Sarà Peggio Per Te.
 

Mentre spezzava il polso ad una di quelle che avrebbero dovuto essere le guardie speciali del più grande terrorista al mondo e che si stavano rivelando essere pivelli inesperti a suo confronto, Clint sentì uno sparo risuonare nell’aria della notte e una pugnalata di vento gelido soffiare a poca distanza dal suo orecchio.
Sferrò un pugno in mezzo al volto dell’uomo, che si accasciò a terra con un gemito.
Si voltò, tranquillo, ma tenendo la guardia alta.
Inarcò un sopracciglio alla vista dei capelli rossi della sua amica/nemica che aveva la pistola puntata verso di lui e un pugnale nell’altra.
Natasha ricambiò l’occhiata e abbassò la pistola, infilandola di nuovo nella fondina. Con pochi, veloci passi si avvicinò a Barton e si chinò, piegandosi sulle gambe.
I suoi occhi azzurri  osservarono per un attimo il corpo svenuto dell’uomo, prima che lo afferrasse per un braccio e, alzata in piedi, lo trascinasse verso il furgone nero.
-Io aspetto i nostri- gli disse, aprendo lo sportello della macchina e buttando il’uomo sui sedili posteriori con poca delicatezza. -
Tu va’ da Coulson- aggiunse, voltandosi e puntando i suoi occhi da gatta in quelli chiari e cristallini di Clint.
Si fissarono per qualche secondo, poi un sorriso malizioso spuntò sulle labbra della rossa.
-Divertitevi- aggiunse, e Barton sbuffò sonoramente, aggirandola e salendo in macchina.
Quando accese il motore e partì, lo seguì il suono della risata dell’amica.

-Coulson.
L’agente dello S.H.I.E.L.D. Phil Coulson aveva visto molte cose improbabili nella sua vita.
E lo spettacolo che si presentò ai suoi occhi faceva ampiamente parte di esse.
Clint Barton era in piedi sulla soglia del suo ufficio e lo fissava con un sopracciglio inarcato.
Un livido viola cominciava a formarsi sul suo zigomo, e un sottile taglio rosso gli attraversava la guancia sinistra.
E sulla spalla aveva un uomo palesemente svenuto.
E dall’espressione a metà tra l’irritato e l’incazzato che l’agente operativo aveva in volto se l’era trasportato sulle spalle per i corridoi dell’edificio fino ad arrivare al suo ufficio.
Coulson si alzò dalla scrivania, con un sorriso leggero.
-Avete fato prima di quanto mi aspettassi- commentò.
Barton sbuffò e con un gran tonfo lasciò cadere a terra l’uomo ,che emise un lamento.
Coulson gli gettò un’occhiata distratta, prima di sospirare.
-Portalo da Fitz- ordinò a una segretaria che passava per il corridoio, indicando l’ex guardia di scorta del terrorista a cui avevano dato la caccia per mesi.
-Sì signore- la segretaria si chinò e aiutò l’uomo -con il naso rotto, probabilmente, vista la chiazza di sangue secco che aveva sopra il labbro- ad alzarsi e lo condusse via.
A quel punto Barton allungò il braccio e schiacciò un pulsante sulla parete alla sua destra. Le porte dell’ufficio si chiusero e diventarono nere.
Prima che Phil potesse dire qualcos’altro, si ritrovò schiacciato contro il muro, il corpo muscoloso di Clint premuto sul suo.
-La prossima volta che mi farai conciare così- ringhiò Clint, a mezzo centimetro dalla faccia del suo capo -sarà peggio per te.
Poi, con noncuranza, afferrò i lembi della camicia di Coulson e li strappò.
Nel corridoio, l’agente Hill sorrise, ben consapevole di quel che stava succedendo nell’ufficio.