi! Te l’avevo detto adesso vieni qui e lo fai addormentare tu. Siete restati attaccati per tre giorni e guarda qual è il risultato. Non riesce nemmeno più ad addormentarsi senza di te.” Dice arrabbiato Nathan.
“Sto arrivando…” Risponde semplicemente Stana accelerando al segnale di semaforo verde.
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3.30 P.M. Nathan’s house
“Alla buonora!” Dice lasciandola entrare.
“Scusa se non sono ancora dotata di ali…” Controbatte lei chiudendo la porta.
“MAMMA!” Esclama Dylan abbracciandola.
“Ciao amore… cosa fai ancora sveglio? Dovresti essere addormentato già da un po’…” Commenta prendendolo in braccio.
“Chissà come mai.” Brontola Nathan.
“Adesso prendiamo il ciuccio e il libricino e andiamo a letto.” Spiega Stana recuperando gli oggetti, ignorando i commenti dell’uomo.
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Venti minuti dopo
Stana esce dalla stanza del piccolo chiudendo piano la porta per poi raggiungere Nathan in soggiorno.
“Ehi…” Lo saluta lei sedendosi accanto a lui.
“Stana, non va bene così… invece che migliorare in questi ultimi tre giorni è peggiorato. Non mangia più al suo posto e per dormire vuole solo ed esclusivamente te.” Afferma lui alzandosi.
“Lo so… mi dispiace. Troveremo un modo per tornare alle abitudini di prima.” Risponde sapendo di aver causato più male che bene in questi ultimi giorni.
“Voglio proprio vedere come… facendolo piangere immagino.” Dice arrabbiato Nathan.
“Ti ho detto che mi dispiace… che altro devo fare?! Ho sbagliato ma avevo bisogno di stringerlo a me assicurandomi che stesse bene.” Spiega alzandosi.
“Per tre giorni? Stana, è sparito per un’ora ed era nascosto perché pensava di giocare a nascondino! Non è stato rapito.”
“E allora? Secondo te è meno grave? Mio figlio era sparito e non sapevo dove fosse finito! Tu non hai idea dei momenti che ho passato quando non c’era più… mi sentivo morire. Lui è tutta la mia vita e avrò esagerato nei comportamenti in questi ultimi giorni ma non me ne pento.”
“Parli come se fossi l’unica a cui è stato portato via il figlio! Ero spaventato anch’io ma quando ho visto che stava bene sia fisicamente che psicologicamente mi sono calmato e ho voluto proseguire con lo stesso trantran giornaliero, proprio per evitare questo tipo di situazioni. Tu invece hai pensato solo a te stessa e adesso ci ritroviamo a farlo star male per togliergli i vizi che tu gli hai fatto prendere.” Afferma arrabbiato.
“Per fortuna ognuno di noi è diverso! Comunque, se ti da così fastidio posso arrangiarmi e togliergli i vizi che gli ho dato.” Lo incalza Stana.
“Ma che discorsi fai? Secondo te sono arrabbiato perché ho del “lavoro” in più da fare con mio figlio? Sono incazzato perché nei prossimi giorni quando tu sarai a lavorare e lui sarà qui con me dovrò sentirlo piangere disperato mentre ti cerca. E, scusa se mi fa star male vedere mio figlio piangere!” Chiarisce Nathan.
“Nathan, spiegami che cazzo vuoi che faccia?! Ti ho detto che mi dispiace… non so cos’altro fare. Se cercavi un pretesto per litigare ci stai riuscendo benissimo!” Ammette recuperando la borsa.
“Dove vai?” Domanda vedendola andare verso l’uscita.
“Vado a prendere Jon… Passiamo tra un’ora a prenderlo!” Spiega aprendo la porta di casa.
“Che fai? Vai a chiamare il tuo cavaliere?” Chiede infastidito.
“Ma cosa cavolo stai dicendo?”
“Dico che quando faccio o dico qualcosa che non ti va ti precipiti da Jon!” Dice seguendola.
“Sei ridicolo! Oggi se non lo sai è venerdì… abbiamo la nostra serata pizza con Jon come tutte le settimane!” Spiega irritata dal comportamento dell’uomo chiudendo lo sportello della macchina.
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5.00 P.M. Nathan’s house
“Ciao nano!” Lo saluta Jon acciuffandolo.
“Ahahahaha…” Ride il piccolo cercando di liberarsi dalla presa dello zio.
“Ok… abbiamo preso tutto.” Afferma Stana tornando in soggiorno con una borsa di vestiti.
“Ehi… perché porti via i vostri pigiami?” Domanda avvicinandosi alla donna mentre Jon e Dylan proseguono con la lotta.
“Sai ogni tanto bisogna lavarle le cose…” Risponde sarcasticamente Stana.
“Ve li lavo io… ma non tornate qui stanotte a dormire?” Chiede preoccupato.
“No, andiamo a casa. Non vorrei mai che ti dovessi svegliare infastidito da nostro figlio che vuole dormire con noi.” Risponde lei.
“Cosa? Siamo arrivati a questo? Solo perché ti ho detto che hai sbagliato allora adesso mi porti via mio figlio?!” Domanda trascinando la donna in cucina con lui.
“Non ti sto portando via niente. Passiamo solo la notte a casa nostra invece che qui. Non sto partendo per Miami.” Spiega lei.
“Anche questa è casa vostra. Voglio avervi qui.”
“No, è casa tua… casa nostra è a Miami.” Controbatte Stana.
“Cosa vorresti dire che vuoi tornartene a Miami?” Domanda terrorizzato dall’idea di perderli.
“Nathan… ascolta, non voglio andare da nessuna parte. Però stiamo continuando a discutere è meglio se torniamo a casa con Tamala per un paio di notti. Giusto il tempo per calmarci un attimo.” Dice cercando di rassicurare l’uomo che appare evidentemente preoccupato.
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Giorno 195
8.00 P.M. Tamala’s house
“Che ci fai qui, Fillion?” Domanda scocciata Tamala trascinando dentro casa l’uomo.
“Scusa, volevo vedere i miei malati.” Risponde timoroso Nathan.
“Ok, ma ti avverto se entri in questa casa non potrai più uscirne!” Lo avverte Tamala.
“E perché? Sono stato contagiato da qualche malattia mortale entrando a casa tua?” Domanda drammaticamente.
“No, peggio. Il mio appuntamento sta per arrivare e tu non puoi più uscire di qui, fino a nuovo ordine. Ora prendi questa e vai.” Gli ordina dandogli in mano il biberon con la camomilla per Dylan e spingendolo verso la direzione giusta.
“Ok, vado. Ma se Stana mi manda via? Posso passare di qui?” Domanda.
“Ma sei scemo! Secondo te mentre sono qui con un uomo con cui voglio concludere… tu, puoi passare tranquillamente?!! Se Stana ti manda via cerca una finestra ed esci da lì.” Afferma seccata.
“Ok, scusa. Spero che tu sia più ospitale con il tuo appuntamento.” Commenta Nathan prima di avviarsi lungo il corridoio.
“Sarò MOLTO ospitale… tranquillo…” Gli urla dietro Tamala.
Nathan bussa leggermente alla porta della camera.
Apre leggermente sussurrando: “Stana…”
“Nathan??!” Domanda girandosi verso la porta.
“Posso entrare?” Domanda guardando verso la donna sdraiata sul letto.
“Vieni entra. Non sapevo saresti passato.” Dice invitandolo ad entrare.
“Come no?! Guarda vi ho portato anche qualcosa di forte da bere… camomilla.” Scherza chiudendo la porta e mostrando il biberon come se fosse una bottiglia di pregiato champagne.
“Roba forte.” Risponde Stana ridendo.
“Oh scusa… non avevo visto che stava dormendo. Come state?” Domanda abbassando il tono di voce e guardando il figlio profondamente addormentato in mezzo al lettone.
“Oggi decisamente meglio. Abbiamo passato gli ultimi giorni con febbre fino a trentanove. Non serviva che venissi ad ammalarti pure tu.” Spiega Stana mettendosi seduta con la schiena appoggiata contro la testiera del letto.
“Ma io non mi ammalo, tranquilla. Poi non potevo stare senza vedervi per così tanto tempo.” Afferma lui togliendosi la giacca e la felpa.
“Due giorni, Nathan. È due giorni che non ci vedi.” Gli fa notare.
“Due giorni sono un’eternità. Ormai mi avete abituato troppo bene. Quindi, a meno che non mi vuoi cacciare, resterei molto volentieri a guardare con voi l’era glaciale.” Dichiara guardando verso la tv.
“Puoi restare. Però non posso assicurarti che resterò sveglia.” Afferma sbadigliando.
“Papà…” Sussurra Dylan con gli occhi ancora chiusi ma con un leggero sorriso sul viso.
“Ehi… ciao dormiglione. Come stai?” Domanda Nathan sedendosi sul letto accanto al figlio accarezzandogli il pancino.
“Papà…” Ripete allungando le braccia verso di lui socchiudendo gli occhi.
Nathan lo solleva prendendolo in braccio mentre Stana gli suggerisce: “Levati le scarpe. Ti permetto di dividere il letto con noi.”
“Grazie sono onorato.” Risponde Nathan levandosi le scarpe e mettendosi nella stessa posizione della donna accanto a lei.
“Amore vuoi la camomilla?” Domanda Stana baciando la fronte del figlio per sentire se è caldo.
Dylan annuisce mettendosi comodo contro Nathan per poter guardare la tv mentre quest’ultimo prende il biberon da Stana.
“Vieni qui.” La invita Nathan.
“Qui dove?” Domanda Stana guardando verso l’uomo.
“Fammi sentire se hai la febbre.”
“Non serve… non ne ho.” Risponde tornando a guardare il cartone.
“Allora misuratela.”
“Nathan, ti ho fatto restare per stare un po’ con Dylan non costringermi a mandarti via.” Gli fa notare lei.
“Tanto non puoi mandarmi via. Tam mi ha vietato di uscire fino a nuovo ordine.” Controbatte lui.
“Esistono anche le finestre. Potresti uscire da lì.” Risponde indicando la finestra.
“Cacceresti il padre di tuo figlio dalla finestra? Fuori al freddo e al gelo senza scarpe?” Domanda drammaticamente.
“Devo proprio rispondere o sai già la risposta.” Risponde lei facendogli la lingua.
“Donna crudele.” Afferma contraccambiando la linguaccia.
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Un’ora dopo
Nathan ride per una battuta di Sid (bradipo dell’Era glaciale) ma si accorge che è l’unico che è rimasto sveglio.
Sistema Dylan tra lui e Stana dopo di che fa il giro del letto e sedendosi accanto alla donna le sussurra all’orecchio: “Stana, ti aiuto a sdraiarti altrimenti domani avrai il torcicollo.”
Lei più di là che di qua ubbidisce facendosi aiutare dall’uomo a stendersi.
“Papà…” Lo chiama Dylan.
“Sono qui.” Risponde Nathan facendo velocemente il giro del letto per raggiungere il figlio.
“Mi scappa la pipì.” Dichiara allungando le braccia per farsi portare.
“Ok. Andiamo a farla.” Risponde sollevandolo.
“Puoi restare a fare la nanna con noi?” Domanda seduto sul vasino.
“Resto fino a quando ti addormenti. Ok?” Risponde aiutandolo ad asciugarsi e a rivestirsi.
Una volta a letto Dylan si arrampica sdraiandosi a pancia in giù sopra il papà con la testa appoggiata alla sua spalla.
“Sei comodo?” Domanda Nathan.
“Si. Sei morbido.” Dice ridendo il piccolo.
“Questa te l’ha insegnata la mamma, vero?!” Afferma ridendo.
Dylan annuisce sbadigliando.
“Ok, adesso chiudi gli occhietti che sei stanco. Notte grillo.” Dice Nathan baciandolo sulla fronte.
“Notte papà. Ti amo.” Risponde il piccolo chiudendo gli occhi.
“Vi amo anch’io.” Risponde emozionato Nathan accarezzando dolcemente la schiena del figlio con una mano mentre l’altra cerca quella di Stana.
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 Giorno 196
4.00 A.M. Tamala’s house
“Mamma…” La chiama Dylan svegliandola.
“Che succede?” Chiede assonnata guardando il figlio.
Dylan indica con il ditino dietro di lei.
Stana si gira a guardare Nathan accorgendosi solo ora del fastidioso rumore che sta facendo.
“Nate!” Lo chiama scuotendolo.
“Chi è?” Grida svegliandosi di soprassalto.
“Sembri un trattore.” Lo prende in giro Stana.
“Molto gentile… che ore sono?” Domanda cercando il cellulare.
“Le quattro. Spogliati e torna a dormire. Possibilmente mettendoti su un fianco.” Lo invita sistemando Dylan di nuovo sotto le coperte.
“Spogliarmi?! Subito ma c’è nostro figlio non so se è il caso di…” Scherza Nathan togliendosi i jeans.
“Veloce prima che cambi idea.” Lo zittisce Stana.
Nathan finito di spogliarsi si risistema a letto mettendosi su un fianco e abbracciando la donna da dietro.
“Buona notte…” Dice Stana sistemandosi meglio contro di lui.
Nathan in risposta la bacia sulla tempia seppellendo il viso tra i lunghi capelli della donna.
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7.00 A.M. Tamala’s house
Stana esce dal bagno dopo due minuti trovando Nathan che occupa completamente tutto il letto costringendo Dylan sul bordo.
“Non ci stai?” Sussurra l’uomo aprendo un occhio e trovando Stana impegnata a studiare una strategia per spostarlo.
“Allora l’hai fatto apposta!” Afferma spingendolo in là.
“Vieni qui!” Dice Nathan spostandosi e aprendo le braccia per accogliere la donna.
Stana si sdraia letteralmente sopra di lui.
“Signorina Katic vuole approfittare di me?” Domanda afferrandola per i glutei tirandola più su.
“No, è che sei morbido!” Dice ridacchiando.
“Molto spiritosa… adesso ti faccio passare la voglia di ridere…” Sussurra prima di baciarla appassionatamente.
Stana risponde al bacio passandogli le mani fra i capelli e strusciandosi contro di lui.
“Vedo che ti sono mancato…” Sussurra accarezzandole le gambe.
“Un po’…” Risponde continuando a muoversi.
“Ti avverto se continui così potrei non rispondere delle mie azioni… e ti ricordo che c’è un minore nel letto con noi.” Confessa sulle labbra della donna palpandole i glutei e tirandola contro di se.
“Non sei più così tanto morbido.” Ammette sentendo l’erezione dell’uomo contro di se.
“Stai giocando con il fuoco… ne sei consapevole?” Domanda percorrendo con le mani la schiena nuda della donna.
“Tranquillo… sono sicura che Tam ha un estintore nel caso prendessi fuoco!” Continua a scherzare lei allargando le gambe per far aderire meglio il suo centro.
Nathan decide di porre fine alle provocazioni della donna.
Infila la mano dentro le mutandine, le palpa il gluteo destro, poi lentamente si spinge più giù fino ad arrivare alla sua femminilità.
È già bagnata e lentamente le infila un dito facendola sussultare.
“Che c’è non ridi più adesso.” La prende in giro lui questa volta.
Stana gli tappa la bocca con la sua mentre lui prosegue con la sua dolce e lenta tortura.
“Vieni come me…” Sussurra all’improvviso all’orecchio dell’uomo alzandosi e tirandolo con se dentro al bagno chiudendo la porta.
“Ti voglio!” Confessa sollevandola da terra contro il muro mentre lei allaccia le gambe attorno alla sua vita.
TOC… TOC…
I due vengono interrotti da qualcuno che sta bussando alla porta del bagno.
“Stana…” Si sente chiamare al di là della porta.
“Che c’è?” Domanda riconoscendo la voce dell’amica.
“Apri la porta.” Gli ordina Tamala.
“Digli che sei impegnata…” Bisbiglia all’orecchio della donna mordendole il collo.
“Mettimi giù…” Suggerisce Stana.
“Scherzi?” Domanda seccato.
“Ti assicuro che non se ne va se non ascolto quello che ha da dirmi.” Dice Stana baciandolo sul naso.
Sbuffando Nathan ubbidisce poi prendendo un asciugamano per coprire il segno evidente della sua eccitazione mentre Stana si sistema canotta e mutandine.
“Che succede?” Chiede aprendo la porta.
“Ops… scusa pensavo fossi sola.” Afferma Tamala vedendo l’uomo dietro di lei.
“Adesso che hai visto che è impegnata puoi andare.” Dice Nathan salutandola con la mano.
“No scusa… ho un problema. Ho bisogno di lei un attimo.” Dichiara trascinando l’amica fuori dal bagno.
“Resta qui arrivo subito…” Dice Stana seguendo l’amica fuori dalla stanza.
“Certo… come no...” Brontola per conto suo Nathan.
“Papà…” Lo chiama Dylan dal letto.
“Ecco appunto adesso può star via anche tre ore…” Dichiara prima di rivolgersi al figlio.
“Buon giorno, grillo!” Lo saluta saltando sul letto facendolo ridere.
“Come stai, piccolo? Ti senti meglio?” Domanda baciando la fronte del figlio.
“Papà, possiamo andare al parco?” Chiede Dylan sedendosi a cavalcioni sul petto del padre.
“Prima misuriamo la febbre poi vediamo… Ti scappa la pipì, grillo?”
“No…” Risponde lui lasciandosi cadere sul letto.
“Io dico di si… dai monta in spalle.” Lo invita Nathan.
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9.00 A.M. Tamala’s house
“Tam, questa è stata l’ultima volta…”
“Ma dai ormai sei entrata nella parte. Sei impeccabile.” Risponde Tamala.
“Mi manca solo di finire sui giornali per questo.”
“Tanto… scandalo più… scandalo meno che ti frega. Magari ti chiamano a fare una parte in un film.” Afferma l’amica.
“Di cosa state parlando?” Domanda confuso Nathan seduto al tavolo con Dylan.
“Niente!” Risponde prontamente Stana.
“Non ti vergognare… secondo me si ecciterebbe a vederci.” Commenta Tamala.
“Cosa?” Chiede ancora più curioso.
“Io porto lontano mio figlio da questi argomenti… tu fai quello che vuoi. Tanto so già che gli racconterai tutto.” Afferma Stana prendendo in braccio Dylan per portarlo a lavarsi e cambiarsi.
“Allora?” Domanda Nathan una volta restati soli.
“Ma niente è una piccola recita che io e Stana abbiamo creato per la prima volta 4 anni fa. Praticamente quando voglio liberarmi di un uomo lei arriva e finge di essere la mia ragazza. Fa una scena di gelosia davanti al mal capitato e questo se la svigna. A dir la verità c’è capitato un tipo che una volta ha cercato di convincerci a fare una cosa a tre. Più che spaventato era eccitato.” Racconta Tamala ridendo.
“Oh mio dio… e cosa fa Stana?” Domanda curioso.
“Mi tocca… mi bacia… e…”
Nathan eccitato aspetta che l’amica continui ma invece lei si ferma guardandolo male.
“Sei proprio un pervertito come il tuo amico Jon!” Dice dandogli uno scappellotto.
“AHI! Ma…” Cerca di parlare Nathan.
“Vedo che ti hanno raccontato anche a te del giochetto lesbico…” Lo interrompe Jon.
“E tu da dove sei entrato?” Domanda Tamala.
“Dalla porta… gli ho aperto io.” Spiega Stana entrando in cucina.
“Tu, che sai di questo giochetto?” Domanda Nathan all’amico.
“Io… le ho viste in azione.” Confessa Jon.
“Cosa? Quando?” Chiede sorpreso.
“Zio!” Esclama Dylan correndo ad abbracciare l’uomo.
“Ciao nano…” Lo saluta Jon.
“Non posso parlarne… Sappi solo che dopo la loro scenetta ho passato un’ora in bagno.” Dichiara Jon posando il nipotino a terra.
“Ok… chiuso l’argomento.” Gli zittisce Stana mentre Nathan si alza e la trascina verso l’uscita.
“Torniamo tra un po’.” Afferma Nathan portando Stana in camera da letto.
“Che fai?”
“Concludiamo quello che abbiamo iniziato stamattina.” Risponde spingendola sul letto.
“Scherzi?”
“Nemmeno un po’… ho troppa voglia di te.” Afferma Nathan togliendosi la maglietta.
“Nathan… ci sono di là i nostri amici che sanno cosa stiamo facendo.”
“E allora?” Risponde sdraiandosi sopra di lei.
Nathan inizia a baciarle il collo intrufolandosi sotto la maglietta della donna quando alla porta si sente bussare.
TOC… TOC… TOC…
“Non c’è nessuno!” Risponde Nathan.
“Vostro figlio vuole entrare.” Urla Jon.
“Ignoriamolo…” Sussurra Nathan riprendendo a baciarla.
“Permesso…” Dice Jon aprendo la porta seguito da Dylan e Tamala.
Stana scoppia a ridere vedendo i tre entrare… Dylan salta immediatamente sul letto mentre Tamala e Jon se la ridono.
“Siete i peggiori amici di questo mondo!” Esclama Nathan sbuffando.
“Che comodo questo letto.” Affermano Tamala e Jon sedendosi.
“Io vi odio!” Sussurra Nathan nascondendo la testa fra i capelli della compagna.
“Comunque ti hanno preso in giro… non facciamo niente di sconcio io e Tam.” Rivela Stana accarezzandogli la schiena nuda.   
 
  
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