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Autore: _Cthylla_    10/03/2014    4 recensioni
C'erano una volta due grandi amici che andavano a caccia insieme in Africa...
Dalla storia:
"“che c’è?!” fece segno all’amico. Che voleva Howard? Non si rendeva conto che era un momento importantissimo, benedetto ragazzo?!
Lo vide indicare qualcosa che, dai gesti che faceva, sembrava essere alle sue spalle. Lì per lì non capì, e ripeté il gesto di prima, “ma che c’è?!”.
Howard, con uno sbuffo, gli fece di nuovo cenno di guardare alle proprie spalle. In modo più deciso.
Robin scosse la testa, sbuffò a sua volta e si risolse a guardare cos’era che Howard gli stava indicando. Tanto sennò non avrebbe mai smesso di insistere, quindi meglio accontentarlo e finirla lì…
«BUFALO!!!» esclamò finendo quasi per cadere all’indietro e per perdere il fucile che sembrava aver preso vita e rifiutarsi di rimanergli tra le mani «c’è un bufalo!!!»"
Genere: Commedia, Introspettivo, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Robin Mask
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Occhi di smeraldo'
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Allora...in primis ci tengo a scusarmi per l'errore di calcolo (che ho corretto) fatto in Occhi di Smeraldo II. Ci sta che Howard a diciotto anni sia stato con Alisa qualche mese prima di conoscere Janice, e ci sta che Robin gli abbia fatto conoscere la moglie circa sei mesi dopo. Ma non ci stava che Alisa fosse "morta" qualche altro mese dopo: Howard e Janice hanno avuto Emerald che lui aveva venticinque anni, Kevin ha l'età di Emerald, Alisa è andata via più o meno un anno dopo la sua nascita, quindi non poteva averlo fatto quando Howie aveva diciotto-diciannove anni.
Chiedo venia. Per me la matematica è sempre stata un'opinione.
Quanto alla one shot di seguito, è una di quelle che non so perché le scrivo...ma le scrivo!

 
***

“mi sa tanto che avrei fatto meglio a lasciarlo a casa con la moglie”.

Il ventitreenne Howard H.R.J. Lancaster, che attualmente trovavasi in Africa in una “gita tra uomini” a base di notti in tenda e caccia grossa, nel vedere la scena che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi stava comprendendo piuttosto velocemente che forse avrebbe dovuto scegliere un altro compagno, per quel safari.

Attualmente infatti il suo quarantadue-quasi-quarantatreenne amico Robin Mask, nascosto nell’erba alta, stava mirando al leone che si trovava circa ad una decina di metri di distanza.

Non accorgendosi del bufalo nero di almeno ottocento chili che gli stava a meno di due metri, e lo guardava decisamente storto.

Howard si era arrampicato sull’acacia vicina, ed ora osservava quella scena scuotendo la testa come a dire “no, no…”

Possibile che davvero non si fosse accorto del bufalo? Eppure per quanto ne sapeva Howard, Robin non era esattamente un dilettante in fatto di caccia.

Ma evidentemente l’esperienza del suo amico di limitava solo alla caccia alle volpi, contrariamente a lui che aveva seguito suo padre Hogan nelle battute di caccia grossa dai tredici anni in poi.

Le aspettative di Howard riguardo a questa gita erano decisamente diverse. Specialmente perché tale gita era stata voluta proprio da Robin, che aveva manifestato il desiderio di allontanarsi da casa per un po’ -presumibilmente perché preferiva continuare a negare i problemi che aveva con la moglie decidendo di ignorarli invece che risolverli: “li ignoro quindi cessano di esistere”- e che era parso contento all’idea di andare in Africa e portarsi a casa, magari, la testa di un leone. Voleva il leone, così aveva sempre dichiarato: agli altri animali non era particolarmente interessato, ma il leone non poteva assolutamente mancarlo.

Oh, era andato avanti per parecchio con quella storia, il suo amico.

Più o meno per tutti i cinque giorni e le sei notti che avevano già trascorso lì.

Si. Avete capito bene: anche di notte Robin Mask borbottava nel sonno “voglio quel dannato leone”.

Se Howard Lancaster non fosse stato tanto affezionato al suo amico avrebbe ceduto alla grande tentazione che gli era venuta di prenderlo, addormentato così com’era, e buttarlo nella tana così che Robin  soddisfacesse quella voglia di leoni che aveva così tanto e che impediva a lui di dormire come si deve.

“se sparo a quel bufalo gli eviterò un’incornata, o peggio. Ma il leone scapperebbe” pensò “se non faccio niente invece magari riuscirà a prendere questo benedetto leone ed io potrò finalmente tornare a dormire in santa pace. Si, a meno che poi invece di ‘voglio quel dannato leone’ inizi a borbottare ‘ah, ti ho preso leone maledetto!’…a quel punto però lo abbandono nella savana e chi s’è visto s’è visto” sbuffò alzando gli occhi al cielo e sapendo che tanto non avrebbe mai avuto il coraggio di far avverare tutti quei dolci propositi.

“Robin, Robin…sei fortunato che gli amici esistano anche per questo: sopportarti” pensò Howard con un sorriso. Scese poi su uno dei rami più bassi dell’albero, finendo a penzolare a testa in giù, raccolse un paio di sassi e tornò rapidamente a nascondersi.

Qualche secondo dopo Robin Mask venne colpito sull’elmo da qualcosa. Ma non se ne curò, stava aggiustando la mira per acchiappare il leone. Quel giorno sarebbe stato il decisivo, non se lo sarebbe fatto sfuggire per nessun mot…ancora un altro colpo?!

Al terzo sassolino arrivatogli sull’elmo finalmente Robin Mask capì che quella serie di colpetti non era casuale, e si voltò verso l’acacia.

“che c’è?!” fece segno all’amico. Che voleva Howard? Non si rendeva conto che era un momento importantissimo, benedetto ragazzo?!

Lo vide indicare qualcosa che, dai  gesti che faceva, sembrava essere alle sue spalle. Lì per lì non capì, e ripeté il gesto di prima, “ma che c’è?!”.

Howard, con uno sbuffo, gli fece di nuovo cenno di guardare alle proprie spalle. In modo più deciso.

Robin scosse la testa, sbuffò a sua volta e si risolse a guardare cos’era che Howard gli stava indicando. Tanto sennò non avrebbe mai smesso di insistere, quindi meglio accontentarlo e finirla lì…

«BUFALO!!!» esclamò finendo quasi per cadere all’indietro e per perdere il fucile che sembrava aver preso vita e rifiutarsi di rimanergli tra le mani «c’è un bufalo!!!»

Il gigantesco mammifero sbuffò incollando il muso alla maschera di Robin osservandolo con due occhiacci cattivi che nemmeno una iena in una brutta giornata.

Howard guardò loro, poi il leone, che evidentemente doveva essere vecchio e sordo per non rendersi conto di quanto stava capitando a pochi metri da lui.

E che aveva qualcosa che andava dal comico al surreale, perché -e qui Howard si mise le mani tra i capelli- per quanto Robin non fosse esattamente un genio non poteva neppure considerarlo uno stupido. O difficilmente sarebbero diventati amici per davvero com’era successo.

Eppure eccolo lì, Robin Mask, che pur avendo  un fucile carico fuggiva dal bufalo correndo in tondo invece che sparargli.

Eh no, aveva pensato bene poco fa: nella caccia alle volpi era un asso, ma se si trattava di qualcosa di più serio non c’era proprio.

E pretendeva di far fuori un leone? Ma per piacere.

Ad Howard però sarebbe dispiaciuto se Robin fosse stato ferito nell’orgoglio in quel modo, con lui a salvarlo dall’attacco di quel perfido mammifero cornuto e col tanto agognato leone ancora vivo. Per non parlare del fatto che Robin in cinque giorni non aveva nemmeno preso altro, col dire -appunto- che lui voleva il leone e solo quello!

Quindi pensò rapidamente ad una strategia che salvasse l’orgoglio dell’amico…

«Robin!!! Sparagli, che diamine!» lo incitò da sopra l’acacia «spara!»

Ecco, finalmente si era ricordato di avere un fucile carico in mano. Ma come aveva immaginato, stava sparando ovunque meno che al bufalo.

“perfetto”.

Con due soli colpi precisi Howard Lancaster fece fuori sia il leone che il bufalo, senza che Robin preso a sparare in ogni dove se ne accorgesse neppure. Capì che era successo qualcosa solo quando vide il bufalo per terra stecchito.

«ah! Bravo, l’hai preso!» si complimentò Howard scendendo dall’acacia «…e non ci vorrei giurare ma hai acchiappato anche il leone!»

«…ah si? Mh. Insomma, ovvio che l’ho preso, tanto che ho dovuto sparare al bufalo mi sono detto che era l’occasione perfetta per colpire anche il leone!» disse Robin orgogliosamente, pur pensando “ma come diavolo ho fatto?”. Ma era troppo orgoglioso per ammettere di “non averlo fatto di proposito” (…).

«beh, ottimo lavoro. Uccidere un leone mentre avevi a che fare con un bufalo inferocito; non è cosa da tutti».

«no, infatti» disse Robin soddisfatto mentre si avvicinavano al vecchio leone «sapevo fin dall’inizio che oggi ce l’avrei fatta!»

“sicuuuuuuuro” pensò Howard alzando gli occhi al cielo e scuotendo la testa senza però farsi vedere. «vuoi che ti faccia una fotografia qui, con te vicino al leone che hai ucciso?»

«ovviamente! Questa va per i posteri!»

Howard usò la sua macchina fotografica, una di quelle che facevano le istantanee, per immortalare Robin Mask soddisfatto del “proprio” successo. Un piccolo segreto, come quello di essere stato a letto con Alisa prima di venire sapere che era sua moglie, che probabilmente si sarebbe tenuto tutta la vita per sé.
 
 
«mf…ti ho preso…maledetto leone…eheh…»

“io penso che non è possibile” si disse Howard quando, al limite dell’esasperazione, decise di dare la sveglia a Robin facendo qualcosa di meno pesante che gettarlo nella tana dei leoni.

Trascinandolo fuori dalla tenda senza che lui, col sonno pesante che aveva, se ne accorgesse neppure e gettandolo in uno stagno lì vicino.

«m-m-m-ma che diavolo…?!» sputacchiò l’inglese, mentre Howard si esibiva nella sua migliore espressione stupefatta.

«Robin, non sapevo che fossi sonnambulo!» esclamò con espressione allibita.

«ma perché diamine non mi hai svegliato?!» sbottò uscendo -fradicio- dallo stagno.

«svegliare un sonnambulo è pericoloso, lo sanno tutti. Per non parlare del fatto che tutto pensavo ma non che ti saresti gettato nello stagno» scosse la testa «ho provato a farti tornare in tenda, ma tu proprio non ne hai voluto sapere!»

«mpf. Vabbè» borbottò Robin «se mai succedesse ancora però svegliami, pericoloso o meno…ma guarda tu…sono completamente bagnato!» sbuffò, tornando verso la tenda a grandi passi seguito da Howard che lo osservava con un sorrisetto.

“e magari almeno per questa notte dormo tranquillo…”

***


non so voi ma a me mette quasi tristezza pensare che siano arrivati ad odiarsi a tal punto...la prova di come questioni di soldi, orgoglio e testardaggine possano finire a rovinare delle belle amicizie.
   
 
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