Errore di valutazione.

Avrebbe dovuto saperlo che sarebbe finita così; avrebbe dovuto saperlo che si sarebbe ritrovato in quella situazione, in quella posizione...

Gli indizi erano tutti lì davanti ai suoi occhi da più di un mese ormai, eppure lui non li aveva notati, o per meglio dire, non ci aveva dato peso.

Aveva lasciato che gli eventi si susseguissero senza che lui intervenisse in alcun modo, lasciando che prendessero la piega poi intrapresa.

Come aveva potuto essere così stupido?

Come aveva potuto credere che le azioni di Light Yagami non avessero un preciso scopo?

Era stato stupido  a fidarsi così di uno come lui e quella situazione era la conseguenza diretta della sua ingenuità.

In effetti, adesso che ci pensava, le intenzioni di Light non erano state poi così velate...

Neanche un mese prima, infatti, si era ritrovato a parlargli di Kira osservando la sua ampia schiena coperta solo da un accappatoio bianco, mentre quello s’infilava con assoluta nonchalance un paio di boxer. E, doveva ammetterlo, per alcuni infiniti istanti, l’unico pensiero che gli era frullato indisturbato per la testa era su quanto poteva essere morbido quell’accappatoio, bagnato di Light...

Poi Light si era voltato, ponendogli un quesito sul caso, e nella sua mente Kira era tornato il primo pensiero, ma i suoi occhi non avevano abbandonato quel petto, o almeno vi ci erano tornati sopra molto spesso.

Light si era ritrovato in disabigliè  molto spesso in sua presenta, troppo probabilmente, ma lui non si era posto il problema, non finché poteva osservarlo indisturbato.

Un po’ come adesso, scompostamente steso a terra con la figura dell’altro a sovrastarlo.

Non gli importava realmente di non essere stato perspicace, mentre osservava rapito gli addominali appena accennati che si intravedevano dall’orlo rialzato della maglia nera sbracciata, od il ventre piatto e l’orlo nero dei boxer, lasciati scoperti dai jeans grigi slacciati ed arricciati sui fianchi.

Davvero non gli importava nulla di aver fatto un errore di valutazione mentre il pollice della mano sinistra di Light tirava, arpionandolo dall’interno, il tessuto jeansato, mettendo sfacciatamente in mostra il sesso teso, coperto appena dall’intimo, o quando il bracciale di pelle nera sul braccio destro gli suggeriva modi molto più piacevoli e fantasiosi di utilizzare un paio di manette.

Ad essere sinceri, non gli importava neanche dell’espressione dubbiosa-incerta-interessata che doveva avere in quel momento stampata sul viso.

L’unica cosa che contava per lui era il sorriso malizioso dipinto sulle labbra di Light ed il fatto che, a quanto pareva, avesse colto nella pressione della sua mano sul polpaccio un invito ad inginocchiarsi e sedersi cavalcioni.

L’unica cosa che voleva era che Light la smettesse di sorridere e si decidesse una volta per tutte a baciarlo.