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Autore: Ottachan    12/03/2014    2 recensioni
La prima volta che Nagisa aveva cercato di saltare addosso a Rei era avvenuta a casa sua, con le sorelle nella stanza accanto. [...] La seconda volta, invece, avvenne nei bagni dello spogliatoio, sotto le docce, dopo un faticoso allenamento in vista delle gare future. [...] Al terzo tentativo, oramai anche Rei aveva iniziato a mostrare segni di cedimento.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Nagisa Hazuki, Rei Ryugazaki
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Le prime Notti Bianche'
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(Pian piano sto recuperando D: ) Primo mio fill per la Terza Notte Bianca (gennaio 2014) organizzata dalla pagina No ma Free lo guardo per la trama, eh con prompt di phoenix_bellami che ha postato questa immagine bellissima come spunto çwç
Che c'è da dire, adoro scrivere pirlate dal punto di vista di Rei <3 
Grazie in anticipo per la lettura èwé

 
Quando la teoria è stata soppiantata dalla pratica

La prima volta che Nagisa aveva cercato di saltare addosso a Rei era avvenuta a casa sua, con le sorelle nella stanza accanto. Ovviamente l’altro aveva declinato la gentile offerta per causa di forza maggiore.
La seconda volta, invece, avvenne nei bagni dello spogliatoio, sotto le docce, dopo un faticoso allenamento in vista delle gare future. Il biondino si era presentato a Rei con l’erezione in bella mostra, sperando che non servissero parole a spiegare quello che desiderava in quell’istante. Anche in quel caso il suo ragazzo, cercando di mostrarsi più gentile e calmo di quello che in realtà doveva essere vista la situazione, gli spiegò delle conseguenze antigeniche dell’avere un rapporto in un luogo pubblico, della mancanza di protezioni e della scomodità del tutto. Alla fine l’aveva quasi chiuso dentro un bagno ed era scappato via.
Al terzo tentativo, oramai anche Rei aveva iniziato a mostrare segni di cedimento, soprattutto quando Nagisa, con il suo solito sguardo da finto ingenuo, a metà tra il ‘cucciolo bisognoso d’affetto’ e il ‘malizioso spinto’, gli aveva detto come se nulla fosse: ‘Eppure io ti vorrei così tanto Rei-chan’. Il ragazzo con gli occhiali riuscì a convincere il biondino ad aspettare ancora un poco: forse per quel week end avrebbe avuto la casa libera e, in quel modo, avrebbe potuto avere la sua prima volta in un luogo a lui familiare, sperando quindi di alleviare quella che nei libri era chiamata ‘ansia da prestazione’ e che lo stava cogliendo in pieno.
Rei, come ogni ragazzo della sua età è solito fare, aveva iniziato a raccogliere informazioni sul sesso appena il legame tra lui e Nagisa si era evoluto dall’amicizia all’amore. In libreria aveva comprato solo un libro sull’anatomia, per tutto il resto aveva chiesto aiuto a colui che era capace di rispondere a qualsiasi domanda di qualsiasi natura, senza giudicare il proprio interlocutore, evitando di mandarlo sulla gogna pubblica grazie al mantenimento dell’anonimato: internet. E cosa non aveva trovato. Molti arnesi imbarazzanti, tanti consigli, immagini di posizioni impossibili che avrebbero richiesto almeno una buona mezz’ora di stretching prima che potessero essere messe in pratica e vari link di pseudo teoria che si contraddicevano l’uno con l’altro. Ovviamente lui aveva controllato tutto, confrontato i dati tra di loro e stillato poi grafici che riportavano le percentuali di apparizione di quel determinato fenomeno e trasse così di conseguenza le proprie conclusioni. Forse, in questo caso, la pratica avrebbe costituito il più semplice metodo di apprendimento. E questo lo terrorizzava.
Alla fine si convinse che lavorare sul piano psicologico lo avrebbe aiutato molto, o almeno così sperava.
In vista di quel fantomatico week end, Rei aveva tirato a lustro tutta la casa, lasciato un capitale in farmacia, comprato tutti gli ingredienti per cucinare poi, insieme a Nagisa, la cena con tutti i piatti preferiti del biondino (perché si, aveva deciso che doveva essere lui stesso a viziare l’altro e non viceversa), e via dicendo; si era trovato poi, nel giorno deciso, ad aspettare che il proprio ragazzo suonasse alla porta seduto in salotto sul divano, quello più vicino all’ingresso di casa, con tre ore di anticipo. Non era assolutamente in apprensione pensando a quello che sarebbe successo nelle ore successive, assolutamente no. Lui la chiamava ‘salutare tensione che precede una prova importante e che porta all’aumento della propria concentrazione, quindi non è assolutamente nulla di negativo’.
Peccato che quando Nagisa si attaccò al campanello della povera abitazione, Rin balzò in piedi in preda al panico ed iniziò abbondantemente a sudare freddo. Il biondino, come volevasi dimostrare, ostentava un’aura di tranquillità mista ad una leggera impazienza appena percettibile ma, nell’istante in cui l’altro ragazzo decise finalmente di farlo accomodare in casa, stabilì che era finalmente giunto il momento di far emergere il proprio lato malizioso e demoniaco spingendo l’altro sul divano per poi sedersi sopra a lui.
Per Rei era impossibile nascondere il proprio imbarazzo che non proveniva dalla situazione in sé, dal farsi vedere nudo e totalmente esposto di fronte ad un’altra persona. Aveva paura della sua totale inesperienza, che, sommata a quella di Nagisa, valeva doppio e quindi avrebbe causato solo problemi. Alla fine, però, decise di proseguire; la fortuna era solita aiutare gli audaci e lui sarebbe arrivato fino in fondo. Forse.
Prese per mano Nagisa e lo portò al piano di sopra.
Camera sua si era tramutata in un piccolo santuario dedicato ad una improbabile divinità indiana dell’amore: attorno al suo letto erano state disposte, a venti centimetri di distanza le une dalle altre, dieci candele accese, di quelle che sono solite emanare un leggero profumo, di un bel rosso vermiglio; sul letto erano stati adagiati dei petali di rosa freschi in modo da ricalcare la trama a scacchi della coperta sulla quale erano poggiati ma il tocco di classe lo raggiungeva il comodino con una scatola di fazzoletti di carta in bella vista, tre bottiglie con tre diversi tipi di lubrificante e una decina di preservativi al centro sistemati a mò di ventaglio. Questo spettacolo particolare non impedì a Nagisa di emettere una sonora risata che cercò però di attenuare portando le mani alla bocca quando Rei si mise ad osservarlo con uno sguardo incredibilmente disperato, come se gli fosse morto un parente molto stretto. Il biondino decise che il modo migliore per ridare gioia al suo povero ragazzo consisteva nello sfilarsi con moderata aggressività la propria t-shirt e lanciarla via lontano, dove l’occhio non era più in grado di percepirla. Peccato che rischiò quasi di centrare in pieno le candele a terra, le quali furono poi tutte spente per evitare possibili incendi futuri. Dopo aver tolto dal letto anche i petali, i due si sedettero l’uno accanto all’altro e rimasero fermi e in silenzio per un paio di minuti come a dire: ‘E adesso?’. Fu Rei il primo a muoversi: il biondino era già mezzo nudo, ora toccava a lui sbottonarsi la camicia. Lentamente. Se magari Nagisa avesse avuto l’accortezza di togliergli di dosso quei suoi enormi occhioni languidi… E poi via, un respiro profondo e finalmente i due incominciarono a baciarsi e a giocare con i loro colli e orecchie. Quando percepirono che era finalmente giunto il momento di liberarsi del resto degli indumenti, Rei provò a guidare il gioco. Dapprima fece sdraiare Nagisa supino ma, non riuscendo a sopportare lo sguardo di lui, provò a girarlo prono, sempre sdraiato.
‘Rei-chan?’
Però in quel modo non andava ancora bene, non era bello per niente… Forse adagiato da un lato…
‘Rei-chan, che stai facendo?’
‘Cerco l’angolazione migliore… In modo che io non mi affatichi troppo e tu non stia scomodo’ disse sistemandosi gli occhiali come era solito fare.
‘Rei-chan…’ Nagisa emise un sospiro ‘Non riesci proprio a rilassarti?’
A quelle parole Rei si bloccò un momento. Ma non fece in tempo a pensare ad un modo per poter sembrare meno teso che si ritrovò con la testa sul materasso e gli occhiali sfilati in maniera un po’ troppo veloce.
‘Nagisa-kun? Guarda che non ci vedo!!!’
‘Rei-chan, ho una gran voglia di imbavagliarti e legarti per farti stare fermo ma concorderai anche tu sul fatto che è meglio provare queste cose quando saremo magari più esperti. Quindi fammi il favore di collaborare e stare solo un attimo zitto. Cerca di rilassarti per favore. Mi fa male vederti così teso!’
Rei non rispose nulla. Si limitò a portarsi le mani prima sopra la propria testa, poi attorno al collo del suo ragazzo, avvicinandolo a sé, incominciando così a baciarlo delicatamente, come se avesse paura di consumare le sue labbra. E poi fu tutta una questione di tatto e respiro, le mani avevano preso ad esplorare un corpo che non riconoscevano come proprio e apprezzavano la pelle calda con in muscoli in tensione e resa lucida dal sudore. Dopo il dolore arrivò finalmente anche il piacere e con esso defluì quell’ultimo accumulo di tensione che era rimasto attaccato all’animo di Rei. I due, stanchi, rimasero così sdraiati l’uno addosso all’altro, Nagisa stringendo il petto di Rei, l’altro giocando con le ciocche dei capelli del biondo. Alla fine era andata. Anche meglio del previsto. Forse non è così negativo lasciarsi le spalle la teoria e seguire un po’ di più l’istinto una volta tanto.

 
   
 
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