Film > Il Diavolo veste Prada
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Autore: AlephVesper    11/03/2014    2 recensioni
Forse era un contesto completamente diverso, eppure totalmente identico... Per la seconda volta nella mia vita non ero giudicata per le mie capacità ma per il mio aspetto, anche se in un modo totalmente opposto a quello di Runway
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Triiiiiiiiiin. triiiiiiiiiiiiiiiiin!
Mi alzai di scatto. Il mio telefono. Miranda.
Guardai l'ora, le otto e mezza.
LE OTTO E MEZZA?!
A quest'ora sarei già dovuta essere in ufficio e aver sbrigato tutte le commissioni mattutine!
Appoggiai la testa alle ginocchia, che cosa era successo la sera prima? Che commissioni avrei dovuto fare questa mattina?
E soprattutto: dove diavolo era finito il telefono?!
Mi misi  a frugare tra i vestiti sparsi per terra, infine lo trovai in un pacchetto di patatine.
Eppure questo non era il telefono che mi aveva dato l'azienda...
Ad ogni modo il telefono continuò a squillare ininterrottamente, quindi risposi aspettandomi come minimo un licenziamento lampo con tanto di passeggiata sotto le forche caudine.
"Hey Andy, scusa, ma sarò lapidario! Oggi torno da Boston la sera tardi, quindi non mi aspettare alzata, ti sveglierò io quando torno!", la chiamata si concluse così e io rimasi totalmente interdetta.
Era Nate.
Il mio ragazzo Nate.
Improvvisamente i ricordi riaffiorarono nella mia mente tutti insieme; Parigi, il mio licenziamento lampo, la faccia di Miranda mentre mi vedeva correre via per gli Champ Elisee, Emily che veniva a ritirare i miei vesiti parigini dal mio appartamento, il colloquio dal New Yorker...
Io non lavoravo più da Runway, era tutto finito.
Niente più Miranda, niente più ufficio alla mattina presto, niente più nottate a fare i compiti delle gemelle...
Provai un forte senso di euforia,  mi alzai dal letto e incominciai a correre per la casa, non avevo niente da fare fino alle dieci, l'orario in cui mi sarei dovuta presentare in ufficio, non mi era mai capitato di avere la maggior parte della mattina tutta per me!
Mi preparai un bagno e mentre si riempiva la vasca mi versai un pò di caffè bollente in cucina.
Mi diressi con la mia tazza in camera, visto che avevo molto tempo a disposizione potevo scegliere con calma cosa indossare; l'armadio era piedo di rimasugli dei miei giorni a Runway, tuttavia sapevo di doverci andare molto piano con gli oggetti alla moda, l'ambiente del New Yorker doveva essere decisamente differente da quello di Runway e probabilmente l'eccessiva mondanità non sarebbe stata la scelta adeguata alla situazione.
Alla fine optai per un vestito morbido grigio che arrivava sotto il ginocchio  di cashmere e un paio di tronchetti prada con il tacco alto scamosciati, insomma è abbastanza sobrio come look no?
Dopo essermi lavata e truccata, (con una leggera riga di eye liner e una passata di rossetto), mi iniziai a dirigere verso l' ufficio.
Il taxy si fermò esattamente davanti all'entrata, scesi dal veicolo e mi diressi nell'edificio, il profumo di caffè e di fogli di giornale mi riempì subito i polmoni, aleggiava un'aria di familiarità e complicità, questo era proprio il mio ambiente.
Se non ci fossero statequelle quattro racchie a fissarmi dall'altra parte della stanza.
Quattro quarantenni in tallieur completo di maglioncino grigio infeltrito e capelli colorati con una tinta casalinga con tanto di ricrescita mi stavano fissando le Prada.
"Eccola, è arrivata la oca di Runway".
   
 
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