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Autore: Jiulia Duchannes    10/03/2014    2 recensioni
Leonetta Tomletta Naxi Marcesca Fedemilla
Violetta Castillo è la figlia del capo delle guardie del re, promessa sposa ed innamorata del duca Tomas Heredia, la sua vita è perfetta ma basta una passeggiata in paese per sgretolare le sue certezze. L’incontro con Leon Vergas, capo dei ribelli, dà una svolta alla sua vita. I dubbi si insinueranno nella sua mente e il suo cuore si dividerà in due, una parte di lei vorrà appoggiare il rivoluzionario Vergas mossa da un fuoco interiore che non credeva di possedere, ma l’altra è ancora legata al giovane Heredia che non conosce la verità sui ribelli e su Leon.
Ludmilla, figlia del re, viziata principessa dalle pretese esagerate, innamorata del conte Heredia conoscerà invece un contadino, un poveraccio che con le sue maniere rozze e il suo modo di trattarla come una comune mortale e non una regina la farà innamorare: Federico.
Natalia, la dama da compagnia della principessa Ludmilla, Francesca sorella del vice del signor Castillo, Camilla figlia del conte Torres, Maxi braccio destro di Leon, Marco cugino di Vergas, Federico e tanti altri i protagonisti di questa ff.
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~La luce del tramonto illuminava il grande giardino del castello dei Ferro,collocato poco piú lontano dall'altro,nella parte piú scintillante e ricca della città.
Nel gazebo bianco accanto al lago erano comodamente seduti su un divanetto di vimini Tomas e Violetta,che gia stavano recuperando il tempo nel quale non si erano visti.
Entrambi avevano sentito molto la mancanza dell'altro,non avrebbero potuto lasciarsi in questo modo,ma fortunatamente,come in tutte le fiabe che si rispettino,i due si erano ritrovati per vivere la loro favola.
-Lo sai che ti amo?- chiese Tomas carezzandole i capelli dolcemente.
-Come potrei non saperlo? Me lo dimostri ogni secondo nel quale sei con me- rispose stringendogli le mani tra le sue.
Violetta diede un bacio sulle labbra al giovane conte Heredia, l’ennesimo. Aveva bisogno di sentirlo vicino, aveva bisogno delle sue forti braccia stringerla, delle sue morbide labbra baciarla e dei suoi bellissimi occhi riscaldarla con un solo sguardo colmo d’amore. Eppure negli occhi azzurri di Tomas lei riusciva solo a vedere quegli occhi verdi, rabbiosi e dannatamente attraenti di Leon.
Ormai quel ribelle infestava i suoi pensieri, la sua anima, anche il suo cuore. Ormai era una parte di lei che mai se ne sarebbe andata, una parte che Violetta non voleva ma dalla quale non si poteva separare allo stesso tempo.

Vilu sorrise nervosamente e riprese a guardare Tomas,che intanto aveva smesso di parlare con lei,essendosi accordo che qualcosa non andava.
-Che succede Vilu? Stai bene?- chiese preoccupato prendendole il viso tra le mani.
-No no,non succede niente...- rispose lei cercando di sembrare convinta. Ma non riuscí,o almeno non riuscí a convincere Tomas,che la conosceva meglio di chiunque altro.
-Tomas,non é successo niente,non preoccuparti- lo rassicuró prendendogli una mano e sorridendogli dolcemente.
Lui ricambió la stretta,e seppur non fosse del tutto convinto,decise di crederle -Ok,ma se qualsiasi cosa dovesse tormentarti,io sono quí per te-
-Questo lo so- rispose infine lei per poi stampargli un bacio a fior di labbra.

Intanto il re girava nervosamente per i corridoi in cerca di una persona che non riusciva a trovare.
Normalmente avrebbe chiesto a uno dei suoi servitori di andarla a chiamare,ma questa volta non poteva. Non poteva dire che cercava urgentemente la signorina Natalia. Sicuramente avrebbero iniziato a sospettare qualcosa,e  non poteva permetterlo.
La paura provata negli istanti in cui aveva creduto che la giovane dama fosse morta, il dispiacere che solo un padre può provare, lo avevano fatto convincere che fosse giunto il momento di far sapere a sua figlia, non certo la viziata Ludmilla, quanto in realtà tenesse a lei pur non avendolo mai dimostrato.
Nata era accovacciata vicino alla finestra intenta a raccogliere i pezzi di vetro sparsi a terra. Ludmilla aveva avuto l’ennesimo attacco isterico, e aveva rotto un preziosissimo vaso, e ora toccava a Nata riparare il disastro.
Il re si chiuse velocemente la porta alle spalle, e il rumore fece sussultare Nata, che nel vedere sua maestà in persona lì, si spaventò un poco. Che avesse scoperto di lei e Maxi? Che la volesse costringere a dire dove si trovava? Che la volesse arrestare?
-Ludmilla non c’è maestà-S’affrettò a dire la dama
-io non cercavo lei-affermò il re. Natalia pensò di essere finita, morta. Il cuore le prese a battere furiosamente, gli occhi vagavano in cerca di una via d’uscita, che non c’era. La mente era ormai annebbiata dalla paura.
Il re si grattò il capo, come imbarazzato- Sono qui per te, come padre Natalia. Quando ho creduto che fossi morta bhè ho realizzato quanto mia figlia, tu Naty, sia importante per me. So che in questi anni non ti ho trattata con il giusto rispetto, con il giusto amore.Ma immagini che scandalo se il popolo avesse saputo del mio adulterio?  Non potevo mettere a rischio la mia immagine, mi dispiace piccola. Molto- Natalia rimase di stucco a quelle parole, non se le aspettava. Poteva leggere la verità, la sincerità negli occhi del re, di suo ‘padre. L’aveva sempre ritenuto un  mostro, sempre cattivo, crudele e spietato.Ma ora vedeva la bontà in lui. Vedeva un padre. D’altra parte c’era Maxi, c’erano i ribelli. Lei era immischiata con loro più di quanto volesse, lei era forse parte di loro in un certo senso. Ora che suo padre le aveva dichiarato questo suo affetto sarebbero cambiate le cose? Se fosse successo avrebbe dovuto forse rinunciare a Maxi?
Natalia doveva andarsene,altrimenti Ludmilla le avrebbe fatto una sfuriata come le sue solite,l'avrebbe picchiata e sarebbe corsa dal padre a protestare,sicura che lui avrebbe accontentato ogni suo desiderio.
Rossa per l'imbarazzo,Natalia uscí velocemente dalla porta,ma si ritrovó faccia a faccia con la bionda principessina,che aveva ascoltato tutta la conversazione.
Si sentiva tradita e delusa dal padre,ma soprattutto da Nata,che credeva le sarebbe sempre stata fedele. Come avevano potuto mentirle in quel modo,mentirle per tutta la vita su un fatto cosí importante?
Ma sicuramente si sarebbe vendicata presto,e aveva gia in mente come fare.
Appena Natalia uscí,le strinse molto forte il braccio e la trascinó nel salone principale,in modo da essere facilmente sentita da chiunque passasse di lí.
-Come hai potuto?- urló trattenendo le lacrime,ma lasciando sfogare tutta la sua rabbia.
-Fare cosa?- chiese innocente la riccia. Purtroppo aveva capito ció a cui si riferiva,ma sperava che la sua ipotesi fosse falsa. Ma le sue speranze furono subito rotte dalla voce acuta della Ferro.
-Tu mi hai mentito tutto questo tempo,ma te la faró pagare,te lo assicuro! Oh ma sicuramente questa non è la prima volta che menti,o sbaglio?- chiese accogliendo il momento giusto dato dall'arrivo del padre. Se lui avesse sentito che Natalia aveva incontrato segretamente un ragazzo,sicuramente l'avrebbe punita. -E ora dimmi,chi era quel ragazzo che ieri hai incontrato nel giardino del castello?- chiese con uno sguardo perfido,pieno di odio e voglia di vendetta.
-N-non so di chi state parlando...- rispose vaga la ragazza. Non poteva confessarle dei ribelli,avrebbe messo nei guai loro e se stessa.
Ma la biondina si avvicinó puntandole un dito contro -Chi-é-quel-ragazzo?- chiese scandendo bene le parole -Dimmelo,o morirai!- disse facendo uscire tutta la sua ira.
-Davvero,non so di chi parlate!- cercó di mentire di nuovo Nata,ma senza ottenere i risultati sperati.
-Natalia! Vi ho visti con i miei occhi! Non mentire di nuovo,o questa volta veramente morirete!- ribattè infine chiamando le sue guardie. Con uno schiocco di dita cinque soldati si disposero intorno a Nata,incutendole terrore.
-Era un ribelle!- confessó infine. Si sentiva costretta a rivelare tutto,non voleva morire,non credeva di meritarselo! Voleva piangere. Una parte di lei si odiava. Avava veramente fatto questo? Si coprì la bocca con una mano per trattenere i singhizzi silenziosi che le scuotevano il corpo.
-Ribelli? Racconta tutto,ORA- intimó Ludmilla mentre con un cenno della mano fece allontanare di poco le guardie.
-Io,Francesca e Violetta siamo state salvate durante l'incendio. Salvate da ribelli. Non so neanch'io il perchè- si fermó e sorrise al pensiero dei complimenti che le aveva sempre rivolto Maxi -Loro ci hanno poi fatte tornare quì sane e salve- concluse nervosa per la possibile reazione della Ferro. E se l'avesse detto al padre? Sicuramente sarebbe finita in grossi guai!
-Natalia! Ti sei fatta trascinare dai ribelli? Loro sono cattivi,loro uccidono la gente! non hai visto che hanno fatto al palazzo? E poi perché avrebbero dovuto salvare ragazze inutili come voi? - chiese da una parte per mettere in difficoltà Nata,e da una parte gelosa per non essere stata salvata da nessuno. Neanche Tomas si era preoccupato di lei,di portarla via dalle fiamme. Ma ora non era il momento di pensare a questo,doveva essere forte e scoprire di piú su quei ribelli.
-Dove vivono?- chiese Ludmilla interrompendo quel silenzio pieno di ansia e attesa.
Natalia rimase muta, voleva solo che finisse voleva sparire.
-NATALIA DIMMELO! LORO NON MERITANO NULLA DA TE! HANNO UCCISO TUA MADRE RICORDI?!- Gridò la principessina Ludmilla
-Non loro…non…..- Natalia era così confusa. Voleva morire, ora, ma avrebbe dovuto pensarci prima
-In una villa- rispose senza mettere troppi dettagli. Non voleva metterli nei guai,loro le avevano salvate infondo; non erano cattivi!
Ma niente e nessuno poteva resistere alla Ferro.
-Nella villa... Quella villa! Guardie,andate a prenderli!- ordinó decisa riuscendo a capire a quale villa si stava riferendo Nata. Quella villa temuta da tutti,quella che pareva abitata da fantasmi. Invece erano i ribelli a viverci,erano loro che causavano terrore!

Era notte fonda, l’unica fonte di luce era la luna. Non era certo sicuro per una donzella starsene, lì, tutta sola in balia dei pericoli che  il buio nascondeva.
Marco era in ritardo e Francesca cominciò a pensare che magari non sarebbe venuto, forse si era stancato li lei.
Improvvisamente la giovane vide avvicinarsi una sagoma, non riuscendo a capire chi fosse, istintivamente retrocedette, sempre più vicina all’albero dietro di lei, fino a sbatterci contro.
-Non abbiate paura- Disse una voce che fece spuntare un sorriso sul volto di Fran. Era solo Marco.
-Marco!-Salutò forse troppo allegramente la mora.
-Scusami il ritardo, sai dovevo inventare una scusa per Leon- Si scusò Marco
-Tranquillo, non è un problema-Affermò Fran
-Posso farti una domanda?-Chiese Marco mentre il cuore sembrava volergli uscire dal petto.
-Dimmi- Rispose Fran
-Io…Tu…Potrei venirti a trovare…sempre?-Domandò
-Lo chiedi anche.Marco io sto bene con te. Vorrei passare ogni giorno della mia vita con te- Affermò di getto la ragazza, senza rendersene conto.
Marco le prese il viso, con le sue mani forti e delicate contemporaneamente, e la baciò.
Le loro bocche si muovevano insieme, erano perfette, sembravano fatte l’una per l’altra, proprio come le persone a cui appartenevano.

 

Maxi era chino sul tavolino, fissando la mappa, assieme a Leon. Stavano organizzando il prossimo attacco, ma era difficile senza Marco, che in quel momento, almeno per cio che sapeva Leon era andato a controllare che le ragazze non facessero la spia a palazzo.
Improvvisamente un rumore, seguito da voci, e rumore di passi proprio sopra le loro teste li fece sussultare. Leon fissò il compagno per un attimo. Non c’era bisogno di controllare per sapere cosa stesse succedendo. Le guardie che gridavano di trovare i ribelli erano chiaramente udibili.
I passi erano sempre più vicini. Non c’era scampo perché anche se fossero usciti dalla piccola finestra al di fuori altre guardie li attendevano.
Non rimaneva che aspettare, aspettare cosa? La fine, la morta, l’arresto. Era avvilente, fottutamente avvilente.
Leon sguainò la spada sotto lo sguardo incredulo di Maxi non appena arrivarono le guardie.
Maxi lo imitò. Infondo cosa aveva da perdere?
I soldati erano una decina, non ci volle molto a mettere KO i due ribelli, che, coperti di lividi e superficialmente feriti vennero portati via.
Leon si dimenava tra le braccia della guardie, anche se ormai la forza di combattere lo stava abbandonando. Sapeva di chi era la colpa, di Castillo, della bella Violetta Castillo. Li aveva traditi nonostante loro l’avessero salvata. Era vero, l’aveva imprigionata, ma Maxi e Marco l’avevano liberata assieme alle sue amiche. Perché mettere nei guai anche loro allora? Per cattiveria ecco perché.
Maxi era ormai troppo stanco persino per respirare, per pensare a un possibile colpevole di ciò che gli stava capitando. Sapeva quali erano i rischi di essere ciò che era, un ribelle, ma non aveva mai preso in considerazione la possibilità di essere catturato, di morire. Era sempre stato una passo avanti a tutti, sin da piccolo. Da ribelle si beffava delle guardie, ma poteva ora farlo? Ora era già 3 metri sotto terra, altro che un passo aventi. Sapeva già che sarebbe morto.
Dopo aver percorso la stretta stradina che portava al palazzo tra calci e spintoni delle guardie,i due ribelli vennero fatti entrare nel castello,dove trovarono Marco intento a spintonare il soldato che lo teneva legato.
Subito dopo arrivó il signor Ferro,accompagnato dalla figlia. Lui aveva un'espressione severa; incuteva terrore vedere quegli occhi tetri,che non esprimevano nessun sentimento,ma solo freddezza.
La principessina invece aveva un'aria soddisfatta; finalmente era riuscita a farla pagare a Natalia e poteva avere quei ribelli sotto i suoi comandi,sicura che il padre le avrebbe permesso anche questo.
-Signore,abbiamo trovato questo ragazzo che fuggiva dal giardino del castello,lo abbiamo subito catturato- disse un soldato drizzando le spalle appena vide il re.
Il signor Ferro annuí con il capo e fece segno di portarli in cella senza parlare,ma osservando uno ad uno i ragazzi incutendo loro timore.
Da dietro una colonna,Natalia stava osservando la scena mentre tratteneva le lacrime che iniziavano a farle pizzicare gli occhi.
Era tutta colpa sua se loro stavano per essere rinchiusi,e sicuramente Maxi non l'avrebbe mai perdonata.
Una lacrima riuscí a farsi strada lungo la sua guancia,perció Nata capí che da lí a poco sarebbe scoppiata in piano e scappó via verso la sua camera.

Intanto i ribelli stavano scendendo lungo una scalinata stretta e buia,incitati dai soldati,che molto probabilmente non vedevano l'ora di farla finita con loro e tornare fuori a sorvegliare il castello. Per loro era facile; stavano tutto il giorno immobili,si drizzavano quando arrivava il re e portavano in cella qualche malintenzionato che capitava a volte. Loro non conoscevano la vera fatica,il lavoro,la sofferenza. Loro erano come statue di ghiaccio: freddi e imparziali.
Arrivati ad una minuscola cella,i tre vi vennero scaraventati dentro con forza,dopo di che le guardie si lasciarono scappare una risata e li lasciarono sotto la custodia di un altro soldato che a malapena teneva gli occhi aperti.
-Ora li uccido!- urló Leon dopo essersi rialzato dolorante. Camminó per la cella per arrivare alla finestra chiusa da sbarre di ferro,alle quali si aggrappó quasi volesse strapparle mentre urlava ferocemente.
Odiava quel mondo,odiava quella vita,odiava i reali!
Per fortuna fu fermato dagli altri due,che lo presero per le braccia e lo fecero sedere per terra.
Ora tutti erano seduti con la testa tra le mani,pensando che avrebbero dovuto trovare in fretta una soluzione,altrimenti sarebbero rimasti lí dentro per tutta la vita

  
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